Palermo: una città dove ancora oggi non si riesce ad abbattere l’abusivo, ma dove per anni si è invece abbattuto lo stile, l’arte e la cultura.
Si è svolto sabato scorso, nel 56° anniversario dell’abbattimento di Villa Deliella, il convegno che ha avuto come tema la ricostruzione della dimora del Principe Deliella, nell’area dove al suo posto oggi esiste un parcheggio, simbolo della Palermo ferita dal Sacco edilizio.
Era la notte tra il 28 e 29 novembre 1959 quando, per mano di politici criminali, veniva abbattuta Villa Deliella, edificio in stile liberty, architettura colta e ricercata progettata del maestro e architetto Ernesto Basile.
Era l’epoca in cui Vito Ciancimino (don per gli amici mafiosi) ricopriva la carica di assessore ai lavori pubblici, e la sua collusione mafiosa permise la distruzione di numerose dimore, ville ed edifici storici; fu il Sacco Di Palermo.
La stampa dell’epoca insorse, ma fu troppo tardi. Celebre fu la frase dell’architetto Bruno Zevi, su L’Espresso, dove definì la demolizione “un atto di banditismo di nuovo tipo”.
Oggi è tempo di riscatto e su iniziativa di due architetti palermitani, Danilo Manisclaco e Giulia Argiroffi, si è mobilitata una raccolta firme al fine di ricostruire la villa Deliella, simbolo del liberty, simbolo del riscatto contro le mafie.
Duecento sono i firmatari della petizione che di fatto ha aperto il dibattito e l’iter progettuale per la ricostruzione della Villa. Molti ingegneri, architetti, professori universitari, ma in generale cittadini ed esponenti del mondo della cultura con il sostegno dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili). Ad oggi è possibile firmare la petizione (un po’ come fu possibile per l’apertura di Parco Uditore) in modo da aumentare l’elenco dei cittadini che vorranno fortemente la ricostruzione di questo simbolo del patrimonio culturale.
Durante il convegno è intervenuto il vice sindaco Emilio Arcuri esprimendo l’appoggio del sindaco e di tutta la Giunta rispetto questa iniziativa, che è comunque in linea con le previsioni del PRG (Piano regolatore generale).
Il convegno si è concluso con una lezione del professore universitario Ettore Sessa, su villa Deliella, dove si è messa in luce la composizione architettonica, lo stile di Basile e l’importanza dell’edificio rispetto al patrimonio architettonico. Importante in tal senso è la partecipazione del mondo accademico per il progetto di ricostruzione.
L’operazione di ricostruzione prevede in linea generale ed ipotetica: la ricostruzione della villa almeno nei volumi esterni (ma sono molteplici le ipotesi), la pedonalizzazione del sistema piazza Crispi e Mordini e la creazione all’interno dell’edificio del museo del Liberty e di Basile, suo principale esponente a Palermo.
Una cifra ipotetica e blanda di una tale operazione, secondo gli architetti incontrati al convegno, si aggirerebbe intorno ai 5 milioni di euro. Ma se si considera un possibile parcheggio sotterraneo al di sotto delle piazze, in concomitanza con la fermata della MAL, i costi lieviterebbero.
Il dibattito è appena aperto, e si ipotizza un orizzonte temporale per la ricostruzione entro il 2019, quando saranno passati 60 anni dall’abbattimento. Perché come ha detto qualcuno intervenendo “non è possibile riportare in vita le persone ma gli edifici si”…insomma Palermo risorgerebbe dalle sue ceneri come l’araba Fenice.
#ricostruiamovilladeliella
Nei miei sogni di ragazzo, con la potentissima arma della fantasia ho ricostruito molti anni orsono questa villa stupenda.
Credo si debba fare.
Sarebbe la migliore risposta possibile a Don Vito e agki altri compari cge con lo slogan ‘Palermo è bella rendiamola ancora più bella’ hanno letteralmente raso al suolo una delle patti più rilevanti della storia architettonica degli ultimi due secoli di questa città.
