C’ ERA UNA VOLTA LA CHIMICA ARENELLA : LA FABBRICA SUL MARE
C’era una volta la CHIMICA ARENELLA, la famosa fabbrica sul mare.
Si tratta di un pezzo della storia di Palermo e soprattutto di quella “Palermo felicissima” d’altri tempi che vedeva la città e le sue industrie al centro della produzione e del commercio internazionale.
La sua storia inizia nel 1908, quando un gruppo di imprenditori tedeschi decise di espandere i propri interessi nell’industria chimica in Italia.
Tra le varie opzioni, il gruppo trovò l’appoggio di alcuni investitori siciliani, che spinsero per far fondare la nuova fabbrica a Palermo.
Allora Palermo e la Sicilia attirava capitali dall’ estero
Dovendo optare per un luogo che consentisse un agevole carico e scarico delle merci dal mare, si decise di installare il grande impianto tra la borgata dell’Arenella e il cimitero dei Rotoli.
Furono costruiti due moli industriali e 14 edifici in stile liberty: la fabbrica avrebbe prodotto sostanze essenziali per la vita e le industrie dell’epoca e cioè acido citrico, acido tartarico, acido solforico e cremor tartaro ( cioè un sale di potassio ricavato dell’acido tartarico estratto dall’uva che viene usato in associazione al bicarbonato di sodio per ottenere la lievitazione degli impasti . È il lievito più utilizzato nella pasticceria vegana perché assolutamente naturale) e altre produzioni legate alla trasformazione di materie prime siciliane.
Nel 1913 la nuova industria, che si chiavava l’Industria Chimica Goldenberg, iniziò le attività e, grazie alla esperta manodopera quasi interamente tedesca, nel giro di poco tempo l’industria crebbe in produzione e d’ importanza.
Purtroppo con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale tutti gli operai ed i dirigenti tedeschi vennero richiamati in patria e l’azienda passò in mano ai siciliani, che iniziarono a produrre medicine e disinfettanti per gli ospedali.
In questa occasione il nome di Chimica Goldenberg venne cambiato in Chimica Arenella per evitare che l’azienda venisse confiscata come proprietà tedesca.
Nel primo dopo guerra l’ attività crebbe e la fabbrica divenne il maggiore produttore di acido citrico in Europa.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Chimica Arenella si distinse per l’esportazione di altre importanti produzioni, come lieviti di birra, melasse, succhi, essenze e zuccheri.
Nel 1943 si iniziò anche a fabbricare pectina e alcool dalle carrube, altra materia prima della Sicilia.
Il declino , come spesso accade, inizio dopo la guerra.
I nuovi amministratori, spesso legati alla politica ( o alla mafia) trasformarono l’azienda in un carrozzone clientelare, piena di dipendenti e di debiti, e causarono un lento declino.
L’azienda, ormai in crisi, entrò nell’ orbita della Regione siciliana e dopo diversi decenni all’insegna di cattivi investimenti, commissariamenti, scandali e forti indebitamenti, chiuse definitivamente nel 1987.
Inserita nel piano di alienazione a partire dal 1965, la fabbrica è stata varie volte indicata in occasione di progetti di riqualificazione di alcune zone periferiche palermitane.
Nel 1998 il Comune di Palermo ( Giunta Orlando) acquisto gli edifici e l’area dall’Ente Minerario Siciliano della Regione Siciliana per ben 16 miliardi delle vecchie lire ( circa 8 milioni di euro).
Operazione inspiegabile visto che il Comune non aveva un progetto di recupero.
Dopo pochi anni l Comune, si rese conto che non era in grado di recuperare la fabbrica e l’area circostante e decise di venderla a privati.
Purtroppo le tante ipotesi di vendita e di rilancio del sito sono falliti perché troppo costose .
Ci sono troppi edifici da abbattere, tra l’altro è pieno d’amianto .
Oggi è una discarica e una pericolosa bomba ecologica( a causa dell’ amianto).
L’edificio, infatti, è circondato da diverse abitazioni e condomini , da attività commerciali e da una scuola media.
