Nell’itinerario arabo normanno dell’UNESCO, tra i monumenti non citati, un posto particolare è occupato dalle le TERME DI CEFALA’ DIANA . Si tratta di uno splendido edificio termale, posto ai piedi del monte Chiarastella ,a ridosso del torrente Bagni . Fu edificato accanto a una sorgente termale di acqua calda ((35,8°-38°), e costituiva, una delle tappe importanti del percorso viario che da Palermo si inoltrava all interno della Val di Mazara. Si trova attualmente all’interno della Riserva Naturale istituita nel 1997 per la salvaguardia di una zona di 137 ettari tra i comuni di Cefalà Diana e Villafrati. La Riserva perciò si estende su un vasto territorio, nel quale spicca Pizzo Chiarastella.
Sembra che l’edificio costituisca l’unico monumento arabo esistente in Sicilia, testimonianza monumentale della cultura islamica. La presenza di una rara iscrizione araba in caratteri cufici che decora le sue facciate costituirebbe la prova di tale origine. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, ben conservato ( anche grazie a qualche intervento di restauro) e cintato da muri in pietra irregolare All’interno di tali mura esterne si trovano le terme propriamente dette. Tali terme sono formate da un’unica grande sala che accoglie una grande vasca originariamente suddivisa da muretti in tre vasche minori, su due differenti livelli. Nelle spesse mura interne, si notano delle nicchie, utilizzate forse per riporre i vestiti dei bagnanti o, forse, come stufe per la sudorazione. La sala dei Bagni, a pianta lievemente trapezoidale, è bipartita da un muro in mattoni nel quale si apre il “tribelon”, elegante struttura costituita da tre archi di cui il centrale a sesto acuto ed i laterali a tutto sesto, poggianti su esili ed eleganti colonnine di marmo e sormontate da una volta a botte ogivale che presenta una serie di fori sfiatatoi, realizzati con tubi di terracotta disposti a fila. Alle suggestive strutture delle terme, erano strettamente connesse le camerate, le stalle, la taverna ed una corte. Sembra infatti che i viaggianti, oltre che ristorarsi e curarsi nelle acque calde della vasca, potevano mangiare e anche riposarsi.
Alcuni studiosi non concordano sull’origine araba di tali terme. Infatti sostengono, che se AL IDRISI, geografo e viaggiatore arabo che lavorò per RUGGERO II, non ne parla nei suoi libri sulla Sicilia , tali terme non esisteva ancora quando lui venne in Sicilia. Per tale motivo escludono che si tratti di un monumento arabo e lo riconducono al periodo tardo-normanna, ma si tratta solo di un ipotesi non sostenuta da nessuna prova concreta..
In ogni caso si tratta probabilmente del più antico esempio in Europa di costruzione destinata allo sfruttamento delle acque a scopo curativo.
Tali terme sono dominate dal Castello di Cefala Diana, importante struttura militare che dominava il primo tratto della valle del fiume Milicia e la Magna Via Panormi ( cioè la strada verso Palermo ) che in epoca medievale ( e forse anche romana) si snodava sotto le sue mura.
Si trattava di un edificio da collocare alla fine del XIII secolo ,di cui si possono oggi ammirare lo spettacolare ed imponente impianto planimetrico nonché la torre e le murature di delimitazione interne ed esterne .
Sulla sommità di un ripido scoglio di arenaria venne realizzato un altissimo muro di cinta merlato racchiudente un cortile cui si accedeva tramite un duplice dispositivo d’ingresso. Una serie di locali , con il soffitto a botte, ospitava i servizi del castello, mentre sul punto più elevato, a strapiombo sulla parete rocciosa, fu edificata l’ imponente torre mastra. I crolli succedutisi con il passare dei secoli hanno lasciato in evidenza una grande struttura ad arco, visibile anche a distanza, e che rende originale tale castello.
Nei primi anni del 1300 il castello risulta in possesso della famiglia degli Abate. Nel 1371 la baronia di Cefalà passò alla potente famiglia dei Chiaramonte, Il castello continuò ad aveva un ruolo strategico nel controllo della viabilità . Tale funzione strategica venne meno a partire dagli anni in cui re Martino di Aragona avviò una marcata restaurazione monarchica (1392- 95), contro i baroni ribelli, coincidente con la violenta repressione dell’aristocrazia baronale legata ai Chiaramonte, che erano tra i più riottosi ad accettare l’autorità del re aragonese.
Di questo castello la prima testimonianza scritta e del 1349, anno in cui da Palermo partì una spedizione militare contro una banda di predoni catalani che aveva fatto di questa fortezza una base per le proprie scorrerie.
Perciò l’ipotesi che potesse trattarsi di un castello di origine arabo- normanno, pur priva di prove, non è da scartare. Ecco perché il viaggiatore alla ricerca di monumenti arabi normanni , troverà interessante una visita, oltre che alle Terme di Cefalà Diana, anche al castello.
P.S. Gli amici che intendono visitare tali monumenti devono avere tanta pazienza. La situazione viaria è molto precaria. Le terme infatti si trovano sulla SP77 al km 15 in località Bagni di Cefalà, purtroppo tale strada, come tutte le strade provinciali, è ridotta a una trazzera. Mentre la S.S. 121 Palermo – Agrigento è un cantiere aperto,piena di semafori e di strettoie.
Un vero calvario.
Grazie Belfagor per la descrizione di questo straordinario monumento, che ho sempre conosciuto di nome ma non ho mai avuto modo di vedere, nemmeno in fotografia.
Per quanto riguarda le strade, siamo alle dolenti note. La Palermo Agrigento è ormai da anni trasformata in una interminabile via crucis che con le sue gimcane e suoi odiati semafori ha dato il colpo di grazia alla già traballante economia di una vasta porzione di territorio ricadente su ben tre province.