E’ stata riconsegnata alla fruizione della cittadinanza la villetta ottocentesca di Piazza Lolli.
L’intenso lavoro di riqualificazione e manutenzione, durato oltre un anno, è stato realizzato nell’ambito del Piano triennale delle opere pubbliche 2015 – 2017 ed è costato circa 420 mila euro, tra opere stradali e strutturali (circa 245 mila euro) e per gli spazi verdi e l’arredo (175 mila).
Nel dettaglio, il restyling ha riguardato l’allargamento della superficie del giardino, il ripristino della pavimentazione dei vialetti e delle orlature delle aiuole, la sostituzione dell’impianto elettrico (ora con luci a Led), la ristrutturazione di quello idrico con la realizzazione di un sistema di irrigazione per le aiuole, la sistemazione delle caditoie e dei canali di scolo, l’eliminazione delle vecchie fontane che si trovavano al centro della villetta e la costruzione di 4 vasche cilindriche, 2 delle quali serviranno per immagazzinare l’acqua per l’impianto di irrigazione, oltre alla piantumazione di nuove piante.
A realizzare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, l’impresa privata D’Anna Geometra Giuseppe, vincitrice della gara d’appalto.
Sembra una cosa fatta bene. Vediamo quanto deve durare …
Ma ragazzi…. non per voler fare il solito disfattista… ma dove stanno le differenze? La fontana quadrata è diventata tonda?
Guardando le foto su googlemap, si vede benissimo che l’impianto è rimasto tale e quale, la sola differenza al momento, sta nel prato appena collocato e negli arredi non vandalizzati… ma dico io… un altra, l’ennesima occasione persa, ci sono i soldi ma non ci sta la cultura progettuale, si poteva osare un po di più per rendere un giardino urbano contemporaneo… invece ci ritroviamo lo stesso giardino di un secolo fa… comprese le forme delle panchine… Complimenti vivissimi… Che delusione
Io invece penso che stavolta le cose siano state fatte bene. Si è trattato di rifare il look ad una villetta ottocentesca che tale deve restare. Ogni cosa appartiene alla sua epoca e, a meno che non sia qualcosa di deturpante, non c’è alcuna necessità di stravolgere tutto per renderlo “contemporaneo”. Il contemporaneo va creato ex novo o al massimo rimodulando cose che siano davvero brutte, tenendo conto del contesto in cui lo si inserisce, quindi di tutto l’insieme che sta attorno. Tutte le più grandi città italiane, compresa Palermo, hanno il cruccio delle estese periferie da recuperare in toto. Lì eventualmente si potrà dare ampio spazio al contemporaneo. Ciò che è “storico” chiede solo di essere mantenuto e valorizzato.
Più che rendere contemporanea la villetta di Piazza Lolli, che in rapporto allo stile architettonico ottocentesco dell’ex stazione ferroviaria, poco ci starebbe, mi preoccuperei sammai di rimodulare gli orrendi casermoni anni ’60 che soffocano ciò che lì è pregevole. Quanto spero che un giorno si possa iniziare a parlare anche di interventi di questo tipo! Palermo avrebbe bisogno di far pace con se stessa, ricucendo la frattura determinatasi nella seconda metà del XX secolo, rimediando per quanto possibile ai danni prodotti dal “sacco”, che non sono stati meramente estetici ma di fatto hanno scioccato, confuso e imbarbarito un’intera comunità; una comunità fatta oggi di nuove generazioni nate e cresciute nell’errata convinzione, quindi nella paranoia, che Palermo faccia, sempre farà e sempre abbia fatto schifo; una comunità che dunque oggi ha difficoltà a riconoscere se stessa. Palermo a distanza di un bel po’ di decenni non è ancora riuscita ad elaborare il trauma. Rimugina ma non elabora. Speriamo che questa bellissima, “storicissima” ed importantantissima città del Mediterraneo possa un giorno esser dimessa del centro neuropsichiatrico in cui è finita.
