Piazza Verdi ritrova i suoi colori

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Nuovamente visibile questo elegante edificio ottocentesco in piazza Verdi ad angolo con la via Bara all’Olivella, sul fronte della Loggia su via Maqueda. Gli eleganti decori delle aperture e sotto il cornicione d’attico erano prima completamente invisibili.



prima dell’intervento:

sullo stesso fronte sono stati in anni recenti restaurati questi deliziosi palazzetti ottocenteschi, che fanno da quinta al teatro Massimo:

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25 Thoughts to “Piazza Verdi ritrova i suoi colori”

  1. bellissimo! Il nostro centro storico sta rinascendo…se solo si facessero pure interventi per mantenere i restauri in atto. Con una città invasa dalle auto le cose non dureranno molto

  2. Quanto mi infastidiscono quelle bancarelle e quei puntini bianchi che altro non sono che fazzoletti e cartacce buttate per terra.

  3. tasman sea

    @portacarbone,
    le cartacce danno fastidio anche a me, ma sulle bancarelle la penso in modo diverso. io che vivo in germania sono stufo di queste citta’ “europee” dove non vola una mosca. perche’ l’unica opzione del palermitano deve diventare il centro commerciale o il negozio chic?

  4. Giovanni V

    bello. Questo restauro dona luce in quel bellissimo punto del nostro centro storico!

  5. forse un giorno la nostra città….avrà l’aspetto che aveva un tempo

  6. @tasman sea
    guarda, non è questione di centri commerciali. Le “bancarelle” etniche sono anche belle qualora fossero razionalizzate all’interno di un percorso che non intralci il passaggio pedonale e non deturpi il contesto.

    Molte di queste bancarelle occupano marciapiedi e inzozzano la città. Con altre regole più ferree li tollererei più facilmente.

  7. tasman sea

    @portacarbone
    ho capito, e sono d’accordo sulle regole ferree. le applicherei in primo luogo alle villette abusive che nascondono il mare da tutto il golfo e oltre. l’abusivismo dei ricchi e degli opportunisti e’ molto piu’ dannoso di quello degli extracomunitari.

  8. Lele

    stupendo…ora si passi agli altri edifici, fino a raggiungere il 100% dei restauri

  9. @tasman sea:
    si, è ovvio che regole ferree andrebbero applicate in tanti ambiti, però una cosa è avere a che fare con concessioni edilizie, vecchi prg e demolizioni, un’altra è intimare lo sfratto a quattro bancarelle.

    LE cose le vedo su due piani gerarchici diversi.

  10. bloodflower

    Sì… regole ferree per gli immigrati che deturpano con le bancarelle… Per i palermitani che invece Venerdì notte parcheggiavano tranquillamente l’auto nel cortiletto di fronte all’ingresso del massimo (che dovrebbe essere inagibile per le automobili) le regole ferree non ci sono. Prova ne sia la pattuglia della polizia che con i miei occhi ho visto parcheggiata vicino Ribaudo in sosta vietata in Via Maqueda. Chissà… forse i nostri tutori dopo aver preso le multe agli immigrati sono andati a farsi un kebab all’Olivella.

    VERGOGNA!!!

  11. freddie80

    Le bancarelle sanno di grascia, di lurduria, di degrado,di abbandono. Almeno il centro cerchiamo di salvarlo…tolleranza zero per tutti secondo me, dal posteggiatore alle bancarelle, dalla sosta selvaggia ai gazebo abusivi.

  12. MAQVEDA

    Anche io odio le bancarelle. Piuttosto ritornando al solito discorso delle auto, la settimana passata ho fatto fare un giro per la città ad un mio amico di Lecce. Premetto che ha trovato bellissima la città ma rimasto scioccato dalle centinaia di auto che invadono strade e piazze storiche, come piazza Bellini, Bologni, San Domenico, Marina, e da come fosse fastidioso che in ogni foto fosse visibile un tappeto di macchine. Io non sapevo che dirgli.

