Il “Cassaro” è la strada più antica di Palermo e per secoli è stata la più prestigiosa della città. Nonostante la sua importanza e il suo chilometro mezzo di lunghezza, si aprono su tale vie solo 7 chiese (8 se consideriamo anche la Chiesa di Santa Maria Maddalena, solitamente nascosta a palermitani e turisti all’interno del Comando della Legione Carabinieri Sicilia ) . Di queste chiese ben 3 si trovano nel “Cassaro morto” cioè l’ultimo tratto della strada, il tratto più “giovane ma meno nobile”, aperto nel 1581. Approfittando delle belle giornate e delle festività pasquali faremo ora una breve visita a queste 3 chiese, visita che può fare chiunque, anche il più pigro dei visitatori, visto che tali chiese si trovano vicine e racchiuse tra Porta Felice e Piazza Marina .
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CATENA, la chiesa dei miracoli
La chiesa si trova esattamente a Piazzetta delle Dogane, un tempo adibita al pagamento dei dazi doganali della merce che arrivava con le navi. Sorse al posto di una più antica chiesetta normanna posta su uno sperone di roccia , di fronte al Castello a mare, che rappresentavano l’ingresso della Cala, cioè l’antico porto di Palermo. La sera il porto veniva chiuso da una lunga catena tesa tra il Castello a mare e questo sperone di terra . Su un muro dell’ antica chiesetta era posta una delle due estremità della catena che chiudeva il porto della Cala. Ma come metodo difensivo non era gran che, tanto che i Pisani , nel 1063, riuscirono a entrare alla Cala, distruggendo diverse navi, depredando la città e facendo un ingente bottino. Grazie a tale bottino i Pisani poterono abbellire il loro Duomo, come racconta una lapide posta sulla facciata di tale Duomo.
La chiesa , sembra, fu progettata dal famoso architetto Matteo Carnalivari alla fine del 400 in stile gotico- catalano, anche se sono visibili influenze rinascimentali. La nuova chiesa ereditò dalla vecchia chiesetta il nome ( infatti in un vecchio documento del 1330 denomina questa antica chiesetta S. Marie de Catena), anche se le catene ormai erano state da tempo abbandonate.Ma nonostante tutto ciò per i palermitani il nome di tale chiesa è legata a un miracolo e per confermare ciò misero una lapide , posta lungo la parete della seconda cappella a destra della chiesa, dove si trova l’affresco dell’effige della Madonna”miracolosa”. Tradotta in italiano leggiamo “ Ai tempi di re Martino, tre uomini venivano ingiustamente condotti alla forca; venne giù fitta pioggia e grandine. L’esecutore mise al sicuro i condannati, in questa chiesetta detta, allora, della Vergine Maria del Porto. Si fa sera. Nella notte ( i condannati) invocano il nome di Maria: si spezzano le catene, e mentre gli altri dormono, essi si allontanano dalla chiesetta. Il Re , accertatosi della verità , li assolve della pena . E così le catene rendono glorioso questo tempio della Vergine. Il re di questa storia era Martino I il giovane e la vicenda si sarebbe svolta 13 agosto del 1391Il quadro miracoloso si trova dentro tale cappella della chiesa è rappresenta proprio la “Vergine delle grazie”. Tale quadro forse si trovava nell’antica chiesetta distrutta , ed è certamente più antico dell’attuale chiesa. Infatti la figura di Gesù bambino viene rappresentato secondo l’usanza tipica dell’arte bizantina. Infatti si diceva che Gesù era sempre stato saggio, anche da bambino, ed è per questo che i bizantini spesso lo rappresentavano come un piccolo adulto (da notare la testa stempiata simbolo di saggezza).Visto che la lapide non bastava, tale “miracolo” è illustrato anche in un affresco all’interno della chiesa, nella Cappella dedicata alla Madonna della Catena La strana posizione della chiesa, rispetto alla strada, si spiega dal fatto che fu costruita prima del prolungamento del Cassaro Il prospetto è caratterizzato da un portico a tre arcate frontali e due laterali e da una monumentale e ripida scalinata. In origine però tale rampa non esisteva .Successivamente fu aggiunta a causa dell’abbassamento del livello stradale in seguito ai lavori voluti nel 1581 dal Vicerè Marcantanio Colonna per l’apertura del “Cassaro morto” . Accanto alla chiesa fu eretta, nel 1628, la Porta della Doganelle, , demolita alla fine dell’800’. Era una delle 5 porte d’ingresso per i viaggiatori, ma soprattutto per le merci che sbarcavano alla Cala. La Chiesa della Catena confina a nord-est con l’ex Convento dei Padri Teatini , un tempo collegato alla chiesa(inizio XVII Sec.), e oggi sede dell’Archivio di Stato. Infatti la chiesa , nel 1602, fu concessa all’Ordine Teatino che vi eressero un convento. Per finire vorremmo ricordare che all’ingresso principale della chiesa, sotto una statuetta di Santa Caterina D’Alessandria,si trova una lapide marmorea che ricorda un altro “miracolo”, quello della nave carica di frumento che nel corso della carestia del 1592, per intercessione della Madonna della Catena, fece scalo inaspettatamente in città, sfamando così i suoi abitanti.
Come si vede a Palermo, da sempre, le storie diventano miracoli e i miracoli storie.
