Parco Acqua dei Corsari, il Prefetto interviene

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Sono state consegnate oltre 1000 firme al Prefetto di Palermo affinchè si adoperi a far uscire dalle lunghe secche dell’inefficienza e dell’abbandono il Parco Libero Grassi.
Antonella De Miro, il Prefetto, ha preso nota delle argomentazioni esposte dal Comitato per la riapertura del Parco  ripromettendosi di convocare gli interlocutori coinvolti nel procedimento amministrativo e far compiere gli ultimi passi necessari all’apertura del Parco alla cittadinanza. Qui di seguito riportiamo la lettera e uno stralcio delle firme raccolte:

 

 

Al Prefetto di Palermo La vicenda dell’area di Acqua dei Corsari per molti anni deposito degli sfabbricidi del sacco edilizio di Palermo, è emblematica dell’impotenza delle amministrazioni del sud di impiegare bene i fondi e consegnare le opere realizzate alla fruizione dei cittadini in tempi certi. Nel 2013 il Consiglio Comunale di Palermo ha tributato attenzione a quest’area impegnando l’Amministrazione a intestarlo a Libero Grassi. Il progetto doveva essere finanziato dal Territorio Ambiente, ma in assenza della caratterizzazione, trattandosi di una ex discarica, la misura del finanziamento passò all’Emergenza Rifiuti ora Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione. Nel 2005 è stata fatta la 1° caratterizzazione della ex discarica e i risultati dei sondaggi fatti dalla Sering e dall’Arpa, sono risultati congruenti. Dopo una conferenza di servizi nel 2006 si è stabilito di iniziare i lavori urgenti di messa in sicurezza ed emergenza e sviluppare successivamente ulteriori approfondimenti della caratterizzazione del sito. I progettisti avevano suggerito di procedere alla seconda fase della caratterizzazione durante il cantiere della messa in sicurezza. Tuttavia, sia il Comune che Sviluppo Italia hanno preferito iniziare la 2° fase della caratterizzazione a cantiere concluso. L’ultimazione dei lavori di messa in sicurezza diretti dalla Sering è avvenuta il giorno 8/11/2008; lo stato finale è stato redatto il 14/01/09, il collaudo è stato effettuato nel marzo 2009. Intanto il commissario regionale, nella persona del Dirigente Generale del Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione ha dato mandato a INVITALIA, ente pubblico ex SVILUPPO ITALIA, di continuare l’iter della caratterizzazione. Questi a loro volta hanno fatto affidato le indagini e le analisi al laboratorio AMBIENTE, il quale ha eseguito le indagini chimiche sui terreni e sulle acque. Questa 2° caratterizzazione è stata supervisionata, come di norma, dall’Arpa, che ha fatto le sue analisi su una percentuale del 10% dei campioni consegnati dal laboratorio AMBIENTE. I risultati di controllo dell’Arpa sono risultati in notevole contraddizione con quelli di INVITALIA e/o AMBIENTE, molte volte con valori inferiori; in poche parole alcuni risultati sono peggiorativi da parte di INVITALIA, come quelli dei metalli che sono sovrastimati, mentre per idrocarburi e IPA vi è una sottostima. Con i valori ottenuti, l’Arpa nell’ottobre 2011 ha dato parere negativo in quanto non è in condizione di validare i risultati vista la non congruenza fra quanto ottenuto da AMBIENTE e quanto verificato da ARPA. In assenza di validazione dell’Arpa, INVITALIA non ha chiuso il rapporto col laboratorio AMBIENTE, Nel giugno 2012 il Commissario Regionale, nella persona del Dirigente Generale del Dipartimento Acque e Rifiuti ha indetto una riunione a seguito della quale l’Arpa ha risposto con una lettera inviata sia al laboratorio AMBIENTE che per conoscenza all’assessorato Energia, Comm. Delegato Bonifica, Urbanistica, Provincia, ed SG1, nella quale si suggerisce di rivedere e parametrizzare i risultati suggerendo di adottare criteri diversi rispetto a quelli nazionali, per fare rivalutare al laboratorio