Importantissimo aggiornamento dall’area Quaroni in via Maqueda, e precisamente dall’area in cui sta avvenendo il ripristino (almeno delle forme esterne) dall’oratorio dei Gerosolimitani e del palazzo del duca di Castelluzzo. E’ stato rimontato il portale originale in pietra grigia , smontato ai tempi della demolizione dell’oratorio (i pezzi per lungo tempo a Palazzo Arcivescovile) dissennatamente avvenuta nel dopo-guerra, insieme al palazzo Castelluzzo, ai resti della chiesa di Santa Croce e al cinema Modernissimo, opera di Ernesto Basile.
Demolizione ad opera della Curia. Per motivi di sicurezza si disse, visto il precario stato delle strutture. Si tratta di un operazione che ancora oggi trovo inspiegabile visto lo stato precario allora di praticamente tutto il centro storico. Sarebbe bastata una messa in sicurezza per salvare quello che c’era, e che non era poco. Mi chiedo come gli ambienti culturali non siano riusciti ad intervenire efficacemente come nel caso dell’ex Conservatorio della SS. Annunziata in piazza Casa Professa, di cui oggi almeno è originale la facciata, per l’allora immediata mobilitazione del compianto Rosario la Duca. Ma erano altri tempi e di sciocchezze se ne facevano a decine, vedi lo scempio sui resti di palazzo Bonagia.
Importante tassello dunque, che dovrebbe far almeno in parte ricredere quanti avrebbero preferito uno squallido giardinetto infilato in mezzo ad isolati slabbrati.
Al momento è stato riassemblato solo il portale, che si eleva praticamente sul nulla, le murature verranno quindi realizzate in seguito.
Inoltre sulla scia di questo importante cantiere di ripristino e recupero si stanno velocizzando gli iter burocratici per il recupero degli edifici circostanti, come quelli alle spalle sulla via Sant’Agostino, visibili in alto a destra nella foto aerea. Un primo grosso cantiere è già partito da qualche mese sulla retrostante discesa delle Capre. Manca solo puntare sul recupero della Galleria delle Vittorie perchè quest’ampia area della via Maqueda, sino ad ora la più disastrata in assoluto, vada dritta dritta verso una riqualificazione sempre maggiore.
Il cantiere di recupero di un grosso edificio probabilmente seicentesco a doppio portale, contiguo il prospetto del ripristinato palazzo Castelluzzo, sulla discesa delle Capre.
Una vecchia foto d’epoca dell’Oratorio di San Giovanni dei Gerosolimitani (in primo piano), del palazzo del duca di Castelluzzo al centro, e dei resti della chiesa di Santa Croce in fondo.
Ripropongo i render per poter condividere qualche considerazione su questo progetto che è sicuramente differente da quanto fatto sino ad ora dopo il PPE.
Non si tratta del classico ripristino filologico o tipologico a cui siamo stati abituati fin’ora e nemmeno degli sporadici inserimenti moderni a completamento dei resti affioranti. Gli edifici ricordano molto quello che c’era prima, ma con numerose differenze. Se osservate la foto dell’oratorio vi accorgerete che questo era più basso del palazzo Castelluzzo, confrontando invece con i render e questo modellino del progetto sembra che un volume più grande avvolga la piccola facciata dell’oratorio, così che l’isolato presenta tutto la stessa altimetria (riporto le immagini per comodità non essendo riuscito a inserire il link, render e modellino sono prese da Repubblica Palermo)
A destra dell’Oratorio era presente un’apertura ad arco (il cinema Modernissimo del Basile?) che non è stata riproposta. Del resto la disposizione interna sarà completamente differente.
Inoltre ho i miei dubbi che il palazzo Castelluzzo arrivasse sino alla retrostante piazza Sant’Onofrio, almeno osservando le piante catastali presenti tra le tavole del PPE l’impressione è che ci fossero edifici minori. Il grosso cortile trapezioidale non è riportato in nessuna di queste piante. Insomma, non è un ripristino in tutto e per tutto, si tratta, come già si sapeva, di un edifico moderno nascosto da una pelle finto antica, che comunque non vuole avere la pretesa di passare per originale, viste le numerose incongruenze con le foto d’epoca e con le piante catastali.
Forse un modo poco coraggioso di affrontare il tema dell’inserimento, né carne né pesce, ma comunque interessante.
