RIAPRIAMO VILLA COSTA
Villa “Gaetano Costa” è legata alla storia di Fondo Terrasi
La sua travagliata vicenda fu riassunta anni fa dall’ex assessore al verde, prof. Giuseppe Barbera
“Nel 1965, il comune di Palermo in cambio del rettangolo del verde Terrasi ( coltivato a fichidindia) s’impegnava a realizzare le vie Ausonia e Trinacria.
Ma subito dopo inizia un contenzioso. Tra carte scomparse, impegni non mantenuti, palazzinari locali e romani, omissioni di atti d’ufficio la vicenda arriverà a occupare spazio nelle carte dell’Antimafia e valutata come possibile causa dell’omicidio di Piersanti Mattarella.
Nel 1988, allontanati anche gli agricoltori che avevano trasformato in giardino una distesa di fichidindia, la storia si chiude con un progetto per un parco. Inizia allora una tenace protesta ambientalista. Con appelli e occupazioni si cerca di salvare un pezzo di Conca d’oro e, per la prima volta, una parte della città mostra di voler riscattare l’ignavia degli anni precedenti. C’erano però molti soldi da spendere (2,5 miliardi di lire); questa era la cosa che contava e la lotta sortì solo qualche parziale effetto.
Con la consulenza di docenti universitari si salvarono la metà dei mandarini e nacque quella che oggi è villa Costa.
Riassumendo : Fondo Terrasi fu diviso in due parti : Villa Gaetano Costa, dedicata al magistrato assassinato dalla mafia nel 1980 , e il roseto
Villa Costa,di proprietà del Comune, fu dato in concessione nel 2009 a dei privati che vi crearono un locale il “ Costè” .
In cambio, gli imprenditori si sarebbero impegnati a provvedere alla manutenzione della villa, alla pulizia e alla cura del verde, alla sorveglianza e all’organizzazione di attività culturali rivolte alla cittadinanza, in particolar modo ai bambini e agli anziani.
Purtroppo tale accordo non fu rispettato.
In alcuni articoli pubblicati nel 2016 il consigliere dell’ottava circoscrizione, Carlo Dones, dichiarava:
“Allo stato attuale, Villa Costa è uno spazio abbandonato a sé stesso, eccezion fatta per l’area immediatamente adiacente al Costè, che per chiari motivi viene curata. Non c’è traccia di guardiania – continua Dones – gli spazi verdi sono incolti e non risulta alcun tipo di attività dedicata ai bambini e agli anziani, né tanto meno di tipo culturale. Le sole attività svolte dal Costè sono quelle del tipico locale serale: aperitivi, discoteca e vendita di alcolici. “
Il consigliere Dones presentò una mozione al Comune di Palermo affinché venisse fatta chiarezza sulla gestione di questo spazio pubblico.
Morale della storia, nel 2018 la concessione non fu rinnovata e villa Gaetano Costa tornò a disposizione del Comune che, naturalmente, la chiuse alla fruizione dei cittadini è l’ ha abbandonata al degrado.
La villa possedeva anche un piccolo parco giochi per i bambini ma purtroppo l’area giochi e tutto il resto è stato distrutto dall’ incuria comunale e dai vandali .
L’assessore comunale al verde, Sergio Marino, cerca di giustificarsi :
“C’è tanto da fare a Villa Costa. Prima di tutto va messa in sicurezza, i viali, i muretti, gli alberi da potare. Ci metteremo al lavoro per riaprirla al più presto”
Si dice che c ’è un progetto di 40mila euro per realizzare lì un parco inclusivo e anche un’area riservata agli sportivi ma ….mancano i fondi
Per l’immobile, conteso fra il settore delle Attività sociali e le Culture, invece non c’è nessun progetto e nessuna certezza.
Le uniche certezze al momento sono il degrado e tre anni di colpevole incuria
Oggi un gruppo di residenti ha lanciato un appello “Riapriamo villa Costa”
“In una città che ha devastato il suo verde – dice la promotrice dell’iniziativa Margherita Bruni – questa villa è stata un’oasi di alberi e piante, se pur immersi nel caos circostante .
Riprendiamoci Palermo ripartendo da quest’area, che come tutti gli spazi dedicati alla socialità, al verde, e ai giovani, sono rimasti abbandonati a se stessi. Villa Costa deve riprendere ad essere accessibile, a disposizione dei cittadini, dei residenti ed anche di chi è in visita nella nostra città.”
Per sensibilizzare l’opinione pubblica ed il Comune di Palermo affinché la villa torni alla sua fruizione pubblica, è stata attivata una raccolta firme con una petizione (anche) on-line.
la promotrice dell’iniziativa invita tutti a sottoscrivere la petizione e ad “attivarsi per provare a fermare questo degrado che ci circonda».
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Mi sono sempre chiesto: come è possibile che villa costa sia fisicamente separata dal”roseto” con una cancellata? Non sarebbe auspicabile rimuoverla??
Anzi, non sarebbe auspicabile oltre a questo, ripensare del tutto l’orrendo giardinetto realizzato, semplicemente estendendo in quello spazio il linguaggio utilizzato per villa costa ( dignitosissimo) ???
Come mai nessuna battaglia per una cosa così ovvia????
Caro amico non sei il solo a pensare ciò
Sul suo sito di Facebook , qualche anno fa, l’ex assessore al verde prof. Giuseppe Barbera, scriveva :
“Con la consulenza di docenti universitari si salvarono la metà dei mandarini e nacque quella che oggi è villa Costa, incongrua commistione tra stili paesaggistici diversi, interessi pubblici (biblioteca comunale) e privati (ristorante), lasciata a un ordinario abbandono. Nel frattempo, in un tratto residuo ridotto a discarica, si preparò la strada allo scempio definitivo che avrebbe portato all’orrendo giardino battezzato roseto (chiamarlo così, per chi ha cara la grazia e la delicatezza delle rose, fa quasi male). Un insieme di forme sgraziate ed errori tecnici che, nel tempo, lo renderanno ancora più brutto e infrequentabile.
Quattro anni fa, appena nominato assessore, fermai i lavori e fu predisposto, nel pieno accordo politico e amministrativo, un progetto alternativo. Si era speso il 50% delle somme (900.000 euro) e con quel che restava, si mirava quantomeno a ridurre il danno. Un nuovo progetto fu redatto da Ornella Amara, paesaggista comunale brava e generosa. Dopo due anni fu definitivamente approvato e si diede avvio alla realizzazione.
Ricordo tv, giornalisti e dichiarazioni soddisfatte per il pericolo scampato.
Quindici giorni dopo non toccò più a me seguire la vicenda, i lavori furono subito sospesi e si riesumò, fino a realizzarlo, il progetto originario. Questa è la fine della storia”