Proseguiamo il reportage iniziato la settimana scorsa durante la visita ai cantieri del raddoppio del passante ferroviario di Palermo.
A conclusione della giornata siamo rientrati al cantiere Notarbartolo e siamo stati accompagnati a visitare la Tbm (Tunnel Boring Machine) “Marisol” che scaverà la galleria da Notarbartolo a De Gasperi – Belgio.
A guidarci fino al cuore pulsante del macchinario sono stati l’architetto Federico Daneri e l’esperto geometra Mauro Esposito che si è occupato di scavo meccanizzato già a Napoli per i lavori della metropolitana.
Prima di iniziare precisiamo che la macchina è ancora ferma, in attesa del decreto dell’Arpa.
La talpa lunga 130 metri con una testa fresante di 9,4 metri di diametro.
Una delle sfide più grandi è stata alimentare la macchina, che richiede 4 MW di corrente, oltre ai 2 MW richiesti al cantiere, parliamo di oltre 6 MW che sono necessari per permettere il funzionamento. Basti pensare che il consumo è maggiore dell’energia utilizzata dall’intero ospedale Cervello che secondo voci è intorno ai 3 MW e produce un suono in galleria di oltre 80 decibel: come lavorare dentro una lavatrice in piena centrifuga, fortunatamente nulla però sarà percepito all’esterno vista la profondità a cui opera il macchinario.
A macchinario avviato saranno impiegati 60 operai specializzati che divisi in più turni di lavoro terranno sotto stretta osservazione l’intero ciclo di lavorazione.
Marisol è costata 13 milioni di euro e altri 6-7 milioni è il costo per il cantiere che gli sta dietro
Gli scavi produrranno 140mila metri cubi di terra e roccia che saranno verificati, monitorati come da accordi con Arpa e usati per riqualificare spazi verdi e portati nelle due cave di Sferracavallo (cava Troìa e cava Impisu).
Il tunnel Notarbartolo-via Iblei sarà formato da 1.421 anelli accostati l’uno accanto all’altro e ogni anello sarà composto da sette conci prefabbricati di calcestruzzo spessi 40 centimetri per un totale di oltre diecimila conci, tutti trasportati via camion da una ditta specializzata di Potenza.
Come potete notare sono state già installate le guide per il nastro trasportatore che porterà la terra di scavo dalla macchina all’area di stoccaggio fuori dal cantiere.
L’area di stoccaggio prevede una grossa vasca che verranno realizzate nelle prossime settimane e che serviranno a far decantare la terra di scavo prima di poterla portare nelle cave sopracitate
Ogni concio ha una numerazione precisa che permette durante l’intera lavorazione dalla fabbricazione all’impianto di Potenza al montaggio in cantiere di essere identificato.
Bisogna tener presente che ogni concio ha una lavorazione con tolleranze davvero minime, basti pensare che lo scarto sull’errore dovrà essere al millimetro e che anche in cantiere gli operai devono verificare con appositi strumenti che la tolleranza sia rispettata.
Al momento ogni anello è legato a quello precedente e successivo con delle piastre, poiché trattandosi di avanzamento dentro ad un tunnel già precedentemente scavato è necessario riempire lo spazio che si crea tra la parete esistente e la parete di conci realizzata da Marisol, ecco perché questa è una fase molto delicata che rispetto all’avanzamento tradizionale richiede massima cautela.
La camera di controllo dov’è contenuto il cervello dell’enorme talpa è una piccolissima stanzetta dove all’interno vi spazio per un solo operatore che ha sotto controllo tutto.
Dalle pressioni, all’energia elettrica, dalla direzione, alla rotazione e inclinazione dello scudo, dalle telecamere di videosorveglianza alla quantità di malta iniettata.
La macchina è dotata anche di una camera iperbarica perché dopo aver lavorato al fronte di scavo a pressioni di circa 2 bar superiore all’atmosferica, per permettere agli operatori di riportarsi a pressione atmosferica è obbligatorio effettuare un ciclo all’interno della camera, così come avviene ai sommozzatori dopo essere stati esposti a lungo ad alte pressioni.
Il sistema di fissaggio dei conci è molto particolare, il concio arriva da sotto il macchinario direttamente dall’esterno del cantiere, qui un erettore tramite delle grosse ventose lo aggancia e lo porta in posizione.
