Pochi sanno che nella nostra città una strada è intitolata a un …. pirata. Certo non aveva la benda nell’occhio o un uncino al posto di una mano ma moralmente parlando forse era anche peggiore. Gli fu intitolata non qualche stradina secondaria o periferica ma una delle più importanti .arterie cittadine, Via Maqueda.
Il viceré Bernardino de Cardines, duca di Maqueda, regnò in Sicilia dall’1 aprile 1598 fino alla sua morte avvenuta il 17 dicembre del 1601. Nella realtà il vicerè fece poco o nulla per meritare l’ onore di avere intitolata una importante strada cittadina. Infatti , quando , nell’aprile del 1598, giunse a Palermo per sostituire il vecchio vicerè, il conte di Olivares, il Senato cittadino aveva già da tempo stabilito di aprire una nuova strada perpendicolare al Cassaro, per ristrutturare la città in “quattro nobili parti”. Al duca di Maqueda , quindi, non restò che il compito di dare il simbolico “primo colpo di piccone”, il 21 luglio 1600. Nonostante il Pretore e le altre autorità comunali , per deferenza o servilismo, vollero intitolare la costruenda via, al nuovo vicerè, la gente cominciò a chiamarla “strada nuova” o a storpiare il nome in Via Macqueda . Anche se il vicerè Maqueda, passò alla storia, immeritatamente , per “illuminato urbanista” , nella realtà a Bernardino de Cardines di progettare o pianificare strade non gli importata molto. Era diventato vicerè di Sicilia per meriti “pirateschi”. Infatti combatte la pirateria che in quel tempo era un problema molto sentito dalle popolazioni rivierasche. Ma già che c’era, a “tempo perso, si dedicava anche lui a qualche azione corsara. Ma a quanto sembra , col tempo, l’ hobby si trasformo in passione. Armava vascelli e li mandava a depredare le navi “nemiche” o presunte tali. I suoi vascelli ritornavano carichi di schiavi, di tesori , di tessuti preziosi, di spezie e di altro ben di Dio. Anche da vicerè di Sicilia continuò questa sua lucrosa attività. Dal Palazzo dei Normanni continuava a organizzare la sua “guerra privata di corsa”. Il bottino chiaramente non andava a rimpinguare le casse del vicereame, ma le sue. A quanto sembra lo stipendio di vicerè non era particolarmente alto e “giustamente” il nostro duca, che aveva una famiglia da mantenere, era “costretto” a svolgeva un “secondo lavoro”. Purtroppo la sua cupidigia gli costò cara . Si narra che in uno dei suoi vascelli, pieno di bottino, scoppio un epidemia di peste. Giustamente le autorità cittadine impedirono alla nave di approdare in porto. Ma il vicerè Maqueda non vedeva l’ora di poter prendere visione e toccare i tesori che la sua nave trasportava è allora inviò prima dei medici compiacenti che, dopo un ispezione “molto frettolosa”, dichiararono che non c’era nessun pericolo di epidemia. Cosi’ il nostro vicerè , insieme ai suoi familiari, i suoi servitori e ai più stretti “collaboratori” , salì sul vascello per poter ammirare il bottino trasportato. In uno dei bauli , invece di tesori o tessuti pregiati trovo…. il cadavere di un “turco” in avanzato stato di putrefazione. Appena aperto il baule, il vicerè si sentì male e cadde a terra. In barba alle precauzioni fu trasportato a terra, nel suo palazzo e,nonostante le preghiere, i pianti e le cure “mediche” il 17 dicembre 1601 il viceré Bernardino de Cardines, duca di Maqueda “passò da questa vita, caius anima requiescat in pace. Amen”.
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