l lavori che oggi vi presentiamo riguardano la realizzazione di tutte le opere relative al primo stralcio del complesso progetto dell’interfaccia tra porto e città.
L’area di interfaccia città porto è stata configurata come un sistema di spazi pubblici a diverse quote che permettono di superare il confine tra porto e città e permettono alle funzioni urbane di riappropriarsi degli affacci al mare.
Il progetto
L’intervento completo è stato previsto su tutta la lunghezza di quella parte del porto che va dal varco santa Lucia al varco Vittorio Veneto, tenendo conto delle previsioni di Piano, integrando l’uscita della stazione dell’anello ferroviario e della rampa del parcheggio interrato.
Al sistema interfaccia è demandata la funzione di aumentare il grado di permeabilità tra porto e città, riducendo la separazione visiva e fisica della città dal suo waterfront.
L’interfaccia assolve questo compito su più livelli:
- Verde lungo via Crispi (da +2.10 s.l.m. a imposta edificio + 3.20 s.l.m = +0.75m)
- Passeggiate e delle funzioni miste città porto a quota +7.75 ( +10.20 s.l.m.)
- Coperture ombreggiante a quota +12.75 ( +15.20 s.l.m.)
Il primo stralcio dei lavori
Come già accennato l’oggetto dei lavori è costituito dal primo stralcio che comprende:
- Sezione 2 (con il relativo periscopio 2, box 1, porzione di giardini, scalinate esterne di risalita e porzione di preaccumulo)
- Interfaccia 3 e 4 (con il relativo periscopio 3, box 2, porzione di giardini, scalinate esterne di risalita e porzione di preaccumulo)
- Sezione 5, 6 e 7 (con i relativi periscopi 4 e 5, box 3 e 4, porzione di giardini, scalinate esterne di risalita e porzione di preaccumulo)
– Passerella stazione marittima (con il relativo periscopio 7)
Il lotto relativo al primo stralcio del progetto si estende su una superficie di circa 30.500.mq ed è compreso tra varco Amari, in prossimità di Via Ammiraglio Gravina e l’uscita della futura fermata dell’anello ferroviario in prossimità di Via dello Speziale
Tema delicato è la cantierizzazione in quanto si interverrà in un’area che, essendo uno snodo cruciale
per la viabilità marittima, dovrà continuare a svolgere le sue attività giornaliere. Come si vede dall’orto
foto sopra riportata la viabilità portuale attraversa l’area di intervento e dovrà continuare a garantire i
flussi crocieristi verso la stazione marittima e i flussi Ro.Ro. verso il molo Piave.
I flussi sopracitati, che ad oggi accedono all’area portuale da Varco Amari, dovranno essere dirottati verso il Varco S. Lucia e questo varco dovrà essere adeguato per permettere di svolgere le attività alle quali sopperiva varco Amari, come il controllo dei veicoli e dei passeggeri.
Inoltre presso l’area di intervento è ancora attivo il cantiere per la realizzazione dell’anello ferroviario da parte di ferrovie dello stato.
Saranno da prevedere delle demolizioni in accordo con il piano di sicurezza con il mantenimento della funzionalità del porto.
Si dovranno demolire: l’attuale sistema di Varco Amari, in modo parziale la pensilina fotovoltaica del parcheggio a destra del suddetto varco, l’adiacente auditorium e dei piccoli fabbricati nella zona prospicente il molo Piave.
Il livello sopraelevato è caratterizzato inoltre da terrazze che traguardano unendo in un unico colpo d’occhio la città e il mare.
I lavori in corso in città
Grazie alle foto di Andrea B. possiamo mostrarvi i primi movimento nell’area
La passerella
La passerella del molo Vittorio Veneto permette il collegamento in quota tra la piazza sopraelevata (a +7.75m) e la stazione marittima. Lunga la lunghezza, per un totale di 180 m, abbiamo un periscopio di risalita che funziona anche da nodo per il cambio di passo strutturale. Prima del periscopio abbiamo una grossa campata di 25.5 m che permette di scavalcare la viabilità portuale senza interferire alla quota stradale. Dopo il periscopio la struttura è composta da una serie di pilastri binati divergenti posti a 19.5 m di distanza. Questo sistema di stralli porta, attraverso degli stralli, il sistema ombreggiante in lamelle metalliche.
