Il tram di Palermo visto da Agrigento
di Mauro IndelicatoHo letto in questi giorni tanti dibattiti, se così possono essere chiamati, sul tram di Palermo; premessa: il sottoscritto vive e lavora ad Agrigento, ma per motivi universitari salgo spesso (e ben volentieri) nel capoluogo e questo mi da modo di vivere l'aria palermitana ed il suo contesto. Voglio quindi riportare in questo blog, ciò che in una città che non è Palermo si pensa e si dice del tram; molti agrigentini conoscono l'opera, sanno anche del passante ferroviario e dell'anello e nutrono molte aspettative riguardo alle prossime opere pubbliche che si spera saranno aperte nel nostro capoluogo. Arrivare con il treno a Palermo e guardare sulla destra il tram che fa le corse di prova passare sul nuovo ponte sull'Oreto, poco dopo aver superato l'ex passaggio a livello di Brancaccio, fa sembrare la città molto più 'normale' e con standard adeguati ad una capitale (e, permettetemi, ma Palermo di fatto capitale lo è visto che ospita un parlamento ed un governo seppur non indipendenti) europea. Il primo impatto visivo per chi viene da Agrigento, è molto più che positivo; uscire poi dal treno e vedere in via Balsamo i binari e gli schermi a led già pronti al posto del caos provocato dagli autobus, è un'altra riconferma della positiva impressione. Ma non solo; c'è chi da Agrigento pianifica già domeniche da passare a Palermo senza prendere la macchina: in molti, pregustano già di salire in treno nei giorni festivi e dirigersi comodamente in tram verso il Forum e passare lì una giornata con la famiglia, prima di tornare in centro e passeggiare per il centro in attesa del treno di ritorno. Ad Agrigento i tentennamenti e le critiche della politica verso il tram, sono ritenute inconcepibili; da una piccola città, che da anni soffre di carenze infrastrutturali, appare incredibile che si metta in dubbio l'apertura di linee tranviarie già completate o quasi, per di più in una grande metropoli come Palermo la quale appare ai visitatori esterni come soffocata dal traffico. Sembrava che Palermo avesse fatto un netto salto in avanti rispetto agli anni passati; sembrava ormai che la città avesse emarginato definitivamente quelle sacche di 'provincialismo' che l'hanno tenuta imprigionata per diversi anni. Sembra un po' di assistere nuovamente a quei dibattiti tra il 2009 ed il 2010 sulle pedonalizzazioni; all'epoca un certo Helg, poi divenuto noto per altre storie, si opponeva strenuamente trascinando con sé diversi commercianti, poi due anni fa anche ad Agrigento aveva fatto scalpore l'iniziativa vandalica e barbarica di distruggere le piante di piazza San Domenico per evitare la sua pedonalizzazione. Per chi vive in contesti non metropolitani, la grande città appare sempre come più 'muscolosa' a livello intellettuale; quell'episodio, aveva fatto scoprire che a Palermo c'è ancora gente che mette in discussione ciò che in altre città è indiscutibile da decenni. Adesso il tram: leggere commenti del tipo 'ma a che serve il tram se tanto l'inquinamento in futuro si combatterà con le auto elettriche?', oppure ancora 'questo maledetto tram accorcia le strade', fa aprire gli occhi; duole dirlo, ma a differenza che a Catania, dove i ritardi per metro e passante sono stati dovuti a problemi tecnici di cantiere e non a comitati improvvisati per difendere palme o mettere in discussione le opere pubbliche, a Palermo c'è una sacca di popolazione che non ha sviluppato una mentalità degnata da grande città. Pensate un po' se in altre città mediterranee, come Valencia o Barcellona, fosse concepibile mettere in discussione la necessità di mettere in comunicazione con metro e tram le punte opposte del territorio; c'è ancora una Palermo chiusa che vuole una città statica, che la preferisce così, con i suoi problemi e le sue necessità e questa Palermo non è sempre quella delle borgate o dei quartieri più rischiosi, spesso è quella Palermo bene che teme ogni singola novità e che vuole il nostro capoluogo fuori dalla storia. Altre volte, è semplice ma non meno grave bagarre politica; personalmente, ma lo hanno notato anche molti qui ad Agrigento, cifre e numeri riportati da alcuni esponenti politici palermitani erano palesemente gonfiati al ribasso e volti a creare pretestuose polemiche. Dispiace constatare che a Palermo esistano ancora queste sacche; con questo, personalmente voglio essere lungi dal pensare che esistano verità assolute e che chi la pensa in una determinata maniera ha per forza torto, ma di certo criticare (quando ormai l'opera è tra l'altro pronta) una struttura come il tram vuol dire vivere in un'altra dimensione, in un'altra epoca, in poche parole vuol dire non essere degni di avere la residenza in una città che è culla della civiltà mediterranea. Ma da Agrigento, posso osservare per fortuna che c'è già un'altra Palermo, che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare quando stavo lì per l'università; ed è una Palermo che sogna ZTL, qualità della vita, piste ciclabili, grandi opere e che è attenta a quello che accade nel mondo. Il tram a questo punto, non è soltanto un mezzo pubblico, è anche emblema di una guerra interna che si deve combattere a Palermo, un braccio di ferro tra una Palermo che vuole decollare ed una che vuole solo arrancare. E' una guerra, deve essere una guerra, che va combattuta e che la parte 'bella' del capoluogo non può perdere; si spera anche da Agrigento nell'immediata apertura del tram: ogni metro percorso dal tram, sarà un piccolo passo in più verso la vittoria contro quella parte volgarmente provincialotta della città.
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