di Andrea bernasconi
Questo articolo nasce dalla constatazione di una deprimente realtà di fatto e vuole essere una sorta di controcanto a quanti a Palermo pensano ancora che la soluzione dei problemi possa passare dal mantenimento della forma mentis che ci ha accompagnato negli ultimi 30 anni e che ha generato l’attuale assetto urbanistico.
L’oggetto di queste righe è il Cassaro (chiamo così il corso Vittorio Emanuele perchè questo è il suo vero nome); o meglio, i due problemi che più affliggono lo storico asse: il traffico e il declino economico delle sue attività.
Sono due temi quotidianamente trattati per ogni angolo della città ma che, messi in relazione tra loro, spesso producono da parte dei diretti interessati (residenti e commercianti) soluzioni che secondo il mio parere non fanno altro che accentuare e reiterare l’errore di fondo che ha portato a un tale, mediocre stato di fatto.
Ed allora, partiamo appunto dalla realtà che tutti noi abbiamo sotto gli occhi.
Una prima, ineluttabile evidenza è che il Cassaro non riesce a smaltire il flusso veicolare che insiste su di esso. Non ci sono molti particolari da snocciolare su questo aspetto. Semplicemente il Cassaro, con la sua ridotta carreggiata, non è in grado di ricevere il flusso veicolare che si sviluppa tra mare e monte e che, per brevità di percorso, si incanala esattamente al centro dei mandamenti storici.
Prova ne sono le file interminabili che si creano praticamente nell’arco delle 24 ore, notte inclusa.
Ci sono rimedi? Si possono migliorare le cose per far defluire più speditamente le auto?
La risposta è: NO
i marciapiedi sono già ridotti all’osso e certo non si possono abbattere gli edifici per allargare la carreggiata…
Affermiamo dunque un primo dato certo: stante il volume standard di traffico cittadino, il Cassaro è e sarà sempre un imbuto, un tappeto di auto costrette a muoversi a passo d’uomo.
Affrontiamo le conseguenze di questa banale constatazione con una domanda retorica: è positivo o negativo un tale stato di cose?
La risposta sembrerebbe ovvia! Ma, vedendo le ultime proposte di alcuni commercianti della storica via Roma, voglio spingermi a ragionare e motivare con altri dati di fatto (visto che, evidentemente, c’è di bisogno!) ciò che in qualsiasi città d’Europa sembrerebbe la scoperta dell’acqua calda…
Riflettiamo cioè su ciò che produce il traffico sul Cassaro, dividendo il discorso in vari aspetti, uniti razionalmente a cascata.
– Salvaguardia dei monumenti:
E’ chiaro a tutti che lo smog prodotto dai gas di scarico certo non giova alle delicate architetture presenti sul Cassaro, anzi tende a deteriorare velocemente anche i restauri appena effettuai. Se ne evince che tenere il Cassaro aperto alle auto svilisce gli investimenti fatti per riportare in auge le storiche dimore che si affacciano sul corso. Chi vi scrive è testimone del restauro di Palazzo Vannucci, finito appena 3 anni fa e già ingrigito dai gas di scarico.
Si potrebbe parlare quindi di un (più che) parziale spreco di risorse.
Da questa considerazione ne discerne una seconda:
– Potere attrattivo del Cassaro:
se una via, il cui transito è così disagevole, diviene una sorta di camera a gas e se il contesto architettonico risulta così compromesso, certo il potere attrattivo dell’arteria viene svilito. Se poi a questa banale constatazione aggiungiamo un dettaglio non da poco come la striminzita larghezza dei marciapiedi, ecco spiegato come sul Cassaro le persone certo non siano invogliate a camminare nè tanto meno a soffermarsi.