L’intera superficie è rivestita, come la piazza dell’interfaccia, da lastre in gres porcellanato rese meccanicamente resistenti tramite un processo di sinterizzazione ad elevatissime temperature. Finitura del materiale custom per richiamare l’effetto della tufina, formato lastre 300×100 cm, trattamento R11.
I parapetti della passerella, sono come quelli della piazza a quota +7.75. Il montante è costituito da due piatti da 15×80 mm, in acciaio inox, collegate tramite fissaggio meccanico ad una contropiastra ancorata al solaio. Alla coppia di piatti si collega il sistema di fissaggio della rete tramite cavetto in acciaio inox e con lo stesso sistema il perno di sostegno del corrimano. Il corrimano è un profilo in acciaio inox Φ 60 con integrata una striscia led per l’illuminazione della piazza.
Il verde
Il sistema del verde si configura come un parco urbano lungo via Crispi, sostituendosi alla recinzione esistente formando una ampia zona aperta dove trovano spazio attività commerciali e ricreative.
Il disegno del parco è formato da fasce che seguono la direzione degli assi di intersezione del tessuto urbano come se finalmente gli assi stradali, e quindi la città, potessero arrivare al mare.
Le fasce sono costituite da materiali differenti alternando il verde piantumato a pavimentazioni con un andamento ad onda a simboleggiare le onde del vicino mare e costituendo elementi di arredo urbano. Inoltre, all’interno di questo disegno sono state inserite anche delle vasche di acqua. Che contribuiscono a conferire all’intero parco urbano la funzione di dispositivo ecologico e anti inquinante per una reale sostenibilità ambientale dell’intervento.
La recinzione necessaria tra il giardino e l’area portuale dei piazzali di imbarco è stata realizzata in rete metallica al fine di garantire una permeabilità visiva oltre che a voler richiamare simbolicamente le reti di pescatori.
Nel migliorare il fronte fra porto e città, è previsto l’allargamento del tratto stradale della Via Francesco Crispi che va dalla Via Domenico Scinà a Via dell’Arsenale sottomettendo il passante ferroviario in quel tratto? Si potrebbe creare una Via Crispi più larga e maggiormente alberata, una Piazza della Pace più grande e quando andrà dismesso il cantiere dell’anello ferroviario, una grande area verde e su Piazza Ucciardone una stazione per pullman, senza tralasciare la possibilità del parcheggio auto lungo il bordo esterno delle piazze e della Via Crispi!
Non ho capito dov’è previsto il parcheggio interrato.
Non ho capito come la passerella si colleghi alla stazione marittima. Sembra che entra da una delle grandi aperture.
Infine, perché utilizzare il gres porcellanto effetto tufina e non utilizzare direttamente il materiale naturale?
è soltanto un grosso centro commerciale. pur di non interrare la via crispi, creano ulteriori corpi sopraelevati e barriere architettoniche fra la via amari e il mare. i camion continueranno a passare da lì e ad inquinare, le macchine idem. avrei raso al suolo tutto e interrato la via crispi (come del resto tutto il lungomare) per consentire di raggiungere il molo a piedi da via amari senza bisogno di prendere ascensori, scale mobili e passerelle. un parterre continuo dal politeama al mare sottolineato da una bella pavimentazione e da alberature.
brutta la planimetria ripetitiva, quasi industriale o aeroportuale, di tutto il complesso.
nei dettagli, le forme delle panchine e la scelta del verde fanno pensare al parcheggio di leroy merlin. se fosse in periferia, lo capirei. ma siccome è l’interfaccia fra il mare e la città, mi viene da pensare che il nostro rapporto con il mare è ormai talmente compromesso, anche a livello psicologico, da generare soltanto ecomostri.
@moscerino, allargare ancora la via crispi? sì, ma solo dopo averla interrata. non si può parlare di interfaccia città-mare e trasformare via crispi in un’autostrada a tre corsie.
Ciao Punteruolorosso, non si poteva interrare la via Crispi in tempi non sospetti, ancor più oggi che è attraversata dall’anello ferroviario, che a sua volta ha creato problemi alle falde, pensa nel punto in cui si sarebbe incrociata con il kemonia e il Papireto e ancor peggio se scavando si fossero imbattuti in un reperto storico, purtroppo non siamo in Francia, dove costruiscono musei sul punto in cui trovano i reperti spostandoli e proseguendo col progetto. Non siamo neanche a Rio dove le auto in un lungomare a tre corsie non corrono, certo la ti sparano addosso e poi ti chiedono la patente.
