Il porto di Palermo ha visto la conclusione anticipata dei lavori di consolidamento e sicurezza delle banchine Vittorio Veneto sud e Santa Lucia sud, con lunghezze rispettivamente di 305 e 297 metri.
Un intervento volto a migliorare la stabilità e la sicurezza di queste strutture, costruite nei primi anni del secolo scorso, ha anticipato i tempi contrattuali.
Tale operazione rientra nelle iniziative promosse dall’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale per ottimizzare il funzionamento e la sicurezza del porto, in risposta alle crescenti esigenze generate dall’aumento del traffico crocieristico e delle dimensioni delle navi.
Il costo totale dell’opera è stato di trenta milioni di euro, finanziati tramite il Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, mirato a integrare le azioni specifiche del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza con risorse nazionali.
Prima dell’intervento, entrambe le banchine presentavano problemi di stabilità, con la Vittorio Veneto addirittura chiusa all’uso.
Il progetto di riqualificazione ha comportato un adeguamento alle nuove esigenze funzionali e alle necessità legate all’attracco delle navi da crociera.
Le banchine sono state consolidate, risolvendo definitivamente problematiche come cavità e sgrottamenti, e rese compatibili con i fondali più profondi previsti per il bacino (-12,00 m slm).
Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale, Pasqualino Monti, ha commentato: “Siamo un’entità appaltante molto efficiente nella realizzazione delle opere.
Il PNRR ha rappresentato un importante complemento agli investimenti inclusi nel nostro piano industriale a partire dalla metà del 2018.
Siamo soddisfatti non solo per aver completato e collaudato quest’ultima opera, ma anche per averlo fatto prima dei tempi previsti.
Attraverso il Fondo complementare abbiamo finanziato anche il consolidamento del molo Piave, che completeremo ancora una volta in anticipo il prossimo mese di giugno; con fondi PNRR, invece, stiamo procedendo con i lavori al porticciolo dell’Acquasanta, già consegnato alla ditta aggiudicataria, e all’Arenella, in fase di appalto.
Inoltre, continuiamo con i lavori di cold ironing, ossia l’elettrificazione delle banchine, nei porti di Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle.”
Interessante la notizia sui lavori nel porto, ma per piacere cambiate la foto che accompagna l’articolo ! E’ troppo vecchia !. Grazie
Bene, e ancora meglio quando si completerà l’elettrificazione delle banchine, per evitare che le navi da crociera in sosta debbano tenere motori accesi per tutto il periodo di permanenza in porto: tali emissioni vengono considerate una delle fonti più inquinanti per la qualità dell’aria delle città, oltre ovviamente alla ingente superflua produzione di CO2 e gas climalteranti. Ben vengano i turisti, che migliorano l’economia, ma meglio curiamo e miglioriamo anche la salute nostra e dei nostri figli e nipoti
@janmaris, dici bene, la salute dei cittadini al primo posto.
@Janmaris
Esiste una direttiva comunitaria volta alla elettrificazione delle banchine dei porti europei.
Non esiste ancora, invece, una normativa che imponga agli armatori di avvantaggiarsene.
Un po’ come avviene per i finger aeroportuali dove le compagnie aeree scelgono se usarli o meno, così gli armatori possono “scegliere” se allacciare le proprie navi in banchina alla rete di terra oppure mantenere accesi i generatori di bordo. Dipenderà essenzialmente dall’offerta economica che verrà loro riservata.
In mancanza di un obbligo, poco potrà fare il commissario Monti e ancor meno potranno fare Lagalla e la sua giunta. Come al solito, le nostre vite (e la nostra salute) saranno condizionate da scelte puramente commerciali operate dai grandi marchi (nel caso specifico dalle grandi compagnie di crociere, Carnival e MSC in testa).
Rimanendo nel merito della stabilità delle banchine, ritengo che la vera notizia non sia l’opera in se (fondamentalmente si tratta di straordinaria manutenzione di una struttura tecnologica) ma il fatto che, pur trattandosi di cosa pubblica finanziata da soldi pubblici, si sia giunti alla conclusione dei lavori in anticipo, senza intoppi e senza maggiorazioni.
L’essenza della notizia sta nella frase di Pasqualino Monti (che l’ENAV non ce lo porti via!): “Siamo una stazione appaltante efficiente”. Spero possa servire da monito anche ai nostri.
@audace, non sapevo. occorre allora spingere perché gli armatori spengano i motori e si attacchino alla corrente. l’offerta economica potrebbe consistere in tariffe convenienti (più convenienti che lasciar eil motore acceso). continuiamo a informarci sull’argomento, è vero che l’inquinamento navale è fra i peggiori per il centro città, i fumi si spingono fin dentro la città. il lungomare è anche penalizzato dal traffico pesante (camion) e delle macchine.
Grazie davvero, @Audace, per le utili e dettagliate precisazioni che in effetti ignoravo.