Che si tratti di turisti o di cittadini. Attenzione: non si sottovaluti l’handicap strutturale dei marciapiedi: esso infatti, unito alla strafottenza dell’automobilista palermitano medio (capace di fermare il proprio veicolo interamente sullo spazio destinato ai pedoni), crea tutte le condizioni per odiare anche solo una passeggiata di 5 minuti sul Cassaro! Immaginate infatti che bello dover camminare su un marciapiedi così stretto da non permettere nemmeno l’incrocio da due persone, costretti ogni venti metri a scendere in piena strada, facendosi scansare dalle auto in movimento, per aggirare i numerosi veicoli “posteggiati” sulle banchine…
Ecco, se già diventa ostico solo attraversare a piedi il corso per spostarsi, converrete con me che l’idea di fare addirittura shopping in una situazione del genere è insostenibile. E la cartina di tornasole di questa affermazione è il successo dei centri commerciali, in cui la gente va perchè cerca appunto un luogo dove poter camminare, “tampasiare” in santa pace.
E qui veniamo al terzo punto:
– vitalità delle attività commerciali sul Cassaro:
una sola parola: morte.
Sono io che affermo un principio opinabile?
no, è la mera constatazione della realtà di fatto, che per altro documento con alcune foto riprese sul Cassaro, tra la zona all’altezza della Vucciria e quella limitrofa a piazza Pretoria. Potrete notare voi stessi, dal numero di saracinesche chiuse e dalla tipologia di negozi ancora aperti (“putie” di cianfrusaglie, certo non consone a quello che dovrebbe essere l’asse storico per eccellenza di una grande città monumentale) come l’attuale situazione ha ridotto, svilito, consumato le attività commerciali su questa arteria.
Qualcuno dirà: “mancano i posteggi”.
Io rispondo: “si, e certo non se ne possono creare in quella zona né men che mai sul corso”.
E quando un problema è insormontabile… esso non è definibile appunto come problema da risolvere ma deve divenire la base di partenza per costituire un ordine alternativo a quello che trova nel problema stesso la falla principale.
Tradotto:
– se non è possibile mantenere, snellire o gestire correttamente il traffico sul Cassaro;
– se lo stesso si ripercuote sulla vivibilità del corso;
– se non è possibile ottenere nemmeno una sosta per i veicoli;
– se per tutti questi motivi le attività commerciali muoiono (dato di fatto inconfutabile)
se ne deduce che l’errore in partenza sta nel permettere il transito alle auto.
Non è difficile da capire.
Che si fa dunque?
Si chiuda il Cassaro, semplice.
Ovviamente il “semplice” non è riferito allo studio sulle modalità di chiusura: vanno infatti considerati tanti aspetti tecnici (variazioni nella viabilità, pass per residenti e commercianti che hanno scarrozzi e garage sul corso con predisposizione di percorsi obbligatori, uso di telecamere per il controllo dei varchi, rimodulazione architettonica del piano di calpestio per migliorare il decoro urbano in modo da attrarre i pedoni a vivere la zona e sancire il definitivo passaggio a isola pedonale, uso di barriere fisse e mobili, accesso consentito per lo scarico di merci a determinate ore della giornata, etc) e certo va contemplato un programma a tappe nello sviluppo di un tale provvedimento; tutte cose che però non saranno trattate in questo articolo perché mi premeva solo sottolineare che, stante la semplice considerazione della realtà di fatto, non si può che giungere alla considerazione di fondo, ovvero che il Cassaro, se vuole sopravvivere e risorgere, DEVE essere chiuso.
Se si accetta questa come base di partenza, tutte le considerazioni relative al “come” rendere il corso un’isola pedonale verranno dopo, automaticamente.
Un’ultima notazione a chi potrebbe obiettare che, se si togliesse il transito alle auto si rischierebbe di soffocare ancor di più il già risibile bacino di utenza dei negozi (mi è capitato di sentire pure questo, e non da gente poco colta ma da persone che, almeno sulla carta, dovrebbero avere un’istruzione superiore e una conoscenza anche parziale di come “funziona” il resto del mondo).