Il mio allargare la Via Crispi è in corrispondenza dell’attuale restringimento del carcere dell’Ucciardone per quando fu realizzato l’aula del maxiprocesso, e come ho scritto per allargarla al di sopra dell’anello ferroviario e ricostituire il viale alberato in quel punto, attualmente vi sono gli alberi e il marciapiede solo sul lato mare della strada.
Infine per ampliare, con un parco in Piazza della Pace, specialmente quando sarà dismesso il cantiere dell’anello ferroviario.
@moscerino,
l’anello ha una larghezza relativa, e corre in gran parte all’interno del perimetro del porto, non sotto alla via crispi, che quindi si potrebbe interrare.
l’unico punto in cui l’anello incrocia la via crispi è all’altezza di via amari, ma anche lì le soluzioni ci sarebbero. in giappone ho visto autostrade e ferrovie incrociarsi in sotterranea e perfino sotto al mare (baia di tokyo). a dusseldorf, città in cui vivo, l’intero lungoreno è stato interrato, gli affluenti (in particolare il dussel), gli scorrono sopra. in superficie hanno creato un grande spazio pubblico aperto senza barriere. stessa cosa a colonia.
il kemonia e il papireto sfocerebbero all’altezza della cala, la via crispi non c’entra.
il kemonia è stato deviato nell’oreto, mentre il papireto è stato intombato. con un tunnel abbastanza profondo da romagnolo all’ucciardone, tutti i fiumi (oreto compreso) scorrerebbero al di sopra, senza interferire. queste cose sono già state fatte in altre città.
qui invece c’è l’idea di un grande centro commerciale. percorsi tortuosi, obbligati, fra i negozi. come in aeroporto. vi piace il check-in?
si pensi a chi arriva via nave. sarà costretto a percorrere la stretta passerella come una fune sospesa sulla bolgia soffocante di via crispi. atterrerà sull’asfalto di via amari in mezzo ai vasi-pattumiera e agli alberi rinsecchiti.
il percoso al contrario, dalla città verso il mare, sarà ancora più assurdo, in contromano rispetto alle orde di turisti che percorrerenno la passerella. l’ascensore si guasterà, le scale mobili saranno in manutenzione, il semaforo sarà rotto.
interrando e spianando si avrebbe continuità fra la città e il mare, raggiungibile da ogni dove senza bisogno di passerelle, ascensori, scale mobili e percorsi tortuosi obbligati che hanno l’unico obiettivo di guidare la gente verso i negozi.
un centro commerciale volgare, pacchiano, provinciale.
Costruzioni sopraelevate per migliorare l’interfaccia città-mare: solo a Palermo, giusto per mantenere la nomea di città del mare negato! SIGH!
punteruolorosso, il problema non è solo strutturale nei confronti di altre strutture attigue e alla presenza di falde da monte e da valle, ma anche di connettività al sottopasso da e per la città e da e per il porto, far girare un autoarticolato non è cosa semplice, il che comporterebbe la doppia presenza di strutture stradali anche in superficie, oltretutto metti a confronto realtà nettamente diverse, città il cui gli spazi, il movimento di persone, la cui economia e il modello sociale, viaggiano su situazioni diverse. Ho girato anch’io per lavoro e per diletto molte capitali, ma non si possono confrontare ne fra di loro ne fra tutte loro e Palermo, il solo stile di vita le identifica nettamente. Certo tutti vorremmo la città perfetta come la idealizzi tu, ma tutti noi abbiamo quel qualcosa che chiede soluzioni diverse, specie se parliamo di riavvicinare il mare ai cittadini.
Di quale mare, parliamo? Di quello del porto commerciale o quello diportistico? Del mare della balneazione o quello da osservare durante una passeggiata? Del mare del pescatore o del mare del sub?
Insomma identificare la cosa migliore non è facile e sicuramente va studiata nel miglior rapporto di costo efficacia, per rendere il progetto inattaccabile nel suo concetto fondamentale di “pubblica utilità”.
