II parte: L’espansione, lo splendore e il declino
Fino al 1890 era un grande stradone ameno e poco abitata. Nelle prime rare foto dell’epoca vediamo una strada assolata e polverosa, attraversata da qualche carrozza impolverata e da rari passanti.
Ma le cose stavano rapidamente cambiando.
All’indomani dell’esposizione nazionale di Palermo che si tenne nel 1891-1892, la zona divenne particolarmente interessante sotto l’aspetto edilizio.
Il Comitato dell’Expo palermitano aveva ottenuto dal principe di Radaly la concessione gratuita del “ Firriato di Villafranca” a patto che, finita la manifestazione, il Comune gli permettesse la lottizzazione di tali terreni. Fu un grande affare per il principe. Infatti, dopo l’esposizione nazionale, quei terreni , che prima non valevano niente, divennero ricercatissimi.
Cominciarono ad essere costruite bellissime ville e palazzi in stile Liberty che trasformarono questo polveroso stradone di campagna in uno stupendo “ boulevard” cittadino.
I cosiddetti “villini” diventano una forma di prestigio non solo per gli architetti che li progettano ma soprattutto per i committenti che richiedono sempre più costruzioni di villini e palazzine in stile liberty per esaltare il prestigio della famiglia.
A Tale scelta contribuì notevolmente Ignazio Florio junior, che del liberty fu grande sostenitore.
Erano gli anni della “Belle Époque” e lo stile Liberty, dominante a Parigi, venne reinterpretato da architetti come Giovan Battista Filippo Basile e dal figlio Ernesto .
La forza di tale momento magico per Palermo fu la capacità di produrre in loco tutto quello che serviva per sviluppare questo fenomeno. Invece di importare ceramiche e mobili dall’Inghilterra o dalla Francia, si decise di produrli a Palermo, e i risultati furono eccellenti. La produzione di ceramica promossa dal senatore Ignazio Florio nel 1884 insieme alla fabbrica dei Mobili Ducrot, e alla Fonderia Oretea costituirono, nel panorama industriale palermitano, dei capisaldi per l’economia e una realtà produttiva di notevole valore. Infatti tali ville liberty erano abbellite sia da suppellettili che da arredi, prodotti a Palermo da maestranze artigiane validissime che seppero realizzare oggetti di altissima qualità in perfetta sintonia con le idee dei progettisti.
Tali oggetti e arredi non solo erano molto richiesti dall’aristocrazia e dalla borghesia palermitana del tempo ma erano ricercate e esportate in tutta Europa.
Allora il nome di Palermo era associato alla cultura e al buon gusto artistico.
All’epoca Viale della Libertà non era solo ville e palazzi ma anche monumenti e giardini pubblici, come per esempio il Giardino Inglese, ricco di statue, busti e monumenti dedicati a personaggi celebri dell’epoca e di alberi esotici, vasche e fontane ed un laghetto artificiale dove, un tempo, si trovavano dei pesci rossi.
Il completamento di Via Libertà, dalla parte opposta al Politeama, si ebbe con la realizzazione di piazza Vittorio Veneto. In origine si trattava di un monumento, finito nel 1911, ideato con l’intento di commemorare l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia. Con l’avvento del Fascismo, nel 1931 fu dedicato ai caduti della Prima Guerra mondiale e fu abbellito da un colonnato attorno al monumento
Ma purtroppo…. nulla è destinato a sopravvivere in eterno..
Al crollo finanziario della famiglia Florio , che era stata il motore economico e culturale di quel periodo, anche la borghesia palermitana entra in crisi e Palermo inizia un lento declino
Dopo la 2° guerra mondiale i nuovi “amministratori” cittadini pensarono di rendere più bella Palermo” con ruspe, picconi e dinamite.
Il loro concetto di bellezza era un po’ discutibile, infatti, ai villini e alle palazzine in stile liberty preferirono i palazzoni in “stile corleonese”. E così moltissime di queste villette e palazzine furono distrutte e sostituite da “moderni” edifici mal progettati e mal costruiti.
