Chi attraversa il Porticciolo di Sant’Erasmo rimane colpito da un edificio da anni ingabbiato da ponteggi, i cui lavori di costruzione si sono interrotti da tempo. Molti pensano che si tratti dell’ ennesimo “ecomostro” che deturpa la bellezza del luogo e ne sollecitano l’abbattimento. Nella realtà la storia è un po’ diversa e nasconde una “verità imbarazzante”.
Prima di svelare questa “verità” dobbiamo tornare indietro di qualche secolo. Sant’Erasmo prese il nome da una chiesetta che sorgeva in riva al mare. Tale piccola chiesa, da alcuni vecchi documenti, risulta certamente presente nel 1439, perciò possiamo dedurre che tale chiesa, nonostante i rimaneggiamenti, avesse un’origine, almeno medievale.
La chiesetta di Sant’Erasmo, pur godendo di buon clima e di una buona esposizione, si trovava però esposta alle incursioni dei corsari. Inoltre sorgeva fuori le mura, cosa molto importante fino al 600° e perciò vulnerabile ai colpi d’artiglieria delle galere nemiche e ai briganti. Proprio “grazie” a questa poco appetibilità, la chiesetta, nel 700° fu inglobata nella “casina” che i Principi di Cutò, fecero costruire in quella zona.
Dall’altra parte del porticciolo, più o meno nello stesso periodo, fu costruita la casina del principe di San Giacinto
Che fine hanno fatto queste due “casine” ?
Può sembrare strano ma esistono ancora. Certo sono molto cambiate e in alcuni casi “inglobati” in altri edifici ma esistono.
Alla fine del 800°, Padre Messina riuscì ad acquistare la Casina dei Principi di Cutò e trasformandola nella “Casa lavoro e preghiera”, ancora esistente.
Mentre la casina del principe di San Giacinto, o ciò che resta, sarebbe…….l’ecomostro.
In parole povere l’edificio dietro i ponteggi a Sant’Erasmo non è un “ecomostro”, bensì ciò che resta della casina del principe di San Giacinto.
Nei primi anni del 2000 la casina fu acquistata da una società di costruzioni che doveva trasformare tale vecchio edificio storico in appartamenti di lusso .
Nel 2011 i lavori furono interrotti. Nessuno, apparentemente, sapeva il motivo. C’è voluto il giornalista Massimo Giletti che .durante la trasmissione “ Non è l’arena” del 26 Maggio ha svelato il mistero invitando in trasmissione il costruttore e intervistando alcuni suoi dipendenti. Abbiamo così scoperto che i lavori sono stati sospesi perché il costruttore non ha più voluto pagare il “pizzo” alla mafia e le banche hanno cominciato a negare i crediti perché a “rischio”.
In parole povere : quando il costruttore pagava il “pizzo” era un cliente solvibile. Nel momento in cui ha deciso di rifiutare di non pagare più, improvvisamente è diventato “ a rischio” d’insolvenza.
COMPLIMENTI!!!!
E tutto questo è avvenuto senza che nessuno abbia mai voluto spiegare il motivo per cui i lavori erano stati interrotti.Si è preferito parlare di “ fallimento dell’impresa”
Soltanto un giornalista torinese in una televisione privata del nord ha avuto il coraggio di rivelare la “verità imbarazzante”.
P.S. Dopo questa trasmissione ci saremmo aspettati che l’ informazione nostrana e i nostri politici intervenissero parlando del caso, invece ……..
ANCORA COMPLIMENTI !!!!
ricordate le rovine della seconda guerra mondiale? adesso abbiamo i cantieri di restauro interrotti e le incompiute. come cambia il paesaggio siciliano…
L’unico ecomostro che vedo nella foto è il palazzone di taglio alle spalle.
e quindi ora che si fa? la sciano tutto così?
Caro amico Danyel , hai centrato giustamente il problema.
Ora che si fa? lasciano tutto così?
Teoricamente esistono delle leggi .per esempio la legge 44 del 1991 ,per le vittime del racket, che “hanno subito eventi lesivi per non aver aderito o per cessato di aderire a richieste di estorsione” dove lo Stato interviene, con finanziamenti e con prestiti , in situazioni simili. Per combattere il Pizzo bisogna aiutare le vittime del racket e non abbandonarli. Purtroppo questa vicenda, una delle tante, dimostra che ancora non c’è la maturità, la sensibilità e la volontà politica per combattere il fenomeno. Non basta organizzare convegni o manifestazioni, francamente inutili. per dimostrare che si è sensibili al problema. La totale assenza di risposte da parte della politica e dell’opinione pubblica nostrana, anche quella , a parole, più sensibile, è purtroppo un brutto segnale.
E’ veramente assurdo…
La politica dovrebbe intervenire, siamo pieni di strutture fatiscenti per svariati motivi lasciate a degradarsi come nel caso dello “scheletro ” in via tiro a segno….Io sono amareggiato.
Abbiamo una città stupenda che pero’ versa nel degrado e nella sporcizia.
Una cosa bellissima la sta facendo il Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale attraverso i lavori del porticciolo di ponte Erasmo.
Saluti