@moscerino,
capisco il tuo appunto. quelle città hanno un livello che noi non abbiamo. forse però quel livello è stato raggiunto proprio grazie alla costruzione di infrastrutture all’avanguardia che hanno liberato risorse ed energie per fare il salto di qualità. infrastrutture come i tunnel di cui ti parlavo. basterebbe copiare.
cancellare l’orizzonte marino con una serie di strutture sopraelevate non è la soluzione. è il paradosso di tutto il dopoguerra che ritorna sotto nuove vesti, quelle del centro commerciale.
quell’orizzonte andrebbe liberato dalle macchine, dai camion e da tutte le barriere visive.
non distinguo fa mare da diporto, commerciale, crocieristico o balneare. per me è la stessa cosa.
l’esempio di colonia è lampante. dal finestrino del treno che entra in stazione vedi il duomo attraverso i vetri della vecchia copertura, lasciandoti alle spalle il fiume e le chiatte che provengono dal mare del nord. non sei soltanto in una stazione. sei a colonia.
stesso dicasi per la stazione di liegi, dell’architetto calatrava. ti dà una grande sensazione di apertura verso lo spazio urbano, ha una copertura in vetri colorati che proiettano chiazze di colore sul pavimento e sulla scalinata da cui si ammira la città. non sei in una stazione, sei a liegi.
e allora vorrei che chi arriva al porto si sentisse a palermo, non in uno pseudo centro commerciale con le tettoie in serie, le scale mobili e gli ascensori.
la settorializzazione degli spazi urbani e la loro divisione per aree funzionali è secondo me un errore. lo stesso che portò a creare, decenni addietro, la recinzione del porto, e più di recente le cancellate fra il cosiddetto roseto di viale campania e il verde terrasi o le barriere architettoniche che circondano il parco della zisa.
la settorializzazione distingue fra zone in cui si può fare qualcosa e zone in cui quella cosa non si può fare.
ti faccio un esempio che mi riportò mio cugino, e che riguarda la linea 2 della metro di milano, da lui giudicata troppo rumorosa, quasi assordante. se ne lamentò con un collega, e sai cosa gli rispose il collega? che la metro serve per andare a lavorare, mica per andare a giocare.
funzionalizzazione, settorializzazione, visione utilitaristica dello spazio urbano.
e invece la città è un corpo unico, non devono essere gli urbanisti o gli ingegneri trasportisti a decidere con che occhi la dobbiamo guardare. tante volte sono andato al porto a piedi, scavalcando recinzioni e passaggi a livello, per godermi la città da un punto in cui era proibito godersi la città. mi piaceva che fosse proibito. non devono essere gli urbanisti a dirmi qual è il punto migliore per guardare il mare.
riguardo al tunnel autostrade-mare di cui sono un appassionato, avrebbe un’uscita all’altezza dell’ucciardone e all’interno del cosiddetto porto commerciale, dove i camion potranno caricare-scaricare le merci sulle navi. un’altra uscita potrebbe portare a un parcheggio sotterraneo e alla zona imbarchi. per il resto, un’unica piattaforma dal politeama alla punta del molo, con alberature, pavimentazione colorata e fontane.
Scusate, ma forse stiamo perdendo d’occhio le cose importanti.
Stiamo parlando di un porto! Un porto è un’infrastruttura, come lo è un aeroporto, un’autostrada, una stazione. Il suo scopo principale è principalmente quello di essere funzionale, adeguato; ovviamente, deve anche essere esteticamente interessante, ma non dimentichiamo la principale funzione.
Il “rapporto con il mare” non si deve avere nel porto. Lo possiamo avere nella Cala (molto più bella di Port Vell), sul Foro Italico, sulla costa sud, ma un porto è un porto!
Ben venga, invece, una infrastruttura che “aggiunge” una vista panoramica sul porto che altrimenti non avremmo dal piano strada (vedere le banchine e le mega navi da terra?!?). Scusate, ma non è lo stesso discorso di chi voleva la ruota panoramica?
Le separazioni, poi, sono necessarie: stiamo parlando di un porto, non di un giardinetto pubblico. E dopo il 2001 ce ne siamo accorti…
Del tunnel del porto, è interessante ma forse, visti i costi, sarebbe veramente il caso di attendere gli sviluppi del porto, con le iniziative di decentramento verso Termini.
E infine, riguardo le quattro corsie su via Messina Marine, non è l’idea in se che è sbagliata (una strada larga non è per forza un’autostrada); anzi potrebbe essere esteticamente bella (torniamo ai boulevard di Barcellona). Dobbiamo dire che Palermo non è una città la cui fisionomia “culturalmente e storicamente” è caratterizzata da “strade larghe”; l’unica di questo tipo è Via Libertà, che appartiene ad un periodo storico urbanistico specifico. Sarebbe un intervento che potrebbe avere un rilievo “storico”, ma l’importante è che non si trasformi in una via dell’Olimpo!
