I Lattarini è uno dei quartieri più antichi di Palermo, che nel complesso ha mantenuto la struttura viaria originaria. Avrebbe origine arabe: il viaggiatore ‘Iban Hawqal , visitando Palermo intorno al X secolo , lo descrive come “spazioso” e ricco di pozzi.
Era posto tra le due città murate, il Cassaro, cioè la vecchia città, e la Kalsa ( al Khalisa, che significa la pura o l’eletta) cioè la cittadella fortificata dell’emiro, alla quale si accedeva per mezzo di quattro porte,sede e residenza del potere politico arabo.
Si trovava ubicato tra la grande moschea di ‘Iban Siqlab (che in seguito diventerà una sinagoga e poi sarà trasformata nell’odierna Chiesa di San Nicolò da Tolentino ), Piazza Sant’ Anna e l’attuale Piazza Cassa di Risparmio, dove un tempo sorgeva la Chiesa dell’Immacolata Concezione e il convento dei Mercedari riformati scalzi. Racchiudeva due quartieri minori, quello ebraico di Al Hdrat al Yahud e quello di Abu Himaz.
Sembra che il nome Lattarini derivadal fatto che in questo quartiere si trovava il mercato dei droghieri o delle spezie ( Souk el attarin ). A conferma di tale ipotesi c’è da ricordare che in molte città arabe , per esempio Tunisi, il mercato dei droghieri, chiamato Souk el attarin, si trova vicino alla più grande moschea della città . Era perciò un quartiere di mercanti e per secoli mantenne tale originaria funzione.
In seguito le botteghe dei droghieri furono sostituite da botteghe dove si vendevano teloni, corde, forniture per calzolai e bordature per cavalli e carrozze.In epoca moderna queste attività furono soppiantate e comparvero i venditori di abbigliamento casual e capi di vestiario specifici per le diverse professioni.
Ai Lattarini si trovavano inoltre le migliori locande ed affittacamere della città, che ospitavano soprattutto i mercanti che venivano dalla provincia e qualche viaggiatore facoltoso. A conferma della forte vocazione mercantile del quartiere c’è da ricordare che, nel Vicolo della Madonna del Cassaro , si svolgeva la cosiddetta “piccola Borsa” dove si radunavano mercanti ,negozianti, sensali e i proprietari dei vari bastimenti per vendere o comprare le merci sbarcate alla Cala o per noleggiare tali bastimenti.
Quando nel 1895 , come previsto dal piano di risanamento del rione Lattarini, si creò una grande piazza, fu chiamata in un primo momento Piazza Borsa. Ciò fece pensare ai posteri che a Palermo era esistita una “ Borsa” simile a quella di Milano o di Londra. Nulla di più falso, ciò che accadeva nel quartiere non aveva nulla a che vedere con “l’alta finanza” o con il capitalismo affaristico . Non si compravano o vendevano azioni ne si quotava il prezzo dell’oro ma….. patate, grano ,vino o spezie orientali, allora più preziose dell’oro.
Il sistema viario del quartiere è ancora quello medievale e probabilmente seguiva l’antico tracciato arabo . Il quartiere fu quasi distrutto e profondamente strasformato dall’apertura del 2° tronco della Via Roma. Del vecchio quartiere rimase solamente la Via Grande Lattarini ,che dalla Discesa dei Giudici e dalla piazza S. Anna, arrivava fino a Piazza Cassa di Risparmio ( la vecchia Piazza Borsa).
In questo quartiere troviamo Piazza Croce dei Vespri . Nei secoli passati alcuni scavi avevano fatto riaffiorare delle ossa umane, che avevano alimentato la leggenda che qui erano stati seppelliti gran parte dei francesi trucidati dal popolo durante la “ rivolta dei Vespri siciliani”, nel 1282. Per tale motivo nel 1737 al centro della piazza fu posta una colonnetta di marmo con in cima una croce in ferro in ricordo di tali vittime.