Questa la procedura:
- mediante l’erettore viene agganciato il concio e contemporaneamente vengono retratti i cilindri di spinta in corrispondenza della posizione in cui andrà montato detto concio;
- il concio è accostato all’anello precedentemente montato nella posizione in cui dovrà essere fissato mediante spinotti di acciaio/bulloni passanti tra anelli consecutivi;
- i cilindri, precedentemente retratti, vengono riaccostati sul nuovo concio appena montato;
- con la medesima procedura si esegue il montaggio degli altri conci fissandoli all’anello precedente e tra di loro;
- come ultimo elemento si monta l’elemento di chiave fissandolo sempre all’anello che lo precede.
Nelle foto noterete la statuetta di Santa Barbara, protettrice di chi lavora in galleria. La statuetta è stata “prestata” dal geometra Esposito, ma l’intera struttura in acciaio che la ospita è stata realizzata dalle maestranze Sis. Una piccola curiosità che ci hanno mostrato con orgoglio, non solo per far notare la grande professionalità, ma anche perché con la scusa ci hanno spiegato che tutto ciò che vedevamo intorno a noi o quasi era stato realizzato dagli operai.
Ma dopo tutte queste parole, quando potremo vederla in “azione”?
La talpa partirà verso il mese di maggio (proprio a causa dell’atteso nulla osta dell’Arpa) e scaverà 2 km alla media di 8/10 metri al giorno, per 7-8 mesi circa. Al momento, la testa fresante (cioè lo scudo rotante che scaverà il tunnel ferroviario, ndr) è posto a 140 metri dall’imbocco della galleria, cioè a 10 metri dal fronte di scavo.
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Buongiorno mobilita,
articolo interessante e ben illustrato.
Una sola nota negativa e non dovuto al vostro articolo, la TBM è ancora ferma.
E’ una vergogna vedere accumulare ritardo su ritardo, la colpa ha padri diversi, ma i ritardi li pagano i cittadini
Complimenti per l’articolo, molto interessante e molto dettagliato. Ho delle perplessità sull’eventualità di trovare reperti archeologici: è stata fatta un’analisi preliminare? Nel caso di trovare manufatti archeologici, chi aziona la talpa sarebbe in grado di individuarli prontamente e di fermare il motore?
No. In fronte di scavo non è visibile. Al massimo si trovano i residui tra lo smarino.
In questo caso per fortuna. Ci manca solo lo stop archeologico…
Non condivido il tuo punto di vista. Anche io spero che non ci siano reperti, ma se ci fossero, non sarei tanto contento di sapere che saranno distrutti. Al di là dello svolgimento dei lavori e del raggiungimento degli obiettivi prefissati bisognerebbe avere un minimo di sensibilità per i resti delle civiltà del passato
Vista la zona di scavo (zona che fino al XIX era aperta campagna), e soprattutto la profondità dal p.c., circa 25m (un palazzo di 8 piani!!), non credo ci sia il rischio di incontrare reperti archeologici. Ovviamente non si può escludere, ma la probabilità credo sia minima. In ogni caso qualsiasi scavo credo sia sempre preceduto per legge da indagini archeologiche.
Ottimo articolo, complimenti.
Non ho capito la storia della camera iperbarica, qualcuno saprebbe spiegare meglio? Grazie.
Una domanda, avete parlato di approvvigionamento conci? Perché al momento ce ne sono davvero pochi a Notarbartolo, e sono stati consegnati con ritmo lentissimo. Continuando così non si garantirebbe l’approvvigionamento costante.
Quando la TBM inizierà lo scavo vero e proprio, sicuramente i conci arriveranno al ritmo necessario.
Semplicemente finora non ce n’è stato bisogno.
La TBM lavora mantenendo il fronte di scavo a una pressione maggiore di quella atmosferica (quanto maggiore dipende dalle specifiche condizioni di scavo). La camera iperbarica serve quando il personale deve per qualche motivo entrare nella camera di scavo (subito dietro la testa fresante e alla stessa pressione del fronte).
Per tornare poi a pressione atmosferica il personale deve fermarsi per un certo lasso di tempo dentro la camera iperbarica, un po’ come i sub quando risalgono, devono fermarsi periodicamente a diverse profondità per permettere al corpo di compensare la variazione di pressione in modo graduale.
La testa fresante ha bisogno di cicli manutentivi periodici, con il cambio dei “denti” in acciaio che materialmente incidono la roccia. Per far ciò, è necessario che personale appositamente addestrato entri nella zona tra fronte di scavo e rotore della testa fresante.
Il ritrovamento di reperti archeologici a quelle profondità è assolutamente escluso.