A questa critica ribatto semplicemente osservando che il Corso attualmente sta già morendo. E le auto sono libere di passare. Non ha mai sfiorato a nessuno l’idea che ci potrebbe essere un nesso causa-effetto tra le due realtà di fatto?
Ecco perché il “mio” Cassaro dovrebbe essere come lo immagino nell’ultima immagine che allego, un fotoritocco per me significativo…
Non si può far altro che condividere la disamina dell’articolo.
Sarebbe una meravigliosa idea quella di chiudere il Cassaro, e magari realizzarci sopra una sede tramviaria, che potrebbe magari ricollegarsi al costruendo tram che arriverà alla stazione centrale. L’immagine allegata è meravigliosa, sembra di vedere una strada di qualche “meravigliosa” città europea. Una di quelle città dove il panormosauro va in vacanza, e quando torna a Palermo inizia a tesserne le lodi: era pulita, non c’era smog, non c’era traffico, c’era il tram, il metro ed il bus.
Ma se si dovesse realizzare lo stesso progetto a Palermo, inizierebbe a dire: e se piove come mi muovo, ma a palermo non ci sono mezzi pubblici adeguati, chissà poi quando passerebbero i bus.
Da un altro lato i commercianti direbbero che viene minata la loro stessa sopravvivenza, poi vorrei capire dove si può lasciare l’auto su una strada cosi angusta…alcuni direbbero che chiudere le strade del centro storico è un modo per agevolare lo sviluppo dei Centri commerciali.
Eppure nelle grandi città europee, dove questi stessi commercianti vanno in vacanza, i centri commerciali periferici riescono a convivere con le “piccole” attività commerciali nelle zone chiuse al traffico….anzi vorrei aggiungere che con l’aumento della benzina siamo sicuri che convenga arrivare “lontano” per comperare un paio di Jeans che si potrebbero comperare benissimo in centro e senza spendere un euro di benzina? e i turisti che affollano Palermo, seppur in modalità mordi e fuggi (ritmo dettato dalle crociere) secondo i commercianti se ne vanno in periferia a fare shopping o se devono comperare il regalino da portare a casa preferiscono i negozi del centro?
Non posso che condividere l’articolo e aggiungerei, che non occorrerebbe nemmeno una sede tranviaria su questa arteria ma solo 4 e dico 4 bus elettrici che facciano da spola tra Porta Nuova e Porta Felice a rotazione di continuo, caricando le batterie nei 5 minuti di sosta che ciascuno dovrebbe osservare. Costo ridicolo, inquinamento zero e pedoni liberi di poter passeggiare su marciapiedi sempre sgombri… Chissà se la Bazzi ci stia lavorando
Come ben detto dall’autore è la scoperta dell’acqua calda o l’uovo di colombo, ma purtroppo l’amministrazione è assente e priva di iniziative a lungo termine, mi sta veramente deludendo.
Chiudere due primi tratti dalla cattedrale ai 4 canti o da piazza Marina all’incrocio con via Roma non inciderebbe nulla sul traffico.
Vedere Piazza San Domenico senza auto Parcheggiate sembra un utopia….. semplicemente assurdo
Condivido in pieno. L’articolo manca solo di evidenziare un aspetto fondamentale che osta alla realizzazione di tutto questo: non siamo a Monaco, non siamo a Ginevra, non siamo a Oslo…gli abitanti di questa città sono quelli che sono, la democrazia purtroppo dice che è la maggioranza a decidere, la maggioranza ha deciso negli ultimi decenni e continuerà a decidere.
Dunque se prima non cambia il modo di pensare del palermitano tutto ciò è palesemente irrealizzabile.
Se nell’attesa ci si trova male, l’unica via è andare via e stabilirsi in un posto dove la maggioranza delle persone la pensa come noi e dove i buzzurri, piuttosto che dominare, vengono rinchiusi in un recinto in un angolino.