Da notare come a Palermo fin troppi palermitani mostrino di sentirsi “londinesi mancati” :-), nati e cresciuti a Palermo soltanto per sbaglio. Anziché conoscerla ed esserne fieri (senza per questo distogliere lo sguardo dalle criticità), la vivono con una sorta di pudore, un imbarazzo, dilaniati fra l’amore e l’odio. Questa è traccia netta ed inequivocabile di un grave problema che la comunità ha sviluppato nella propria percezione identitaria, nel senso di sé. Una specie di disturbo bipolare collettivo di cui gli effetti più manifesti sono una diffusa esterofilia, un gravoso disinganno rispetto al futuro e una sorta di autolesionismo attuato al presente. A mio avviso, sono proprio questi, in ultimo, i danni più gravi che fecce dell’umanità come Ciancimino e compagni di merende, assieme a palazzinari locali e romani, hanno arrecato alla comunità palermitana. Se i palermitani riscopriranno nuovamente il pieno orgoglio di essere palermitani, la città finalmente guarirà alla radice, e ciò giungerà a manifestarsi anche sensibilmente, riportando Palermo al livello che le appartiene di diritto, soddisfando dunque quella che è la sua autentica vocazione. Coscienza, cultura e bellezza costituiscono la chiave di volta.
è un palmeto molto antico sopravvissuto alla guerra, al sacco e alla stazione stessa. la densità di palme e, delle sterculie è molto alta, qualsiasi intervento “contemporaneo” avrebbe dovuto tenere conto di questa caratteristica. a inizio novecento nacquero molti palmeti. in città ne resta traccia a villa bonanno, a piazza lolli e al politeama. anche alla zisa era previsto un palmeto, anche se poi si scelse il progetto attuale, molto discutibile sul piano estetico.
il palmeto del foro italico era molto più recente, ma fu distrutto dal punteruolo.
nessuno trova alcunché di stucchevole nella filologia e nel ripristino degli edifici del centro storico. chissà perché una piazza storica non debba essere preservata anch’essa nel suo impianto generale, come si fa con un qualsiasi palazzo storico.
altro discorso va fatto per il villino florio, dove un presunto ripristino del giardino orginario ha trasformato lo spazio in un deserto. ne parlava anche il prof. barbera.
Complimenti … immaginate anche Piazza Indipendenza così .. in pieno percorso arabo-normanno! … Invito caldamente Mobilita-Palermo a proporlo!
Sapurito.
Quando le linee rette non sono davvero necessarie, scegliere di costruire con linee curve fa piccoli miracoli come questo. Bello anche il colore bianco.
Athon, ho come l’impressione che tu ti riferissi a me nel tuo commento… Bene posso dirti che io non sono un esterofilo o meglio lo sono solo in rapporto alle cose positive che si possono apprendere dall’estero… Poi da architetto ed urbanista, colgo sempre l’occasione per ricordare che l’architettura è uno dei tanti linguaggi che l’uomo ha inventato per dimostrare la sua creatività, e quindi come tale si evolve con il passare dei secoli… se così non fosse ci saremmo ritrovati a ammirare e conservare solo dolmen… <se da questi siamo passati alla colonna, all'arco i pilotis e tutte le forme che nel corso dei secoli abbiamo conosciuto è perche per fortuna ci si evolve.
Vi rendete conto che le ultime opere davvero interessanti, tranne qualche rarissimo esempio, vedi la nuova cittadella giudiziaria, sono le architetture Littorie????
No, il mio è stato un tentativo di analisi generale. Ti assicuro che non ho pensato neanche per un attimo ad un riferimento specifico. D’altra parte non avrei avuto nessun elemento su cui fondare un’affermazione del genere. Non sono competente di architettura e urbanistica, se non nella misura di una passione per l’arte e il bello, quindi su queste materie avrei tutto da imparare da te. Per il resto, anch’io apprezzo il contemporaneo, ma abbiamo estese e fatiscenti periferie da recuperare e da riconnettere alla città. Penso che siano proprio queste le zone che si presterebbero eventualmente a dare libero sfogo alla fantasia e alla creatività dei giorni nostri. Le cose da farsi potrebbero essere tantissime, e la veste architettonica di Palermo, già variegata di suo, si arricchirebbe di un nuovo linguaggio. In tal caso anche la generazione di oggi (penso che tu sia giovane come me), lascerebbe qualcosa ai palermitani di domani, e sarebbe fantastico se ciò avvenisse davvero.
