“ REPUBBLICA” 22/09/2020
Palermo, chiesto il processo per la “cricca” al Comune. La procura: “A giudizio Li Castri e Seminerio”
di SALVO PALAZZOLO
C’è l’ombra di un grande imbroglio dietro il progetto di edilizia residenziale convenzionata sulle aree di via Maltese (ex Keller), via Messina Marine e via San Lorenzo, le ex aree industriali di Palermo.
Dopo il blitz, scattato il primo marzo 2020, la procura chiede un processo per la “cricca”, il comitato d’affari che avrebbe tentato di aggirare il piano regolatore con una delibera del Consiglio comunale, per attestare “l’interesse pubblico” all’operazione (delibera che per fortuna è stata bocciata).
L’8 ottobre, davanti al giudice Ermelinda Marfia, si ritroveranno all’udienza preliminare due funzionari comunali, Mario Li Castri, ex dirigente dell’Area tecnica del Comune, e Giuseppe Monteleone, già dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive; l’architetto Fabio Seminerio; gli ex consiglieri comunali (si sono dimessi dopo l’arresto) Giovanni Lo Cascio, era capogruppo del Pd e presidente della commissione Urbanistica del Comune, e Sandro Terrani, all’epoca capogruppo di Italia viva, membro della commissione Bilancio. La richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche i costruttori Giovanni Lupo e Francesco Lo Corte, della Biocasa srl; Agostino Minnuto, direttore dei lavori di un cantiere della Biocasa; e l’architetto Giovanna D’Attardi, compagna di Monteleone, che dalla Biocasa avrebbe avuto diversi incarichi. Gli imputati sono indagati, a vario titolo, di corruzione.
Le indagini, condotte dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria e dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, hanno fatto emergere un «sistema corruttivo – come lo ha chiamato il gip Michele Guarnotta, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare – un sistema innervatosi da almeno tre lustri all’interno degli uffici tecnici del Comune, a causa delle continue e pervicaci malversazioni poste in essere in primis dagli indagati Li Castri e Monteleone, evidentemente abili a sfruttare ripetutamente la deplorevole inerzia degli stessi organi di controllo comunali, chiaramente dimostratisi del tutto incapaci di difendere l’ente locale». I due superburocrati erano già stati condannati per lottizzazione abusiva, per la costruzione delle loro ville a Mondello, ma continuavano ad avere la fiducia dell’amministrazione.
Lo ha scritto chiaramente il giudice che ha firmato il loro arresto:
«Continuano a godere di un’ampia fiducia all’interno degli organigrammi comunali, sicché appare chiaro che in assenza di un’adeguata misura cautelare potranno continuare a beneficiare di incarichi apicali all’interno dell’area tecnica e di ogni altra struttura amministrativa affine».
Parole pesantissime. Li Castri, annotava il giudice, «continua ad avere, al di là degli incarichi formalmente rivestiti, un inusitato potere decisionale in relazione all’intera organizzazione comunale».
E, soprattutto, una «strettissima contiguità — questa l’espressione utilizzata dal giudice — con l’assessore Emilio Arcuri», descritto come «uno dei principali sponsor» di Li Castri.
Nel provvedimento di arresto veniva riportata un’intercettazione in cui l’esponente politico chiedeva consigli al funzionario su come far ruotare gli incarichi all’interno dell’Area tecnica. Eppure, in un altro dialogo, fra l’assessore e Paola Di Trapani (la dirigente del settore Risorse umane), era lo stesso Arcuri a chiamare ironicamente Li Castri «un imbroglione». Anche quel dialogo è finito intercettato, anche se Arcuri non è stato indagato.
«Sin dall’inizio di questa vicenda sono stato un semplice testimone – ha replicato in una nota l’ex assessore – allorquando sono stato sentito quale persona informata dei fatti, ho cercato di dare un contributo di chiarezza in ordine all’indirizzo politico dell’amministrazione ed ai provvedimenti che andavano adottati in esecuzione di una deliberazione del consiglio comunale del 2013, in conformità alla legge regionale del 2016 che prevede per gli interventi di edilizia residenziale pubblica la dichiarazione di pubblico interesse da parte del consiglio comunale».
Ma è rimasto il mistero sullo strapotere dell’architetto Li Castri all’interno del Comune di Palermo.