Diciamolo francamente, Palermo non è stata mai una città a forte vocazione religiosa .
A conferma di ciò c’è il fatto che a Palermo , escludendo Santa Rosalia, probabilmente non ha mai dato i natali a nessun santo o santa, di un certo livello . Infatti fino al 1624 solo due delle 4 patrone della città (Santa Oliva e Santa Ninfa), secondo la leggenda, erano nate a Palermo, però sulla loro reale esistenza ci sono forti dubbi. Mentre Santa Cristina era originaria di Tiro o di Bolsena e Sant’ Agata ……. era catanese di Catania, nonostante il tentativi di “ palermizzarla” a tutti i costi ( vedi l’articolo “ Sant’Agata la “palermitana”)
Ma anche su Santa Rosalia ci sarebbe molto da discutere. Nonostante fosse palermitana di nascita la sua esperienza religiosa crebbe e si sviluppo fuori da Palermo. Sul fatto che sia morta in una grotta di Monte Pellegrino ci sono alcuni dubbi. La Santuzza muore, secondo la tradizione, il 4 Settembre 1170 ( secondo alcune fonti nel 1162), all’età di 30 anni, ma stranamente nessuno va a cercare il suo corpo.
Solo dopo circa 10 anni, nel 1180, il senato palermitano le dedica una modesta e piccola cappella sul Monte Pellegrino, ma la “devozione” cittadina si ferma qua.
Nel 1474, durante un’epidemia di peste, si propose di restaurare questa cappella, ormai da tempo abbandonata e ridotta a un rudere. Il fatto che la cappella edificata nel 1180 risultasse diroccata nel 1474, dimostra non solo che il culto della Santa non si era mai affermato e anzi col tempo era sopito. Ciò significa che per 300 anni la sua santità non viene confermata da nessuna parte, neanche durante la peste del 1474.
Arriva la controriforma è si comincia a cercare nuovi santi da venerare o da rispolverare. Visto la penuria di santi indigeni si pensò di rilanciare la venerazione e la santità di Rosalia.
Come Santa era certamente una bella figura, giovane, vergine, nobile, e soprattutto un bel esempio di vita dedicata a Dio. Però bisognava trovare i suoi resti. Il desiderio di trovare le spoglie della Santa spinse tanti fedeli a scavare ed esplorare Monte Pellegrino, luogo dove secondo la leggenda si trovavano tali sacri resti . Purtroppo non si trovò nulla. Passando il tempo molti cominciarono a dubitare del fatto che Rosalia fosse morta sul monte Pellegrino. Bisognava trovare una motivo sul perché tali resti, nonostante il grande impegno, non si trovavano.
Ci pensò , nel 1589, Fra Benedetto il Moro ( altro santo non palermitano ).
Il futuro santo e co-protettore di Palermo, che si era rifugiato sul Monte Pellegrino per pregare in tranquillità, stufo di vedere tanti “ricercatori” in giro al suo eremo, disturbare la sua ricerca spirituale di solitudine, annunciò di aver avuto una visione rivelatrice . In tale visione la Santa diceva: “ Per quanto cercate i miei resti non li troverete fin tanto Palermo non dovrà soffrire per un grande disastro”. Naturalmente le ricerche cessarono e fra Benedetto riprese finalmente il suo eremitaggio senza essere disturbato.
Dopo trent’anni, nell’ottobre 1623, Rosalia comparve a un donna, Geronima Lo Gatto, che si trovava in ospedale quasi morente. La donna vide una giovane suora che gli diede da bere. Appena dissetata si sentì subito meglio. Allora la giovane suora gli disse che sarebbe guarita ma lei avrebbe dovuto recarsi in pellegrinaggio sul monte Pellegrino. Effettivamente la signora Lo Gatto guarì e appena le fu possibile si recò sul monte dove ebbe un’altra visione dove Santa Rosalia gli annunciava che presto gli avrebbe rivelato dove poter trovare i suoi resti. Nel frattempo era scoppiata la peste, in modo particolarmente virulenta. Il Cardinal Doria, tento in tutti i modi di arginare la diffusione del morbo, ma senza grossi risultati. Allora decise di usare le “maniere forti”. Cominciarono le processioni, le veglie e i digiuni. I fedeli si rivolsero alle 4 sante protettrici della città, prima in maniera implorante poi in maniera sempre più “minacciosa”, affinchè intervenissero, ma nonostante ciò la peste non diminuiva. Allora, in mancanza di alternative , i fedeli si ricordarono di Santa Rosalia.