La vecchia fontana è stata rimpiazzata con qualcosa di gradevole ed economicamente meno costoso.
Si è rimossa una fontana che si riempiva di bottiglie e rifiuti e si è inserita una grossa aiuola centrale sicuramente più appetibile
Ciao Athon, Ciao Cirasadesigner….. mi sorprende che non vi capiate proprio Voi Due, perchè spesso leggendo i vostri commenti comprendo che siete tra quelli che amano l’arte e il Bello in generale….
Dico la mia:
Premessa: amo sia l’arte antica, sia quella contemporanea…. e penso che Solo una “maniacale” ricerca del Bello potrà riportare Palermo fuori dal tunnel della bruttezza nel quale è caduta dagli anni 50 in poi….
…..il giardinetto non è male, ma sono d’accordo con Cirasadesigner quando dice che si sarebbe potuto fare molto di più…. infatti non vedo niente di straordinario in questi interventi, tra l’altro anche un “pò” troppo costosi…. ma allo stesso tempo sono anche d’accordo con Athon quando dice che bisognerebbe osare di più in particolar modo quando si fanno interventi che partono da zero….ex novo….e sono d’accordo sempre con Athon quando sostiene che in certi casi non sia necessario stravolgere tutto….
Però… però… però… ci tengo a sottolineare che in molti casi è un bene essere esterofili…. dove voglio arrivare?
Nei secoli passati molti degli aristocratici di tutta Europa, in particolar modo quelli che volevano crescere e che volevano vedere crescere i loro paesi d’origine, facevano il “viaggio in Italia” per imparare dai grandi architetti italiani, dai pittori italiani, dagli scultori italiani…. e molti di quei viaggiatori, una volta tornati nei paesi d’origine, resero migliori e più belle le loro nazioni…. ma dal novecento in poi le cose sono cambiate infatti gli architetti più importanti italiani spesso hanno iniziato a lavorare all’estero….e in generale purtroppo il Meglio dell’arte contemporanea influenza molto di più New York, Londra, Berlino, Parigi, Dubai…di quanto influenzi l’Italia… e per tutti questi motivi, sono esterofilo….. vorrei vedere alcune cose interessanti e belle che stanno accadendo in altre parti del mondo anche a Palermo…. sono esterofilo per Amore di questa città…. e penso anche che il punto di vista di chi non vive a Palermo sia prezioso per tutti Noi…. Non scordiamoci Mai che che sono stati i Greci, gli Arabi, i Normanni, gli Spagnoli che hanno arricchito la Sicilia con tanti bei monumenti…
Athon condivido moltissimi dei tuoi interventi…. ma credo che sia un bene cercare di essere un pò esterofili….e di esserlo in ogni campo…. anche in politica… ad esempio mi piacerebbe avere a Palermo un sindaco come quello di Dubai…. ma forse la sto sparando troppo grossa, ed allora rimango in Italia… mi piacerebbe che Palermo avesse un sindaco come quello di Torino…. e vorrei anche che il prossimo sindaco di Palermo possa anche fare quello che fanno un pò tutti i sindaci delle grandissime città del mondo… in altre parole spesso in quelle città, pur di renderle ancora più belle, si rivolgono per realizzare opere pubbliche ai grandi architetti stranieri…. ad esempio Renzo Piano ha realizzato molte cose all’estero… mi piacerebbe che qualche architetto spagnolo (o francese o arabo etc) possa abbellire Palermo…. perchè no???
….ciò non significa che sono esterofilo al 100 per cento……..e ovvio poi che, se ci fosse a Palermo qualche GRANDE architetto palermitano, magari anche poco conosciuto, noi tutti speriamo che possa lavorare e aiutare la nostra cara Palermo a crescere….e a diventare più bella…. e se ci fosse un candidato sindaco palermitano in gamba spero che possa venire fuori a vincere le elezioni…. ma se non c’è, preferirei anche un sindaco indiano o polacco…. chiunque…. purchè qualcuno veramente intenzionato a migliorare questa città….