  13. MAQVEDA

    @Monachella79, secondo me non è impossibile pensarlo, nonostante i danni la città offre una notevole quantità di ambienti praticamente integri. Ancora girare per le strade di Palermo è un esperienza oserei dire vitale, che da piacere ai sensi, nonostante nell’ultimo cinquantennio si sia fatto praticamente di tutto per distruggerla. Me ne accorgo osservando le foto d’epoca e a parte la via Libertà, Notarbartolo e qualche altro luogo della città ottocentesca, è tutto pressocchè integro, ha bisogno solo di essere “rispolverato”. Una volta terminato questo intervento mastodontico, ma proprio perchè frammentato in centinaia di interventi risulta quasi invisibile agli occhi dei palermitani (sempre bravi a non accorgersi delle cose buone) riavremo una città bellissima.

  14. civispanormitanus

    Il lavoro notevole di recupero del centro storico è assolutamente inutile finchè i cittadini lo tratteranno così male (rifiuti per terra, auto parcheggiate nelle piazze storiche, etc..) secondo me bisognerebbe compiere un’azione di vera e propria “educazione alla bellezza civica”

  15. Antonio Beccadelli

    Particolarmente pregevole mi pare, nel recupero dell’edificio in questione, il ripristino della parte di facciata relativa al pian terreno (dei volumi originari non ho informazioni) “sfondata” e deturpata per decenni da un negozio di scarpe facente capo ad una ben nota marca di livello nazionale.

    La stessa cura non si è avuta, invece, nei lavori di riadattamento a scopi commerciali seguito alla cessata attività della storica Profumeria Russo (sempre in via Maqueda, proprio di fronte – lo scrivo per i non palermitani – al palazzo oggetto dell’articolo di cui sopra): in totale spregio alle linee dell’edificio è stata installata una bruttissima “pensilina” bianca aggettante circa un metro dalla facciata. Resta incomprensibile, peraltro, perché della Profumeria Russo non siano stati salvati almeno i serramenti esterni, costituiti non dalle “moderne” saracinesche, ma da rari sportelli agganciabili e rimovibili. Sarei inoltre curioso di sapere che fine abbia fatto (è stata distrutto?) l’arredo interno della profumeria citata, forse non il miglior esempio di Art Decò, ma certamente interessante sotto il profilo storico. Chi ricorda (io -ahimé! – ho i capelli bianchi) i ventilatori Marelli (anni ’30-’40), di color grigio-verde, attaccati in alto ai quattro angoli della sala di vendita?

    Sarebbe auspicabile, a mio parere, che tutti i palazzi storici palermitani fossero oggetto di interventi tesi a restituire ad essi quantomeno gli originali aspetti esterni. Non è raro, a cominciare da via Maqueda, vederli deturpati da orride e anacronistiche insegne e/o vetrine. Capisco che un provvedimento coercitivo in tal senso (e poi chi dovrebbe emanarlo? La giunta Cammarata?) non è pensabile atteso che tali insegne e/o vetrine sono state, per lo più, rese “regolari” da una o più sanatorie poste in essere da amministrazioni comunali (d’ogni “colore”) inefficienti e “assatanate” di soldi. D’altronde, confidare nel senso civico e nell’amore per il bene comune dei “signori commercianti” sarebbe oltremodo ingenuo considerata l’ottusa contrarietà di “lor signori” (potentissima lobby elettorale) alla chiusura del centro storico al traffico veicolare. L’unica possibile soluzione sarebbe, secondo me, quella dell’incentivazione economica (ad esempio, l’abbattimento dei tributi comunali nella misura dell’intervento di recupero), ma ciò – me ne rendo conto – appartiene al “mondo dei sogni” poiché l’amministrazione comunale non ha – visti i ben noti sperperi (leggasi A.M.I.A.) né le risorse, né, soprattutto, un’idea alta del bene collettivo.