Ho pure il dubbio che il progetto sia stato modificato rispetto alla proposta originale. Se osservate il fianco destro del modellino, è allineato perfettamente con il volume alle spalle, che sarebbe l’isolato di via Sant’Agostino, eppure il piccolo orribile edificio fuxia è ancora lì, lì dove sorgeva presumibilmente Santa Croce ad angolo con la via stessa. Che sia stato modificato in previsione di una diversa trattazione dell’area di risulta della chiesa? Un ripristino magari in virtù di elementi salvati di cui non siamo a conoscenza? (anche se ricordo che alcuni resti murari sono stati buttati a terra quando è iniziato il cantiere). O un inserimento moderno finalizzato semplicemente a non uniformare il tutto, così da non perdere definitivamente la consapevolezza e la memoria che in quel particolare punto sorgeva qualcos’altro di differente dal palazzo Castelluzzo? Boh, comunque è frustrante che il poco materiale a disposizione non faccia nemmeno capire dove sorgeva di preciso questa chiesa.
“quanti avrebbero preferito uno squallido giardinetto infilato in mezzo ad isolati slabbrati”
in effetti molto meglio rimettere su un antico portale che dare uno spazio e un po’ di verde alla città….
Rimango con la mia idea originaria: Andava fatto un opera completamente diversa, moderna, con architettura interessante e non una copiatura azzizzata di qualcosa che non c’è più
Io sono profondamente schifato da una soluzione siffatta.
Non ha alcun senso procedere in questo modo, di restauro filologico non si può parlare di nuova architettura men che meno.. E allora di cosa parliamo???
Io credo che anche questa volta si sia mancato di coraggio, il portale smontato poteva trovare tutt’altra collocazione, poteva essere montato a mo’ di memoria, li si doveva avere il coraggio di utilizzare un nuovo linguaggio architettonico, contemporaneo, che avrebbe in qualche maniera sancito ulteriormente la ferita inferta dal tessuto urbano durante i bombardamenti.
Questo mi sembra il classico intervento in stile, come se si parlasse della scelta di un mobile piuttosto che un altro.
Nella stanza della curia saranno abituati a mobili in stile classico, magari il famoso 800 siciliano e disdegnano una bella soluzione di design moderno, ma questo che hanno inferto alla città, credo sia l’ennesimo colpo basso, con la complicità della Soprintendenza che alla sua mediocrità aggiunge la sua incapacità a decidere.
Non so quale forma si sarebbe potuta pensare, non so quanti piani, magari si sarebbe potuto pensare ad un progetto che si sarebbe fuso con la Galleria di cui parla MAQUEDA, non è questo il tema, credo solo che alla fine si otterrà un palazzo anonimo, finto, e carissimo a giudicare dai prezzi richiesti.
Sarà sicuramente un palazzo di notabili, con qualche colletto bianco e rigido di Romana Ecclesiae, ma completamente slegato dal resto della città… Che peccato, ma perché dobbiamo sempre rammaricarci e non dire che bello, finalmente!!!
Speriamo nel recupero della Galleria delle Vittorie, speriamo che almeno li abbiamo il coraggio di fare qualcosa di interessante.
Il verde ci vuole ed è necessario…ma bisogna anche vedere il contesto. Un’area verde in quel contesto c’entrava come i cavoli a merenda.
A me il palazzo non dispiace…peccato solo che sia della potentissima società immobilare vaticano spa 😉
E poi perchè tutti a criticare i palazzi ricostruiti in stile? Guardate che in tutte le città del mondo quando è possibile, nei centri storici si costruiscono palazzi nuovi ispirandosi allo stile degli edifici precedenti…non c’è motivo di gridare allo scandalo….allora era meglio la discarica di prima?
Quoto phrantsvotsa.
Non è nemmeno l’unico caso a Palermo, eppure l’area Quaroni sta sui cabbasisisi a tutti.
Sono anche daccordo in parte con ing.giacomo, per una futura maggiore apertura all’architettura contemporanea, anche se ribadisco la preferire negli ambienti più slabbrati, per la croce Barocca trovo sia più adeguato il ripristino in tutto e per tutto.
Ricordo che il progetto è di Ludovico Quaroni (Roma, 28 marzo 1911 – Roma, 22 luglio 1987), è stato un urbanista, architetto, saggista e docente universitario italiano, non certo un pinco pallino.
Non avete probabilmente idea di quante delle cose che avete visto in giro per l’Europa sono in realtà assoluti ripristini in stile. Curioso che l’Europa fosse devastata dopo la guerra e oggi pare quasi che non sia mai successo nulla, la spiegazione sta nel ripristino, che non è per me una pratica del tutto da condannare.
Sono stati ripristinati numerosi immobili e di tanti altri è previsto il ripristino. Vorrei far notare comunque che la città è affamata di alloggi, le alternative sono due, o si ricostruiscono questi vani laddove sono sempre esistiti sino ai bombardamenti, oppure finirà che queste case verranno realizzate sui pochi terreni liberi rimasti. Io decisamente, preferisco così, anche se in questo caso certamente si parla di un immobile di lusso, cosa che non trovo per nulla scandalosa. Via Maqueda merita decisamente qualcosa di più che essere terra di extracomunitari, con tutto il rispetto parlando ovviamente.