Questo farebbe parte di un progetto più completo di chiusura al traffico di tutta una zona di grande interesse turistico e quindi commerciale dell’intera area che giunga anche alla Cattedrale fino a Porta Nuova. Condivido il parere di Cirasa che le cose si possono già attuare con navette in attesa di un sistema di trasporto diverso (se necessario). Condivido (anche se fermamente contrario) lo scetticismo di chi lamenta l’attuale sistema di trasporto urbano non sufficiente… se proponi delle varianti strutturali al centro storico devi ovviamente presentare un progetto completo sistematico differente quindi la lamentela riportata sull’attualità ha un fondamento ma nel momento in cui proponi la pedonalizzazione e parallelamente un sistema viario nuovo ….. questo è il sistema!
Piccola nota a chi continua a sollevare l’inopportuna contrapposizione centro storico/ centri commerciali. Due funzioni diverse, il centro storico deve attrezzarsi per attrarre una clientela diversa e soprattutto esterna al potenziale economico (troppo basso) della stessa città. Nel turismo, non esiste solo il solito mordi e fuggi (parola che detesto). Essendomi occupato di turismo ricettivo in Sicilia per circa 30 anni, vi confermo che la rivalutazione della città dal punto di vista turistico nel suo complesso, deve necessariamente partire proprio da questa zona di forte attrazione ma con un insieme di servizi coordinati che dovranno fare di questa città e del suo centro storico la forza prorompente e l’immagine nuova, positiva. Un’istintiva accoglienza che dovrà determinare il vero volano per investimenti privati successivi che non devono e non possono più attendere.
Un caro saluto e complimenti per l’articolo, di scontato in questa città ci sono solo le cose negative, bravo!
Massimo
Un esempio:
http://img816.imageshack.us/img816/5335/tramamst.jpg
Caro Andrea Bernasconi,
bellissimo articolo e ottima proposta.
Mi vorrei soffermare su un periodo che hai scritto, perche’ a mio parere racchiude in se la sia lo status di attuale ma anche offre spunti per il futuro sviluppo del tessuto commerciale cittadino:
“Potrete notare voi stessi, dal numero di saracinesche chiuse e dalla tipologia di negozi ancora aperti (“putie” di cianfrusaglie, certo non consone a quello che dovrebbe essere l’asse storico per eccellenza di una grande città monumentale) come l’attuale situazione ha ridotto, svilito, consumato le attività commerciali su questa arteria.”
E’ assolutamente indubbio che il nocciolo duro dei commercianti che si oppone alle pedonalizzazioni sia lo stesso che esercita attivita’ commerciali delle tipologie da te citate. D’altro canto il lentissimo processo evolutivo che sta attraversando Palermo le sta spazzando via una dopo l’altra a ritmi mai visti. E questa e’ selezione naturale, e questo a mio parere e’ giusto! Quando non esisteranno piu’ queste cordate di negozianti ottusi e irremovibili, incapaci di cavalcare o cogliere i cambiamenti in atto, credo che le pedonalizzazioni saranno a loro volta un’evoluzione naturale di moltissime zone di interi quartieri. E attorno ad esse nasceranno sia un tessuto culturale, ma anche commerciale ed urbano completamenti diversi. Bar, caffe’, botteghe artigianali, piccole attivita’ commerciali, etc.
All’estero ma anche nel resto d’Italia, sono stati gli stessi commercianti a capirlo e ad invocare le pedonalizzazioni, di fatto bilanciando la fuga verso i centri commerciali fuori citta’, rinnovando il loro business in funzione della loro posizione e dei nuovi flussi turistici, ma anche del settore terziario e della new economy.
La colpa comq va ripartita equamente con le amministrazioni (inclusa questa) di questa citta’, che si sono sempre dimostrate incapaci di intercettare e stimolare ogni tipo di rinnovamento culturale, restando bloccate sempre da logiche partitiche fondate sul “fare contenti tutti” o “non scontentare nessuno”. Ecco perche’ non e’ mai stato di fatto attuato alcun meccanismo di rinnovamento, e ogni tentativo (a dire il vero sempre timido, quando viene fatto) si e’ sempre infranto nelle proteste spesso incivili di quel nocciolo duro di cui si parlavo.
