Prima del 1549 non esisteva un servizio postale a Palermo, dunque, se qualcuno doveva inviare una missiva, si doveva arrangiare .
In quell’anno Don Francesco Zappata fu nominato “ Maestro delle Poste del Regno di Sicilia”, in parole povere, ebbe in concessione dall’Imperatore Carlo V il servizio postale per tutto il territorio della Sicilia .
Non si sa se abbia pagato tale concessione, si suppone di no. Considerando lo stato delle strade cittadine e siciliane ( potrà sembrare strano ma erano peggio di quelle attuali) francamente tale “onore” era soprattutto un onere.
Tale titolo, con la relativa concessione pervenne, per eredità , nel 1624 a Donna Vittoria De Tassis che riuscì a farselo assegnare “in perpetuo”, questa volta pagando 49.000 ducati castigliani. Si trattavadi una grossa cifra ma si vede che il servizio cominciava a rendeva abbastanza, tanto che la Regia Corte si riservò la possibilità di “riscattare” la concessione restituendo la somma ricevuta.
La sede di tale servizio era presso Palazzo Marchese che si trova in Vicolo dei Corrieri tra Piazza Aragona e Piazza Cattolica( dietro Piazza Borsa). Il palazzo, chiamato comunemente della Correria Vecchia , possiede un ampio ingresso che consentiva l’accesso delle vetture. Il palazzo è stato recentementeoggetto di lavori di recupero statico, dopo anni di incurie che ne avevano compromesso la staticità. Questo antico servizio postale fu svolto per generazioni appunto dai membri della famiglia Marchese, che in tutto il regno erano conosciuti come “maestri di posta”
Nel 1734, sempre per ereditarietà, la concessione pervenne a Donna Vittoria Di Giovanni sposata a Fabrizio Alliata e Colonna, Principe di Villafranca. Il Principe, che gestìva per conto della moglie il servizio, decise di trasferire la sede nel suo splendido palazzo, a Piazza Bologna, dove rimase fino al 1786, anno in cui il servizio venne riscattato dal governo borbonico. Secondo il contratto il governo avrebbe dovuto restituire la grossa cifra che Donna Vittoria De Tassis aveva versato nel 1624, ma come è ben noto,, lo Stato è celere ad incassare un po’ meno a restituire. Infatti solo nel….1834 , dopo innumerevoli cause e solleciti, il governo restituì tutta la cifra.
Dopo la nazionalizzazione del servizio postale la sede fu trasferita in una palazzina, ( ex sede della Corte Pretoriana non più esistente) e nella vicina …… Chiesa di San Cataldo. Che uno dei più importanti monumenti dell’arte “Arabo” (?) -normanna sia stato trasformato in un …ufficio postale non deve sorprenderci. Passano i governi e i regimi ma la burocrazia è sempre la stessa, inefficiente ma soprattutto ignorante.
Nel 1875 la sede delle Poste ritornò a Piazza Bologna, di fronte alla “vecchia sede” di Palazzo Alliata, e precisamente nella Chiesa del Convento del Carminello ( non più esistente). In questa sede rimase fino al 1936 quando si trasferì nell’imponente Palazzo delle Poste di Via Roma .
L’edificio, inaugurato nel 1934, era stato progettato dall’architetto Angiolo Mazzoni. Lo stile è tipico del Razionalismo italiano fortemente influenzato dalla cultura futurista. Anche se fu costruito dal fascismo effettivamente è un bel palazzo. In tempi recenti la sede delle poste si è trasferita in Via A. De Gasperi, in un nuovo, efficiente ma…brutto palazzone.
P.S. Un tempo la gente aspettava con trepidazione l’arrivo del postino. Ricevere una lettera era un evento importante che, in alcuni casi, poteva cambiare la tua vita. Potevi ricevere la lettera della fidanzata, bella e ricca, che accettava la tua proposta di matrimonio, notizie da lontani parenti americani dove un notaio ti informava che avevi ereditato i loro sostanziosi beni, una lettere che comunicava che avevi vinto il concorso per usciere all’Assemblea regionale oppure che eri stato esentato dall’obbligo del servizio militare per … deficienza toracica ( anche se eri campione di lotta libera).
Oggi le uniche lettere che riceviamo sono o quelle pubblicitarie che ti vogliono vendere ciò d cui non hai di bisogno o lettere di qualche candidato sconosciuto che ti invita a votarlo in ricordo della “vostra antica amicizia” o “cartelle pazze” del Comune che ti intimano perentoriamente a pagare l’IMU o la TARI che tu avevi diligentemente pagato da tempo o ancora lettere di qualche ONLUS che ti chiede soldi per non meglio precisate attività umanitarie. Qualche volta può persino capitare di ricevere una lettera, ingiallita dal tempo, da uno zio morto decine di anni prima che ti comunica che lo zio ti ha diseredato perché non rispondevi alle sue missive ( lettere che naturalmente non avevi mai ricevuto!
Ormai le poste si occupano di tutto meno che di recapitare lettere, e quando le ricevi, non sono altro che avvisi di pagamento o multe. E allora pensi con nostalgia a quei bei tempi lontani quando ancora non avevano istituito il servizio postale!