Il 15 luglio 1624 finalmente furono ritrovati dei resti. Il corpo della santa era inglobato nella roccia. Il masso che conteneva le ossa fu isolato e trasporto in segreto in città.
Il cardinale Doria aveva qualche dubbio sull’autenticità di tali resti. Per tale motivo nominò una commissione formata da sacerdoti e da medici che avrebbero dovuto analizzarle. Ma la prima relazione non fu positiva. Alcuni di questi periti non se la sentivano di autenticarle come quelle della santa, altri invece sostennero decisamente che non erano resti umani e comunque non erano ossa femminili. La peste nel frattempo era diventata più virulenta. La gente, ormai esasperata, incolpò di tale situazione i periti che avevano ,con la loro “scarsa fede”, peggiorato la situazione e li minacciarono di bruciarli come “eretici”. Il cardinale fu costretto a convocare una nuova commissione che, dopo un frettoloso e “attento studio” dei resti sentenziò “ che “probabilmente”…. si trattavano dei resti di Santa Rosalia “, in altre parole meglio perdere la dignità che la vita. Nonostante tale giudizio positivo, molti rimasero scettici.
Per confermare tale riconoscimento fu la stessa santa che comparve a un certo Vincenzo Bonello, di professione saponaro, ma che tutti indicarono come “ il cacciatore” . Ma il Bonello non rivelo tale visione subito ma stranamente …. molto tempo dopo.
Infatti tale rivelazione avvenne sul punto di morte e fu raccolta da don Pietro Lo Monaco ( il Bonello non ebbe il tempo per confermare tale confessione perché morì subito dopo).
In tale estrema confessione il Bonello riportò una frase detta da Santa Rosalia “ Il giorno che le mie ossa saranno portate in processione la peste finirà”. Molti storsero la bocca, ma stettero zitti . Nessuno voleva essere bruciato come eretico . E poi, come si sa , voce di popolo, voce di Dio. Nella realtà la peste effettivamente finì ma probabilmente sarebbe finita comunque.
Rimase un dubbio che ancor oggi nessuno ha mai chiarito :
Queste ossa sono effettivamente di Santa Rosalia?
Una esplorazione visiva delle ossa della Santuzza venne fatta nel 1987 da Luigi Ciolino medico perito e diacono. Si procedette ad un semplice controllo visivo dei resti – nessun esame chimico o datazione con il Carbonio 14 o esame del DNA. L’esame, visivo, portò alla conclusione che si trattava ………. certamente di ossa di una giovane donna e quindi………erano “sicuramente” quelle di Rosalia Sinibaldi.
E questo bastò per chiudere l’argomento …. o no!
P.S. Santa Rosalia è certamente una delle più belle e limpide figure nel panorama religioso, non solo palermitano ( infatti è venerata in molti parti d’Italia e del mondo).
Tale giovane donna , bella e nobile, rinunciò a tutti i privilegi del suo rango per vivere in povertà ,solitudine e tra tanti stenti, per essere più vicino a Dio ( sotto questo aspetto è…. poco palermitana). Proprio per tale motivo è triste vedere come i suoi “fedeli” la “onorano”. Tra l’altro la bellissima chiesa e il convento a Lei dedicata fu distrutta nel 1922 per permettere la costruzione di un tratto della Via Roma. Per salvare il Pino secolare di Palazzo Monteleone si mobilitarono i cittadini che costituirono un comitato “ Pro Pino” , per salvare la Chiesa e il convento di Santa Rosalia …..non si mobilitò nessuno.
Forse non la meritiamo.