Penso che la scelta fondamentale sia quella di arrivare a chiudere il centro storico (intendo quello del quadrilatero murato) al traffico veicolare privato, trasformando in un’occasione di lavoro la soluzione del conseguente problema della mobilità privata.
Due osservazioni preliminari:
1. Il centro storico, a differenza di altre aree urbane, per la sua specificità architettonica e urbanistica, è godibile soprattutto a piedi oppure in bicicletta, magari con bici elettriche: i motorini non sono infatti meno inquinanti delle auto, sia per i gas che per i rumori che producono.
2. Una politica modernamente intesa dovrebbe avere ben presente come il proprio compito sia quello di creare le condizioni perché l’iniziativa economica privata crei occasioni di lavoro piuttosto che stipendiare direttamente – o indirettamente – i senza lavoro, impegnando risorse pubbliche per mansioni improbabili, anche se utili in chiave clientelare (si pensi alla “conta dei tombini” della tragicomica cronaca degli ultimi mesi).
Senza andare lontano in cerca di qualità della vita, nell’isola di Panarea la mobilità privata, in assenza di auto, è efficacemente assicurata, tutto l’anno e 24 ore su 24, da servizi privati di auto elettriche (tipo golf car) che trasportano persone e merci a zero emissioni e con l’inquinamento acustico di un sibilo. Basterebbe allora favorire la costituzione di cooperative private in concorrenza tra loro (attingendo a tutte le declinazioni del lavoro precario o alla stessa pooplazione studentesca che in altre città d’Europa e del mondo si presta persino a guidare risciò) da impegnare nei servizi alla mobilità privata dei circa 250 ettari del nostro centro storico. Le auto private, di residenti e non, potrebbero essere custodite in auto silos posti ai limiti del perimetro chiuso al traffico (stranamente ce ne sono a Catania e a Messina, ma non a Palermo), costituendo così un’altra opportunità di business indotto. Mezzi pubblici, autoambulanze, forze dell’ordine e un numero controllato di operatori (es. rifornimento merci dei mercati storici e degli altri esercizi commerciali, mezzi dei cantieri, ecc.) avrebbero invece accesso alla stessa area attraverso colonnine retrattili telecomandate, così come avviene in molti centri storici del nord Italia e d’Europa.
Se la chiusura del traffico privato dovesse risultare, almeno inizialmente, una misura troppo drastica per i residenti, si potrebbe consentire loro l’accesso, per un periodo di tempo limitato (ad esempio, alla costruzione degli auto silos), in modo da arrivare in due tempi all’obiettivo finale della completa chiusura al traffico veicolare privato.
Per ottenere un sufficiente consenso sociale su di una misura di questa portata, bisognerebbe dimostrare ai commercianti (che sono comunque una minoranza della popolazione, anche se sovente pretendono di condizionare la città a miopi esigenze di bottega) e ai residenti del centro storico che, a fronte di innegabili limitazioni alla mobilità personale, essi godrebbero dei seguenti vantaggi:
1. il centro storico di Palermo si trasformerebbe in un’isola di qualità della vita (libera da inquinamento atmosferico ed acustico) in un contesto architettonico e urbanistico che avrebbe poco da invidiare ai più rinomati centri storici d’Italia e d’Europa;
2. come diretta conseguenza di questo salto della qualità della vita urbana, esso diverrebbe un’opportunità di investimento residenziale di ben altro livello rispetto all’attuale situazione, sia per i palermitani che per “immigrati ad alto reddito”, italiani e non, con creazione di valore immobiliare vero e riconoscibile (e non banalmente speculativo come avviene oggi);
3. conseguentemente, anche il valore delle location commerciali attualmente presenti nel centro storico subirebbe un innalzamento di valore che consentirebbe, a chi volesse cimentarsi con la nuova tipologia di residenti o di frequentatori e viaggiatori, di affrontare nuove opportunità di business mentre, a chi non le sapesse o non le volesse sfruttare, di monetizzare il valore di immobili od avviamenti commerciali, da reinvestire eventualmente altrove;
4. si creerebbe lavoro vero per il business della mobilità privata all’interno del centro storico, mentre anche i servizi di taxi, sicuramente disinteressati ai brevi percorsi interni, ne avrebbero una positiva ricaduta per i collegamenti da e per il centro storico;
5. il centro storico si dovrebbe dotare di infrastrutture (auto silos) il cui business sarebbe una conseguenza della chiusura al traffico con un “mercato” stabile quale quello dei residenti per i quali costituirebbe una sorta di “garage di quartiere”.
Non è forse vero che il peggior modo per assicurarsi un futuro migliore sia quello di immaginarlo come la semplice continuazione dell’esperienza del presente o del recente passato?
Donato Didonna
onestamente credo che il primo vero passo sarebbe chiudere al traffico veicolare il centro storico
Quello che molti commercianti non capiscono è che, al posto di pressare il comune per mantenere la situazione attuale, dovrebbero richiedere un netto potenziamento dei collegamenti pubblici nella loro zona.
Chiudere le vie e renderle pedonali, significherebbe per un acquirente non avere il pensiero di dover posteggiare l’auto, di poter passeggiare in un salotto, di poter visitare tanti tipi di negozi uno accanto all’altro, senza dover schivare le auto in seconda fila o respirare i gas di scarico.