Friz, credo che con cirasadesigner ci siamo vicendevolmente capiti. È stato solo un tranquillissimo scambio di punti di vista. Qui nessuno potrebbe millantare di possedere la Verità. Ognuno di noi ha delle competenze specifiche e fa leva su quelle. Ognuno contribuisce un po’. Conosco i commenti di cirasadesigner, e anche i tuoi, friz, e devo dire che mi trovo spesso d’accordo.
Per il resto, non sono affatto contrario ad uno sguardo che si rivolga anche al di fuori dei confini dell’Isola o dei confini italiani, anzi.
Friz, hai del tutto ragione quando dici che la Sicilia si è arricchita in modo impressionante proprio per i tanti contatti e l’accesa curiosità, tipica del sentimento insulare, verso l’alterità.
Se ci pensiamo la Sicilia non ha mai generato una civiltà propria, in modo ontogenetico, da sé, indipendentemente dagli altri. Eppure ci ritroviamo ad avere un’identità fortissima e riconoscibilissima dall’esterno, perchè abbiamo preso elementi disparati da ogni dove e li abbiamo ricreati e fatti nostri in modo sincretico e originalissimo.
Lo stesso fertile humus culturale della Sicilia, che ha trovato e trova tuttora uno dei suoi picchi più alti nell’eccezionale famelicità letteraria dell’Isola (quanti importanti letterati ha dato e continua a dare la Sicilia? Quasi non si possono contare, e non si tratta solo dei premi Nobel Pirandello e Quasimodo, con l’aggiunta magari anche di Verga, De Roberto, Brancati, Bufalino, Consolo e Sciascia … In realtà sono innumerevoli! Ce ne sono un sacco, e sono tutti importantissimi. Chi è competente in materia, lo sa), ha trovato la sua origine profonda nel mix esplosivo “isola/sentimento insulare+fecondo contatto con gli altri”, o potremmo dire “senso di chiusura/fierezza+ senso di apertura/curiosità per ciò che si trova al di là del mare”.
Propongo qualche citazione che magari può contribuire a rendere un po’ chiaro ciò che intendo dire:
«La Sicilia è indubbiamente una delle due grandi isole letterarie del continente, l’altra è l’Irlanda. Entrambe hanno un’importantissima tradizione di scrittori e poeti, al punto che si dovrebbe riflettere sul legame specifico che esiste tra la condizione insulare e il bisogno di scrittura. Un bisogno spesso strettamente legato al tema della nostalgia, visto che, quando gli scrittori vivono lontani dall’isola natia, sublimano la nostalgia attraverso la scrittura.» (Daniel Pennac)
«Forse c’è una immagine stereotipata della Sicilia e della mafia che proviene da film come Il Padrino, ma penso che per la maggior parte delle persone la Sicilia sia molto più di questo. Gran parte di quanti mi circondano, con cui ho la possibilità di confrontarmi, pensa ad una bella isola di cultura con una miscela di selvaggio e di sofisticato, con una ricca e propria storia, un travagliato rapporto con il continente d’Italia, che in qualche modo ricorda il rapporto tra l’Irlanda e la Gran Bretagna. La sorprendentemente ricca eredità letteraria ricorda proprio l’Irlanda. […] Sono curioso di scoprire perché la Sicilia ha prodotto così tanti scrittori di livello mondiale, quando il continente d’Italia è riuscito a fare ciò a stento. L’Italia ha una magnifica tradizione artistica, naturalmente, e nell’era moderna una grande tradizione cinematografica, ma deve molto alla Sicilia per i grandi scrittori.» (Kazuo Ishiguro)
«Avete un po’ la vocazione a piangervi addosso, ma Rosa fresca aulentissima, la prima espressione poetica della lingua italiana, è vostra, siete imbattibili per la cultura, la letteratura, la cucina. Per la corruzione purtroppo non avete nessun primato, l’Italia intera soffre di corruzione e i corrotti quando si incontrano si riconoscono subito.» (Dario Fo; qui un aneddoto: vinse il premio Nobel per “Mistero Buffo”. Qualche anno dopo qualcuno riscoprì in una soffitta di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, una raccolta di novelle intitolata “Le Parità e le storie morali dei nostri villani” dello scrittore ed antropologo siciliano Serafino Amabile Guastella. Si fece dunque notare a Dario Fo che il suo “Mistero Buffo” risultava ricalcato proprio sulla raccolta di Guastella, in particolare sulla novella “La nascita del giullare”, sebbene il testo di Fo fosse scritto in “dialetto lumbard”. Fo ammise candidamente di averla tradotta dal siciliano! Anni prima si era infatti trovato a Chiaramonte Gulfi, aveva letto l’opera di Guastella e l’aveva tradotta. Chi volesse approfondire legga qui: http://www.archivio.francarame.it/scheda.aspx?IDScheda=16264&IDOpera=106)
«Adoro la Sicilia. Non vi rendete conto di stare su uno scoglio di importanza strategica: cosa c’è di meglio delle invasioni per accrescere la civiltà?» (Lina Wertmüller)
Dunque lo sguardo sugli “altri” e i contatti con l’alterità sono positivi al massimo.
