Scambiando due chiacchiere con l’ing. Nicolò Pecoraro – Responsabile progettazione lavori di Gesap – apprendiamo che i lavori presso la nuova palazzina uffici dell’aeroporto di Palermo, nella quale verranno aggregati tutti i servizi amministrativi, sono nuovamente bloccati. La situazione aveva subito già un intoppo mesi fa, quando la ditta che aveva i lavori in appalto – la Siciliana Carbolio di Catania – prima di fallire ha fatto una cessione di ramo d’azienda alla Cosedil (sempre di Catania), di fatto subentrata a tutti i contratti. I lavori non sono mai ripresi, e a seguito di contenziosi vari, è stato rescisso il contratto. A questo punto si procederà interpellando nuovamente gli originali partecipanti alla gara d’appalto. Nello specifico sono già stati contattati i secondi in graduatoria, che si sono mostrati interessati e si spera di poter riprendere i lavori entro l’estate.
Stessa situazione per quanto riguarda la nuova centrale tecnologica in fase di realizzazione a lato della pista 25. Anche qui è stato rescisso il contratto con la ditta in appalto – la Sigenco, anch’essa di Catania – che era in concordato preventivo con il tribunale di Catania. La ditta ha comunicato la sospensione dei lavori a novembre 2012, e sono stati di fatto sospesi a dicembre 2012. Poiché l’appalto per la centrale tecnologica scade a settembre 2014, non è stato possibile attendere la ripresa dei lavori, così si è optato per la rescissione del contratto. Come per la palazzina uffici, sono già stati interpellati i secondi in graduatoria, e si spera anche qui di riprendere i lavori entro l’estate di quest’anno.
Qual è il problema generale del sistema degli appalti? Il problema sta nella fase di aggiudicazione. Le ditte tendono a ribassare il prezzo per aggiudicarsi i lavori. A volte si arriva a ribassi che possono sfiorare il 40-50%. Nel caso della palazzina uffici il ribasso è stato del 30%, che tuttavia è considerato un ribasso abbastanza sostenibile.
Ma non esistono meccanismi di controllo per verificare se il ribasso sia effettivamente sostenibile, prima di affidare un appalto? Beh, esistono questi meccanismi. Si valuta la cosiddetta anomalia dell’offerta. Ci sono delle voci di costo che per legge non possono essere ribassate, come ad esempio i costi di manodopera, basati sulle tabelle ANCE, oppure i costi per la sicurezza. Tutte le altre voci possono essere ribassate. I ribassi avvengono soprattutto nelle spese di impianti elettrici, poiché il costo delle tecnologie diminuisce costantemente. Di fatto però tutti i costi di materiali possono essere ribassati, e secondo quanto ci conferma l’ingegnere, in questi ultimi anni i materiali sono aumentati tutti, a partire dal conglomerato bituminoso (l’asfalto).
Le ditte quindi cosa fanno? Giustificano i ribassi mantenendo fissi i costi di manodopera, che per legge non possono essere modificati, e abbassando i costi di materiale. Di fatto però poi i lavori magari proseguono lentamente per vari motivi, e i costi di materiale aumentano, rendendo di fatto insostenibile la proposta iniziale.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che spesso i soldi della comunità europea tardano ad arrivare, e le ditte che non hanno una solidità finanziaria tale da poter permettersi di anticipare liquidità, non riescono semplicemente a proseguire i lavori.
Di fatto quindi è l’intero sistema di affidamento degli appalti a non funzionare. E’ un discorso che può essere esteso a qualsiasi appalto, e non limitatamente alla situazione dell’aeroporto di Palermo.
C’è anche da aggiungere che ditte grosse come la Sigenco o la Siciliana Carbolio, hanno in mano decine di appalti grossi, e non soltanto uno. Quindi il ragionamento di cui sopra va esteso ad ogni appalto che una ditta ha in affidamento. Da qui si arriva ben presto a comprendere come sia possibile che le ditte falliscano con questa facilità.
Tutte queste concause, unite magari anche a fenomeni per nulla trasparenti che caratterizzano l’affidamento degli appalti in Italia, ci aprono un quadro ben chiaro sul perché i lavori pubblici nel nostro paese abbiamo la strada sbarrata in partenza.
Una nota positiva ci arriva dalla situazione del piazzale aeromobili, in fase di ultimazione, i cui lavori termineranno entro l’estate.
Vanno avanti anche i lavori all’interno della nuova area arrivi, dove si sta scavando per l’installazione delle pensiline esterne che andranno a coprire la futura passerella pedonale.
Purtroppo il sistema degli appalti in Italia ha questa stortura incredibile, da un lato non si può’ intervenire sul sistema dei ribassi, almeno per le voci che si possono toccare, dall’altro la liquidità degli enti pubblici stenta ad arrivare, il risultato che gli appalti durano almeno il doppio dei tempi previsti e questo ha dell’assurdo.