Dove si può firmare la petizione.
Sono pronto a fare una donazione simbolica.
Per adesso presso la sede dell’Ance al Foroitalico. Ho contattato i promotori del progetto e vorrebbero diffondere la petizione on line e in molte associazioni cittadine.
Sì! La proposta è stupenda. Grazie all’iniziativa dei due giovani architetti si profila all’orizzonte qualcosa di meraviglioso, non solo per la struttura in sé ma anche per il valore simbolico di riscatto che avrebbe la sua ricostruzione. D’altra parte la logica del “dove era e come era” è seguita dovunque in Europa: Berlino, Cracovia, Varsavia, Mostar, Barcellona, Desdra etc…etc…
È arrivato il momento di applicarla anche a Palermo. Non si può che cominciare dalla ricostruzione di Villa Deliella, presente dolorosamente da decenni nel sentire collettivo della città. Tra l’altro avrebbe una forza simbolica tale da poter innescare tutta una serie di iniziative simili.
Ho letto che per reperire i fondi stanno pensando, tra le altre cose, di attingere anche al cinque per mille dell’Irpef attraverso una onlus appositamente costituita, nonché di attivare canali di crowdfunding. Anch’io, come Dahfu, sono pronto a contribuire.
Mi piacerebbe sapere in che modo si vuole finanziare questo magnifico progetto. Cinque milioni sono tanti, e aumentano ancora se si pensa di creare il parcheggio (cosa che non serve a mio avviso).
Un parcheggio serve sempre.
Io non ho la più pallida idea di come fosse in passato. E’ ovvio che ogni progetto del genere non può che ricevere consensi, ma chi paga?
Perché mi è sembrata una cosa estremamente campata in aria.
L’ANCE non è in grado di ristrutturare palazzo Forcella, figurarsi costruire una cosa così da zero…
Meglio recuperare gli edifici esistenti e sono tanti, invece di veicolare fondi per qualcosa che non esiste più, ne anche un sasso….
Effettivo, si tratta di riprendersi la propria storia, le proprie radici, la propria identità, il proprio orgoglio. La ricostruzione di Villa Deliella e la sua auspicata destinazione a Museo del Liberty, nello spazio vuoto che si presenta ancora oggi come una ferita aperta non solo nel tessuto urbano di Palermo ma anche e soprattutto nella sua anima, avrebbe una valenza straordinaria. Un vero e proprio risarcimento che Palermo merita e che da quasi 60 anni è ancora una questione irrisolta.
Credo che la rinascita di Villa Deliella avrebbe una carica superiore anche rispetto il restauro di qualcosa di già esistente. Rappresenterebbe infatti un passo fondamentale nell’auspicato affrancamento della città dal periodo più buio del secolo scorso. Non è un caso il fatto che finora la proposta abbia incontrato l’adesione convinta di più di duecento intellettuali, non solo palermitani o siciliani: Simonetta Agnello Hornby, Cesare Ajroldi, Vittorio Sgarbi, Aurelio Pes, Santo Piazzese etc…etc…
Per il resto, cinque milioni di euro, non sono una cifra impossibile. Pare che l’idea sia quella di intercettare fondi europei, coinvolgendo nello stesso tempo anche sponsor privati, che possono andare dalle banche alle associazioni di diverso tipo, senza trascurare il microfinanziamento dal basso, meglio conosciuto come crowdfunding.
D’altra parte la ristrutturazione di qualcosa di già esistente, per quanto sia sempre auspicabile, non può produrre lo stesso immediato effetto di mobilitazione generale che la proposta di ricostruzione di Villa Deliella ha suscitato appena un secondo dopo l’uscita della notizia. Villa Deliella non è stata semplicemente uno dei gioielli architettonici di Ernesto Basile, che non ha nulla in meno rispetto ad un Gaudí, ma ha un valore simbolico enorme per Palermo.
Se solo si potesse ricaverei i fondi sequestrando i beni degli eredi di quel demonio che chiamavano don.
