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5 Thoughts to “”

  1. belfagor

    Caro Irexia , hai fatto bene a ricordare che Palermo, su 7.914 comuni italiani, è l’unica grande città a non essersi messa ancora a regime con la carta di identità elettronica.
    Inoltre non è la prima volta che viene “ annunciato “ l’imminente attivazione del servizio
    Il primo annuncio risale infatti al 2016 ma chiaramente tale promessa non fu mantenuta,
    Si dovette aspettare il 2018 per un altro “ annuncio” .
    In una nota ufficiale del Comune di Palermo del 16 ottobre 2018 si “ annunciava” :
    «Solo poche settimane all’avvio anche a Palermo della distribuzione delle carte di identità elettroniche che andranno a sostituire quelle cartacee».
    Chiaramente si trattava della solita “promessa”
    Dopo oltre 7 mesi di ritardo ora il Comune comunica che la prima carta sarà emessa il primo ottobre….2019, chiaramente se non ci saranno ulteriori “intoppi” .
    Il “lieve” ritardo sarebbe dovuto ad una lunga e complessa operazione di verifica e bonifica dei dati contenuti nell’anagrafe cittadina prima che tali dati fossero allineati appunto con l’anagrafe nazionale
    In parole povere l’anagrafe di Palermo…… non era aggiornata
    Nel corso delle verifiche era infatti emerso che per alcuni nuclei familiari e cittadini (circa lo 0,7 per cento del totale, cinquemila persone) i dati non erano corretti e si è quindi proceduti ad un lavoro di verifica dei singoli casi. Per esempio risultavano ottomila dati da “ bonificare”, perché erano aumentati le persone che da Palermo si erano trasferite altrove ( dato che però aumenta ogni giorno).
    In questa fase si è inoltre provveduto a completare il caricamento e l’aggiornamento dei dati relativi alle nuove cittadinanze, cioè quelle iscrizioni in anagrafe nazionale di cittadini che hanno acquisito la nazionalità italiana ( anche se molti di loro, dopo l’iscrizione si sono trasferiti altrove)
    Resta poi il problema dell’allineamento dell’anagrafe comunale con l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), gestita dal ministero dell’Interno .
    Problema che solo Palermo ha
    In città saranno 32 le postazioni per il rilascio della carta d’identità elettronica che costerà 22,20 euro (di cui 16,8 vanno al ministero), mentre il duplicato costerà 27,35 euro.
    Costo francamente esagerato.
    Ricordiamo che ogni documento vergine, da acquisire presso il Ministero degli Interni, costa……. 44 centesimi.
    Dal 9 al 13 settembre chiuderà, per collaudare la nuova piattaforma, l’ufficio Anagrafe di viale Lazio. A seguire, dal 16 al 20 settembre, resteranno chiuse le postazioni decentrate.
    Palermo, se le promesse saranno mantenute, arriva quasi ultima anche in Sicilia . Infatti in gran parte della Sicilia il servizio è già da tempo attivo, da Catania a Gela passando per Enna.

    P.S. Alcuni mesi fa il sindaco di Palermo fu costretto a rispondere, alla sua maniera, al ministro degli interni che gli chiedeva come mai ancora a Palermo non venivano distribuite le nuove carte d’identità elettroniche .
    Tale risposta fu “ chiarificatrice”
    «Se il ministro Salvini stesse meno su Facebook e di più al Ministero, saprebbe per quali motivi, risalenti al 2001 e 2011, quando io non ero sindaco e lui non era ministro, il Comune di Palermo non ha ancora potuto attivare il rilascio della carta di identità elettronica».
    Oggi invece il sindaco Orlando dichiara trionfalmente :
    «È stato sicuramente un percorso lungo e anche accidentato ma abbiamo preferito fare le cose per bene, con una piena integrazione con l’anagrafe nazionale che renderà la carta d’identità elettronica non un gadget ma un vero e proprio strumento operativo per dialogare con la pubblica amministrazione e per accedere a tanti servizi digitali. ».
    Meglio tardi che mai e……speriamo bene .

    1. Orazio

      Comunque Catania è un grande comune d’Italia e a Catania le carte d’identità sono ancora cartacee. Non per essere pignolo eh!

  2. Orazio

    Solo una cosa, ok la carta d’identità elettronica. Ma tutto questo entusiasmo sinceramente mi pare fuori luogo, è tanto per dire “l’abbiamo pure noi”?

    No, perchè tutto questo piacere a sentirmi ulteriormente schedato informaticamente con i miei dati interscambiati tra questo, quello e quell’altro soggetto, personalmente è cosa che non ritengo essere entusiasmante, anzi tendenzialmente mi inquieta.

    Riflettevo ad esempio su quello che oggi si fa con l’identità digitale (SPID): tutto bello, però c’è UNO che con un solo clik sa tutto quello che ci fai, compreso magari che libri leggi e che film vedi.

    Capisco che molti ritengono entusiasmante e al passo coi tempi essere costantemente spiati (è quello che accade con molte applicazioni informatiche e con gli stessi cellulari) però quando sarà passata questa sbornia credo saremo andati troppo oltre per rimediare.

    Schedatura di massa: il contrario di libertà. Oggi viviamo in una democrazia solo formale ma sostanzialmente svuotata dai suoi principali valori, tra cui appunto il diritto di fare, agire, muoversi senza essere costantemente monitorati. E il bello che per molti è normale, anzi giusto. O forse nemmeno ci pensano, il che è peggio ancora a mio avviso.

    Comunque mi associo al coretto: vivavivalacattadindindirintàelettronica :).

    1. unaltronicola

      Se parliamo di privacy penso che la carta d’identità elettronica o il codice fiscale siano l’ultimo dei problemi.
      Mi preoccupa di più la tessera sanitaria che in teoria dovrebbe un giorno contenere la nostra anamnesi, ma quello è un altro discorso.

    2. Irexia

      Condivido i tuoi timori.
      Viviamo in un periodo storico in cui la merce di maggior valore, a mio parere, sono proprio i dati, le informazioni su noi stessi… Il loro scambio dovrebbe avere sui due piatti della bilancia il controllo vs. la sicurezza con una netta pendenza in favore di quest’ultimo valore: temo però che venga invece usata come grimaldello per ottenere l’effetto “ponderale” opposto.
      Tuttavia lo scambio ha effettivamente delle utilità: se davvero con la tessera sanitaria si potesse sapere in qualsiasi ospedale europeo, a paziente anche incosciente o incapace di parlare la lingua del posto, quali sono le patologie di cui soffre, avremmo maggiori possibilità di garantire effettivamente il diritto alla salute di più persone…
      Come sempre uno strumento in sè non è nè buono nè cattivo, è il suo utilizza da parte degli esseri umani che lo qualifica in un senso o nell’altro…

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