Tornando quindi al discorso sull’esterofilia, credo sia opportuno a questo punto definire con chiarezza il concetto. Non si tratta semplicemente di “uno sguardo che si rivolge all’altro per cercare di prendervi qualcosa di buono”. Se fosse solo questo, come si suol dire “tuttu bonu e binirittu!”. L’esterofilia si configura invece, purtroppo, come un’eccessiva, esagerata, ammirazione per tutto ciò che si fa o si pensa all’estero. La sociologia la definisce come una “sudditanza psicologica” nei confronti di ciò che è straniero, generata da un grave senso di inferiorità sul piano identitario.
È questo che mi rammarica osservando e sentendo parlare molti, troppi, palermitani. È in questo che ho individuato un problema.
Un conto è guardare al mondo con equilibrio, prendendone il meglio e facendolo proprio, sempre mantenendo la fierezza della propria identità (come ha sempre fatto la Sicilia. Tra l’altro il problema che ravviso sembra riguardare più Palermo nello specifico che non il resto della Sicilia); un altro è invece guardare all’estero, ritenendo che tutto il meglio, o quasi, si concentri “lì”, e che tutto il “vuoto” e lo “schifo” invece si concentrino “qui”.
Tante volte mi è capitato di parlare con coetanei palermitani che per aver fatto due, cinque, otto viaggetti in qualche capitale d’Europa o magari a New York, mostrano quindi di sentirsi “cittadini del mondo”… 🙂 E poi però ti accorgi che non sanno niente di Palermo o della Sicilia. Gli citi “Nottetempo casa per casa” di Vincenzo Consolo, giusto per dirne una, e non sanno cosa sia e talvolta addirittura non sanno nemmeno chi sia Consolo. Giuro che mi è capitato.
Non si può essere “cittadini del mondo” se non si mantiene forte la coscienza della propria identità, non si alimenta la conoscenza della propria cultura e non si possiede una solida fierezza delle proprie radici. Cosa può dare al “mondo” chi arriva lì a mani vuote?! Con quanta insicurezza ci si muoverà se si è carenti di identità o se la si possiede alquanto dilaniata? C’è gente (ovviamente non tutti per fortuna) che quando va non dico all’estero ma già solo fuori dalla Sicilia, ha quasi imbarazzo a dire che è di Palermo! (si tratta di un “disturbo” tutto palermitana. Da nessun’altra parte esiste un “dramma identitario” del genere!). Per integrarsi con chi palermitano non è dunque si finisce col cadere nell’ imitazioni a pappagallo, magari inconsapevolmente, atteggiandosi “a pesce di mare che si è ritrovato purtroppo a nascere in un lago” [non so se sono capace di suggerire l’idea]. In casi del genere si finisce solo, al massimo, con l’essere fagogitati ed assorbiti dal mondo, mantenendo irrisolto il “pudore” della propria origine, e questo non è “essere cittadini del mondo”. Equivale solo a non avere possenti radici.
Grazie Friz per le tue parole, anche io del resto leggo sempre con interesse i tuoi post, il mio post non voleva essere polemico nei confronti di Athon, che anche io stimo…
e di sicuro non sono in grado di fargli da maestro.
Da architetto e quindi in qualche modo esteta, grido di dolore perche continuando così non avremo più la capacità di riconoscere e valutare il bello.