  16. MAQVEDA

    @Antonio Beccadelli, ho presente l’orribile pensilina di cui parli, ci sono rimasto di stucco quando l’ho vista, manca l’aria a guardarla, che schifo. Purtroppo io non ho il minimo ricordo di questa profumeria storica, e nemmeno di come si presentassero le vetrine prima, ma se mi dici che era decò, cavolo.
    Per le vetrine esterne (quelle moderne, non quelle antiche), non si nota tanto, ma ne sono state smantellate tantissime in occasione dei vari restauri, però ora sta prendendo piede una cosa altrettanto orrenda, e penso che ci avrai già fatto caso, quelle orrende insegne tipo plexiglass o plastica (non so che materiale sia) con colori sgargiantissimi (rosso acceso, arancio, blu intenso etc) magari accompagnate da immagini del prodotto venduto, tipo un bel panino, che schifo, i palermitani non hanno il minimo senso estetico.

  17. Antonio Beccadelli

    Caro Maqueda,

    fermo restando quanto ho scritto nel mio precedente post (#15) sull’ignavia o sulla colpevole assenza della Politica a Palermo e, dunque, nello specifico, della latitanza dell’amministrazione comunale, possiamo soltanto ragionare in termini “accademici” sull’idea “del bello” che vorremmo nella nostra stuprata città (e qui colgo l’occasione per ringraziare gli ideatori di “Mobilita Palermo” per l’occasione che ci offrono di manifestare il nostro pensiero).

    Per quanto attiene alla, diciamo così, “questione vetrine” bisogna tristemente prendere atto che molto di ciò che è andato distrutto non può essere reintegrato (neanche in quei casi, ritengo, in cui si disponga di un’adeguata documentazione fotografica). Un segno di speranza viene, tuttavia, dal ripristino filologico della facciata del manieristico Palazzo Castrone-S. Ninfa in corso Vittorio Emanuele: il fornice di sinistra (“scassato” per inserirvi banali insegne e vetrine di un negozio di oggetti “pseudofolkloristici”) è stato reintegrato – con risultati eccellenti a mio avviso – prendendo a modello quello, meglio conservato, di destra (sarebbe stato corretto, però, distinguere l’originale dal “rifatto” almeno con una diversa tonalità di colore).

    Nel caso in cui (la quasi totalità) il rispristino filologico non è possibile per mancanza di modelli e/o documenti attestanti le pristine forme, si dovrebbe, secondo me, “puntare” a soluzioni sobrie ed esteticamente accettabili:

    1) via ogni struttura aggettante dal perimetro degli edifici storici;

    2) ricostituzione delle linee dei fornici, infissi “a giorno” in cui gli elementi statico-strutturali siano ridotti a minimo indispensabile;

    3) al posto delle saracinesche (se proprio necessarie: ci sono città “civili” dove, in termini di sicurezza, una semplice bussola basta), inferriate quanto più possibili “vicine” (attenzione, però, al “falso antico”!) allo stile dell’edificio in cui sono allocate, ovvero, cosa ancora più facilmente realizzabile, eleganti inferriate moderne, ma non invasive (penso, come modello, a quelle ideate da Scarpa per alcune sale di Palazzo Abatellis e recentemente riprese per delimitare i servizi igienici del Palazzo della Zisa (si tratta, in buona sostanza, di bande metalliche ortogonali fra esse che formano quadrati di circa 10 centimetri di lato, impreziosite, nei punti di intersezione. da borchie).

