Palermo abbraccia la sostenibilità con il progetto RECOPET

Palermo RECOPET
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La sostenibilità ambientale fa un passo avanti con l’arrivo del progetto RECOPET di Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.

In collaborazione con il Comune di Palermo e Rap SpA, sono stati installati 40 ecocompattatori di ultima generazione per facilitare il riciclo delle bottiglie in PET.

Questo progetto mira a incentivare i cittadini a conferire correttamente le bottiglie di plastica, offrendo premi e contribuendo al ciclo virtuoso del “bottle-to-bottle”, trasformando le vecchie bottiglie in nuove.

Attualmente, sei ecocompattatori sono già operativi in punti strategici della città, grazie all’impegno di Garby e al supporto tecnico di Amg Energia:

  • Viale Campania angolo via Lazio;
  • Piazzale John Lennon angolo via Giotto;
  • Via Pindaro (Mondello);
  • Via Giuseppe Cimbali angolo via Ammiraglio Rizzo;
  • Via Ugo Falcando angolo via Valerio Rosso;
  • Via Rocco Jenna

La Sicilia, con una raccolta differenziata pro capite di 24,9 kg, in linea con la media nazionale, si prepara così ad accogliere i flussi turistici estivi con un approccio sempre più sostenibile.

Giovanni Cassuti, Presidente di Corepla, esprime entusiasmo per i risultati raggiunti: “Siamo molto felici del percorso fatto fin qua e di essere arrivati anche nel capoluogo di questa bellissima regione.

Fino a ora, oltre 1 milione di bottiglie in PET sono state avviate a riciclo grazie alla nostra rete di ecocompattatori.”

L’iniziativa rappresenta un tassello fondamentale nella lotta contro la dispersione dei rifiuti nell’ambiente.

L’Assessore alle Politiche Ambientali Pietro Alongi ha sottolineato l’importanza di una collaborazione sinergica tra pubblico e privato

“Questa sfida la vinciamo soltanto attraverso un percorso di collaborazione che vede insieme Pubblico e Privato, lavorando nell’interesse dell’ambiente.

Premiamo i cittadini virtuosi che conferiranno le bottiglie di plastica nelle quaranta macchine che saranno montate in città.”

Giuseppe Todaro, presidente di Rap, ha ribadito l’importanza della raccolta differenziata:

“Differenziare e riciclare significa ridurre la quantità di materiale da portare in discarica, abbattere gli sprechi, economizzare le risorse e difendere l’ambiente.

La collaborazione con Corepla è fondamentale per promuovere una maggiore consapevolezza e abitudine al riciclo tra i cittadini.”

Il progetto RECOPET si inserisce in una serie di iniziative volte a sensibilizzare i cittadini sull’importanza del riciclo della plastica come risorsa preziosa.

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4 Thoughts to “Palermo abbraccia la sostenibilità con il progetto RECOPET”

  1. Irexia

    Mi auguro non sia la solita sperimentazione “alla palermitana”, che da un giorno all’altro si interrompe senza un motivo..

  2. dc

    la fotografia a Piazza Castelnuovo è un fotomontaggio: non esiste nessun ecocompattatore in tutta la piazza

  3. BELFAGOR

    Il 2 agosto un lettore di “Palermo Today” segnala che “ da più di una settimana i compattatori automatici per il riciclo delle bottiglie di plastica non vengono svuotati. Sono strapieni e nessuno, di competenza, si interessa a svuotarli.”
    Tutte le belle iniziative purtroppo si impantanano nella realtà palermitana.
    Non sappiamo chi ha il compito di svuotare tali ecocompattatori, ma se il Corepla, ( il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica), dopo solo un mese non riesce a gestire 6 compattatori forse dovrebbe riflettere se è utile collocarne altri.

  4. Irexia

    Ho letto anch’io la segnalazione di cui parla Belfagor e ancora prima un articolo, sempre della stessa testata se ricordo bene, in cui, dopo poco l’inizio della sperimentazione se ne decretava già il fallimento perché non c’erano negozi consorziati dove riscattare i premi e gli sconti promessi.
    Non posso quindi che fare un paragone con Milano, in cui Palermo ne esce inevitabilmente perdente.
    Ogni novità necessita di un tempo di adattamento e in questo periodo in cui bisogna sondare l’opinione pubblica e l’accoglienza che questa dà al cambiamento, non può esserci alcuna sbavatura, come quando all’inizio di una relazione ci si presenta al meglio di sè sempre sorridenti e propositivi e si cerca di mimetizzare i propri difetti. Ebbene, mai a Milano avrebbero iniziato una sperimentazione senza avere completato tutti i passaggi, mai l’avrebbero presentata al pubblico senza avere avuto già concluso gli accordi con tutti i partners privati.
    Avviare una sperimentazione, quindi sondare se la nuova offerta, servizio o bene sia un’idea vincente che possa attecchire, senza avere chiuso il cerchio, ne determina per forza di cose il mancato successo, perché non credibile!
    A Milano poi, il sito di AMSA (la società corrispondente a RAP) sarebbe aggiornato con l’indicazione di tutti gli ecocompattatori installati con una mappa navigabile della città per consentire all’utenza di trovarne nei posti più comodi.
    In ultimo, mai il giornalismo, che al nord ho saggiato essere più celebrativo dei successi e molto meno accusatorio delle sconfitte, avrebbe usato la parola “fallimento”. Sancirlo ad appena un mese dalla attivazione del progetto, ha l’effetto di disincentivare la partecipazione popolare, e un’operazione certamente meritoria, come tentare di aumentare la raccolta differenziata in una città ciclicamente seppellita dalla propria munnizza, merita un maggiore incoraggiamento. Al nord non si sarebbe vista una condanna così tranchant, definitiva, in così poco tempo, come se ci si compiacesse delle false partenze, degli errori e degli intoppi. Non sto dicendo certo che gli organi di stampa non dovrebbero bacchettare i politici o gli amministratori pubblici inefficienti, anzi, ma concedere una chance di crescita ad un progetto sì! Monitorarlo, intervistare i dirigenti e chiedere loro quali fossero gli obiettivi sperati e le tecniche per raggiungerli, non invece tagliare le gambe alle nuove idee (che scontano il peccato orginale di essere state pensate soltanto a metà!).
    In conclusione, mi pare che a Milano credano nelle cose che fanno, nei progetti, nelle sperimentazioni e nei cambiamenti che interpretano sempre come un miglioramento, mentre mi sembra che a Palermo le cose si facciano sempre a metà, tanto per farle e dire “ci abbiamo provato!” alzando le braccia e imputandone la mancata riuscita ad altri che non sia se stessi. Ho l’impressione che qua non ci sia senso critico costruttivo ma soltanto polemico, quasi di compiacimento che ogni cambiamento è impossibile: un giornalismo che punti il dito sugli esperimenti falliti deve andare a chiederne conto e ragione a chi quegli esperimenti li ha progettati e attuati, male, puntando telecamera e microfono in faccia, affinchè ce ne ricordiamo bene.

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