“Siamo in un posto civile, non a Palermo”: frase choc di un giudice a Trento
Da “Palermo Today “ 20/09/2017
“Avvocato, lei taccia, perché qua siamo in un posto civile, non siamo a Palermo”. A pronunciare questa frase è stato, come racconta l’avvocato Stefano Giordano al rientro in città, il presidente del tribunale di Trento nel corso di un’udienza di rinvio al Riesame.
“E’ un fatto gravissimo – ha dichiarato Giordano all’Adnkronos – oltre che una frase razzista. Il presidente del tribunale del Riesame, il dottor Carlo Ancona, nel condurre l’udienza con un indagato palermitano e con il sottoscritto come difensore, mi ha impedito di svolgere la mia arringa proferendo quella frase. A questo punto, ho chiesto, e solo dopo numerosi sforzi, ho ottenuto la verbalizzazione di quanto accaduto”.
“Purtroppo, nonostante le numerose richieste, non sono riuscito a ottenere dalla cancelleria del Tribunale del Riesame di Trento copia del suddetto verbale. Manifesto la mia preoccupazione – conclude il legale ) – per quanto accaduto in quanto avvocato, in quanto cittadino italiano e, soprattutto, in quanto palermitano”
Il legale palermitano, figlio del presidente del “maxiprocesso” di Palermo Alfonso Giordano, fa sapere inoltre di essere in procinto di preparare insieme al presidente del’Ordine di Palermo, l’avvocato Francesco Greco, un esposto che sarà prontamente inviato al Csm e alle altre autorità istituzionali competenti.
Grazie belfagor. Tu sì che ti stai specializzando ad accendere una miccia dopo l’altra su Mobilita Palermo.
Stefano Giordano, un Palermitano che evidentemente non ha avuto la forza di tacere, ne’ di ubbidire al Presidente del Tribunale di Trento, ne’ la forza di accettare la realtà e la verità della situazione.
Una reazione non molto differente da quelle di bambino di 6 anni e di uno scanazzato della Kalsa che vogliono a tutti i costi rifiutarsi di comportarsi come ci si deve comportare; solo i linguaggi e le manifestazioni delle reazioni sarebbero stati differenti: il bambino avrebbe pestato i piedi per terra e avrebbe cominciato a piangere e gridare. Lo scanazzato avrebbe attaccato fisicamente e forse con una bastone, un coltello o una pistola.
Evidentemente Stefano Giordano non ha mai pensato che l’alta qualità della vita che ha sempre caratterizzato Trento è anche frutto, parte e componente di un comportamento sociale e pubblico molto differente da quello che normalmente si ha a Palermo.
Ora leggiamo i successivi messaggi che dimostrano con grandi sforzi cerebrali e verbali che invece Palermo è un posto civile.
Dai, fateci ridere con le vostre lezioncine…
Non conosco i riti del tribunale e potrei sbagliarmi ma mi sembra molto grave che un avvocato richieda senza ottenere il verbale di un’udienza cui ha partecipato.
Lo vedo come problema da italiano, non da palermitano. Giusto segnalarlo, ognuno fa la sua parte.
Premesso che non conosco i fatti e leggo soltanto l’estrapolazione di una frase presumibilmente detta dal magistrato nell’ambito di un contesto più ampio o di una discussione all’interno di un’aula di giustizia, mi piacerebbe esprimere un paio di considerazioni sul concetto di civiltà.
L’etimologia della parola, come mi insegnava il mio professore di latino e greco del liceo, ha molta importanza per comprendere il senso reale di essa e non quello genericamente attribuito dalla massa spesso inconsapevole.
Ebbene, la parola civiltà deriva dal latino civitas che significa città, cittadinanza.
In senso lato, la civiltà esprime il complesso delle regole e dei valori che vengono riconosciuti ed accettati all’interno della civitas, dai suoi cives (cittadini).
E’ evidente che ogni civitas come ogni civiltà avrà i propri parametri e le proprie peculiarità. Trento non sarà mai Palermo e viceversa.
Mi pare altrettanto evidente, però, che se ci limitassimo a collegare il concetto di civiltà alla presenza di strade pulite o bus puntuali (di cui certamente Trento rappresenta un ottimo esempio a nostra differenza) staremmo cercando di nascondere la luna col dito.
La civiltà include ulteriori componenti quali quella linguistica, quella razziale, gastronomica, paesaggistica et cetera…
Detto ciò, sostenere che Palermo sia incivile è segno di massima ignoranza della lingua, della storia e della cultura. Potrà non piacere la civiltà da noi espressa ma sempre una civiltà resta. A mio avviso, e concludo, Palermo è una città civile che indulge da troppo tempo ai comportamenti di molti suoi “cives” incivili (ovvero che si pongono al di fuori delle regole condivise).
Cari saluti a tutti.
P.S. Per unaltronicola: il verbale d’udienza è un atto pubblico ed è diritto del difensore ottenerne copia. Ovviamente l’avvvocato in questione riceverà la copia richiesta.
La vita civile a Palermo è morta nel dopoguerra con la distruzione del rapporto, ancora integro, tra antropizzazione e ambiente naturale. Lo sfacelo urbanistico e ambientale può essere risolto con una rivoluzione in questo senso. Altro che fioriere di plastica…