Ci stanno un sacco di cose da fare, a giudicare dai progetti che io stesso vi ho mandato e che voi avete pubblicato sul sito, già 2 o 3 anni fa, non capisco con questi tempi quando si arriverà all’obiettivo, credo che ancora una volta, finiti i lavori ci si ritroverà con qualcosa di vecchio e insufficiente.
Anche qui, penso che l’unica strada sia quella della privatizzazione, solo immettendo capitali privati, si possono applicare regole diverse da quelle degli appalti pubblici e con un General Contractor, le cose cambiano completamente.
Il giorno che Palermo potrà dirsi pronta ad accogliere come si deve i passeggeri nel suo aeroporto, spero sia più vicino di quanto si dica…
L’ing. Pecoraro si dimentica di dire qualche cosa, che ovviamente li riguarda.
Ecco vi svelo l’altro problema per cui gli appalti muoiono:
le amministrazioni fanno i cosiddetti “appalti integrati” in cui l’impresa deve fare prima il progetto esecutivo e poi svolgere il lavoro. Il progetto esecutivo va fatto su un progetto definitivo redatto dalla amministrazione che, di fatto, NON ESISTE. E’ poco più che un preliminare. Però così loro hanno risparmiato tanti soldi in quanto NON hannno pagato un progettista per fare il progetto definitivo (che per chi legge è la fase progettuale più ampia, dettagliata, e ovviamente, più pagata). Inoltre, una volta che l’impresa presenta il suo progetto esecutivo, la loro responsabilità finisce. E poichè hanno fatto firmare all’impresa una clausola in cui si dice che “il progetto posto base di gara è perfettamente eseguibile” anche se non lo è (perchè di fatto non esiste) mettono l’impresa con le spalle a muro.
Il risultato è un appalto mal pensato con un ribasso assurdo.
Ne volete una prova? Andate sul sito della GESAP e sfogliate le gare di appalto (espletate). Vedrete che non ci sono elaborati tecnici. Come potrebbe una impresa fare un ribasso REALE? Sulla base di cosa? Manca tutto!
Se volete avere conferma di quanto ho detto vi invito a sfogliare le sentenze dell’Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici.
P.s.: qualora l’ing. Pecoraro dissentisse da quanto scritto, sono disposto a dimostrarglielo documento su documento PER OGNI gara da loro espletata sugli impianti tecnologici.
“colpito ed affondato”, si dice a battaglia navale….
@kersal:
contributo molto prezioso il tuo.
Attendiamo che l’Ing. Pecoraro legga il tuo intervento e ci spieghi meglio la situazione.
interessante articolo che denota i veri difetti delle gare d’appalto, peccato che nessuno ha voluto riformare il sistema delle gare evitando questo sistema dei ribassi, una cosa curiosa che è saltata ai miei occhi, le ditte erano catanesi e trovo strano che siano fallite a metà dei lavori..
@Marcos:
il sistema di gare italiano è uguale in europa nel quale FUNZIONA.
1) i progetti sono ben strutturati
2) le imprese studiano il progetto e fanno il ribasso in base al progetto e non in base “a quanto si fa per ora”
3) dal momento del progetto, espletamento della gara, inizio dei lavori non passano anni e pertanto i prezzi rimangono verosimili
@kersal
I tuoi spunti sono davvero interessanti. Potresti approfondire se ti è possibile sulle ragioni per cui in Italia tutto si blocca e di fatto un sistema perfettamente funzionante in Europa da noi fa acqua da tutte le parti?
@Luca S.
In maniera semplicistica un appalto pubblico, secondo legge, dovrebbe funzionare così:
Prima Fase: prettamente burocratica. Si cercano le somme, si vagliano le possibilità e si redige un progetto preliminare. Il P. Preliminare è, giustamente, redatto dall’amministrazione perchè fondamentalmente contiene la risposta alla domanda: “che cosa mi serve?”. In questa fase si “stima” quanto tale opera possa costare.
Seconda Fase: si procede alla parte progettuale vera e propria. Le idee del preliminare devono diventare concrete. Si deve capire se quanto richiesto sia fattibile e quanto davvero costa. Punto per punto. Ogni aspetto deve essere analizzato (sempre per legge!). E’ il cosidetto progetto Definitivo. Contestualmente l’amministrazione nomina il Responsabile del Procedimento (RUP) il quale deve sovraintendere a tutte le operazioni ed approvarne le scelte in linea tecnica ed economica. IMPORTANTE: è in questa fase che il progetto ottiene tutte le autorizzazioni (ASL, VVF, Genio Civile) ed è in questa fase che si capisce quanto costerà davvero questo lavoro e se è quindi necessario trovare altri fondi oppure stralciarne una parte (ad esempio si puà scegliere di attrezzare solo alcuni reparti di un ospedale e rimandare gli altri).Infine si redige un computo metrico estimativo, con allegato elenco prezzi ed analisi. Questo è un documento fondamentale perchè il progettista è tenuto a valutare il costo non più in maniera sommaria ma specifica: capite bene che montare una lampada a 1 metro di altezza o montarla a 50 metri presenta un costo e delle problematiche nettamente diverse, anche se la lampada è la stessa!.
