Palermo dopo i Maya: ANNO 2057 d.C.

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Diario di bordo, 25 giugno 2057

Prosegue la nostra circumnavigazione dell’isola. Decido di ritornare a Palermo, dopo ben 45 anni dal disastro che distrusse tutto, per mostrare a mio figlio quella che un tempo fu la mia città. Attracchiamo la barca al porto e scendiamo. E’ incredibile il silenzio assoluto che mi circonda…mi si evocano alla mente ricordi lontani di rumori, file interminabili di auto, aria irrespirabile, enormi navi dalle fumose ciminiere: non c’è più nulla.

Siamo in piena estate ma l’aria è fresca e ventilata e una lieve brezza marina ci accarezza i capelli: nessuna cappa di anidride carbonica a fare da effetto serra. Dalla banchina getto lo sguardo verso una nave semi-affondata e mi accorgo di quanto l’acqua sia limpida – è possibile scorgere persino il fondale; diverse colonie di pesci dalle livree argentate nuotano a fianco la scritta Tirrenia. Due delfini fanno capolino quasi a volerci salutare.

Proseguiamo a piedi verso l’uscita del porto, in direzione di quella che una volta fu la via Francesco Crispi. Il palazzo Brancagel è crollato, così come tante altre costruzioni del circondario, costruite alla rinfusa senza alcun criterio o rispetto delle normative edilizie dell’epoca: non hanno retto all’urto. Dalle macerie si scorge la vista del mare, da troppo tempo negata. L’asfalto è pieno di crepe causate dalle radici degli alberi, le cui sontuose chiome sovrastano il cielo e creano ombrosi ripari. La vegetazione si è infiltrata ovunque, e nonostante la devastazione, tutto appare così meravigliosamente verde.

Risalendo verso il centro città risulta ancora più evidente come il verde abbia preso il sopravvento, coi rampicanti che si inerpicano rigogliosi su per le mura di quei pochi edifici che hanno resistito all’impatto, per lo più edifici storici. L’erba e la vegetazione che sconfina dai margini imposti dall’uomo, coprendo le tante imperfezioni e dando al complesso un aspetto decisamente rilassante. Un falco pellegrino poggiato sulla carcassa di un’auto ci fissa incuriosito. Trovo bizzarro come per anni sia stato costretto a restare confinato nell’omonimo monte, quando adesso sembriamo noi gli intrusi nel suo territorio.

Tutto il brutto in questa città sembra scomparso, ed è ironico che sia accaduto proprio a causa della fragilità dei castelli di carta che un tempo imperavano in queste zone, e che io stesso pensavo non potessero mai crollare. Pensavo che il nostro sistema distorto, fondato su abusi di ogni sorta e scelte basate su criteri scellerati, fosse talmente radicato che sarebbe durato per sempre. Solo adesso mi rendo conto di come la terra si sia ripresa con prepotenza ciò che le era stato ingiustamente sottratto. Ricordo le sirene delle ambulanze, della polizia, i clacson, la gente confinata nei marciapiedi stretti o dentro gli autobus, l’asfalto crepato, i rifiuti ai lati delle carreggiate, i cassonetti sepolti dai sacchi di immondizia. Ora nei vicoletti regna il silenzio assoluto e riecheggia una sacralità storica, come se la città e il suo passato fossero tornati a parlare…o più semplicemente siamo noi che adesso abbiamo la possibilità di ascoltarla. Realizzo che il panormosauro si è estinto, che la sua epoca di predominio e prepotenza è terminata. E’ una legge di natura: tanto violenta è la reazione, quanto l’azione che ha causato l’alterazione degli equilibri.

Proseguiamo tra i vicoletti del centro storico e percepisco una città completamente diversa da quella che avevo lasciato. Dove c’erano rumori ora silenzio, dove ti sentivi costretto ora solo spazio. Il senso di pace, la bellezza dei suoi monumenti, le mura che trasudano di storia. Pervade in me, in noi, un profondo senso di rispetto.

Saliamo su Monte Pellegrino per ammirare il panorama dall’alto. La fauna locale ci accoglie con indifferenza: non conoscono motivi per temere l’uomo, quell’uomo che tanti anni prima ha invaso i loro spazi e li ha segregati in un fazzoletto di terra. Arrivati al belvedere è ancora più impressionante la macchia verde che si è impossessata di quella che una volta fu una Conca di cemento. Lo Zen è svanito. Al suo posto giovani mandarineti. La Conca d’Oro sta lentamente riprendendo vita, seppellendo tutto il fango che si è fatto largo per decenni.