Come gridava il grande Peppino Impastato, le scuole dovrebbero insegnarci a riscoprire il bello in tutte le sue forme, e solo allora sapremmo forse in parte risolvere i problemi della nostra città.
Friz tu parlavi dei grandi architetti italiani che fanno le loro opere solo all’estero… ebbene ci sta un motivo di fondo.
La visione che si ha in questi decenni dell’architettura in Italia, molte volte mortificata da incompetenti che occupano poltrone di potere nelle varie Soprintendenze, hanno fatto della nostra nazione un posto dove è impossibile fare dell’architettura sopratutto per quanto riguarda le opere pubbliche o il mantenimento dei nostri centri storici.
Se Renzo Piano opera all’estero c’è un motivo, qui la sua professionalità non è riconosciuta e devo dire tra le altre cose, che le poche cose che è riuscito a fare in Italia, a Genova in particolare, non sono certo tra le migliori del suo portfolio, proprio per questi limiti che ci impongono….
Realizzare nuove opere, dare forma a nuove architetture, serve già alla base affinché le stesse verranno risparmiate da vandalismi in futuro. Faccio sempre in questi casi un esempio concreto, banale se volete, ma segno tangibile della nostra psicologia interiore.
Se tu fai qualcosa di bello automaticamente quella cosa si guadagna il tuo rispetto, se fai qualcosa senza valore, troverai subito qualcuno che la distrugge o la imbratta.
Sappiamo già che fine farà quel prato, sappiamo già che fine faranno quelle panchine, allora mi chiedo????? perche non progettare diversamente.
Gaudi a Park Guell, fece delle panchine con ceramiche di risulta, ebbene dopo più di cent’anni quei luoghi sono diventati patrimonio dell’Umanità, anche qui si poteva fare qualcosa di diverso e proprio questa diversità avrebbe salvato questo spazio,
Con questo non dico che si sarebbero dovute sradicare le palme, ma magari dare una forma a questo spazio intorno alle stesse, e sopratutto facendo di questo spazio, un luogo…
Spero di essere chiaro nella mia esposizione.
Palermo sarebbe un cantiere aperto ed insieme laboratorio se solo si intraprendesse una seria politica di riqualificazione urbana, magari il prossimo Sindaco, anche perche Leoluca è evidentemente arrivato al capolinea, dopo aver fatto rinascere la città all’epoca della sua Primavera…
Spero con tutto il cuore che si possa riprendere quel circolo virtuoso, che renderebbe la nostra città, quello che è già, una delle città più belle del Mediterraneo….
Buongiorno Athon,
vedo con stupore che rispondi al post alle 2 passate della notte e per questo ti ringrazio doppiamente, se non avessi trovato interesse a farlo non lo avresti fatto manco in ore più consone.
Devo dire che il tuo post mi è piaciuto moltissimo, si vede che gli studi hanno avuto effetto… ahahahah
A me piace confrontarmi con qualcuno che può darmi qualcosa, diceva mio nonno… “iunciti cu cu è mejuo di tia e appizzaci i spisi”…
Mi scuso con i cultori del siciliano, purtroppo non conosco la mia lingua e me ne rammarico, considerando poi che io ho radici un po miste, tra l’agrigentino e il palermitano, e sappiamo bene che differenze possano esserci.
Tornando al mio discorso mi piace fagocitare il sapere con un atteggiamento famelico e quindi per questo ho apprezzato il tuo post.
Spero di riavere ancora il futuro l’occasione di confronto con te, perché questo si trasformerà in quella sinergia nella quale tanto credo e che fa della mia missione professionale un credo. Grazie ancora Athon
Salvo
Ciao cirasadesigner, (complimenti per il nick! Troppo bello! 😉 )
Sì, il discorso mi ha preso. Mi premeva chiarire meglio ciò che intendevo dire.
Ci saranno altre occasioni per confrontarci ancora. I ragazzi che hanno creato anni fa questa piattaforma hanno avuto un colpo di genialità! Infatti, a parte un paio di utenti che se dovessero improvvisamente privarci del proprio “contributo”, se ne farebbe a meno serenamente :-D, chi vi partecipa è in genere gente preparata e competente, ognuno con le proprie “specialità”; c’è un movimento intenso di idee, e i discorsi sono spesso vicendevolmente profittevoli. Grazie a te. Angelo
Grazie per il nick, a questo punto mi piacerebbe scambiarci le mail… o un contatto su Facebook per poter essere più interattivi.
