Uno di questi giorni di questo Agosto, per precisione lo scorso mercoledì 19 Agosto, mi sono trovato con degli amici di Napoli a far un giro nel quartiere Zisa.
Oltre il castello e l’attigua chiesa li ho portati a vedere il Villino Florio, in viale Regina Margherita.
Che fosse chiuso ahimè non era una novità ma lo stato di abbandono in cui versa è molto triste. Nel giardino pieno di sterpaglie è presente un cartello con il logo dell’Unione Europea su dei lavori in corso, ma tutto è come cristallizzato e fermo.
Ai turisti è toccato vederlo dalla cancellata, coperto dagli alberi e dai cespugli troppo cresciuti e varie cartacce e sporcizia sparsa.
Da vari siti leggo che è sede di rappresentanza della Regione Siciliana. La regione si presenta egregiamente infatti con una perla dello stile liberty palermitano abbandonata e chiusa.
Un’isola e una città che vogliono puntare sul turismo per attivare nuovi posti di lavoro come possono permettere che molti monumenti ed edifici storici rimangano chiusi nel regno dell’incuria?
Hai pienamente ragione.
Gli ultimi dati sul turismo hanno segnato un significativo +39% per Palermo, e a detta di chi si occupa del settore le presenze saranno destinate ad incrementarsi.
Considerato il recente riconoscimento Unesco e la crescita dell’interesse per Palermo, è improrogabile affrettarsi a creare un sistema integrato ed efficiente che consenta ai cittadini e soprattutto ai turisti di poter essere fruitori dei beni monumentali della città.
È assurdo, per esempio, che parecchie chiese vengano tenute chiuse, tranne che negli orari delle funzioni religiose. È scandaloso che alcuni palazzi nobiliari, assieme a tanto altro, come per esempio le Catacombe di Porta d’Ossuna e i qanat, non siano visitabili per buona parte dell’anno, tranne che per eventi “eccezionali” come “Palermo apre le porte” o “Le vie dei tesori”.
Ogni tanto salta fuori qualche iniziativa carina, come consentire la visita del tetto della Cattedrale o del tetto del Teatro Massimo o della cupola della chiesa del SS.Salvatore etc..etc… Peccato che ogni volta occorra affrettarsi per non perdere l’occasione, visto che tali iniziative in genere hanno una durata di 4 o 5 giorni con cadenza annuale.
Se ci si mette nei panni di un crocerista che sta in città per qualche ora oppure di un turista che, avendo programmato un tour completo della Sicilia, soggiorna a Palermo solo per un paio di giorni, ci si rende conto di come il problema da te evidenziato sia particolarmente serio.
Siamo semper al palo… E non ai blocchi di partenza come si direbbe di uno sprinter che si appresta a partire per i suoi 100 metri.
A Palermo bisogna veramante partire da zéro.
Come diceva Athon, eccetto dei periodi particilari e delle iniziative singole, non esiste nulla di strutturato in Città… Non esiste una PalermoCard che consenta l’accesso al circuito museale, non esiste una cartellonistica turistica che possa indirizzare i turisti, non esiste la possibilità di vedere le nostre meraviglie archiettoniche, che non sono solo quelle Arabo Normanne, non esiste nemmeno una stazione marittima degna del nome che consenta ai croceristi di essere serviti una volta scesi dalle navi, insomma bisogna veramente iniziare da 0…
E poi dicono che non ci sta lavoro… Se solo si volesse, questo settore produrrebbe migliaia di posti di lavoro, diretti ed indiretti con un indotto che spingerebbe ulteriormente l’offerta verso l’alto.
Mi riferisco alla ristorazione, ai rent car, ai bus turistici, alle guide turistiche ai risciò a pedali…. e chi ne ha più ne metta…
Insomma tutto quel corollario di code che farebbe di Palermo un luogo attrattivo alla pari di Barcellona o Palma di Maiorca, città raggiunte dalle stesse crociere alle quali dovremmo ispirarci.
Credo che il Gap, sia strutturale prima e culturale dopo… Tante cose debbono farsi in queste due direzioni… ma credo che non ci sia la volontà di farlo, perchè invece di gente capace ce ne sarebbe tanta…
Professionisti come il Prof. Carta dovrebbero essere incaricati dal Comune per rediggere un piano di sviluppo turistico, che tenga conto dell’urbanistica e della storia della nostra città…
Recentemente ho scoperto un meraviglioso paesino in provincia di Messina, sui Nebrodi. È San Marco d’Alunzio, uno dei Borghi più belli d’Italia. Sono rimasto eccezionalmente sorpreso, non solo dalla ricchezza del patrimonio storico-artistico, che si aggiunge a quello naturalistico, ma soprattutto dall’appassionata organizzazione dell’amministrazione e degli abitanti.
Sembrava la Svizzera!
Carininissimi cartelli informativi multilingue collocati in più punti del paese; percorso turistico tracciato con segnaletica orizzontale (il rosso per le chiese, sempre aperte, il blu per i musei, sempre aperti, il verde per i sentieri naturalistici, l’arancione per le attività commerciali e per la ristorazione); funzionali deplian turistici reperibili dovunque e in qualsiasi momento; guide turistiche a richiesta, tra l’altro gratis per chiese e musei (a pagamento per i percorsi naturalistici); raccolta differenzata con cestini multicolore etc…etc…
Queste e altre ragioni mi hanno fatto capire come mai il piccolo ma incantevole paesino nebroideo fosse pieno zeppo di entusiasti turisti stranieri.
Hanno addirittura quattro musei! Musei non tanto per dire ma con la “M” maiuscola.
Basti pensare che il Museo greco-romano di San Marco d’Alunzio fa parte di un circuito che comprende il Museo archeologico nazionale di Atene e il Museo Kunsthistorisches di Vienna (egizio e greco-romano) . Tutti e tre i musei sono sono infatti dotati di una sala interattiva dove è possibile percorrere le sale museali degli altri due. Insomma, da San Marco d’Alunzio ho in qualche modo visitato sia il Museo di Atene che quello di Vienna. Questo grazie alla passione e alle iniziative degli aluntini e della loro illuminata amministrazione.
A settembre 2015 inaugureranno il loro Museo delle Scienze, dedicato ad Archimede. Hanno progettato di realizzarlo solo un anno e mezzo fa. Mi hanno spiegato come sarà…e ho capito che anch’esso, come gli altri, sarà un Museo con i “controco…” .
Ci rendiamo conto?!
Qualcuno giustamente potrebbe evidenziare come una piccola realtà sia più facile da gestire rispetto una città come Palermo. Tuttavia ciò non toglie che Palermo abbia molto da imparare, e prendere a modello realtà come San Marco ( in Sicilia ce ne sono più di quanto si possa immaginare) non sarebbe male.
*ce ne sono più di quante si possa immaginare.
ma il villino florio quando riapre?