Terza Fase: Si accede a questa fase solo dopo che il progetto definitivo è stato approvato del RUP e da tutti gli organi che lo devono approvare. Qui ci sono due scelte: o lo stesso progettista della fase due procede a redigere il progetto esecutivo, o si demanda tale onere all’impresa esecutrice. La sostanza poco cambia in quanto, sempre per legge, il progetto esecutivo non può in nessun caso discostarsi dal progetto definitivo, ma ne deve solo recepire eventuali piccole osservazioni o aspetti di dettaglio. Ad esempio: se i VVF hanno dato parere favorevole ma hanno prescritto che una determinata porta debba essere 1,20m invece che 0,90m non si redige un nuovo definitivo (non ce ne sarebbe motivo) ma nell’esecutivo il progettista dovrà inserire una porta da 1,20m.
Essendo una progettazione di dettaglio, e non potendosi discostare dalle scelte del progetto definitivo, è lecito poterla affidare direttamente alla ditta esecutrice in quanto non potrà nuocere alla ammistrazione. Il computo metrico viene aggiornato, mantendo però le voci e i prezzi del progetto definitivo, a meno di qualche piccola quantità che potrebbe variare (ad esempio nel fare il dettaglio di una lavorazione ci si rende conto che serve una staffa in più e la si aggiunge; ovviamente poca roba nell’ambito del progetto). L’impresa nel formulare la sua offerta per la gara, conosce bene tutti gli elementi ed è in grado di valutare tutti i punti difficili (e quindi più costosi) e quelli magari dove la sua esperienza può portarla ad avere economie (esempio: una impresa possiede una gru telescopica e pertanto non dovrà noleggiare e montare un ponteggio per una determitata lavorazione)
Se tutto è andato come descritto sopra ci si ritrova con un’opera dettagliata, il cui costo è preciso e con un’impresa che ne conosce i dettagli e che quindi sa come affrontarla.
Cosa succede in Italia:
Prima Fase: i tempi e i modi per trovare i fondi sono eccessivamente arzigogolati e pertanto ci si trova spesso a non sapere effettivamente quanto sarà l’entità del finanziamento.
Seconda Fase: come si è potuto capire è la fase più delicata e pertanto è anche quella più costosa. Ecco perchè, furbi, si è trovato uno escamotage: poichè la legge permette agli uffici tecnici delle ammistrazioni di firmare i progetti anche senza iscrizione all’albo o senza possedere particolari “abilità”, si redige un finto progetto da mettere a gara demandando poi alla fase esecutiva (che è a spese dell’impresa) la redazione del vero progetto definitivo (che sarà pagato solo come esecutivo…circa un terzo!).
Ne volete ancora una prova? La legge IMPONE che tutte le gare superiori ai 500mila euro siano fatte “a corpo” e non “a misura”. Ma nelle gare a corpo l’impresa è tenuta ad effettuare tutte le opere che sono riportate negli elaborati grafici e non quanto scritto nei computi. Capite bene che questo richiede un progetto fatto davvero bene, con ogni singolo bullone disegnato e soprattutto “pensato”. Poichè così non è tutte le gare vanno appaltate a misura, in barba a quanto disposto dalla legge.
Terza Fase: l’impresa, non avendo un progetto da analizzare veramente, fa un ribasso in base “al mercato”. Attualmente il ribasso è del 29% (è sceso dal 50% di prima perchè è cambiato il tipo di aggiudicazione che ora è con taglio delle ali, ma sta insesorabilmente crescendo) e quindi, anche se il Prezzario della Regione Sicilia è ancora fermo al 2009 e quindi NON PAGA tutte le imprese fanno lo stesso il 29%!. Ovviamente poi sperano che, dovendo rifare il progetto, possano recuperare le perdite.
Domanda: ma a scapito di chi le recuperano? Ovviamente a scapito nostro che paghiamo l’opera! E sì perchè un modo veloce veloce per recuperare è quello di mettere materiali scadenti, che però noi paghiamo per materiali di qualità. Del resto è l’impresa che fa il progetto!. Ogni tanto (anzi ultimamente spesso) le cose vanno male perchè proprio l’opera con quei soldi non si può fare oppure non si trova alcun modo di giustificare tutte le necessarie modifiche occorrenti, e allora nasce il contenzioso che porterà l’opera ad essere un’eterna incompiuta e a noi a pagare tanti soldi extra di tasse!
In questo bellissimo quadretto si inseriscono poi i fondi Europei (Fers) che sistematicamente perdiamo, in quanto l’Europa non accetta, stranamente, questo modo di fare….
Quindi in poche parole, e come al solito, le regole ci sono ma non le rispetta nessuno, e sopratutto nessuno le fa rispettare…
Ho capito bene?
Fondamentalmente sì. E la cosa divertente è che tutti si credono furbi, dall’amministrazione all’impresa. E se glielo fai notare ti rispondono che “o si fa così o non si lavora” (l’impresa) o che “non ci sono i soldi per fare le cose come vuole la legge” (l’amministrazione).
Davvero desolante…
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