PALERMO – BERGAMO : DIVERSE E LONTANE MA UMANAMENTE E STORICAMENTE VICINE
Uno dei più amati sindaci d’Italia, Giorgio Gori, nel suo recente libro “ RISCATTO” dedica un paragrafo al gemellaggio umano e storico tra la sua Bergamo e Palermo.
Una vicinanza antica che parte dalla “Spedizione dei mille “ del 1860.
Più di un sesto dei garibaldini che liberarono Palermo erano bergamaschi e precisamente 179.
Non si trattava di “sbandati” o di “teste calde” ma di appartenenti alla “meglio gioventù” della città lombarda: studenti liceali e universitari e giovani di buona famiglia, animati da grande idealità, generosità e entusiasmo.
Molti persero la vita per liberare la Sicilia ma il loro sacrificio è servito ricreare un legame umano con il popolo siciliano e palermitano che si è rinsaldato recentemente con la pandemia del Covid.
Il libro del sindaco Gori, ripercorre i mesi della prima fase dei contagi con Bergamo tra le zone più colpite.
L’immagine della colonna dei mezzi militari che trasportano le salme è il drammatico simbolo di quel periodo che il primo cittadino bergamasco ha fissato su carta.
In un intero paragrafo dedicato a Palermo e alla sua gente, il sindaco Gori racconta:
«Di quei giorni drammatici ci sono state anche cose belle, che cerco di trattenere. Per esempio il rapporto che è nato con Palermo, cominciato con la quarantena forzata di 29 turisti bergamaschi partiti il 21 febbraio e bloccati per settimane in albergo, dopo che tre di loro, una signora già la sera del 23, erano stati trovati positivi. I palermitani li hanno coccolati, riempiendoli di attenzioni e di dolci».
Scrive ancora: «È successo poi che alcuni nostri malati, vista la saturazione delle terapie intensive in Lombardia, siano stati trasferiti all’ospedale Civico del capoluogo siciliano, e poi che Ismaele La Vardera, un palermitano che collabora con Le Iene, sia venuto a Bergamo per documentare la costruzione dell’ospedale da campo in Fiera e abbia lavorato per giorni insieme con i nostri volontari, e se ne sia poi ripartito con un tir pieno di computer e tablet donati dai bergamaschi ai ragazzi del quartiere Zen della sua città».
E che : « Diversi palermitani ci hanno scritto per offrire vacanze gratis ai medici e agli infermieri di Bergamo e anche che degli artigiani bergamaschi siano andati a trovare il sindaco di Palermo portandogli in dono una sciarpa dell’Atalanta. Alla faccia del razzismo e delle contrapposizioni tra Nord e Sud».
Il legame tra Bergamo e Palermo, dal quel momento, si è fortificato.
Uno di questi malati dopo essere stato intubato all’ospedale di Seriate, nel Bergamasco, vista la saturazione delle terapie intensive in Lombardia, fu trasferito all’Ospedale Civico di Palermo a bordo di un aereo militare : quando si svegliò dal coma farmacologico, quasi un mese più tardi, scoprì di trovarsi in Sicilia.
«In rianimazione sentivo l’accento siciliano, ma pensavo a qualche medico emigrato. Quando mi dissero che mi trovavo a Palermo credevo scherzassero …».
E così l’artigiano bergamasco Ettore Consonni, che nei suoi 61 di vita non era mai stato in Sicilia, è diventato più siciliano di tanti siciliani, facendosi tatuare sul costato la sagoma dell’isola con la Trinacria, i nomi dei cinque nipoti, dei tre figli e della moglie.
«Ho voluto tatuare la NOSTRA Sicilia per avere sempre il ricordo dei dottori e degli infermieri che mi hanno curato, voluto bene e salvato la vita».
Come scrive il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori : “Alla faccia del razzismo e delle contrapposizioni tra Nord e Sud”.
P.S. Forse da lunedì ritorneremo in zona gialla .
Grazie ai nostri “amministratori regionali e comunali, tra i peggiori d’ Italia , e all’ ignoranza e la “furbizia” di alcuni siciliani che si rifiutano ad vaccinarsi , ci ritroviamo di nuovo in “inferno”.
Se le corsie degli ospedali , dei pronto soccorso e della rianimazione , sono intasati da questi signori, togliendo posti letto ai “veri” malati , allora la loro, cosi detta, ” libertà” diventa un problema collettivo.
Quando leggo :
“Ci sono pure quelli che, invece, se la prendono con i medici che mettono in dubbio le terapie e li minacciano. E c’è pure chi grida: “Preferisco morire di Covid che di vaccino!”, verrebbe voglia di lasciarli senza cure.
Dispiace vedere forze politiche e sindacati che li difendono, ma purtroppo c’è chi per un pugno di voti si venderebbe l’anima .
Certamente le autorità, sanitarie e politiche, e l’informazione hanno le loro gravi responsabilità nell’ aver ingigantito quei pochi casi di morti per vaccino e di aver creato un clima di diffidenza verso alcuni di questi vaccini, stranamente quelli meno cari.
Qualunque farmaco, anche l’aspirina o le vitamine, possono avere effetti collaterali ma non per questo non vengono usati.
Se poi i “geni” preferiscono curarsi con le tisane o bevendo candeggina, almeno poi non intasino gli ospedali , minacciando il personale sanitario