Salvo Cirasa
Ciao Athon e ciao Cirasadesigner….. leggendo questi vostri ultimi commenti ho avuto conferma di quello che ho sempre pensato: la nostra cara Sicilia ha ancora uno splendido futuro davanti a se….. occorre solo cambiare la classe politica…. e speriamo che nella prossima tornata elettorale possano essere eletti dei politici che comprendano la grande importanza di rendere ancora più bella Palermo….cosa fondamentale per rilanciare una città….o un’isola…..o una nazione….
…..e poi Athon mi parli anche di letteratura….ed è come se mi invitassi a nozze….. e poi mi parli dei GRANDI siciliani… Sciascia…. Bufalino… Brancati…. e aggiungo Cammilleri…. etc….etc….. e quando sento parlare dei GRANDI la fantasia vola….
…..so che negli anni 70 c’era il motto “la fantasia al potere”…..ma purtroppo questo non è mai avvenuto…. mi auguro che il prossimo sindaco di Palermo possa essere una persona Nuova…. uno che possa incarnare questo concetto: la Fantasia e la Creatività al Potere….. sarebbe ora…. e se fossi un DJ metterei Wind of Change degli Scorpions…. sì, Palermo, e tutta la Sicilia… merita un sorta di VENTO DEL CAMBIAMENTO….
Troppo buono Friz, davvero mi fa piacere poter condividere le mie idee in questo modo.
Come possiamo fare per scambiarci i contatti? Io metto la mia mail, sperando di non infrangere nessuna regola, ho provato a guardare sul sito se si può o meno risalire alle mail egli utenti ma non ci sono riuscito.
Mi farebbe piacere poter avere l’occasione di confronto con Friz e Athon
[email protected] o [email protected]
come immaginavo, mi scuso coi i ragazzi della redazione, ma se potete aiutarmi in qualche maniera nella mia richiesta ve ne sarei grato.
Non male, mi piace.
Rimango solo un poco perplesso sull’uso del prato inglese; ho visto ad esempio che in Andalusia, che ha una ambiente molto simile al nostro, puntano molto sulla macchia mediterranea, in genere nuda terra con palme e piante grasse, con un effeto molto colorato ed “esotico”, pur essendoci anche spazi con prato inglese (ma molto curato), addirittura fino a bordo mare.
Da noi il prato inglese purtroppo dura semprepoco, da un lato si riempe di escrementi di cane, da un lato non viene innaffiato come dovrebbe.,, non capisco se si tratta di incuria o di poca competenza dei giardinieri.
In ogni caso, l’effetto finale non è male, sopratutto in relazione allo stato di degrato degli anni scorsi.
Speriamo che riescano ad integrare bene la fermata della metro e si attivi (finalmente) il ripristino della stazione Lolli.
@phrantsvotsa… gli esempi che citi in Spagna sono sinonimo di progettazione, progettare qualcosa, sopratutto quando fai qualcosa di esterno, comporta anche il consiglio da parte di professionisti del settore, essere architetto, architetto paesaggista, non significa avere le stesse competenze di un botanico…
Li in Spagna, evidentemente sono più professionali e si servono di persone competenti per realizzare qualcosa.
Se si chiama “prato inglese”, credo ci sia un perché… come dici tu, non mancano le specie autoctone per realizzare qualcosa di altrettanto lussureggiante qui da noi, altrimenti il nostro Orto Botanico non esisterebbe nemmeno, è normale che questo prato fra poco sarà solo un ricordo, vista la cura che hanno gli spazi verdi in città, ma di sicuro solo da un punto di vista economico, prevedere di innaffiare regolarmente questo spazio avrà un costo che non sarà supportato a distanza.
Quanto dicevo nei precedenti post, trova nella tua osservazione un ulteriore affermazione…
Architetto, Agronomo,Paesaggista, Urbanista??
Che belle parole….ma purtroppo a Palermo prive di significato.