Il sole cala all’orizzonte, e assieme al giorno si spengono anche parole come mafia, abusivismo, corruzione, inciviltà, degrado, sporcizia, miseria, ignoranza…tutti concetti appartenenti all’uomo che tanto mi assillavano da giovane, e che adesso non hanno più alcun senso di fronte all’immensità della natura e l’impietosità della storia. Osservo la macchia verde e la devastazione attorno a me, e sorrido: dopotutto, questo per me è il paradiso.

Penso che questa città un giorno apparterrà di nuovo a qualcuno, e spero che quel qualcuno possa tenere memoria del suo passato…o forse no, a volte probabilmente è meglio andare avanti con ingenuità, senza capire sino a che punto possa arrivare la bassezza dell’animo umano.

Torniamo verso la barca e rifletto sull’ironia del destino: se tutto questo non fosse accaduto, se non ci fosse stata distruzione, se io non me ne fossi andato… probabilmente a giorni avremmo assistito all’inaugurazione del sottopasso Perpignano.

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8 Thoughts to “Palermo dopo i Maya: ANNO 2057 d.C.”

  1. griffild

    mi tocco un pò le @@ 😀

  2. snaporaz

    wow, pure la scrittura creativa… il ritorno dell’eroe…
    ma bastano 45 anni per rifare la conca d’oro?..

  3. INGEGNERE92

    Non riesco a trovare nuove notizie circa:
    – svincolo via Perpignano (ne ho trovato una foto su wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Viale_della_Regione_Siciliana)
    – corsie laterali ponte Corleone,
    – apertura passaggio pedonale nei pressi rotonda via Leonardo da Vinci;
    – apertura svincolo Forum;
    sistema di passerelle per attraversamento ciclabile e pedonale rotonda via Leonardo Da Vinci;
    -svincolo via Oreto Nuova;
    -sovrappasso pedonale piazzale Giotto (opera a mio avviso determinante per fluidificare il traffico in quella zona)
    ….così…andando un po’ a memoria….

  4. Metropolitano

    rassegnamoci, il mondo va allo sfascio. Poi quì è un problema legato all’inefficienza, agli sprechi e alla mafia e malamministrazione. Comunque non occorre fare il sottopasso perpignano per spegnere quell’odioso semaforo pedonale come pure per quello di via Nazario Sauro; basterebbe scollegare l’alimentazione. Ma quì prevale l’interesse privato, non quello pubblico. L’aeroporto e il turismo sono stati penalizzati dal modo in cui si percorre l’asse di scorrimento principale della città. Non è serietà quella di aver lasciato tutto per com’è data l’importanza assoluta di interventi per la viabilità, fregiandosi solo di un obiettivo peraltro fallito di spendere soldi per opere che non si faranno mai a Palermo. Forse la Provincia può far qualcosa, ma è solo una mia offuscata ipotesi.

  5. Luca S.

    Quando vado e torno dall’aeroporto, penso sempre a quanto bene potrebbe fare la potenza della natura a questa terra…
    E’ uscito di recente un rapporto di legambiente sulle coste siciliane e l’abusivismo edilizio.
    Tra le punte dell’iceberg circa inquinamento dovuto a scarichi fognari abusivi Carini e Palermo/vergine-Maria.
    Si parlava anche della vergogna di Pizzo Sella, forse un simbolo: una collina edificata abusivamente dalla mafia che domina e sovrasta la citta’ nella sua bruttezza.
    Nessuno ha mai fatto nulla…

  6. rosanero86

    eppure basterebbe militarizzare la città per alcuni anni è la macchia piu sporca andrebbe via.. lo so sarebbero anni difficile ma ne varrebbe la pena per il futuro. il problema è che all’italia non frega niente delle sorti di questa città e la sua terra, sfrutta a convenienza cio che gli serve e anzi i bi-milioni di soldi sottratti dai mafiosi ai siciliani onesti e sequestrati fanno comodo a roma..

  7. caudino

    Ragazziii non gufate!!! 😛 qua la situazione già è tragica…

    Ottimismo, nella vita ci vuole ottimismo 😀

  8. punteruolorosso

    ottimo pezzo

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