Il Parco Cassarà e il grande dubbio della bonifica “inutile”: adesso alziamo la voce
di Giulio Di ChiaraSembra non ci sia pace per il Parco Cassarà, oramai chiuso da troppo tempo e sempre avvolto da un velo di mistero. Ricorderete il sequestro e la conseguente chiusura dell'area per alcuni ritrovamenti di amianto e altre sostanze potenzialmente dannose. E' già passato più di un anno e non si hanno comunicazioni chiare e certe da parte delle istituzioni che, a onor del vero, non sembrano particolarmente impegnate nel dare risposte ai cittadini, tanti, che attendono con ansia. Qual'è la situazione ad oggi? La bonifica dell'area verde, per intenderci quella che dall'ingresso di Corso Pisani giunge nei pressi del teatro all'aperto, è avvenuta a cura di una ditta che si è aggiudicato l'appalto. L'area del prato e del campo bocce limitrofa a Villa Forni è completamente pulita, semmai fosse stata contaminata. Sottolineamo il "semmai" dato che esiste una nota dell'ASP (ci stiamo adoperando per reperirla), la quale afferma che, a seguito di un sopralluogo congiunto con i tecnici di NOPA, ARPA e Coime avvenuto nel Febbraio 2014, l'area può essere fruita dai visitatori, in quanto non sussistono valori di inquinamento che superano i limiti previsti dalla legge. Un parere tecnico che è stato comunque disatteso dal bando di gara per effettuare la bonifica. Se la nota dell'ASP ribadiva già un anno fa l'assenza di pericoli per le persone, e noi ci crediamo, qual è stato il motivo di effettuare comunque la bonifica ? Mistero. Ricordiamo a beneficio dell'analisi che con il parco ancora aperto, esisteva una piccola recinzione che delimitava un piccolo ritrovamento di amianto, poi rimosso. Sostanzialmente si è protratta la chiusura di quest'area per ripulirla quando evidentemente non ce n'era bisogno. Nessuno magistrato ha dato spiegazioni su questa anomalia. Andiamo avanti. E' di qualche giorno fa un articolo di Repubblica che riportava la notizia della completa riconsegna dei 28 ettari del parco al Comune di Palermo attraverso un'ordinanza della magistratura che, di fatto, concede un anno di tempo a Sala delle Lapidi per effettuare l'intera pulizia dell'area. Non sappiamo come sia stato calcolato questo tempo, ma sta di fatto che anche a parere del Dirigente del Settore Ambiente, Francesco Fiorino, i mesi a disposizione sono veramente pochi. Se il comune disattenderà questa scadenza non è chiaro cosa faranno i magistrati. Ancora mistero. Inoltre, sempre lo stesso Fiorino lancia l'allarme fondi: soprattutto in riferimento all'area ROSSA, serviranno ingenti somme per ripulire il tutto. Cifre a sei zeri per intenderci, che al momento non sono disponibili nelle casse comunali. Va detto che per la bonifica dell'area verde sono stati spesi tra 30 e 60 mila euro. Un goccia nel mare rispetto a quanto previsto per il resto del parco. Cosa succede adesso? La logica vorrebbe che si chieda ad alta voce e subito la riapertura dell'area sana, già oggetto di una bonifica apparentemente inutile. Forse la si poteva aprire già alcuni mesi fa. Il Comune adesso deve alzare la testa e fare la voce grossa per restituire immediatamente un segmento del parco stuprato da tanta burocrazia. Salvo risvolti ulteriori o smentite è arrivato il momento che la società civile scenda in campo e manifesti tutto il suo sdegno per questa vicenda che assume i contorni di un gioco di ruolo, dove procura e magistrati sequestrano e dissequestrano l'area mentre il Comune rimane a guardare inerme. Cosa facciamo, continuiamo a guardare questo siparietto, Leoluca?
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