Ovviamente non si può ma forse i cittadini una mano potrebbro darla con le donazioni.
Quando ci sarà una petizione online (ormai ne vedo decine al giorno) sarò lieto di firmarla.
Era una villa privata, abbattatuta per volontà del privato!! Quindi non solo per volontà di Ciancimino & Co. Non si giustificherebbe se no come mai sia rimasta qualche villa liberty tra via libertà e via notarbartolo. Secondo me è più plausibile e onesto intellettualmente cancellare quel periodo buio realizzando qualcosa di impatto e di moderno su quel vuoto e creare il museo del liberty al villino Florio, abbandonato e dimenticato, ma autentico e vero, la cui costruzioe è stata seguita dal Basile in persona!! Il Villino Florio credo poi sia l’opera simbolo di Basile a Palermo ed essa si che ha subito un “attentato” da parte della mafia con un incendio negli anni Sessanta!! Creare il museo del liberty in un posto finto è di una tristezza infinita.
thedoctor, il Villino Florio è considerato uno dei massimi capolavori dell’Art Nouveau a livello europeo ma di opere simbolo di Basile a Palermo ce ne sono parecchie. L’abbattimento di Villa Deliella in una notte, nel sentire collettivo è diventato l’emblema della fase passata alla storia come sacco di Palermo, che vide Ciancimino & company entrare in combutta con i privati, che ne hanno avuto un tornaconto. La frettolosa demolizione di Villa Deliella si rese necessaria, secondo la prospettiva di quei vergognosi delinquenti, perchè stava per essere dichiarata Monumento nazionale, cosa che l’avrebbe definitivamente preservata. Lo shock fu tale che ancora oggi, dopo quasi 60 anni, se ne continua a parlare. Villa Deliella va ricostruita perchè la città ha innanzitutto bisogno di rialacciarsi col proprio passato, recuperandone la coscienza. D’altra parte tutta Europa, già da qualche decennio, è percorsa da analoghi bisogni e tendenze. A Berlino hanno sentito la necessità di ricostruire diversi monumenti andati persi durante il Secondo conflitto mondiale o poco dopo. Attualmente, per esempio, stanno ricostruendo il castello del XV secolo, abbattuto nel 1950. Città come Mostar, Praga, Barcellona o Varsavia, assieme a molte altre, hanno ricostruito per intero un numero enorme di monumenti andati persi per varie ragioni, secondo la logica del “Com’era e dov’era”. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Tra i tanti te ne propongo soltanto uno: molti degli edifici del “Barrio Gotico” di Barcellona sono stati ricostrutiti nel XX secolo proprio per dare un’immagina più positiva e storica della città. Con la proposta di ricostruzione di Villa Deliella si introdurrebbe a Palermo la stessa tendenza che già da anni interessa le principalei città europee.
Villa Deliella realizzata sotto la direzione, attenta fin nel minimo dettaglio, di Ernesto Basile non esiste più purtroppo. Possiamo realizzarne un’altra uguale, ma non è la stessa cosa, sarà solo una copia fuori tempo, priva del genius creativo del Basile. E nessuno si illuda che realizzando una copia si possa cancellare la ferita di quella vergognosa demolizione notturna.
Concordo con Fabio77. E’ un po’ come provare a fare tornare in questa vita una persona morta tanto tempo fa ed andata nell’aldilà, oppure come costruire un essere con la tecnica della clonazione, o fare una foto ad un quadro. Tutti esempi che non avranno mai l’anima della versione originale.