La cosa tragica, caro Punteruolorosso, è, che il porto di Palermo, non ha le dimensioni del porto di Amsterdam, ma voleva (ora pare che tutto il commerciale sia su Termini Imerese) essere uno dei più importanti snodi del traffico commerciale fra il sud Europa e il nord Africa,, ma non avendo gli spazi e non ha gli spazi di Siviglia, ma voleva essere il porto aperto delle promenade, allo stesso tempo parcheggio a pagamento, area di controllo della guardia di finanza sulle merci, area di camminamento per Palermo dalle navi da crociera, insomma un coacervo di funzioni (legali) incrociate, dove non si capisce chi e che cosa sia… per non parlare delle parti illegali, che vi albergano che è un piacere, perché possiamo sempre parlare in termini di massima socialità educata al rispetto delle norme, ma l’anti, l’opposto ecc. lo troveremo sempre, possiamo solo cercare di limitarlo.
Presumo che la creazione di una sorta di, chiamiamola come giustamente dici tu, un centro commerciale sia una sorta di spostamento da zona isolata e buia in area illuminata e frequentata, ma non è soltanto col finto scavalcamento del muro che si ottiene una reale vivibilità dell’area. Sono più interessanti delle vivibilità cordiali, non rincorse dall’effimera corsa all’acquisto, ma alla distensione e dalla ricreatività, insomma un luogo di mero incontro sociale, pedagogico, ludico, informativo, detto in poche parole costruttivo.
Personalmente vedevo la strutturazione dei collegamenti su ferro diversamente da quelli fatti “al risparmio” come li hanno fatti ora, passandoli per le megastrutture di FOCUSSIANA memoria.
Non avrei interrato un anello ferroviario, ma avrei portato la linea in soprelevata fino al fronte della stazione marittima, trasformando la Piazza Giachery e la Piazza della Pace in due parchi attrezzati per la salute sportiva, un parcheggio multipiano in zona ex centrale elettrica con un giardino verticale, restretto delle corsie di Via Francesco Crispi, con uno spartitraffico più largo doppio filare d’alberature salino resistenti (casuarina, pseudoacacia), marciapiedi più larghi con alberatura singola, sempre salino resistenti e siepi arbustive come la polygala mirtifolia, fra lo stesso e la strada, lato monte la pista ciclabile, ricollocamento di tutti gli uffici portuali in una sola struttura con annessa area di parcheggio interna sotterranea e sala conferenze.
La metropolitana tipo ferroviario l’avrei fatta partire da sotto la stazione centrale, facendole percorrere la Via Roma fino a Sferracavallo.
Insomma per ciò che riguarda la linea del porto, abbattere i confini è ciò che tutti vogliamo per fruire del mare, almeno visivamente!!!
@vicchio65,
interessanti le tue riflessioni, che però vanno in una direzione totalmente opposta alle mie. sono contrario a pensare alla città come a un accorpamento di funzioni separate e di aree specializzate. il centro storico per i turisti e la movida, l’asse centrale per lo shopping, il porto per i crocieristi, le periferie per i poveri cristi…e in mezzo cancelli, varchi, ztl, check-in come in aeroporto.
secondo me la bellezza di palermo sta nell’ibridità. mi piace che i monumenti della nostra città sono spesso “sporcati” da cassette della frutta e panni stesi, perché la funzione monumentale e quella del mercato possono convivere e mischiarsi fra loro creando qualcosa di unico.
e così il porto dovrebbe mischiarsi alla città creando qualcosa di unico, non due realtà distinte sulla base delle funzioni che svolgono. l’unica continuità possibile è secondo me quella di percorsi pedonali che dal centro della città portino al mare senza interruzioni né fisiche né visive.
sono sicuro al duemila per cento che una strada a 4 corsie si trasforma automaticamente in un’autostrada e perfino in una pista per corse clandestine di cavalli. come la vorremmo attraversare? con dei semafori che fermano il traffico ogni volta che un singolo cittadino vuole andare dall’altra parte? con dei sovrappassi come alla circonvallazione?
sono poi sicuro che lo spostamento delle merci a termini, anche nell’ipotesi remota in cui avvenisse, non risolverebbe il problema del traffico su un lungomare che da sempre è l’unica alternativa alla circonvallazione soprattutto per i pendolari di bagheria, villabate ecc.
occorre dunque il tunnel autostrade-porto. vedrete che un giorno se ne accorgeranno.