Nella realtà questi resti non avevano niente a che fare con il massacro dei soldati francesi, infatti in questa zona c’era il cimitero del quartiere ebraico di Al Hdrat al Yahud e anche un cimitero dei frati del convento di S. Anna. Perciò ci troviamo di fronte a un falso storico simile a quello che sostiene che ai Lattarini si trovava il palazzo dell’ odiatissimo governatore angioino Visconte Giovanni di Sanit –Remy. Una targa muraria, dettata nel 1875 da Isidoro La Lumia e tuttora apposta tra via Sant’Anna e piazza Croce dei Vespri, identificò tale palazzo in coincidenza del Convento francescano annesso alla Chiesa di Sant’ Anna ( attuale Galleria d’arte moderna ) e al limitrofo palazzo Bonet . In realtà tali edifici furono edificati molti secoli dopo i fatti . Sempre in Piazza Croce dei Vespri sorge Palazzo Valguarnera- Ganci , famoso per l’ambientazione del famoso ballo del film “Il Gattopardo”
Intorno agli anni 60 il quartiere divenne il luogo preferito di tanti giovani. “ alternativi”. Allora non esistevano i Centri Commerciali e i negozi erano ancora quelli “ borghesi” dei primi del novecento che certamente non soddisfacevano le nuove esigenze dei giovani capelloni e dei futuri contestatori del 1968.
Ai Lattarini si potevano trovare, anche di seconda mano, i primi blue jens , giubbotti e giacconi di foggia militare, zaini e borse, tende per campeggio e i mitici eskimo.
Qualche commercianti teneva nascosti , nel retrobottega, “roba forte”, come…… le magliette con il volto di Che Chevara o le prime “mini gonne”, naturalmente in tessuto jens, che permettevano alle ragazze di mostrare scandalosamente le….. ginocchia.
I prezzi erano bassi e alla portata di tutte le tasche e, come in tutti i mercati arabi che si rispettano, era obbligatorio contrattare il prezzo.
Andare ai Lattarini era allora un fatto “trasgressivo” e “rivoluzionario”, un atto di “ribellione verso la “società capitalistica e consumistica” ma era soprattutto un atto di emancipazione dalla famiglia d’origine. Molti di quei ragazzi compravano per la prima volta , senza la supervisione dei genitori, un capo d’abbigliamento. Molti di questi indumenti rimasero ben nascosti dentro gli armadi e non furono mai indossati . Una cosa era comprarli un’altra cosa era indossarli.
Anche alla “ contestazione” e alla “trasgressione” c’era un limite
Ogni tanto da qualche polverosa cassapanca delle nostre case compare, ben nascosti in fondo, qualche vecchio capo, spesso mai indossato e ancora con l’etichetta originale, e veniamo assaliti da antichi ricordi : un velo di malinconia compare nei nostri occhi che si inumidiscono, forse a causa della polvere o forse perché tali capi ci ricordano un tempo ormai passato, quando si era innocenti e pieni di speranze e di ideali.
Quei capi polverosi , nascosti e dimenticati nel fondo di una cassapanca, sono il simbolo del fallimento di una generazione.
Fu il primo mercato “alternativo”, un luogo “proibito” per tanti ragazzi che tra quelle stradine si emanciparono e si sentirono finalmente liberi. Oggi rimane ben poco di quel quartiere e di quell’atmosfera.
Oggi c’è la “movida” e i giovani d’oggi per sentirsi “ liberi “ utilizzano altri “metodi” e nei retrobottega dei negozio non si trovano più le magliette con il volto di Che Chevara o le prime scandalose “mini gonne” ma altra “ roba forte”.
“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene”
Bella narrazione, bravo!
A quei tempi c’ero e compravo le cose ai lattarini ma per indossarle o usarle, i “picciuli” erano giusti giusti e mio padre apprezzava che mettessi roba comprata a poco, anche se qualche pantalone da “Mik Mak” l’ho preso pure.
Erano tempi molto diversi e pieni di illusioni, i più tochi erano quelli che studiavano, l’orgoglio tamarro di oggi sembrava impossibile.
un bell’articolo. come alla vucciria, oggi ai lattarini sono rimaste poche botteghe. ci ho comprato una giacchetta militare tedesca appartenuta a un certo wolf