Nel passato, Palermo e la Sicilia , a causa delle condizioni disastrose del tessuto viario urbano ed extraurbano, oltre alle consuete cavalcature, venivano impiegate come mezzo di trasporto soltanto portantine e lettighe che, grazie alle loro caratteristiche, consentivano una certa mobilità anche su strade accidentali.
Per quanto riguarda le portantine, dette anche “sedie volanti”, l’elemento “motorio” era l’uomo. A quelle padronali provvedevano i servitori delle case patrizie, mentre, per quelle a “nolo”, provvedevano i “seggiteri”, meglio conosciuti come i “vastasi di cinghia”. Dal nome con qui venivano sopranominati comprendiamo che non dovevano essere un “modello d’educazione” ma, nonostante ciò, si trattava di una categoria numerosa ma soprattutto importante. Possiamo definirli, senza offesa, come gli antenati degli attuali tassisti . Erano associati in una confraternita e possiamo sospettare che, a loro interno , ogni scusa era buona per dividersi. Infatti non avevano un solo santo protettore ma ben due, San Euno e San Giuliano. Avevano anche una loro chiesa , naturalmente, dedicata ai loro santi protettori, che si trova a Piazza Magione , realizzata, nel periodo compreso tra il 1651 ed il 1658, per iniziativa della loro Confraternita . Nel 2006 la chiesa fu restaurata , e tali lavori portarono al ritrovamento di fosse sepolcrali unitamente ad un ossario.
Nelle lettighe, rispetto alle portantine, l’elemento “motorio” era invece animale , e cioè il cavallo o il mulo. Potevano essere padronali o da nolo. Quelle padronali erano sfarzose per le decorazioni e per la bardature degli animali.. Mentre quelle da nolo erano molto semplici.Condotte o da servitori o da “vastasi”, costituirono per molto tempo il mezzo principale per percorrere le disastrate strade cittadine e le trazzere della Sicilia dell’epoca.
Come si può capire da allora non è cambiato molto. Le portantine e le lettighe sopravvissero fino a quando arrivarono le Carrette. Francamente non era un gran “ progresso”. Infatti la carretta era una specie di “evoluzione” al carro adibito al trasporto di cose. Era costituita infatti da un cassone direttamente appoggiata sull’asse delle ruote, quindi priva di qualsiasi accorgimento che ammortizzasse gli urti e scossoni durante il tragitto. Forse per questo veniva considerato un mezzo di trasporto “femminile”, tanto che papa Pio IV , nel 1565 ne proibì l’uso ai cardinali, perché era disdicevole che dei principi della Chiesa viaggiassero in questo tipo di mezzo di trasporto, come le donne. Le prime carrozze furono importate in Italia dall’Ungheria nella prima metà del XVI secolo. Rispetto alle carrette avevano un sistema di sospensione del cassone, realizzato con cinghioni di cuoio o con catene. Ufficialmente la prima carrozza arrivo a Palermo grazie al reggente Vincenzo Percolla, anche se sembra che il primo possessore di carrozze a Palermo fu il banchiere Nicolò Gentile , nel 1570.
All’inizio il nuovo mezzo di trasporto stento ad affermarsi, infatti nel 1647 , tra pubbliche e padronali, a Palermo ne circolavano solo 72. Ma in seguito la diffusione fu tumultuosa , soprattutto tra i nobili. Possedere una carrozza era considerato una specie di status simbolo. Iniziò una frenetica gara per possederne almeno una . Se ne costruivano di ogni dimensione e tutte riccamente adornate. Inoltre i servitori, che accompagnavano i loro nobili padroni erano vestiti con ricche uniformi , come anche i cavalli erano adornati da preziose gualdrappe di velluto . E così, nei giorni di festa, il nobile con tutta la famiglia, riccamente vestiti, uscivano con la loro carrozza monumentale trainata da uno ma anche da due, quattro e anche da sei cavalli. Considerando la grandezza degli ingressi dei palazzi spesso le carrozze avevano qualche difficoltà a uscire o entrare dal palazzo padronale, allora i nobili proprietari , invece di ridurre le dimensioni delle loro carrozze ….. ingrandirono le entrate dei loro palazzi. E se c’era qualcosa che ostacolava la manovra della carrozza, nessun problema.
A Piazza Croce dei Vespri nel 1782 venne spostata in un angolo della piazza, la colonnetta di marmo con in cima una croce in ferro, eretta in ricordo delle vittime dei Vespri siciliani, in quanto impediva un agevole passaggio alle grandi carrozze che si recavano nell’adiacente Palazzo Valguarnera. Purtroppo le strade della città non permettevano una tranquilla passeggiata di tali ingombranti “monumenti” mobili. Spesso si assistevano a furiosi e indecorosi litigi tra i conducenti e i servitori di tali carrozze per problemi di precedenza. La carrozza di un principe non poteva certo dare la precedenza a quella di un semplice barone. Qualche volta in tali litigi intervenivano anche i nobili passeggeri , che , dimostravano in queste occasioni che,a parolacce, non erano secondi a nessuno nemmeno ai loro servitori, tanto che spesso era difficile capire chi fosse il nobile e chi il “vastaso”. Naturalmente anche il vicere, il pretore e i senatori vollero avere la loro carrozza, chiaramente all’altezza del loro rango.
E quando non si avevano soldi sufficienti per comprarne una nuova ci si affidava alle carrozze di “seconda mano”. Purtroppo , qualche volta, si prendevano delle fregature, per esempio il Senato palermitano acquistò per 380 onze dal principe di Scordia una carrozza “usata”. Ma tale usato non doveva essere tanto “sicuro” visto che si dovettero spenderne 50 onze per vari rifacimenti. Nelle principali feste, religiose e civili, era uno spettacolo vedere tutte queste carrozze sfilare per il Cassaro, in un ben preciso ordine. Prima la carrozza del Vicerè, poi quella delle autorità municipali e poi quelle dei nobili, in ordine d’importanza. E spesso i cittadini, a secondo di tale ordine capivano se un nobile, o una casata, era caduto in disgrazia. Molti di questi nobili si indebitarono pesantemente per colpa del costo di queste carrozze, e forse anche questo contribuì al declino economico della nobiltà palermitana. Naturalmente esistevano anche carrozze più sobrie, per la borghesia, e anche da noleggio. Inoltre, anche le famiglie nobili avevano le carrozze “per tutti i giorni” chiaramente più maneggevoli, che venivano usate anche per lunghi viaggi. Nel 1782 di carrozze ne circolavano ben 784.
Nell’ottocento, forse anche a causa della crisi economica di molte famiglie nobili, le carrozze cominciano ad essere più sobrie e funzionali e, soprattutto, meno “barocche”. Per quanto riguarda il trasporto pubblico cominciarono a comparire i primi Omnibus a cavalli , sostituiti in seguito dai tram. Ma anche il trasporto extraurbano subì profonde trasformazioni. Così scriveva il Giornale di Sicilia il 29/4/1863 “Grato e commovente spettacolo fu quello di ieri e tale da non potersi facilmente ritrarre a parole, perocchè senza tema di esaltazione dir possiamo che tutta la popolazione palermitana e quella dei circostanti villaggi festeggiò siccome grande avvenimento l’inaugurazione del primo tronco di via ferrata che da Palermo conduce a Bagheria”. Era arrivato il treno pure in Sicilia. Da allora la carrozza non ebbe motivo di esistere.