@moscerino, sull’anello non ho capito bene cosa intendi. la mia idea era un prolungamento verso la stazione centrale, tutto ovviamente raddoppiato e a doppio senso.
sono d’accordo con te quando parli di convivialità e di socialità. la bellezza e la fruibilità di uno spazio privo di barriere incoraggiano tutto questo. passerelle, ascensori e scale mobili no.
Ciao Punteruolorosso, ho un figlio disabile e quando, in un luogo pubblico, devo alzare una gamba per un gradino, non sentire sotto le scarpe le guide per gli ipovedenti, non trovare le lavagne luminose o col braille, o la mancanza di un addetto alla risoluzione delle problematiche da disabilità, perdo la pazienza e mi verrebbe voglia di passare una lama di bulldozer da sottoterra in su cominciando dai siti della politica a salire.
purtroppo senza disegno non è facile spiegare, ma io non avrei fatto l’anello ferroviario, per prima cosa avrei raddoppiato la linea da Notarbartolo, da prima della stazione del mercato ortofrutticolo (Giachery) avrei posto in soprelevata la linea fino a terminare sul fronte della stazione marittima, riportando la quota di Piazza Giachery a quella originaria.
L’attuale linea detta anello ferroviario, l’avrei portata totalmente in sotterranea percorrendo la Via Montepellegrino, sotto la Fiera fino a Mondello, con il punto di raddoppio separato che da Piazza della Pace percorre la Via Domenico Scinà fino al ricongiungimento a Piazza Virgilio, oppure risalendo da Via Cavour anticipando il ricongiungimento in Piazza Giovanni Amendola.
L’altra linea di cui ti scrivevo, spero di spiegarmi meglio, dal ponte di scavalcamento dell’Oreto, andrebbe abbassata fin sotto la Stazione Centrale in doppia linea, percorrendo tutta la Via Roma fino a Sferracavallo o a Mondello.
@moscerino, ho una sorella disabile e capisco di cosa stai parlando.
spesso le barriere architettoniche e quelle visive coincidono. liberare lo spazio è utile ai disabili e risulta esteticamente più bello anche per gli altri.
sull’anello ho capito che l’avresti esteso fino a mondello. perché no? però ci sarebbe già l’idea della metro leggera.
secondo me dovresti mandare un articolo a mobilita con tanto disegno, in maniera che si capisca meglio.
chissà se in futuro non si possa aggiungere il secondo binario e allungare la linea verso la stazione centrale. avremmo un anello più piccolo che risale da via amari e uno più grande che risale da via lincoln.
la seconda linea che dici, da cl.e a sferracavallo/mondello, è praticamente la metro leggera.
https://www.blogsicilia.it/palermo/porto-traffico-autorita-portuale-paghi-polizia-municipale/892269/
Si cerca di trovare una soluzione “arripizzata” al traffico al porto.
C’è qualcosa che non capisco nella soluzione:
– i vigili li paga il Porto e non il Comune: vabbè contenti loro, ma il problema non era la mancanza di personale nei vigili?
– ma chi comanda? chi verifica l’operato dei vigili? il Comune (perdonate lo scetticismo…) o l’Ente Porto (quanto mancherà ad una bella vertenza sindacale…;-) )
– ma il famigerato “porto a secco” a Brancaccio, pronto pronto che mancava solo il cartello, che fine ha fatto !?!?
Ah, la delibera della Giunta è del 30 giugno…ce l’avranno fatta a portarla a Monti o hanno “trovato traffico” 🙂 🙂
Rileggendo questo interessantissimo, anche se un po’ datato, topic mi è scappato di sognare, ancora una volta, la Palermo che vorrei.