Fino a cinque anni in uno dei viali che conducevano agli uffici dell’Ex Chimica Arenella c’erano dei bellissimi alberi alti una ventina di metri: un giorno vennero abbattuti, senza che nessun “ambientalista” protestasse.
La situazione di degrado è allucinante. La gente ormai qui scarica di tutto. Frequentemente dei piromani appiccano il fuoco, bruciando i rifiuti.
E’ diventato un luogo per prostitute, tossicodipendenti e non solo.
I ratti ne sono diventati i padroni
Il consigliere della settima circoscrizione, Natale Puma, ha dichiarato .
“I topi ( ratti) arrivano fino alle abitazioni limitrofe. Ho chiesto attraverso svariate mozioni la bonifica dell’area e la chiusura del cancello d’ingresso. Inoltre, ho pure segnalato che sarebbero necessarie le telecamere per controllare gli accessi e la presenza costante degli agenti della polizia municipale. Ad oggi nulla di tutto questo è stato fatto. Una struttura – continua Puma- che potrebbe essere un volano e un luogo di estrema bellezza per la città. Ho proposto anche l’utilizzo dell’area per un acquario, un museo del mare. Tutto è rimasto lettera morta. Invece abbiamo un cumulo di macerie, amianto, pericoloso alla salute, ricettacolo di sporcizia che di certo non aiuta la salute dei residenti le borgate Arenella e Vergine Maria. Senza contare il danno all’Erario derivante dal fatto che il Comune ha acquistato con soldi pubblici ( ben 16 miliardi delle vecchie lire) un bene per poi trasformarlo in un cumulo di macerie”.
L’assessore comunale ai rapporti funzionali con Rap, Sergio Marino ha cercato di giustificarsi :
“ Come in tutta la città gli abbandoni sono un fenomeno difficile da controllare. Girerò le foto e le segnalazioni dei residenti alla Rap, chiedendo di intervenire”.
In altre parole ha scaricato ad altri la “patata bollente” .
Un po’ più articolato e stato il commento dell’ l’assessore comunale al Patrimonio ,Toni Sala.
“La situazione è oggettivamente critica e complessa. Il Comune finora si è limitato a delimitare le aree a rischio crollo, per metterle in sicurezza, ma ovviamente non è sufficiente. Nei giorni scorsi ho effettuato un sopralluogo e dato direttive perché sia bonificato urgentemente il sito e siano effettuati degli interventi di derattizzazione, il cammino per il rilancio dell’ex Chimica Arenella è ancora lungo ma questo non può giustificare la trasformazione dell’area in una discarica a cielo aperto che mortifica il territorio e le aziende che vi lavorano”.
Ci sembra cha almeno l’assessore Sala, rispetto ai suoi colleghi di giunta, è consapevole della criticità del problema e ha cercato, nel limite del possibile e delle sue competenze, di attuare qualche provvedimento provvisorio.
Purtroppo attualmente non ci sono progetti di recupero e nessun imprenditore è disposto ad accollarsi le spese del risanamento.
Eppure è uno dei luoghi più belli di Palermo.
P.S.
Dal GDS del 18 Marzo 2021
“Tre dirigenti del Comune di Palermo sono stati condannati a sei mesi ciascuno per omissione in atti d’ufficio per il caso dell’ex Chimica Arenella: lo ha deciso il tribunale del capoluogo siciliano, che ha accolto le tesi del pm Maria Rosaria Perricone.
L’accusa aveva ritenuto che nell’area della fabbrica dismessa di Vergine Maria fossero stati abbandonati senza controllo rifiuti speciali e amianto, creando così situazioni di grave pericolo. Gli imputati condannati diressero in periodi diversi il settore Edilizia pericolante della Protezione civile comunale e il servizio Ambiente. Per tutti la pena è sospesa.
La sentenza di oggi è stata pronunciata col rito ordinario dalla terza sezione del tribunale, presieduta dal giudice Fabrizio La Cascia.
I tre imputati condannati (per i quali erano state chieste pene leggermente più elevate) sarebbero stati responsabili di ritardi e di interruzioni dell’opera di bonifica. Furono i vigili a rilevarlo, con un accesso risalente al febbraio di sette anni fa, che rivelò come l’area fosse una sorta di bomba ecologica”.
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