Palermo – Eventi come quelli che tutti noi stiamo vivendo, ci impongono a dover ripensare le nostre modalità di spostamento, una volta tornati alla “normalità”. Ci saranno senza alcun dubbio delle restrizioni e l’influenza del virus si noterà su quelle che erano le nostre abitudini.
Il mantenimento delle distanze, acquisti più razionalizzati e mirati, l’utilizzo di barriere in plexiglass per evitare i contagi, limitazioni agli spostamenti in auto se non strettamente necessari, restrizioni per l’accesso ai mezzi pubblici, mantenimento delle file presso gli sportelli pubblici, e un occhio sempre più attento verso la salute.
Ma l’esperienza di questi giorni rappresenta anche “un’opportunità” per il domani nel dover ripensare gli spostamenti nell’ambito della mobilità urbana.
In tanti hanno scoperto lo smart working, che riesce a ridurre lo stress ma anche gli spostamenti in auto incidendo anche sulla riduzione del traffico. Ma dovrà essere supportato ogni incentivo verso la completa digitalizzazione di imprese e P.A. perché siamo ancora indietro rispetto altri paesi.
Abbiamo fatto cenno alle restrizioni per l’accesso ai mezzi pubblici, le file distanziate che saranno necessarie per salire su bus/tram/metrò. Ma toccherà anche alla sharing mobility che insieme al trasporto di massa dovranno fare i conti con i costi da sostenere per la costante sanificazione dei mezzi delle proprie flotte.
E in questo contesto generale potrebbe trovare ampio spazio lo sviluppo della mobilità ciclabile o della micromobilità. A dispetto di chi la tiene in considerazione per il tempo libero, la bicicletta così come i vari mezzi che stanno sempre più prendendo piede in città e ci riferiamo ai monopattini, ai monoruota elettrici rappresentano mezzi di trasporto a tutti gli effetti.
Salutari, economici, ecologici, si potranno mantenere le distanze di sicurezza senza troppi problemi rispetto ai mezzi di trasporto tradizionali dove il pericolo sarà rappresentato dai cosiddetti assembramenti.
E alla luce di ciò bisognerà fare tesoro dell’attuale crisi ripensando a incentivare maggiormente l’utilizzo delle due ruote in città. Implementazione delle corsie e piste ciclabili, incentivi all’acquisto dei mezzi, spazi di sosta dedicati ad essi, rivedendo magari gli attuali piani della mobilità ciclabile in funzione del periodo post emergenza.
Bisognerà affrontarlo fin da adesso per non farsi trovare impreparati domani o senza il rischio di dover fare passi indietro.
Condivido la prospettiva delineata dall’articolo e spero la tendenza di crescita nell’uso delle bici abbia un’impennata.
Da quando la uso ho praticamente posato l’auto e ridotto drasticamente l’uso dei mezzi pubblici urbani.
Tra l’altro migliorerebbe lo stato di forma di una popolazione di sovrappeso e obesi quale è diventata pure la nostra siciliana.
ottima l’idea del telelavoro. con internet si può. era una delle cose che diceva il pessimo grillo all’inizio. in questo aveva ragione. app per fare tutto, non c’è bisogno neanche delle stampanti. identità digitali. quante cose si possono fare senza usare la macchina, senza spostarsi? e quanti spostamenti si possono fare usando solo la bici o i mezzi pubblici?
se ne parla da decenni, ma le piste ciclabili rimangono un sogno. davvero: quelle realizzate non servono a molto e sono anche brutte. non sono collegate fra loro, e a volte si trovano nelle corsie preferenziali creando una guerra fra mezzi pubblici e ciclisti.
le piste van fatte in sede separata, non al livello della strada e protette dai gas di scarico. il ciclista si trova a respirare di tutto. non sta seduto in macchina con l’aria condizionata e con i filtri.
in favorita, per esempio, le piste si potrebbero fare dentro al parco, non sulla strada.
in altri posti si potrebbero allargare i marciapiedi e farci su le piste ciclabili. le strade sono abbastanza larghe. si potrebbe rinunciare ai parcheggi sugli assi viari principali e farci delle piste ciclabili. lo spazio di un posto auto è molto più largo di una pista ciclabile, le strade sono già ristrette dai parcheggi.
un silos a quartiere dove mettere le auto. tanti silos quanti sono i quartieri di palermo. alcuni palazzi disabitati si possono svuotare e trasformare in parcheggio. la minore accessibilità dell’auto, che non sarà posteggiata sotto casa ma nel silos di quartiere, scoraggerà molti dall’usarla per andare a comprare il pane. meglio la bici, o i piedi. o meglio le brioches.
Il telelavoro è una gran cosa indubbiamente ed in questo periodo siamo tanti a sperimentarlo, spesso anzi quasi sempre al momento senza adeguate dotazioni tecnologiche, con i lavoratori che mettono a disposizione le proprie. Il che significa scaricare sul lavoratore i costi dell’azienda.