A mio avviso, la questione della permeabilità Città/Porto scaturisce dalla atavica scarsa lungimiranza di amministratori, urbanisti e cittadini. In una città con la reale vocazione marinara (tradotto: i cui interessi economici sono legati al traffico marittimo) il porto cresce “insieme” alla città in un tutt’uno che interagisce e partorisce, anche sul piano urbanistico, soluzioni – direi quasi – spontanee nell’interesse della cittadinanza e degli interessi che questa ha sul suo porto. A Palermo, per i motivi e con le conseguenze che già conosciamo, è avvenuto esattamente il contrario. Le due entità sono cresciute quindi dandosi le spalle e non curandosi l’una dell’esistenza dell’altra. Ecco che il porto si è visto stritolato in un’area sempre più delimitata e la città si è appropriata di quegli spazi che naturalmente sarebbero stati permeati da tutte quelle attività umane, ludiche e sociali, correlate all’esistenza di un traffico marittimo vivo ed intenso. Da una parte l’area è stata delimitata con recinzioni, muri e cancelli. Dall’altra la città si è fortificata dietro una palizzata di squallida edilizia speculativa. Nel mezzo ci mettiamo una bella striscia di asfalto con tanto di congestionato ed inquinante traffico veicolare… e il confine è servito!
Fin qui non ho detto nulla di nuovo. Ho solo scattato la foto alla situazione nota a tutti.
Poco potrà fare in tal senso il Commissario Monti. Per quanto bravo ed efficiente, resta il gestore di una sola delle parti in causa (tra l’altro non proprio quella che dovrebbe avere a cuore la qualità della vita cittadina). E, mi duole dirlo, non ho la percezione che la Città si stia realmente muovendo e che stia andando incontro all’esigenza di riscoprire il suo mare, con annessi e connessi.
La parte più importante, gli interventi più grossi, li deve fare l’amministrazione comunale. O regionale. O statale. Non certo l’ente porto. Ma ci vorrebbe un serio progetto urbanistico di riqualificazione. Sono pienamente d’accordo con quanto dice @punteruolorosso in merito alla necessita di interrare l’attuale autostrada lungomare (Tunnel A19/Porto/A29 indispensabile!) e sull’opportunità di costruire l’ennesimo centro commerciale camuffato da servizio al cittadino (in questo caso, secondo me, Pasqualino non sta perseguendo l’interesse della città – non è suo compito, tra l’altro – ma solo dell’ente che presiede e che nell’ottica di una conduzione imprenditoriale della cosa pubblica, deve fare fatturato).
Assolutamente si ad un unico piano di calpestio che scenda diretto senza ostacoli ne barriere dalla città alle banchine. Ed assolutamente si ad una reale pedonalizzazione di tutta l’area (fatti salvi gli spazi necessari alle operazioni di imbarco/sbarco dei mezzi sui traghetti, che comunque avverrebbero in modo ordinato in spazi appositamente adibiti e sempre e solo raggiungibili dal sottosuolo.
Aggiungo la mia idea di città ideale (adesso farò ridere i siddiàti, ma per favore, non venite a dire che siamo a Palermo e che questa è fantascienza!):
Oltre all’abbattimento dell’attuale hotel Pontemare, del mercato ittico, del palazzo ex brancagel (in realtà neanche la Dogana e la Capitaneria di Porto sono un gran bel vedere!) ho pensato e ripensato a come poter meglio valorizzare ed integrare quella serie di palazzoni che corre sulla via Crispi dall’angolo di Corso Domenico Scinà fino a Piazza XIII Vittime (per intenderci, quelli che includono l’hotel Ibis, il comando provinciale della GdF, la Camera di Commercio). Con un mio amico architetto urbanista abbiamo ipotizzato diverse soluzioni e argomentato serate intere.
Alla fine la cosa che mi parrebbe più naturale sarebbe raderli al suolo e da lì ricominciare a ricucire il tessuto urbano con quello portuale.
A chi obietta, anche giustamente, che un porto è un porto e deve solo assolvere alle funzioni di porto, rispondo che sì, è vero, ma è anche una grande occasione di rilancio della città e di miglioramento della qualità della vita dei suoi cittadini. Un porto, per sua natura e definizione, luogo di incontri e scambi, può essere un enorme centro di convivialità. Può essere al contempo efficiente, elegante, funzionale, turistico, storico e culturale. Non dimentichiamo che la Cala “è” porto. Meriterebbe di essere elevata a qualcosa di più dell’attuale stazionamento per barche da diporto. Detesto farlo, ma è il modo più semplice per rappresentare la mia visione: Guardiamo a Genova e a cosa è stato fatto in occasione delle Colombiadi del ’92 (manifestazione in sé poco fruttuosa, ma che ha stravolto in meglio il waterfront di quella città). Loro hanno i Magazzini del Cotone, ma noi abbiamo la Fonderia Orotea.
Oggi si stanno addirittura dotando del tunnel che servirebbe tanto anche a noi.