CHIESA DI SANTA MARIA DI PORTO SALVO : la chiesa ”travagliata”
Nel Cassaro, dopo la Chiesa di Santa Maria della Catena, sempre a destra, sorge una chiesa in stile rinascimentale, la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Esteticamente non è, francamente, una bella chiesa ma considerata la sua travagliata storia edilizia, è un “miracolo” che sia arrivata fino ai nostri giorni. La sua storia, come spesso accade, inizia da un miracolo. Nel 1524 alcune galere , dopo aver saccheggiato le coste settentrionali dell’Africa, piene di bottino, tornavano a Palermo .Ma una violenta tempesta rischio di farle affondare. Allora il comandante della piccola flotta prego la Madonna di salvarli. E la Madonna comparve sopra l’albero maestro della nave ammiraglia e li guido verso la salvezza. Il comandante ,per ringraziarla , fece affrescare l’immagine della Vergine sotto un antico arco delle mura del porto. Poco dopo si decise di costruire una chiesa . I lavori iniziarono nel 1526 e la direzione di tali lavori furono affidati ad Antonello Gagini ma la costruzione procedette molto lentamente . Nel 1536 Antonello Gagini muore e il tesoriere della Chiesa Giovanni di Blasco, cognato del Gagini, affida la continuazione dell’opera ai nipoti, Antonino e Giacomo, figli di Antonello ( un classico esempio di parentopoli ante literam) . L’opera fu completata esattamente dopo 30 anni dalla posa della prima pietra, nel 1556. La chiesa non ebbe una vita facile, infatti poco dopo, nel 1581 ,a causa dei lavori per il prolungamento del Cassaro , fu necessario demolirne una grossa parte, a causa di ciò la struttura rimase dimezzata. Inoltre, visto che il pavimento della chiesa era più basso rispetto alla strada, si dovette alzare tale pavimento. Opere non facili ne semplici che certamente influirono sull’armonia architettonico complessiva. Ma le travagliate vicende della chiesa non finirono qui. Nel XVIII secolo, non si sa per quale motivo, l’orientamento della chiesa venne capovolta e l’altare maggiore fu spostato nella parete opposta, con la creazione di una nuova nicchia e di cappelle laterali. Ma era destino che la chiesa non dovesse avere pace. Intorno al 1960 , si decise ……. di rimettere l’altare maggiore nella vecchia posizione, però al posto del vecchio altare, smembrato e ricollocato in altre chiese, fu deciso di sostituirlo con un “moderno” altare , francamente brutto.Ad ornare l’interno della chiesa troviamo opere pregevoli: opere del Gagini, “L’Annunciazione” di Giovan Paolo Fonduli, una “Madonna del Rosario” del XVI secolo, il trittico cinquecentesco su legno con “Madonna fra la Maddalena e Sant’Antonio” e alcune tele di scuola del Novelli. Speriamo che le peripezie di tale sfortunata chiesa sono finite , ma abbiamo qualche dubbio. Infatti la chiesa necessita di interventi di restauro conservativo e non è detto che qualcuno, approfittando dei lavori, non decida di fare qualche altra “genialata”.
CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI NAPOLITANI , una chiesa poco fortunata
Nel 1527 la Confraternita di San Giovanni Battista la Nazione Napoletana, istituita dai mercanti napoletani operanti a Palermo, ottenne l’assegnazione di due magazzini presso il vecchio porto della Cala per costruirvi la loro nuova chiesa. Infatti quella che possedevano in precedenza, si trovava troppo vicino al Castello a Mare e, per motivi di sicurezza, fu demolita per ordine dell’Imperatore Carlo V. Ma le disponibilità economiche non dovevano essere molte visto che i lavori vennero completati solo nel 1617. Probabilmente incise molto anche i lavori per il prolungamento del Cassaro, infatti tali lavori, non soltanto ne rallentarono la costruzione ma determinarono pesanti mutamenti progettuali e rifacimenti architettonici. Per esempio il Portico che si affaccia sul Cassaro fu rifatto e “tagliato” in forma trapezoidale. Inoltre, a causa dell’abbassamento della sede stradale , si dovette costruire un ripido scalone di accesso . Anche le originarie arcate , molto più ampie ed eleganti, furono ridotte per ragioni di stabilità. La chiesa, in stile rinascimentale, presenta tre navate e un portico antistante. All’interno, le navate sono divise da archi a tutto sesto su colonne di marmo. All’interno notiamo le decorazione a stucco bianco e dorato, opera di Procopio Serpotta. figlio di Giacomo. Sempre in stucco, del medesimo autore, troviamo nella navata laterale destra due statue raffiguranti la Giustizia e la Carità, nella navata sinistra altre due statue raffigurano la Verginità e la Grazia. Sull’altare laterale di destra si può ammirare una statua di San Giovanni. Attualmente alla Chiesa si accede mediante due ingressi, uno ubicato in Corso Vittorio Emanuele con antistante portico, e l’altro in piazza Marina. Da notare inoltre la presenza di una cupoletta ottagonale, ricoperta da mattonelle di smalto azzurro. La chiesa non ebbe vita fortunata. Infatti lentamente declino d’importanza tanto che nel 1925 passò nelle mani della Confraternita della Carità, che, non sapendo che farsene, la affittò alla Soprintendenza alle Gallerie e Opere d’Arte della Sicilia che la….. utilizzò come deposito. Recentemente è stata riaperta al culto e affidata all’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme.
Speriamo che i Cavalieri dell’Ordine saranno più sensibili e interessati alla salvaguardia delle nostre opere d’arte della Sopraintendenza..
Un ottimo contributo, grazie 🙂
Complimenti per l’accurata ricostruzione storica.I palermitani prima e il resto del mondo poi dovrebbe conoscere meglio lo splendore della storia millenaria della nostra città non solo le nefaste opere dei bifolchi mafiosi corleonesi.