IL CASSARO, lo specchio della città

Il “Cassaro” così chiamato dagli arabi (al-qasr  significa, il castello o la fortificata) subito dopo la conquista di Palermo nell’ 803  è la strada più antica di Palermo. La strada venne tracciata con la creazione stessa della città da parte dei Fenici, e ne  tagliava in due parti l’agglomerato  cittadino. Era in pratica il fulcro della città e, in linea retta, rappresentava la strada di collegamento tra il palazzo dei sovrani che era posto nella parte più alta, dove attualmente si trova Palazzo dei Normanni  e il mare.Oggi è  lunga poco più di un chilometro e mezzo, e in essa troviamo concentrata la storia, non solo architettonica, della città nelle varie epoche e stili: palazzi aristocratici e borghesi, chiese, monasteri e conventi, alberghi, obbrobri architettonici e capolavori inestimabili, piazze, piazzette e logge.

Da ovest ad est interseca a spina di pesce altre vie secondarie. La via inizialmente era più corta, infatti allora il mare arrivava più o meno dove la strada si incrocia con Via Roma. In seguito fu prolungata fino all’attuale Piazza Marina. Si trattò certamente dell’intervento più importante al suo tracciato. Tale intervento si ebbe nella seconda metà del cinquecento, periodo in cui la città era diventata la capitale del vice regno spagnolo.  Il progetto, attuato in diverse fasi, prevedeva la rettifica e l’allargamento della strada fino a piazza della Marina. I lavori, voluti dal viceré Garcia di Toledo, iniziarono nel 1567 con una massiccia opera di sventramenti, avvenuta in due fasi, per raggiungere Piazza Marina. Lo sviluppo di questa “strada nuova”, fu supportata attivamente dalla nobiltà palermitana che non solo contribuì alla realizzazione, ma creò anche spazi nuovi, come l’apertura di Piazza Aragona  (l’attuale Piazza Bologni) e Piazza Pretoria  Nel 1581 l’originale progetto fu totalmente stravolto dal viceré Marcantonio Colonna che prolungò la strada dalla Chiesa di Santa Maria di Portosalvo fino alla Strada Colonna, l’attuale Foro Italico, che lo stesso vicerè aveva costruito l’anno prima e che correva fuori dalle mura lungo la spiaggia. Alla fine del prolungamento,  il vicerè cominciò a far costruire una nuova porta , che fu chiamata Porta Felice, in onore della moglie del vicerè, donna Felice Orsini.  Quest’ultimo tratto fu soprannominato “Cassaro morto” perché , per molto tempo fu poco frequentato di giorno ma, al calare della sera, si “animava” di donne che offrivano le loro “prestazioni ” ai loro ipocriti clienti . Tali “belle di notte” in considerazione del luogo dove svolgevano la loro attività vennero  chiamate cassariote. In seguito queste signore furono “sostituite” da dame, più o meno nobili, che di sera, approfittando della scarsa illuminazione della zona,  con la scusa di prendere una”boccata di aria di mare”, insieme a qualche loro “amico”, cominciarono  a frequentare  la zona di Porta Felice con le loro carrozze. Sembra che tali nobili signore non erano particolarmente interessate all’aria salubre o allo stupendo panorama marino  ma, ad altre attività, certamente più divertenti.    Il viaggiatore inglese Patrick Brydone, venuto a Palermo nel 1770 così descrive tali “passeggiate” : “ Il luogo ribocca di vetture e di pedoni. A fine di meglio favorire gli intrighi amorosi è espressamente vietato a chicchessia di portar lume: tutte le torce si spengono a Porta Felice, ove i lacchè attendono il ritorno delle loro padrone.. E l’intera zona resta per un’ ora o due nelle tenebre, a meno che…. le caste corna della luna non vengano a dissiparle” . I soliti maligni interpretarono a loro modo tale poetica affermazione pensando che il viaggiatore inglese,  accennando alle “corna della luna”, si riferisse  alle “corna” dei mariti delle nobildonne che frequentavano la zona,  per prendere “una boccata d’aria marina”. Un altro importante intervento urbanistico fu effettuato nel 600’ quando si decise di costruire una nuova arteria ( Via Maqueda) che si intersecasse con il Cassaro.  Nel luogo dove le due strade si incontravano fu creata  piazza Vigliena detta comunemente I quattro canti posta al centro esatto di quella che era all’epoca la città dentro le mura. Nel pomposo linguaggio di quel periodo, quest’apparato architettonico fu definito “Teatro del sole”, poiché in ogni ora della giornata,  il sole  colpiva sempre  uno dei quattro cantoni.

