Via Albergheria, prosegue il recupero

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Nuovi recuperi in via Albergheria, nel mandamento omonimo.  All’interno del mandamento questa strada senz’altro si presenta molto attiva sul fronte dei recuperi, essendo questi già discretamente numerosi:



accanto questo edificio, ad angolo con il vicolo Settimo un altro gradevole palazzetto recuperato di recente:

proprio di fronte, ad angolo con la via San Nicolò all’Albergheria, prospetta il settecentesco palazzo Prestipino Guarnera, proprio di recente restaurato e trasformato in condominio di lusso. Sul candido prospetto spicca il bellissimo portale in pietra da taglio. Al piano terreno un noto ristorante:


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8 Thoughts to “Via Albergheria, prosegue il recupero”

  1. salvo73

    Pultroppo in questa area , anche se i restauri strutturali sono veramente tanti, lo stesso non si può dire per quelli socilai, per cui anche se apparentemente si imbellettano le facciate, non riesco a comprendere come mai non ci sia un integrazione dell’albergheria con il resto del centro storico, sembra un ghetto delimitato da confini invisibili.
    Più volte ho pensato a quale potrà essere il futuro anche lontano di questa parte del centro storico, ma non riesco a darmi risposta….voi che ne pensate? e perchè non riesce ad cambiare a livello sociale nonostante i restauri si susseguano da anni a ritmi incalzanti?

  2. Andrea Bernasconi

    non sarebbe male che qualche anima pia di mobilitapalermo, sul geomap, facesse una nuova griglia in cui inserire, colorandoli, i palazzi o gli isolati ristrutturati in questi anni, corredando queste aree di informazioni (nome del palazzo, anni di costruzione e restauro, stato attuale) ove si sia in possesso di queste ultime, e sfruttando una legenda di colori per definire magari se il caseggiato è stato già restaurato, è in lavorazione o inserito in un bando. Ovviamente partirei dagli immobili il cui recupero è cominciato a fine anni ’90, dal cosidetto “rinascimento” palermitano.
    con una tal mappa si avrebbe una percezione nuova e, direi, più puntuale dello stato del recupero del centro storico. Dall’alto le cose sono sempre più chiare 😉

  3. @Andrea Bernasconi

    avevo qualcosa del genere in mente per la mia tesi di laurea, vediamo se presto potrò lavorarci 🙂

  4. Andrea Bernasconi

    ottimo… allora spero tu possa metterci mano presto, vorà dire che stai chiudendo il ciclo di studi 😉

  5. tasman sea

    salvo73
    non capisco cosa intendi per cambio sociale.
    quello non si fa coi restauri, ma col lavoro e col volontariato. se proprio ti aspetti un cambio sociale legato ai restauri, devi accettare che gli alloggi restaurati vadano a tutti quelli che oggi abitano nelle case pericolanti dell’albergheria. solo così si potrà dare dignità quelle famiglie, e risollevare il quartiere. sono contrario alla deportazione di questa gente allo zen o in quartieri satellite che sappiamo quale scempio sociale hanno provocato.

  6. MAQVEDA

    Quoto quello che ha detto tasman, non mi piace l’idea di trasferire gli storici abitanti da altre parti. Non vorrei comunque il discorso di Salvo fosse travisato. Quello che lui intende è già ampiamente visibile alla Kalsa, ma non per forme di deportazione, ma anzi nuove forme di convivenza tra strati più popolari e strati più benestanti che oggi cercano casa nei quattro mandamenti e che quindi con i vecchi abitanti si trovano a convivere. Non è una convivenza a volte facile, a volte i nuovi abitanti non reggono e se ne vanno, a volte invece sono i vecchi inquilini che abituati ad altri regimi preferiscono andare altrove.
    E’ sotto gli occhi di tutti, la via Alloro, un tempo completamente diroccata è oggi punteggiata da numerosissimi restauri di palazzi nobiliari settecenteschi sul modello del condominio di lusso (vedi palazzo Sambuca e Castrofilippo). La stessa piazza Magione è molto mutata, è risaputo infatti che le monache di Madre Teresa si sono traferite altrove in quanto ai tempi del loro arrivo la Kalsa era un quartiere depresso, dove non di rado vedevi bimbi girare per strada sclazi, oggi sentendosi circondate da professionisti, medici e architetti che hanno preso d’assalto la zona hanno preferito sloggiare (si vedano i nuovi ristoranti e l’albergo che sorgerà a palazzo Statella e palazzo Lucchesi).
    Si sono curiosamente create zone omogenee e meno omogenee. Una via Torremuzza mantiene ancora un aspetto vivacemente popolare per i vari ristorantini di pesce, all’ombra comunque delle nuove ristrutturazioni occupate dai nuovi benestanti inquilini, stesso discorso in via Schiavuzzo, dove insieme ai coloriti abitanti di sempre si è realizzato il pensionato universitario.
    E’ un processo lentissimo che prima o poi investirà gli altri mandamenti (laddove già il processo non è in corso), ma in tantissimi mi hanno detto che la Kalsa di quindici anni fa era molto peggio degli altri tre mandamenti oggi, e non solo da un punto di vista di degrado strutturale.
    All’Albergheria purtroppo i restauri non sono proprio numerosissimi. Anche qui si sono create “sacche” dove gli interventi sono più numerosi (via Albergheria, via Porta di Castro, piazza Casa Professa etc etc) e altre zone dove sono molto pochi (via Chiappara al Carmine, piazza Carmine, via Case Nuove etc etc). Però rispetto alla lentezza riscontrata da me in passato all’interno del mandamento, c’è oggi una certa accellerazione nei restauri, che portano nuovi abitanti e conseguente aria nuova nei vecchi mandamenti. L’esagerazione nel tuo discorso sta nell’asserire che è tutto immutato, non credo, diversa gente che conosco ha preso casa all’Albergheria che comunque non vedo tanto dissimile da un Capo o da una Vucciria (che mi sembra messa nettamente peggio). Moltissimi edifici sono oggi disabitati. Ogni nuova ristrutturazione uguale porta nuovi appratamenti da affittare o vendere, uguale nuovi abitanti, il che crea in parte il ricambio sociale da te sperato.

  7. tasman sea

    grazie maqueda per il quadro esaudiente. speriamo che questi quartieri si ripopolino e la smettano di essere periferia.

  8. salvo73

    Grazie Maqveda,
    hai espesso esattamente quello che indendevo :integrazione non deportazione.
    Credo comunque che la situazione del “capo” sia nettamente migliore dell’albercgheria, più integrata.
    La “vucciria” credo sia comunque migliore DELL’ALBERCGHERIA poichè, essendo quasi assolutamente disabitata, ciò lascia sperare che con prossimi restauri possa crearsi un immissione di nuove e salutari presenze da integrare a quelle storiche e sporadiche , ancora rimaste.

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