La natura ci insegna che chi non e’ capace di rinnovarsi soccombe. E a mio parere, dalla fine di questa periodo buio per Palermo, causato da una poverta’ culturale mai vista nella storia di questa gloriosa citta’, nascera’ una Palermo diversa, incredibilmente vivace e nuovamente attrativa per il resto del mondo.
CHIUSURA DELLE STRADE E MEZZI PUBBLICI
Corretta disamina.
Una volta chiusa la strada del Cassaro occorrerebbe potenziare il servizio di minibus e navette che percorrono il centro storico per rendere sempre fruibile la via marmorea sino al mare.
InoltreSi dovrebbero realizzare dei parcheggi auto (multipiano o sotterranei) immediatamente al di fuori del perimetro del centro storico e con il ticket del posteggio si potrebbero prendere i mezzi pubblici (i bus e le navette suddette) per giungere in ogni parte.
Sarebbe un sistema vantagioso per i lavoratori che si recano in loco così come per turisti o clienti dei negozi siti in quell’area.
A Barcellona si fa così… occorrerebbe soltanto un po’ di buon senso e determinazione… in ultima analisi: chiudere il Cassaro è corretto, ma questa chiusura dovrebbe essere accompagana dalla realizzazione di infrastrutture che non rendano irragiungibile (ad esempio ad anziani e disabili) le varie parti del mandamento.
La fotograzia in bianco e nero mostra infatti due binari di tram…
ad maiora semper
G.M.
Parlo da ex commerciante di Corso Vittorio Emanuele. Mio padre, oggi novantenne, ha chiuso la propria attività nel 2004.Sono stato componente dell’ex Associazione dei Commercianti di Corso Vittorio Emanuele in capo alla Confcommercio e già in quegli anni (1986-1991) mi sono più volte battuto per la chiusure e la relativa pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele scontrandomi con gli stessi commercianti che sostenevano, e forse tutt’oggi sostengono, che il commercio senza la presenza delle autovetture sarebbe morto. Di fatto, e ciò mi fa stare male, Corso Vittorio Emanuele è in agonia. Spero che l’Amministrazione Comunale, finchè è ancora in tempo, recuperi un gioiello cittadino che qualsiasi città italiana ci invidia e che la medesima Amministrazione non ha quasi mai considerato. Recupero di C.so Vitt. Em.le Via, dei suoi Palazzi, delle sue Piazze (Bologni, Pretoria, Bellini, Borsa) e delle sue attività commerciali (quasi tutte, ormai, in mano ad extracomunitari) incentivando anche la trasformazione di molti locali chiusi in attività artigianali con annessi laboratori, con bar e ristorazione all’aperto. Corso Vittorio Emanuele può e deve diventare il “Nuovo Salotto della Città”. Nonostante già da molti anni mio padre abbia chiuso (all’età di 82 anni) la propria attività commerciale, il mio cuore è sempre legato a Corso Vittorio Emanuele. Infine grazie ad Andrea Bernasconi, Autore del Servizio. – Marcello Riina
condivido totalmente le considerazioni di Andrea Bernasconi, ritenendomi tra l’altro un fruitore affezionato del Cassaro avendo frequentato dapprima il liceo classico e successivamente la facoltà di giurisprudenza. sono d’accordo sulla chiusura totale dell’asse viario con le eccezioni da te proposte. aggiungerei dicendo che una soluzione del genere dovrebbe essere contemporaneamente accompagnata da un piano di viabilità per il centro storico: secondo me non si può chiudere domani il Cassaro e aspettare 7 anni per farvi passare il tram. quindi io al momento opterei per la chiusura totale il sabato e la domenica e un giorno durante la settimana. inizierei cosi, per fare abituare i cittadini alla differenza tra i giorni di chiusura e i giorni di apertura, x fargli rendere conto di quanto la prima sia preferibile alla seconda, x fargli notare quanto un Cassaro chiuso sia più bello di un Cassaro aperto alle auto. comunque apprezzo molto quello che hai scritto. il passo successivo credo sia adesso quello di inoltrare le tue considerazioni a chi di dovere, certamente non la sinnacollando perchè è troppo impegnato ad occuparsi dei 1800 della gesip, invece che dei restanti 800 mila abitanti di palermo.