Il Cassaro essendo la strada più importante della città, almeno fino la metà del secolo scorso, fu sempre centro di una particolare attenzione da parte dell’amministrazione comunale . Fu infatti la prima strada ad essere dotata di illuminazione ad olio nel 1745, successivamente a gas, nel 1802. Nel 1887 venne autorizzato l’esercizio di tranvie a trazione elettrica a corrente continua, infatti da piazza Bologni fu inaugurata la prima linea tranviaria elettrica per la Rocca di Monreale. Ma nonostante fosse la strada più  prestigiosa della città, non si salvò dall’annoso problema dell’immondizia e della scarsa manutenzione del manto stradale. Lo scrittore tedesco Goethe a fine Settecento visitò Palermo e  fu colpito dallo splendore della nostra città e dalla…. “munnizza” depositata a bordo delle strade. Nel suo “Viaggio in Italia”  cita un dialogo con un mercante del Cassaro, il quale, alle domande dell’illustre viaggiatore tedesco così rispondeva: «Caro signore, il popolo sa bene che chi dovrebbe occuparsi della nettezza urbana non lo fa e non lo fa per una ragione semplicissima: togliendo la spazzatura si vedrebbero le buche e il pessimo manto stradale e la disonestà degli amministratori». In parole povere la cattiva gestione dei rifiuti serviva a nascondere le pessime condizioni del manto stradale.

La strada ha cambiato nome diverse volte. Durante il Medioevo assunse il nome di via Marmorea, parola rimasta nell’uso comune ad indicare la pavimentazione con basole di calcare compatto o “marmo” con cui era pavimentata la strada. Nel tardo cinquecento,  assunse anche il nome di via Toledo in onore del Viceré Garcia de Toledo, uno dei principali artefici della rettifica della strada, ma presto si ritorno al vecchio nome di Cassaro, nome che si mantenne tale fino all’unificazione dell’Italia, quando lo storico nome venne cambiato in corso Vittorio Emanuele II, anche se il vecchio nome viene ancora utilizzato non ufficialmente. La strada, oltre che sede di ogni tipo di potere, da quello politico – religioso a quello civico, era piena di palazzi nobiliari.  Infatti avere il palazzo in questa strada rappresentava il massimo del  prestigio sociale per le varie famiglie nobiliari. Come anche, per i vari ordini religiosi, lo era, aprire chiese o conventi.Visto che non tutti potevano “affacciarsi” sul Cassaro, molti conventi decisero di farsi costruire le “logge” o “vedute”. Erano in genere i monasteri di suore di clausura e tali logge servivano a mantenere un rapporto, almeno visivo, con il mondo esterno senza essere notate. Guardando da dietro le fitte grate della loro “veduta” potevano assistere a tutti gli eventi mondan, politici e religiosi, compreso il “Festino”.  Ammiravano in particolare le corse dei berberi, le carrozzate del carnevale, i vari riti pasquali , il corteo d’ingresso dei Vicerè , le frequenti processioni religiose e le rassegne militari con tanto di cavalieri a cavallo. Ma soprattutto potevano vedere, con occhi nostalgici, lo scorrere del tempo, da osservatrici non sempre distaccati, di una società che li aveva, spesso, segregate e rifiutate. In tali occasioni, non era solo il fasto delle carrozze della nobiltà che li attirava, ma scrutavano i loro parenti, padri, madri, madrigne o  fratelli, che con la loro decisione di rinchiuderle in convento le  avevano private della libertà di decidere della loro vita,  per ubbidire ad una triste realtà sociale.

P.S.  E’ triste notare lo stato in cui oggi si trova  tale strada, un tempo cuore pulsante e vanto della città. Il Cassaro è stato e continua ad essere, sotto molti aspetti, lo specchio della società e della politica palermitana. Il degrado della strada, dei suoi palazzi e delle sue chiese, sono il sintomo anche del declino civile e morale, dal dopo guerra ad oggi, della città. Si parla tanto che il futuro della declinante società occidentale ci porterà ad una specie di “decrescita felice”. A Palermo da decenni assistiamo impotenti a questa specie di decrescita, ma forse sarebbe meglio chiamarla  “declino disperato” cioè alla perdita della nostra identità di popolo e di città. Ma, a quanto sembra, alla maggioranza dei cittadini sta bene così!