@ fabio77, Palerma La Malata;
Evidentemente ignorate che il Campanile di San Marco a Venezia è stato ricostruito (caso scuola nella teoria del restauro del “dov’era e com’era”); che a Berlino nel 2008 hanno stanziato 600 milioni per la ricostruzione del Castello del XV secolo; che l’Orologio astronomico di Praga è stato ricostruito; che la maggior parte degli edifici del Barrio Gotico di Barcellona sono stati ricostruiti; che in città come Desdra, San Pietroburgo o Mostar hanno scelto di ricostruire dalle fondamenta chiese, ponti e tutto ciò che non possedevano più. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito…
Dulcis in fundo, immagino che invece sappiate che se a Palermo ancora oggi abbiamo siti di interesse storico e turistico come la Chiesa della Magione, la Chiesa di San Giuseppe dei Teatini o Porta Felice è perchè… sono stati ricostruti secondo la teoria del “dov’era e com’era”! E sono siti belli ed apprezzati. Ciononostante, affidandomi al vostro ragionamento, dovrei invece concludere che i suddetti siti palermitani sono “solo una copia fuori tempo”, come scrive fabio77, e “che non avranno mai l’anima della versione originale”, come sostiene invece Palerma la Malata.
No, non sono d’accordo con voi, e immagino non lo sarebbero neanche i duecento intellettuali italiani che hanno già apposto la propria firma per chiedere la ricostruzione di Villa Deliella.
Athon,
nessun problema per me; essere d’accordo con gli intellettuali Italiani è totalmente al di fuori dei miei interessi. ‘Un ti preoccupari o picciriddu…‘un ci fu nienti! Ricosruitivilla ‘a Villa.
Athon,
quando ho letto dell’iniziativa, il mio primo pensiero è stato: bello, fantastico, facciamolo! anche adesso mentre scrivo quasi quasi cedo alla tentazione di ripeterlo, ma…..
Credo che in realtà Palermo avrebbe bisogno di superare il trauma delle demolizioni con un altro spirito, quello di ripartire dalle macerie di Villa Deliella, anzi dal vuoto dell’aberrante parcheggio con una rivoluzione architettonico-urbanistica però legata al tempo che viviamo, non al passato, per quanto quello splendido del periodo liberty palermitano. Sarebbe solo una triste copia vuota di significati e di contenuti. Pensa solo agli interni che si intravedono dalla scarna documentazione fotografica in nostro possesso..come potremmo mai ricostruirli? Dovremmo coltivare i nuovi Basile, non riesumare fantasmi. Potremmo invece valorizzare il Liberty superstite, ad esempio acquistando ( il comune) la splendida villa Pottino di via Notarbartolo ( credo sia in vendita) per farne un luogo pubblico immerso in un parco pubblico, potremmo illuminare adeguatamente le palazzine Liberty superstiti di via Libertà e Notarbartolo nonché le altre sparse per la città. Dovremmo inoltre, ripeto, concentrarci sulla futura bellezza di questa città, e come sappiamo tutti c’è parecchio lavoro in tal senso. La teoria del com’era dov’era può avere senso..ma solo se, come nei casi da te citati, perseguita immediatamente dopo il crollo/bombardamento/demolizione. Il campanile di San Marco fu ricostruito subito dopo il crollo, sull’onda dell’emozione, con le maestranze ancora in grado di rifarlo. Oggi, dimmi, chi saprebbe mai realizzare un fregio Liberty? Credo, sempre con maggiore convinzione, che in quel posto Palermo avrebbe il dovere di realizzare un altro capolavoro, ma contemporaneo. A questo servono i concorsi internazionali di architettura. Per me la demolizione di villa deliella costituisce il ground zero palermitano, a New York per mano dei terroristi qui per mano della mafia e dell’indifferenza della borghesia palermitana del tempo. Alla fine dovremmo fare proprio come stanno facendo i newyorkesi…ricostruirvi un edificio ancora più bello.
se68, ovviamente anch’io sostengo la necessità di recuperare e valorizzare il patrimonio liberty ancora esistente ma non non credo che questo si ponga in antitesi rispetto il progetto di ricostruzione di Villa Delellia. Una cosa non esclude l’altra, anzi penso che se Villa Deliella fosse davvero ricostruita e destinata ad ospitare il Museo del Liberty, secondo la proposta dei fautori dell’iniziativa, questo potrebbe avere l’effetto di riportare l’attenzione su tutta l’Art Nouveau palermitana.