Qualche giorno fa si discuteva sullo slargo prospiciente la Chiesa della Magione, quello pseudo prato che dovrebbe essere invece tutt’altro. Prendo spunto da un progetto molto interessante che qualche anno fa è stato realizzato a Barcellona in un contesto poi non troppo lontano da questo. Il MACBA Museo di Arte Contemporanea di Barcellona dell’arch. Meyer, ecco, una idea, recuperare quello spazio, creando un megaparcheggio sotterraneo di almeno 3 piani sotto l’intera piazza, collocare al centro di questo spazio un luogo come il MAcBa che potrebbe diventare davvero un polo di attrazione notevole, donando anche una nuova architettura che possa dialogare con il contesto e realizzare sopra uno spazio attrezzato, con tanto di verde che possa devvero dare lustro a tutto quello che è guastato realizzato a livello di restauro. Se pensate che nel contesto esistono già tanti musei, dall’ex Collegio Sant’Anna a Palazzo Abatellis, alla Chiesa della Gancia, la Chiesa della catena, la sede del Rettorato, il Giardino Botanico con annesso Dipartimento e per finire con il nuovo museo della ormai defunta Gay Aulenti
allocato a Palazzo Branciforte, capirete bene che un percorso culturale è già bello è fatto e se a questo si recupera il Cassaro, con le sue attività commerciali, botteghe artigiane e ristoranti che potrebbero aprirsi sulla via… Il gioco è fatto…. Mi dite che sono un sognatore??? è vero, m a tanto sognare non costa nulla e lo dico da Bruxelles dove mi sono trasferito
Intanto abbiamo pure visto come (e dove) si poteva fare il Tram
a Catania hanno chiuso via Etnea da parecchio tempo e non è morto nessuno!
sono d’accordo due bus elettrici..e via.. uno sale uno scende..
Più di dieci anni fa a Palermo è stata pedonalizzata via Principe di Belmonte… A me e ai commercianti della via non risulta che siano falliti i loro negozi, anzi…qui ci vuole soltanto un’amministrazione con le palle. punto.
Quoto ongi singola parola dell’articolo, dalla prima all’ultima, acuto e pungente 😉 Non sento quindi alcuna necessità di aggiungere nulla.
quell’immagine ritoccata mi ha fatto sognare, basole e tram, quello che sogno da anni. La pavimentazione mi ricorda molto quella di Milano. Sogno di prolungare la linea 1, che immettendosi da porta Sant’Antonino arrivi ai Quattro Canti e poi al Massimo, aggirato poi il Teatro, potrebbe tornare indietro sempre per la via Maqueda con un doppio binario, e girare nel Cassaro in direzione Palazzo Reale. In piazza Vittoria potrebbe semplicemente fare il giro, per ridiscendere fino a Porta Felice, dove via mare potrebbe proseguire ancora verso nord. Insomma un sogno.
@Miguel Orlando
direi che ormai ne dovremmo avere abbastanza di pseudo sperimentazioni che non portano mai a nulla di concreto, se si dovesse fare dovrebbe essere una cosa immediata, senza se e senza ma, senza esperimenti e senza neanche nessun tentativo di fare capire a questi caproni cosa è meglio per questa città. Tanto qualcuno che si lamenta c’è sempre.
