C’ ERA UNA VOLTA L’OSPEDALE DI SAN LORENZO : UNA STORIA ESEMPLARE
C’era una volta l’ospedale di San Lorenzo: era una struttura moderna di sette piani costata quasi dieci milioni di euro dell’epoca .
Un ospedale grande, spazioso , circondato da un bel giardino . Si trovava in via Ingegneros : una traversa di Viale Strasburgo, in un area salvata miracolosamente dalla speculazione edilizia .
All’interno aveva le unità operative di Oculistica ed Odontoiatria ma c’era anche un reparto di Ortopedia e uno di Pneumologia.
Poteva essere un vero e proprio fiore all’occhiello per la scalcinata sanità siciliana purtroppo … è chiuso da più di trent’ anni.
Tale ospedale, fin dal momento della sua apertura, non riuscì mai ad entrare a pieno regime. Infatti non basta costruire nuovi e moderni ospedali ma bisogna saperli far funzionare e gestire, cosa molto rara dalle nostre parti .
Carenza di personale , di materiale e di validi dirigenti. A che serve avere macchinari moderni se manca il resto.
E così spesso gli interventi chirurgici saltavano perché mancava il filo per suturare o le spugnette assorbenti o gli anestetici. Insomma, le forniture scarseggiavano e i tempi di attese erano biblici per non parlare dei ricoveri .
Poi c’era la mala gestione : il concetto di programmazione sanitaria, in quei tempi, non si sapeva cosa fosse cosa fosse. Si creavano reparti non in funzione alle esigenze e ai bisogni del territorio ma per motivi clientelari.
Nel 1992 si decise che bisognava “razionalizzare” il sistema sanitario pubblico.
Con la “regionalizzazione della sanità” le spese erano aumentate notevolmente e il sistema era peggiorato.
Che era necessario fare dei tagli è chiudere quegli ospedali vecchi e poco funzionanti era logico ma , come capita da noi, ciò che doveva essere chiuso non fu chiuso .
E così rimasero “attivi” tanti piccoli ospedali , in pizzo a una montagna , in strutture fatiscenti con pochi posti letto , pochi pazienti ma con tanto personale locale ma furono chiusi invece ospedali nuovi con tanti pazienti e poco personale.
In parole povere era più facile chiudere l’ospedale di San Lorenzo a Palermo che quello di…… Rocca Cannuccia .
Perché chiudere una struttura moderna che se ben gestita e , se necessario, riconvertita poteva essere una grande risorsa per il territorio ?
Perchè della sanità pubblica palermitana non interessava niente a nessuno.
E così l’ ospedale fu chiuso tra il disinteresse generale , senza proteste dei sindaci , del sindacati e della stampa e senza rivolte popolari o interpellanze al Parlamento.
A Palermo e provincia, in quel periodo, furono chiusi diversi ospedali ( l’ I.M.I, la Casa del Sole , l’Aiuto materno , i reparti della neuropsichiatria infantile , l’ Ospizio marino, la Guadagna ecc. ecc. ) e trasferite altrove anche delle eccellenze assolute come la cardiochirurgia pediatrica.
Sono passati quasi 40 anni da allora e questo ospedale è ormai fatiscente. Oggi le sue porte e le sue finestre del pianoterra sono tutte murate, per scongiurare occupazioni o furti . Però i letti e parte del materiale sanitario è rimasti lì a marcire e del giardino oggi resta molto poco, solo erbacce incolte e qualche rifiuto qua e là.
La struttura appartiene agli “Ospedali riuniti Villa Sofia- Cervello”.
Nel 2013 l’allora commissario , Giacomo Sampieri, chiese invano alla Regione un finanziamento per rendere attivo il palazzo:
“Abbiamo chiesto all’ assessorato competente un finanziamento per la ristrutturazione. Noi vorremmo renderlo sede dell’attività libero-professionale intramoenia per tutti i medici di Palermo, oppure farne la sede dei nostri archivi con un investimento minore. In alternativa, lo metteremo sul mercato”
E il giardino incolto e pieno di rifiuti?
“Non è abbandonato, è stato messo in sicurezza e ogni sei mesi effettuiamo la pulizia del giardino che è comunque sorvegliato”
Allora bastavano 50 mila euro per recuperare il giardino pero si preferì spendere, nel 2016, 30 mila euro per garantire alcuni mesi di sorveglianza armata della struttura.
Sono passati 8 anni da allora e tutto tace
In un recente servizio di “ Striscia la notizia” Stefania Petix ha ricordato come in un momento in cui si cercano spazi riservati per allestire nuovi reparti di rianimazione esiste a Palermo un palazzo di 7 piani vuoto.
Michele Maraventano, presidente della VI circoscrizione ha dichiarato :
«Fu chiuso per il piglio di risparmiare . Tant’è che prima, quando esisteva, dipendeva da Villa Sofia, che col Cervello rappresentavano due unità distinte e separate. Poi, proprio per risparmiare, sparisce il nosocomio di via Ingegneros e gli altri due ospedali diventano un’unica unità. In passato, con un ingegnere che all’epoca si occupava della vicenda, mi informai per capire se stessero realizzando o meno qualcosa, insomma qualcuno se ne stava occupando? Ma non sapevano neppure cosa rispondermi».
P.S. L’ospedale di San Lorenzo ha avuto la sfortuna di non sorgere in un pizzo di montagna o a ……Catania
COMPLIMENTI !!!!
peccato. dal titolo mi era sembrato che parlassi del vecchio ospedale san lorenzo, che oggi è commissariato di polizia. un bellissimo edificio, se ci si pensa.
non sapevo di questo nuovo vecchio ospedale. la regionalizzazione è forse sciocca, penso che l’esperienza di questo corona ci possa insegnare qualcosa. non sono un esperto, ma qualcosa non è andato per il verso giusto nel conflitto fra regioni e stato quando si trattava trasmettere un’ordinanza. le regioni son state rafforzate dalla lega, che aveva in mente il federalismo come secessione light, ma se da un lato il federalismo non è stato realizzato, dall’altro le diseguaglianze fra le regioni sono aumentate lo stesso.