Per quanto riguarda la teoria del “com’era e dov’era”, in realtà non si limita alle ricostruzioni che vengono avviate immediatamente all’indomani di crolli/bombardamenti/demolizioni. Come dicevo, in Germania attualmente stanno ricostruendo il Castello di Berlino, del XV secolo; a Barcellona, dopo il 1992, hanno ricostruito o riadattato la maggior parte degli edifici del Barrio Gotico, secondo lo stile medievale, per dare maggior armonia al tutto. Per il resto, sono convinto del fatto che anche gli architetti e gli artisti di oggi sarebbero in grado di riprodurre perfettamente gli stili del passato. Per esempio, l’aspetto attuale del Campanile di San Marco è quello del XVI secolo, eppure è stato ricostruito di sana pianta nei primi decenni del XX secolo. L’hanno rifatto identico.
Infine, per quanto riguarda l’architettura contemporanea, questa, a mio avviso, a Palermo come in qualsiasi altra città italiana, dovrebbe accompagnarsi ad una rinascita delle periferie, dove c’è moltissimo da fare: demolire brutture, ricostruire di sana pianta e connettere quegli spazi della città con le aree del centro storico. Non ha senso far sorgere strutture contemporanee nelle zone storiche delle città.
I centri storici delle città vanno infatti solo valorizzati o ritoccati filologicamente. In particolare, nell’area che fu di Villa Deliella, davanti i monumenti scultorei del XIX secolo (Statua dell’Aquila di Gaetano Geraci e Monumento a Francesco Crispi di Mario Rutelli) e accanto alla Villa De Luna-Cifuentes con la facciata principale dalle linee gotiche-medioevali (oggi Chiesa delle Croci – Santa Maria di Monserrato), francamente non ci vedo qualcosa di contemporaneo. Stonerebbe; non comunicherebbe con il resto.
È sempre auspicabile che l’insieme architettonico di una stessa area si presenti, in ogni caso, come un tutt’uno integrato armoniosamente.
Il contemporaneo va benissimo purché sia costruito nelle zone adatte. A Barcellona, per esempio, non si sarebbero mai sognati di costruire la bella Torre Agbar lungo la Rambla o nel Barrio Gotico, per il semplice motivo che avrebbe stonato con tutto il resto. L’hanno quindi edificata in un’area allora piuttosto periferica che però, da quel momento in poi, è andata complessivamente nella direzione di un recupero sulla linea del contemporaneo, con una serie di edifici che oggi costituiscono un insieme integrato.
A Palermo, le aree in cui mi piacerebbe che il recupero urbanistico si accompagnasse poco per volta allo sviluppo del contemporaneo, potrebbero essere gran parte della zona Sud oppure il quartiere San Filippo Neri già Zen, che andrebbe ripensato totalmente. No invece al contemporaneo lungo le vie storiche della città, che hanno tutt’altro carattere, talvolta ancora intatto, altre volte per metà intorbidito, come nel caso di Via Libertà. Quest’ultima, per quanto possibile, va recuperata, e ciò può avvenire solo secondo una prospettiva filologica, e non aggiungendo un’ancora più netta disorganicità all’insieme, con l’aggiunta anche del contemporaneo.