Questo periodo storico è ricordato come “il Sacco di Palermo”
Durante quegli anni Viale della Libertà subì una profonda metamorfosi e la “Champs-Élysées di Sicilia” si trasformò in un anonimo stradone cittadino senza anima.
Al contrario della famosa fiaba, il bel cigno si era trasformato in un brutto anatroccolo.
Oggi Viale della Libertà è soprattutto marciapiedi dissestati, scarsa pulizia, aiuole abbandonate, alberi malati e panchine vandalizzate. Nel marciapiede, con un po’ di fantasia, si può ancora vedere ciò che resta di una rudimentale e cervellotica “pista ciclabile”.
Ormai i tempi della “Champs-Élysées di Sicilia” sono definitivamente finiti.
In quegli anni Palermo guardava all’Europa e voleva somigliare a Parigi e a Londra, oggi guarda a Beirut e al Cairo.
Nei progetti dell’ amministrazione comunale, Viale della Libertà dovrà essere attraversata da una linea tranviaria. L’idea potrebbe essere certamente interessante, ma tale tram dovrebbe essere profondamente diverso da quello esistente e cioè poco invasivo, senza ringhiere e che rispetti e recuperi la natura e la storia del Viale della Libertà.
Purtroppo l’esperienza passata non ci fa stare tranquilli.
Forse tra qualche anno qualcuno scriverà un articolo dal titolo “ C’era una volta Viale della Libertà”, in ricordo di quella che era stata la strada più bella di Palermo.
…..l’atto finale di tutta questa storia riguardante viale Libertà potrebbe essere inquietante….
….se su viale Libertà potesse passare il suggestivo ed antichissimo Tram milanese sarebbe una cosa… ma se su Viale Libertà dovesse passare il tram Bomardier, che trovi in ogni angolo del mondo…. beh…. è come mettere un Mac Donald dentro il Teatro Massimo… boh…
Speriamo che per questa città possano arrivare tempi migliori…
…prima radono al suolo le ville stile Liberty… e infine l’atto finale della decadenza prevede lo squallido tram Bomardier su Via Libertà……… wwwwooooooooooooowwwwwwww……
Basile e figlio staranno vomitando nelle loro tombe…. 🙂
Caro Friz, come ho scritto , l’idea del tram potrebbe essere certamente interessante, ma tale tram dovrebbe essere profondamente diverso da quello esistente e cioè poco invasivo, senza ringhiere e che rispetti e recuperi la natura e la storia del Viale della Libertà. Ma soprattutto, accanto al tram , bisogna riqualificare tutto il viale della Libertà, e cioè rifare i marciapiedi , sostituire le panchine e gli alberi mancanti, garantire una pulizia quotidiana ecc,ecc. Purtroppo sono pessimista.
Ciao Amico Belfagor… mi fa piacere che ogni tanto abbiamo punti di vista diversi, perchè i punti di vista diversi arricchiscono… è bene ogni tanto pensarla in maniera leggermente diversa, ma in ogni caso apprezzo sempre i tuoi articoli e i tuoi commenti…
…..ovviamente, come si può facilmente intuire, non vedo la necessità di spendere danaro pubblico per ampliare la rete tram, tranne per il prolungamento fino in via Basile che ritengo utile…. se fosse dipeso da me, l’intera cifra che Orlando vuole spendere in tram, l’avrei utilizzata per fare FINALMENTE partire il “discorso” metropolitana… magari ne sarebbe venuto fuori solo un piccolo tratto, ma sarebbe stato sempre un inizio…. prima o poi bisognerà pure iniziare…
Per me via Libertà e via Roma dovevano essere servite dalla metropolitana, non dal tram…. così come era previsto dall’idea della METROPOLITANA pensata da Cammarata…. e poi bloccata da Orlando…
Buon pomeriggio Belfagor!