Non tutto si può però fare con il telelavoro, ma è un dettaglio ovvio.
Il vero problema è che l’uso della tecnologia, che Marcuse auspicava come strumento di liberazione dell’uomo dal bisogno di lavorare (o come strumento per poter lavorare meno) in realtà nel tempo si è tradotta in un aumento dello sfruttamento di chi lavora, gli strumenti tecnologici cioè sono serviti unicamente a produrre di più, non a dare più tempo libero a chi lavora.
E il cappio attorno a chi lavora lo hanno stretto nell’ordine di tempo i computer, internet (che tanto lo puoi vedere da casa) i cellulari (che ti fanno essere sempre reperibili), gli smartphone (idem), skype e poi whatsup (che permettono di essere sempre connessi, anche con le problematiche di lavoro.
Nel ripensamento del mondo che si spera ci sarà a seguito dell’epidemia sarebbe l’ora pure di ripensare l’abuso di tecnologia a discapito di chi lavora. e nel contesto inquadrare correttamente (per il lavoratore) pure il telelavoro.
è vero, alla fine perdiamo soltanto noi (non) lavoratori, e il tempo libero non è che sia aumentato, anche perché l’unico che c’è a disposizione viene speso su internet. i diritti dei lavoratori e delle persone vanno garantiti a prescindere, le tecnologie non risolvono gli abusi, il mobbing, il licenziamento senza giusta causa e lo sfruttamento.
Invece da questa situazione di emergenza sanitaria si evince come sia preferibile il mezzo privato piuttosto che pubblico.
al contrario: l’eccessivo uso di mezzi privati al nord (megalopoli lombarda) ha compromesso i polmoni di quella zona d’italia a tal punto da renderli più deboli di fronte al virus. è stato detto da più parti che le malattie respiratorie croniche da inquinamento alzano l’indice di mortalità del virus. nell’hinterland di milano vive la maggior parte della gente. si muove tutta in macchina per andare a lavorare, non può vivere in centro perché è troppo caro. sono state costruite città satellite in tutta la lombardia, collegate al centro solo tramite strade e non ferrovie.
l’inquinamento automobilistico causa in italia 90 mila morti l’anno. in questo preciso momento, il lock down e la riduzione del traffico automobilistico hanno ridotto l’inquinamento a tutti i livelli. basti vedere le immagini delle alpi da torino, un’aria limpida e pura.
è vero che al momento la propria macchina è più sicura, ma per il dopo dovremmo investire molto di più in mezzi pubblici e ridurre quanto possibile l’inquinamento atmosferico delle nostre città che è alla base di tanti problemi di salute
Da non sottovalutare gli aspetti squisitamente climatici e geografici. Qui, pur avendo notevoli volumi di traffico, difficilmente possiamo arrivare a quei livelli.
Diciamo che tenendo in considerazione l’inquinamento e la minaccia virulenta, la bicicletta può esser un ottimo compromesso, in confronto ai normali mezzi pubblici che vediamo circolare per la città.
sì, al nord hanno un problema di inquinamento generale molto più grave, ma a livello locale la nostra situazione non è affatto migliore. vivere in strade come via oreto, via marchese di roccaforte o viale regione siciliana espone a un inquinamento diretto. i tubi di scappamento dei tir entrano nelle casette degli abitanti di via perpignano.
a proposito di tir, a palermo entrano in città da via giafar dopo avere appestato la circonvallazione, e poi inquinano l’aria di via messina marine, del foro italico e della cala fino al porto. ci sarebbe l’idea della tangenziale del mare, ma un esperto ingegnere che scrive su rosalio ha detto che non si deve fare. secondo lui è inutile e costosa.
per me la bici è sempre preferibile. nella mia classifica è al primo posto per la mobilità. poi vengono i mezzi pubblici (preferibilmente su ferro) e poi la macchina (a cominciare dal car sharing). se però ci fai caso, la nostra città è stata costruita al contrario, cioè per avvantaggiare le auto e umiliare chi va in bici o a piedi (disabili inclusi). soprattutto a partire dagli anni ’60, sono state costruite strade larghe per fare spazio alle auto. l’intera rete tram, molto grande fino a dopo la guerra, è stata completamente asfaltata. i filobus sono spariti. le linee ferroviarie regionali e cittadine sono state abbandonate a favore dei bus.
e c’è chi ancora si arrabbia perché fanno una linea tram o una pista ciclabile e qualche parcheggio deve saltare.
Tutto dipende dai punti di vista. L’epidemia ha dimostrato che nessuno si salva da solo. Punteruolo rosso ha fatto un ottimo riassunto a tal proposito.
Il post sopra era in risposta a Binario