@Maqueda
il problema che in questo caso non è un vero ripristino perchè prima non era come da progetto.
Io sono d’accordo di attuare opere di ripristino dove c’era qualcosa che ne vale la pena di ripristinare vedi casa professa o spero nel palazzo Bonagia.
Qua è tutto diverso c’è solo il portale che è rimasto intatto ed incollato li.
Per il resto sono d’accordo nel ricostruire per dare abitazioni ma usando criteri moderni, cioè posteggi strutture antisismiche, rifacendo il prospetto in stile e recuperando il recuperabile
Forse comunque mi sono spiegato male io, il progetto sembra difforme solo nell’eliminazione dell’ala all’estrema destra, ma sul fatto che non fosse un ripristino in tutto e per tutto già si sapeva. Del resto una chiesa non si ripristina dal nulla, è stato trovato preferibile eliminarla. In via Candelai sorgeva una chiesa distrutta, eppure oggi è stata rimpiazzata da altro. Ma poi il ripristino tipologico è in se molto simile. Per quanto si ricostruisca non è più un ripristino ferreo alla Casa Professa, c’è sempre una certa semplificazione e anche reinterpretazione di forme.
I resti di palazzo Valdina non sono giustificazione di una ristruzione? la sua facciata non era nulla di mirabile eppure aspetto che si ripristini. La facciata del conservatorio della SS. Annunziata a Casa Professa non è stato ampia giustificazione per la realizzazione del pensionato universitario?
Per quanto mi riguarda quel portale già vale tutto il progetto e giustifica ampiamente questa ricostruzione, che comunque in ogni caso andava fatta.
Credo sia ancora presto per giudicare l’esito, se ne riparlerà una volta terminato.
Mi permetto di fare un nuovo intervento, si è vero che anche in giro per l’Europa si sono fatte tantissime operazioni di restauro integrale,le città tedesche sono un esempio, Friburgo è stata interamente ricostruita in stile così come parti di Stoccarda e Francoforte, ma quelle erano state operazioni fatte in un certo punto della storia e per risolvere un vuoto storico provocato dai bombardamenti al 90% del patrimonio storico architettonico. Qui, a parte la stima che posso avere per Quaroni, già lo stesso fatto che si sta discutendo di un progetto in fase di realizzazione ma pensato negli anni 80 la dice lunga sull’iter lungo e travagliato che ha avuto questo progetto.
Io credo che alla luce di quello che si vede oggi in giro e prendo spunto sopratutto dalle città spagnole che alla nostra architettura sono più prossime, si sarebbe fatta cosa gradita se si fosse intervenuti diversamente, anche se siamo dentro il quadrilatero storico, ma del resto gli interventi fatti nel ventennio lo hanno anche in parte caratterizzato. Ora non capisco perché di questa paura, e come se si avesse paura del nuovo, dei nuovi linguaggi, non dimenticate che gli architetti non sono tutti come l’autore delle panchine del Parco Cassarà… E tra questi mi ci metto anche io… se così fosse non si sarebbero fatti mai il Centre Pompidou, I palazzi di O’Ghery a Praga, gli interventi in Jugenstyle di Vienna… etc etc
Io aspetto di vedere il risultato finale, ciò non toglie che qualcosa di nuovo architettonicamente non sarebbe stato male, magari sfruttando anche il portale antico che era rimasto, cercando di creare qualcosa di veramente nuovo ed assente in città.
Spero tanto in una soluzione simile a piazza Magione, dove potrebbero realizzare qualcosa simile a quello che hanno fatto con il MACBA nel Raval di Barcellona.
@arayashiki quello si che è un esempio da prendere a modello… Lo avevo scritto qualche tempo fa sul post di Piazza Magione, condivido al 100%
Mi fa comunque piacere che il discorso non sia per tutti se si doveva o meno costruire, ma cosa costruire 🙂
Io straquoto phrantsvotsa.
Qui a Monaco ad esempio i nuovi edifici che sorgono nel centro seguono fedelmente lo stile di quelli vecchi (ovviamente molto ben tenuti) e il risultato e’ sicuramente apprezzabile.
Circa Piazza Magione, fino alla scorsa settimana ho potuto apprezzarne lo stato di degrado e abbandono. E il progetto che la riguarda non mi convince per niente.
So di far parte di un’esigua minoranza, ma, alla luce di quello che si è costruito/si sta costruendo nell'”area Quaroni” – con mere finalità, evidentemente, di “guadagno spinto” – trovo confermo alla mia opinione (che, se non erro, ho pure espresso, a suo tempo, su queste stesse pagine) che sarebbe stato meglio riqualificare lo spazio di cui sopra con soluzioni semplici (quanto più “verde” possibile, ad esempio, adeguatamente “pensato” per occultare anche i brani di disomogenea edilizia che fanno da “sfondo” all’area in questione).