    Un cordiale saluto, Antonio

  18. MAQVEDA

    @Antonio Beccadelli, condivido in pieno quello che dici tu. Però non mi sento nemmeno di dire che sono stati realizzati sono obbrobri, perchè come dicevo un sacco di vetrine aggettanti anni ’70 sono state smantellate nel corso di decine di cantieri, prediligendo vetrine a giorno dalla linea semplice che bene si integra agli edifici storici, nessuna saracinesca è stata ripristinata (sono quasi sicuro di questa affermazione). Per palazzo Castrone, credimi, il fornice di sinistra non è stato rifatto, era intatto, solo occultato dalla vetrina moderna, ero lì davanti la mattina che l’hanno smantellata, era sotto, annerito dal tempo, ma intatto, a questo link troverai la foto di come si presentava il giorno dopo la sua rimessa in luce http://img690.imageshack.us/i/dsc02833n.jpg/ . Altri esempi di ripristino degli orginali fornici sono in corso Vittorio Emanuele, via Maqueda, via Roma e via Bandiera (almeno quelli che ricordo), ad esempio sul fronte di via Bandiera di palazzo Moncada di Paternò (di cui abbiamo parlato qualche giorno fa) è stata eliminata un’orrenda e ingombrandissima vetrina agettante, lo stesso dicasi per i due edifici contigui sulla stessa strada (palazzo Battifora e Pilo della Torretta), dove è in corso il ripristino delle originali aperture.
    E’ un peccato quando si perdono gli interni dei negozi storici, prendi questa profumeria o Hugony, ma so che una gioielleria in via Ruggero Settimo (Barraja) è stata restaurata nel 2002 mantenendo i suoi originali ed eleganti arredi risalenti al 1941 opera dell’architetto Bega di Milano.

  19. appletree

    ragazzi sono stato a Palermo questo we.. mii ..ma l’ho trovata molto sporca…
    e in una situazione di degrado…apparente..(e non solo) evidente, complice il cielo grigio..mi ha un pò intristito
    è stata solo un impressione…o è così sempre?

  20. MAQVEDA

    Beh, sicuramente il tempo non ha aiutato. Anche se ci saranno alcuni pronti a dire che è sempre così, io mi limito a dire che è a momenti alterni. Giorni che va meglio, giorni che va peggio, almeno sul fronte della pulizia. Sul degrado, sempre uguale.

  21. Antonio Beccadelli

    Caro Maqueda (#18),

    prendo più che volentieri atto che i miei ricordi erano sbagliati (non ho fatto alcuna foto e andavo a memoria) e sono pure contento di essermi sbagliato: un frammento della nostra città ha (meno male!) resistito per circa cinque secoli.

    Ma, sempre a proposito di Palazzo Castrone-S. Ninfa, il fornice di destra (quello che “ospita” le vetrine delle monache che vendono roba più o meno sacra) non risulta “cementificato” nella parte superiore? Non è che all’interno hanno soppalcato (si spera con tutte le autorizzazioni del caso!) e si è avuta la “necessità” di abbassare e “sfregiare” l’apertura in questione?

    Per quanto riguarda le vetrine moderne e “aggettanti” so – come giustamente Tu segnali – che talvolta vengono smantellate nel corso di lavori di rinnovo o ridattamento degli esercizi commerciali. Purtroppo – ed ecco che torna il mio “pallino” della buona amministrazione! – tutto avviene in base al buon gusto e alle considerazioni dei singoli. Mi pare di ricordare – ma tale ricordo va verificato – che durante la prima sindacatura Orlando furono messi in campo degli incentivi volti ad indurre i commercianti a dotare i loro negozi di vetrine più “cristiane” (uno di questi interventi, riguardò, se non erro, la Valigeria Quattrocchi di Piazza Verdi).

    Cordialmente, Antonio

  22. MAQVEDA

    Purtroppo io non ho il minimo ricordo della Palermo di Orlando, ero troppo piccolo, ho iniziato a bazzicare la città intorno alla fine degli anni novanta, e nemmeno mi interessavo tanto di quello che mi circondava come ora.
    Per il fornice di destra, possibile che sia soppalcato , c’è un pannello che nasconde la parte superiore, però fortunatamente non risulta sgradevole.

  23. MAQVEDA

    In questa città tutto va a schifio proprio perchè tutto è lasciato alla discrezione (e al cattivo gusto nel peggiore dei casi) dei singoli. Un’altra piaga che ci attanaglia sono quelle orrende verande a bordo marciapiede davanti bar e locali, a parte alcune in legno più gradevoli esteticamente, moltissime sono orripilanti, in metallo tipo veranda. Ma come si fa.

  24. Metropolitano

    Ci vorrà ancora un casino per restaurarli tutti.
    Quanto manca per completare tutto il piano per il centro storico ?

  25. Metropolitano

    ovviamente era una domanda retorica 😉

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