Esperimenti sono stati effettuati in via Ruggero, via Maqueda e via Roma, e si è visto che la gente apprezza. Altrove non si chiede mica il permesso. A Roma so che i romani stanno impazzendo per le ZTL, eppure, non hanno né chiesto permesso né fatto sperimentazioni e men che meno hanno intenzione di revocarle.
Il problema fondamentale nasce secondo me proprio dal fatto di dare troppa voce e troppo credito a qualsiasi individuo di questa città, con l’ovvio solo scopo di non scontentarlo e non perderne il voto. Il modello panormita è sbagliato su tantissimi piani, i modelli validi sono fuori, quindi non bisogna chiedere o abituare il palermitano, si prende il modello e lo si applica senza chiedere, punto.
Complimenti all’autore dell’articolo perché mi sembra che la situazione sia analizzata senza lasciare nulla al caso; tuttavia, in ordine alla soluzione mezzi di trasporto collettivo, mi trovo d’accordo con cirasadesigner quando ipotizza l’utilizzo di autobus elettrici che facciano la spola continua tra mare e montagna, non invece con i tram, che genererebbero eccessive vibrazioni per i palazzi antichi che ci sono in centro e per l’antiestetica soluzione dei cavi eletttrici per l’alimentazione. Se nel progetto, chiamiamolo così, di chiusura del Cassaro venissero coinvolti anche via Maqueda e via Roma si potrebbe ipotizzare un senso unico alternato che in concomitanza delle suddette vie, nonchè di altri slarghi, permetterebbero il passaggio contemporaneo dei mezzi nei due sensi di marcia.
@cirasadesigner l’architetto da poco morto si chiama Gae(Gaetana) Aulenti, non Gay
Grazie a tutti per i complimenti, fa piacere vedere il messaggio principale è passato, ovvero che siate tutti d’accordo non tanto sul “come” pedonalizzare il Cassaro quanto più sulla necessità improcrastinabile di avviare un percorso in tal senso.
A Irexia e CirasaDesigner: è chiaro che un’opera come il tram non possa arrivare all’indomani di una chiusura e quindi, certo, le navette dovrebbero essere il primo, necessario passo per garantire comunque la sostenibilità di un provvedimento di chiusura dell’asse storico in questione.
ma secondo me l’obiettivo da raggiungere in termini di mobilità su questo corso (e, in generale, su ampie zone del centro, pedonalizzato of course!) dovrebbe essere proprio il tram. Per una serie di motivi che, se volete, cercherò di esplicitare in un prossimo articolo.
Bene ha fatto Giosafat a pubblicare il link di una foto emblematica, che testimonia come un tram a scartamento ordinario possa tranquillamente ed elegantemente muoversi in una trafficatissima (dal punto di vista pedonale), stretta via di un centro storico europeo.
Circa i problemi di vibrazioni e sulla T.E.: esistono ormai molti, collaudati sistemi di smorzamento delle vibrazioni applicate all’armamento tranviario. E in molte città d’arte si fa sempre più ricorso a tram ad accumulatori che, nei centri storici appunto, abbassano il pantografo e si muovono per medie distanze grazie ai pacchi batterie (vedi Siviglia o anche Padova, se vogliamo inserire il sistema Translohr alla stregua di un tram).
A Maqueda: si, il fotoritocco parte proprio da un “ritaglio” di strada milanese con tram 😉
Chiudo questo mio intervento ringraziandovi nuovamente tutti per la condivisione di questo obiettivo 😉
segnalo che è attiva una raccolta firme per la pedonalizzazione del cassaro presso alcuni commercianti. Io ho già firmato al bar del cassaro, accanto la chiesa dello spirito santo. A farsi promotore è il proprietario del bel palazzo restaurato da poco (Maqveda potrebbe darci una mano nell’identificazione almeno del palazzo) posto proprio accanto al bar. Non ricordo il nome, ma alle ringhiere dei balconi sono affissi dei cartelloni contro l’inquinamento e i problemi di salute causati dal traffico.