E, se mi è concesso, due domande per MAQUEDA (complimenti, a a proposito, per la sua preparazione!):
1) perché non è stato preservato il residuo muro di cinta sulla Discesa dei Giovenchi del cimitero coevo alla Chiesa di Santa Croce (cinquecento dunque) che prima dell’intervento “curiale” presentava ancora diversi archi seppur tompagnati?;
2) a Palermo esistevano due cinema denominati Modernissimo cioè uno progettato dal Basile ed uno, che io ricordo seppur vagamente, in Via Mariano Stabile (accanto a Palazzo Tagliavia) progettato da Caronia-Roberti?
quoto cirasadesigner,
ricostruzione finta e pesante. è mancato il coraggio, si tratta di speculazione edilizia molto elegante.
a proposito delle città europee, non mi piace quell’aria immobile e affettata delle facciate rifatte, che non hanno nulla di originale ma sanno tanto di disneyland.
boh pensatela come volete, ma avevamo la possibilità di aprire un minimo spazio nella congestionatissima e asfissiante via maqueda, magari una piazza con abbastanza verde da rinfrescare la zona, o comunque una piazza che desse luce e respiro…ma nulla, siccome a palermo mancano i palazzi, era giusto ricostruire l’oratorio 🙂
Salve a tutti…
Io avrei montato il solo portale, come ingresso di un giardinetto con fontana, panchine, wifi, e qualche luce al posto giusto per poterne godere anche la sera…
Secondo me, in una zona così densamente edificata, abbiamo sciupato una bella possibilità…
@Pietro Bolenares
Non sapevo di questo cimitero, sulla demolizione, beh che devo dirti avrei ovviamente preferito di no, ma si vede che da progetto non si poteva fare diversamente.
Esisteva un cinema Excelsior Modernissimo in via Mariano Stabile, ho una fotografia, inutile dire che era di un eleganza indescrivibile.
@MAQVEDA
Il cimitero in questione non esisteva, ovviamente, da tempo e la sua area era sino a pochi anni addietro occupata dalle macerie e dagli sfrabbricidi del 2° conflitto mondiale. Di esso rimaneva, come ho già, scritto, un notevole frammento murario (20-25 metri lineari?) sulla Discesa dei Giovenchi il quale presentava degli archi cinquecenteschi a tutto sesto tompagnati. Mi permetto di dubitare fortemente che esso non potesse essere inglobato nel nuovo edificio “curiale”; evidentemente, è, questa, la mia opinione, neanche un centimetro cubo doveva sfuggire al lucroso guadagno dei committenti di un palazzo non solo “senz’anima”, ma anche, a mio avviso, volumetricamente sconsiderato e, soprattutto, insistente su cavità ipogeiche e sulla depressione del Papireto (cosa succederebbe alle fondamenta e ai parcheggi interrati di tale palazzo ove tale torrente riesondasse come nel Febbraio 1931 e atteso che da allora nessun serio collettore delle acque meteoriche è stato realizzato?).
Quanto al Cinema Modernissimo, Rosario La Duca (“REPERTORIO BIBLIOGRAFICO DEGLI EDIFICI CIVILI PUBBLICI E PRIVATI DI PALERMO” – PARTE SECONDA -EDIFICI FUORI LE MURA – 2008), cita soltanto quello di Via Mariano Stabile, costruito nel 1914 su progetto di Salvatore Caronia-Roberti e demolito nel Dicembre 1973 per costruire sull’area il discutibile edificio ancor oggi sede di una banca. Ho avuto modo di appurare (http://parliamodicitta.blogspot.it/2009/04/recupero-del-centro-storico-di-palermo.html) che il cinema accanto all’Oratorio di San Giovanni dei Gerosolimitani si chiamava Cinema Maqueda e, effettivamente, era stato progettato dal Basile. Ricordo personalmente che presentava un portaletto Liberty poi trafugato (negli anni ’80 se non ricordo male).
Complimenti a Maqueda per il post molto interessante e ben scritto.
Relativamente ai commenti aggiunti, ritengo che tra le priorità della nostra città vi sia quello di fare un pò più in fretta per il risanamento della Città Storica. Il risanamento dell’area Quaroni è durato 70 anni.
E’ su questo che, noi cittadini, dovremmo insistere.
Pensiamo alle tante aree da risanare e non solo nella Città Storica!
Che dire ad esempio dell’area fiera del Mediterraneo e di quelle limitrofe? Chimica Ancione, Caserma Cascino, Fiat. Quanti anni ci vorranno per risanare quelle aree?
Per me sono partiti al contrario,dovevano recuperare il portale e si sono detti:”Ma sapete che facciamo? Ci costruiamo un palazzo intorno”. La curia e l’amministrazione Cammarata ancora ringraziano(e la Soprintendenza fa finta di non vedere).