Guardiamo a Barcellona e a quello che è stato fatto in occasione dei giochi olimpici (sempre nel ’92). Prima di allora – ci andavo spesso per lavoro – tutto il suo waterfront, da Barceloneta a Port Vell fino al porto commerciale, non era mica un gran bel posto.
Le cose si fanno. E’ la normalità. Saremo mica marziani noi palermitani?
Sull’operato del Commissario abbiamo detto tanto; anche da parte di chi non concorda su alcune scelte (vedi frontemare), mi sembra che tutti concordiamo sull’ottimo lavoro che sta facendo, anche confrontandolo a cosa accade oltre via Crispi.
Nelle regioni antiche, Europa, Asia le città sono nate sui porti; si sono sviluppati e spesso hanno assunto dimensioni abnormi rispetto alle loro città. Ne è un tipico esempio Genova, con la sua orografia sacrificata.
È una scelta storica che ha molte origini: primato, concorrenza, convenienza, ma è anche una scelta che nei secoli, con l’aumento della stazza e dei servizi connessi, ha portato sempre ad un amore-odio verso i porti cittadini che, avendo perso la romantica attrattiva dei velieri, sono diventati un ospite scomodo.
Dove non è presente questa matrice storica, i porti commerciali vengono costruiti strategicamente lontano dai centri cittadini, vedi il Lekki Deep Sea Port in Nigeria.
Oddio, non è colpa del Commissario, che ha questo “oggetto” da gestire e cerca di farlo nel modo migliore (anche se ragiona sullo spostamento commerciale a Termini Imerese), ma continua la storia ed i porti saranno sempre più piccoli delle navi.
In questi giorni si parla tanto del tunnel di Genova (alcuni polemicamente confrontano la velocità dei lavori sul tunnel con la lentezza sul ponte di Messina…mah), ma per come conosco Genova (distrutta da quell’orribile sopraelevata) ritengo questa opera sia poco se non inutile, ai residenti come al porto; ma lasciamo decidere a loro.
Sarebbe grande togliere il traffico pesante da Palermo. Il lungoporto di Genova o di Barcellona non è sul porto merci: è sul porto passeggeri.
Vero è che i nuovi porti commerciali oggi si costruiscono lontani dalle città (anche se a ben guardare è sempre stato così. Le città poi sorgevano attorno al porto spontaneamente)
Vero è che il recupero a Barcellona è stato agevolato dalla lontananza del terminal merci.
Ed è anche vero che anche Genova risulta avvantaggiata in questo senso avendo lo scalo container a Prà, il porto petroli a Sestri e le rinfuse a Sampierdarena.
Motivo per il quale sostengo l’idea di Monti di portare lo scalo commerciale a Termini.
Ma voglio ribadire il concetto: Anche sulla miglior localizzazione di un porto commerciale che deve essere funzionale all’intera isola, dovrebbe intervenire con prontezza, competenza e lungimiranza, la nostra classe dirigente regionale.
Credo si stia delegando all’ottimo Commissario Monti buona parte delle competenze di chi è chiamato (dagli elettori) a decidere. Pasqualino Monti dovrebbe gestire il sistema porto. Non dovrebbe inventarselo.
E s’affumò il dry port!
Dal “praticamente pronto” (Palermotoday di novembre 2022) al “bisognerà aspettare” (Blogsicilia di ieri) 🙂 🙂
Ed oltretutto, per far che? Un dry port in zona Sampolo, come pare oggi si stia pensando, è un parcheggio, non un dry port!??! E comunque, siamo a felicissima sera… 😉
Tutto questo nella giornata in cui il “Lagalla furioso” (è un titolo di Blog Sicilia, che richiama precedenti appellativi 😉 ) difende a spada tratta il suo Lancillotto Carta, che ad oggi se ha fatto qualcosa ce lo dicesse…perchè sinceramente non ce ne siamo accorti… 🙁
Magari in una delle sue belle passeggiate poteva andare a Brancaccio, a vedere se realmente la zona era “quasi pronta” (ma quale poi? non si è mai sbilanciato).
O potrebbe passare per i portici di piazzale Ungheria, o per via Crispi, o a Mondello, o in qualunque posto per il quale ha dichiarato che c’è un lavoro “quasi pronto”!!!!
Ah, sulla situazione dall’altra parte di via Crispi non si trova una dichiarazione manco a pagarla…ma si continua a lavorare 😉