Quà esiste una sola professionalità; il geometra…anzi U GEOMETRO 😉
A Palermo gli architetti vanno tutti via, o si accontenato di lavoretti poco gratificanti; quelli che rimangono si occupano di pratiche di sanatoria o di ristrutturazioni di interni…o fanno i webdesigner.
Palermo purtroppo è una città che dagli anni 60 in poi ha riflettuo la visione urbana tipica del “geometria”; palazzi quadrati, di edilizia intensiva, malfatti e squallidi…ovviamente grazie alla mafia, che però, non dimentichiamolo ha avuto la collaborazione di gran parte della città; i nobili che hanno venduto le loro ville ai palazzinari, e il popolino che ha lavorato in questo sacco come manodopera, spesso non qualificata (ancora oggi esistono persone che rimpiangono quel periodo, in cui “i picciuli giravano e travagghiàvamo tutti).
E purtroppo non mi pare che negli ultimi anni questa deriva verso lo squallore si sia fermata..il sacco si è fermato, è vero..ma quando si costruisce si ricade negli stessi errori di sempre; è infatti di questo decennio quel capolavoro del giardino della Zisa…che vogliono spacciarlo per giardino arabo (BESTEMMIA!)
Guardate l’Alcazar di Siviglia…quello si che è un giardino arabo….il nostro è solo un pallido riflesso!
http://www.thegreenrevolution.it/wp-content/uploads/2013/04/vista.jpg
Ed è recentissimo quell’obbrobrio raggelante del roseto…per non parlare del meraviglioso parco adiacente, divenuto uno splendido lounge bar per la palermobbene!
Ma la nostra città ha bisogno di un cambio di rotta; l’architettura, quella vera, deve tornare ad essere il tema dominante.
Quà una ristrutturazione bella e ben inserita, seppur nel suo carattere di rottura, come la Rinascente, rischia di diventare il capolavoro architettonico del 21° secolo a Palermo.
Io dico che è il momento di cambiare rotta, di cercare una nostra strada architettonica, diversa dalle altre, moderna ma mediterranea, funzionale ma bella…l’Andalusia ne è un esmpio!
Ecco perchè non riesco a capire questa rincorsa, per esempio, al prato inglese; la Sicilia fa parte della placca tettonica africana…altro che prato inglese.
Scusate lo sfogo…ma sono stanco di uscire da casa, guardarmi attorno e vedere solo il grigio, il degrado, e lo squallore architettonico.
https://www.facebook.com/arteide.org/photos/?tab=album&album_id=1239841906037299
qualche gg fa avevo commentato con un post questo luogo, con queste immagini spero sia più chiaro il senso delle mie parole
Ecco i piccoli-grandi miracoli che si possono fare con una buona matita e un po’ di umorismo!
Le città dovrebbero essere piene di oggetti sorprendenti come quelle meravigliose panchine di Arteide al punto di farci quasi vivere in una dimensione fantastica-onirica-ludica e invece…economia e burocrazia che limitano qualsiasi cosa e ora pure tecnologia a tignitè. Te cca’ addivieittiti a taliari tutt’ainnata u smaitfon!
Ho visto anche io le foto .. interessante … bhe, è quello che avrebbero voluto realizzare al Foro Italico, in un certo senso .. esperimento mal riuscito .. se poi si va a vedere le condizioni in cui versa oggi l’arredo del prato, mi meraviglio che tutto sia lasciato così .. nel più totale abbandono!
Ciao Cirasadesigner, ho visto le foto che proponi nel link…. alcune di quelle panchine sono spettacolari…. e mi piacciono perchè chiunque le ha disegnate ha osato… ha rischiato…. io credo che in ogni settore artistico (pittura, scultura, architettura, video etc…) per fare la differenza si deve avere il coraggio di rischiare…. se uno non rischia nulla si finisce per ripetere all’infinito, con qualche piccola modifica, quello che è già stato fatto da altri…. speriamo che possano nascere negli anni a venire degli spazi pubblici a Palermo dove il meglio della modernità, con la sua grande carica creativa, possa trovare espressione….. ……è giusto preservare e custodire il nostro glorioso passato, ma è doveroso abbellire anche oggi questa terra…. ovviamente usando una creatività contemporanea…