Athon, questo dell’inserimento dell’architettura contemporanea è un tema delicato ma percorribile. Dipende esclusivamente dalla qualità dello stesso, nuovo, manufatto. Se viene realizzata una architettura di qualità vuol dire che è riuscita ad inserirsi nel contesto, altrimenti no. Ad esempio, guarda l’edificio realizzato da BBPR a Palermo di fronte la fontana del cavallo marino in c.so Vittorio Emanuele. Del resto lasciare un vuoto al posto di villa Deliella, (per alcuni, lì , andrebbe realizzato un misero giardinetto) sembra ridicolo. Ti faccio presente inoltre che proprio a Barcellona oltre alla torre Agbar, hanno realizzato il muso di arte contemporanea (MACBA) di Richard Meier in pieno centro storico….e che in queste realtà europee la prassi non è tanto il ripristino filologico ( i ripristini filologici ripeto sono stati realizzati nel dopoguerra) quanto l’inserimento del contemporaneo, ovviamente di qualità. Il restauro del castello di Berlino credo proprio sia l’eccezione che conferma la regola…Lì in piazza croci siamo addirittura in zona di espansione ottocentesca…( peraltro come dici tu stesso piuttosto intorpidita) non vedo dove sta il problema. Forse la soluzione giusta sarebbe stata la realizzazione del museo di Botta ( con il suo stile piuttosto classico, anche nell’uso dei materiali) commissionato negli anni ’80 proprio da Orlando…Non so, sicuramente lì vedo un edificio che dialoghi con il contesto, con funzioni legate all’epoca in cui viviamo e che abbia un collegamento sotterraneo con eventuali fermate di metropolitana /parcheggio….Il museo del Liberty lo farei senz’altro nel villino Florio, o nella Villa Pottino immersa in un nuovo parco pubblico….
Infine, pensa un pò, se avessero commissionato a Basile la progettazione del campanile di San Marco…avremmo probabilmente un capolavoro liberty al posto di una copia.
se68, capisco il tuo punto di vista e penso che questo scambio di opinioni sia vicendevolmente profittevole. Come te penso che realizzare un misero giardinetto nello spazio che fu di Villa Deliella sarebbe l’ultima delle soluzioni, del tutto da scartare. Resto però convinto del fatto che il caso di Villa Deliella rappresenti davvero un’eccezionalità. Una delle architetture più riuscite di uno dei massimi esponenti europei del liberty, demolita in attimo, a pochi giorni dallo scattare del vincolo di tutela, è una ferita che dopo quasi 60 anni sanguina ancora. La risposta al nonsense della sua demolizione non può che essere la sua ricostruzione. D’altra parte in quell’area possiamo edificare di tutto ma fin quando Palermo non riavrà indietro quel gioiello architettonico, ad arricchire la sua veste monumentale, la questione continuerà ad essere irrisolta e Villa Deliella continuerà ad essere rimpianta. Per il contemporaneo i luoghi non mancano; di brutture da cancellare e sostituire con belle architetture contemporanee ce ne sono a bizzeffe, però l’area che fu di Villa Deliella è come se appartenesse di diritto al liberty. Palermo lo deve ad Ernesto Basile.
…infine, visto che le nostre riflessioni hanno preso la piega dei parallelismi con Barcellona, mi viene da pensare al caso della Sagrada Familia, capolavoro del liberty catalano. Progettata ed iniziata da Gaudì alla fine del XIX secolo, i lavori si concluderanno soltanto intorno al 2026, seguendo scrupolosamente i suoi disegni progettuali. Nonostante Gaudì sia morto agli inizi del XX secolo, la Sagrada Familia è e continuerà inevitabilmente ad essere attribuita al massimo esponente del modernismo barcellonese. Basile non fu un architetto che ebbe qualcosa in meno rispetto a Gaudì. La differenza è che a Barcellona a Gaudì riconoscono il valore che merita, mentre a Palermo, circa Basile, bisognerebbe guadagnarne maggior coscienza. Anche di Basile possediamo il progetto originario per la costruzione di Villa Deliella. Quindi non solo la si può riedificare e destinare ad ospitare il Museo del Liberty, ma probabilmente questo si configurerebbe come una tappa fondamentale nel riconoscere il giusto lustro ad un palermitano che è stato uno degli artisti europei più importanti a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Athon, capisco le ragioni della ricostruzione ma credo sempre che costituirebbe un errore perchè troppo tempo è passato e si è perduto lo spirito del tempo..ripeto, andava fatta subito. In ogni caso qualcosa bisogna pur fare, perchè vedere quell’autolavaggio è un’offesa per Palermo e per Basile stesso.