Ehm, prima devo capire qual’è la chiesa 😀 non ci sono chiese dello Spirito Santo in corso Vittorio Emanuele. Potrebbe essere il SS. Salvatore? quella tra piazza Bologni e la Cattedrale poco di fronte la Biblioteca nell’ex Collegio Massimo dei Gesuiti? e il palazzo potrebbe essere quindi quello del marchese Drago, bell’edificio alla sera illuminato, con un portale barocco di tutto rispetto. Mi pare proprio questi cartelloni di averli visti lì.
Sottoscrivo. L’Ottagono del Sole che torna ad essere una piazza: un sogno!
Si, anch’io ho firmato al bar del cassaro lo scorso settembre. Firme che non sono rimaste carta straccia questa volta, dato che a partire dal 16 dicembre e fino al 6 gennaio, il cassaro, insieme a via maqueda, sarà chiuso ogni giorno dalle 16 alle 20!
esatto maqveda, ss salvatore!! e il palazzo è proprio quello. Insomma il promotore dell’iniziativa è proprio il proprietario, chissà che come giovanni callea, davide contro golia per il parco uditore anche lui riesca col cassaro…
@irexia hai ragione ho sbagliato ma solo perche la tastiera francese ha dei tasti che ti inducono all’errore, scusatemi comunque e grazie irexia x l’atteione che riservi ai miei commenti… Al prossimo e scusami Gae…ovunque ti trovi
concordo…
unico appunto: il cassaro andrebbe pedonalizzato ( unitamente alle piazze bologni e marina) non perché troppo stretto per il traffico veicolare, ma perché asse fondante e dunque più antico di Palermo. In qualsiasi altra città già sarebbe chiuso al traffico..da sempre.
Concordo inoltre con ciradesigner..piazza magione, oggi slargo di risulta pratomunito, andrebbe ripensata con un progetto degno. Cosa che però, a Palermo, equivale, anche negli ambienti più colti, ad una parolaccia.
concordo anch’io sui cenni fatti per “piazza” (spianata forse sarebbe più realistico come termine) Magione. E’ uno spazio assolutamente da riedificare, parzialmente o totalmente, contemplando certamente sia architetture degne di tal nome, sia inserendo anche infrastrutture (come un grande parcheggio, certamente) al servizio del limitrofo centro storico. Fare divenire insomma questa enorme area come una porta di accesso a un centro storico pedonalizzato.
e scusate per l’italiano zoppicante, non mi sono riletto!! 😛
vorrei unirmi anch’io nel plauso alla chiara disamina sul cassaro di andrea bernasconi.puo’, mi chiedo,ragionando in senso generale,un centro storico come quello di palermo, concepito per essere abitato o percorso prevalentemente da carretti e quindi costituito da strade strette, accogliere una mole di traffico veicolare smisurato e assolutamente fuori da ogni logica?be, la risposta mi sembra superflua.l’errore e’ stato quello di non allontanare lungo i decenni dall’area in questione,banche,uffici,scuole,concentrandone quindi gli spostamenti,prevalentemente in auto.riguardo al cassaro,l’asse piu’ antico di palermo,gia’ a monte, su quell’angusto passaggio di porta nuova, si possono vedere giornalmente centinaia di veicoli che fanno a spallate a chi deve “infilarsi” prima.uno scempio,una visione da girone dantesco.e se invece le macchine girassero verso corso alberto amedeo a scendere e si costruisse un collegamento tra via imera e piazza indipendenza?potrebbe essere una soluzione?riguardo il resto del cassaro,le soluzioni sopra lette mi sembrano condivisibili.ora scusatemi devo lasciarvi,devo recarmi alla raccolta firme per la pedonalizzazione.
@piero68
ti ricordo che è vietato scrivere maiuscolo nei commenti. Grazie
Ho condiviso immediatamente…però sarebbe l’ora di mettersi seriamente al lavoro..bisogna organizzarsi e agire concretamente..