Concordo con te e con @punteruolorosso che è opportuno seguire la vicenda e, quando l’opera di elettrificazione verrà completata, cercare magari di spingere gli armatori ad adottare questa soluzione più salubre per tutti, eventualmente coinvolgendo Mobilita per fare un post su questo o, eventualmente, con una pubblica lettera aperta.
@Janmaris
Credo che l’unica strada percorribile sia l’obbligo a livello nazionale.
Se alla mia nave non è consentito tenere i generatori accesi a Palermo, poco importa! La faccio attraccare a Messina che non ha questi vincoli. I miei passeggeri se ne fregheranno, tanto è sempre Sicilia. Anziché portarli a vedere il templio di Segesta in 45 minuti, li porto al Teatro Antico di Taormina in mezz’ora. Per loro è lo stesso e io guadagno uguale.
Se poi a Palermo si scegliesse anche di incoraggiare un turismo un tantino meno mordi e fuggi, il discorso cambia. Con buona pace di Pasqualino Monti (che resta comunque un eccellente amministratore che ci ha regalato un pezzetto di normalità).
@Audace, temo che hai ragione, la cosa migliore sarebbe l’obbligo di legge a livello nazionale (o almeno regionale se fosse possibile, ma forse… sogno 🙂 ) .
E’ pur vero che se ‘Palermo’, con un po’ di bastone e di carota, dovesse imporre l’allaccio, magari comunque proponendo tariffe favorevoli, e ‘vendesse’ bene questa scelta all’opinione pubblica, costituirebbe un precedente; e ‘Messina’ ci dovrebbe pensare due volte.
Inoltre c’è di buono che oggi certi concetti ‘green’ e salutisti hanno anche assunto, magari opportunisticamente, un certo valore economico; e, se si facesse una buona campagna in tal senso, non mi stupirei che la MSC (solo per dire un nome qualsiasi già citato) decidesse di fare concorrenza alle altre compagnie “vendendo” nelle sue campagne commerciali che le sue navi adottano sempre la scelta degli allacci alle reti elettriche delle banchine per la salute di tutti e l’ecologia del pianeta.
Il mercato ha le sue leggi e le sue logiche: ma in qualche (limitata) potremmo cercare di sfruttarle per il bene comune!
@Janmaris,
In passato sono stato un operatore del settore. Posso affermare con discreta convinzione che sono ben altre le logiche che guidano le scelte di un armatore. E, credimi, sono molto meno illuminate e molto meno green di quanto si possa pensare. Gli armatori stringono accordi per la fornitura dei carburanti direttamente nei paesi di produzione. A loro vengono garantiti prezzi standardizzati che inglobano anche la tassazione (quando la pagano) applicata dal paese in cui viene materialmente effettuata la fornitura.
Allo stato attuale, è davvero difficile che in Italia la fornitura di potenza da terra possa essere più conveniente. Lo sarà forse in futuro, se e quando decideremo di investire di più sulle fonti rinnovabili.
Poi, per salvare la faccia green con il passeggero pagante, gli si fa fare un tour (anche quello a pagamento) nella centrale di collettamento e differenziazione dei rifiuti di bordo e gli si racconta quanto si è bravi a non inquinare recuperando finanche il più piccolo stuzzicadenti (salvo poi sversare tonnellate di liquami non trattati in mare appena si raggiunge l’adeguata distanza dalla costa).
Niente da fare. L’unica è l’obbligo normativo su scala nazionale (nella speranza che presto si sveglino anche i preposti organi sovranazionali).
Al cold ironing aggiungerei poi anche l’obbligo di sversare a terra, in appositi impianti, anche le acque nere. Salvaguardare anche l’acqua del mare contribuisce in qualche misura anche alla qualità della nostra vita. Avere poi un porto dalle acque limpide (Palermo gode comunque di un ottimo ricambio) non sarebbe male.
@Audace, temo proprio che hai ragione, anche considerando che conosci il sistema. D’altra parte, Tutte le grosse società usano le tecniche del cosiddetto “greenwashing”, ossia di cercare di ‘vendere’ e di ‘vendersi’ quanto si è bravi con l’ambiente, con piccole iniziative di facciata mentre in realtà si inquina in maniera stratosferica (e, ahimè, penso che solo gli aerei siano -forse- più inquinanti di una nave da crociera: per questo a PA mi muovo prevalentemente tramite quel tentativo di treno metropolitano, che comunque meno male che c’è: ho l’abbonamento annuale).
[E – scusate l’off topic – questo vale per le società come per i singoli: è inutile che si sentiamo ‘a posto’ perchè ‘ricicliamo le bottiglie’ (neanche il 10% della plastica mondiale viene riciclato): le bottiglie, ad es., non andrebbero proprio comprate! (sono fiero di usare le ‘caraffe filtranti’ da almeno 8 anni!); è ben poco utile differenziare se non promuoviamo la transizione verso l’elettrico e non scegliamo, per governarci ai vari livelli, chi mette queste tematiche fra le priorità, tematiche che riguarderanno sempre di più tutti noi e i nostri figli e nipoti, come ogni giorno sempre più ci ripetono i tecnici]