Via Oreto: il traffico non è colpa della bici

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C’è chi punta il dito contro la pista ciclabile di via Oreto, accusandola di aver “ristretto la carreggiata” e “peggiorato il traffico”. Ma basta uno sguardo alla realtà — e alla foto che pubblichiamo qui sotto — e con onestà intellettuale per capire che il vero problema è un altro: la sosta selvaggia, cronica e impunita, che trasforma una delle arterie principali di Palermo in un imbuto infernale. Da sempre

Nella foto: due autobus bloccati lungo la propria corsia preferenziale, un’auto in mezzo alla carreggiata, e il bus proveniente da via Oreto costretto ad invadere la corsia opposta per scavalcare l’auto in doppia fila.

La ciclabile? Neanche si vede. E non perché sia invisibile, ma perché non è lei a causare il caos. È il parcheggio abusivo, l’assenza di controlli, l’abitudine a occupare ogni spazio disponibile — anche quelli destinati alla mobilità pubblica e sostenibile.

Ed anche qui il copione non cambia. Auto in doppia fila e flusso veicolare proveniente da via Oreto costretto a fermarsi dato che la corsia preferenziale opposta è occupata da bus e pullman in transito. Porpiro in questo tratto è notevolmente automentato il flusso di pullman e bus diretti verso l’autostazione di via Fazello.

La retorica del parcheggio facile

“E dove dovremmo parcheggiare?”

“Non ci sono alternative!”

“Prima si circolava meglio!”

“ma non vivete a Palermo”

“ma non ci passa alcuna bici”

Sono le frasi-tipo di chi trasforma la mancanza di disciplina in diritto acquisito, e con una sfumatura di egoismo come se per strada dovessero circolare solo auto. Ma parcheggiare in doppia fila non è una soluzione: è un abuso normalizzato, che danneggia tutti — soprattutto chi si muove in modo responsabile.

Il vero problema: l’assenza di controlli

La sosta selvaggia regna perché nessuno la contrasta. I cordoli vengono ignorati, i marciapiedi invasi, le fermate AMAT rese inutilizzabili. E intanto, la ciclabile diventa il capro espiatorio perfetto, utile a distogliere l’attenzione da anni di incuria e complicità.

Chi la critica, spesso lo fa per abitudine o per difendere un privilegio: quello di parcheggiare ovunque, anche a costo di bloccare autobus, ambulanze, ciclisti. Ma la città non può più permettersi di sacrificare lo spazio pubblico alla sosta abusiva.

I fatti parlano chiaro

  • La pista ciclabile di via Oreto è monodirezionale, protetta da cordoli, e in alcuni tratti promiscua con i bus. Non toglie spazio alle auto, ma lo organizza.
  • La sosta selvaggia è il vero nemico della fluidità, come denunciato da ciclisti, pendolari e residenti.
  • La Consulta della Bicicletta e altri comitati chiedono dissuasori e controlli, non la rimozione della ciclabile.

Una strada per tutti, non per pochi

Via Oreto collega la Stazione Centrale ai poli universitari e ospedalieri. È un asse vitale per chi si muove in bici, in bus, a piedi. La ciclabile non è certo un capriccio: è una risposta concreta alla mobilità urbana, pensata per salvaguardare chi si sposta in bici e dare una uleriore alternativa all’uso dell’auto privata e migliorare l’accessibilità.

Ma non mancano le criticità negli ultimi percorsi ciclabili realizzati in zona Policlinico, come lungo via Salamone Marino, l’innesto con corso Tukory, in prossimità del ponte Oreto e piazza Durante ad esempio. Tratti assai discutibili, se non addirittura da cancellare. Ma oltre alla visione, quello altrettanto grave è l’assenza di comunicazione. Se il Comune non investe in questo settore, è ovvio che i nuovi percorsi ciclabili verranno visti prevalentemente come un disagio più che un’opportunità per un quartiere che pecca di fruibilità di spazi all’aperto.

E che dire della politica locale? Tutti indignati, nessuno sapeva nulla dei percorsi ciclabili. Eppure durante la fase progettuale, la Circoscizione era stata messa al corrente partecipando in più occasioni al tavolo tecnico assieme al Comune. Basta sfogliarsi qualche verbale..

Conclusione

La foto parla da sola. Il traffico non è causato dalla ciclabile, ma da chi la ignora, la invade, la ostacola. Serve più controllo, più rispetto, più coraggio. Non meno ciclabili. Iniziamo a guardare dove parcheggiamo.

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