 

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4 Thoughts to “IL CASSARO, lo specchio della città”

  1. danyel

    Le foto della Palermo dell’800 sono a dir poco meravigliose!
    Parlando del Cassaro .. le condizioni in cui versano le facciate dei palazzi nobiliari che danno su Corso Vittorio Emanuele e Piazza Bologni sono un qualcosa che non riesco a digerire .. è inammissibile, per me, che gioielli del genere vengano lasciati in quello stato .. soprattutto adesso, con il patrimonio dell’Unesco e quant’altro!
    Grazie belfagor per questo articolo!

  2. friz

    Come al solito è bello leggerti Belfagor…. secondo me dovresti scrivere un libro su Palermo…o forse sulla Sicilia intera… credimi c’è bisogno di qualcuno che possa spiegare la passata grandezza di Palermo e le sue grandissime potenzialità…
    ….perchè a mio avviso uno dei problemi di molti palermitani è proprio questo: pur essendo in certi casi persone con una bella testa, purtroppo molti palermitani non credono sufficientemente alle GRANDISSIME potenzialità di questa terra, e di conseguenza si accontentano della mediocrità che ci offre ogni giorno la nostra classe politica…. ma sono straconvinto che se molti palermitani credessero realmente in questa città OVVIAMENTE pretenderebbero politici migliori….
    Ad ogni modo rimango ottimista…. penso che se ci sarà un qualche candidato sindaco con un certo carisma questa magari è la volta buona che si trova il sindaco giusto… quello adatto a far trasformare le grandi potenzialità di Palermo in qualcosa di REALE…fino ad ora abbiamo perso tempo, ma Palermo merita un cambiamento…. se fosse eletto il sindaco giusto in 10 anni Palermo potrebbe cambiare volto…. ma occorre una persona che non scenda a compromessi e che possa capire che per rilanciare Palermo occorre puntare sul recupero di tutta la sua passata bellezza, e allo stesso tempo occorre anche creare NUOVA E MODERNA BELLEZZA…. ed ovviamente sarà anche necessario fare la metropolitana, opera che purtroppo Orlando sembra aver rinunciato a fare…

  3. belfagor

    Prima di tutto vorrei ringraziare gli amici per i compimenti, a dire la verità immeritati. Mi rendo conto che la storia di Palermo e dei suoi monumenti purtroppo interessa solo una piccolo minoranza di palermitani. Francamente non è che mancano i libri ma forse mancano i lettori ma soprattutto manca gente, come per esempio il compianto prof. Rosario La Duca , che parli della nostra città e dei suoi monumenti in maniera documentata ma comprensibile. Purtroppo i nostri amministratori e i nostri “uomini di cultura” hanno considerato la nostra storia, e la salvaguardia e il recupero dei nostri monumenti, un problema e non una risorsa da sfruttare. Palermo non ha industrie e il nostro futuro non può essere legato al posto fisso alla Regione o al Comune. Il turismo può essere il volano per rilanciare la nostra asfittica economia. Quando leggo che , uno alla volta, stanno chiudendo tutti i principali alberghi della nostra città e i pochi che ancora resistono, rischiano di farloi, mi assale una profonda tristezza. Il turismo “mordi e fuggi”, quello cioè delle navi da crociere, non creano ricchezza ma potrebbero crearla se solo riuscissimo a far nascere in loro , durante queste visite fugaci, l’ interesse e la volontà di ritornare .
    Perché un turista dovrebbe venire e soprattutto soggiornare per qualche giorno a Palermo?
    Un amministrazione comunale ,degna di questo nome, dovrebbe creare dei veri percorsi turistici degni di essere ammirati. Per esempio , Il Cassaro con le suoi palazzi e le sue chiese o il Foro Italico, dovrebbero essere valorizzati, tenendoli puliti , ben illuminati, organizzando manifestazioni culturali ecc.ecc. Invece questi luoghi sono sporchi, mal sicuri , mal frequentati ma soprattutto degradati. E’ mai possibile che la sera il prato del Foro Italico e la Villa Giulia sia al buio? Quale turista si avventura in questi luoghi rischiando di essere scippato? E anche quelle poche iniziative positive, per esempio la pedonalizzazione di Via Maqueda e il percorso arabo –normanno, non sono fruttati in maniera adeguata. Via Maqueda somiglia sempre più a certi mercati medio-orientali, caotici e sporchi. E difficile trovare tra le tante bancarelle di abusivi o nei tanti negozi di gastronomia “da strada” un minimo di cultura siciliana. Occorre un salto di qualità , purtroppo tra i tanti “aspiranti amministratori” vedo solo brutte copie di “Cetto La Qualunque”

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