AMBIENTE, tutti i dati. Secondo l’autorevole parere del dott. Librici (chimico di ottimo livello), può tranquillamente entrare nel sito per fare manutenzione e pulizia, magari usando tute e guanti nel rispetto della salute dei giardinieri, perché esso è il gestore e deve tutelare l’area anche se non ancora aperta al pubblico, a prescindere se è più o meno finito l’iter della caratterizzazione. Anzi, il Comune di Palermo ha l’obbligo di fare ciò in quanto è proprio un aspetto dei lavori di messa in sicurezza garantire la guardiania del sito, per evitare eventuali ulteriori inquinamenti da discariche abusive. Una attenta analisi della questione effettuata da soggetto particolarmente qualificato in tematiche ambientali e correlati percorsi amministrativi , rileva diverse anomalie- Egli osserva che già la scelta di affidare ad un laboratorio l’attività di analisi con il rilascio di report analitici e non di certificati è una plurima violazione delle norma , in quanto l’attività analitica è in servizio riservato ad una professione specifica ed esiste l’obbligo comunitario di indicare tale circostanza , ma ancora osserva che come ampiamente esposto dal Consiglio nazionale dei Chimici e dalla Corte di Cassazione ,in tal senso la Corte di Cassazione con Sentenza 16 gennaio 2015, n. 1987, ha ribadito che il certificato è l’elemento che produce fede pubblica a differenza di altri documenti dal formulario dei trasporti o dal rapporto di prova che Accredia stesso ha precisato che non riveste tale ruolo . Quindi chiedere la produzione di un atto materiale 8 quale è il rapporto di prova al posto dell’atto intellettuale che è la certificazione è che come ribadisce la Cassazione vien rilasciato da soggetto qualificato e abilitato all’esercizio di una specifica professione “il certificato di analisi dei rifiuti si distingue dal semplice formulario di accompagnamento in ragione del fatto che esso risponde all’esigenza di certezza pubblica e proviene da un soggetto qualificato e abilitato all’esercizio di una specifica professione che comporta l’esternazione di dati precedentemente acquisiti attraverso specifiche metodologie concernenti la natura, la composizione e le caratteristiche” Non prevedendo quindi la certificazione che è tipica del professionista ed inibita alle società , si vanifica la finalità dell’appalto stesso e si lede il fondamentale diritto alla salute ed alla sua tutela esercitabile dal cittadino, ma continua ad osservare che gli effetti di ciò sono ricavabili dall’attenta lettura di tutto il procedimento di bonifica: Il procedimento si estrinseca in : Caratterizzazione individuata nelle seguenti fasi: Per caratterizzazione dei siti contaminati si intende quindi l’intero processo costituito dalle seguenti fasi: 1. Ricostruzione storica delle attività produttive svolte sul sito.2. Elaborazione del Modello Concettuale Preliminare del sito e predisposizione di un piano di indagini ambientali finalizzato alla definizione dello stato ambientale del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee.3. Esecuzione del piano di indagini e delle eventuali indagini integrative necessarie alla luce dei primi risultati raccolti.4. Elaborazione dei risultati delle indagini eseguite e dei dati storici raccolti e rappresentazione dello stato di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee.5. Elaborazione del Modello Concettuale Definitivo.6. Identificazione dei livelli di concentrazione residua accettabili – sui quali impostare gli eventuali interventi di messa in sicurezza e/o di bonifica, che si rendessero successivamente necessari a seguito dell’analisi di rischio- calcolati mediante analisi di rischio eseguita secondo i criteri di cui in Allegato 1. A seguito del completamento della caratterizzazione si passa a quanto detto nell’allegato 3 – CRITERI GENERALI PER LA SELEZIONE E L’ESECUZIONE DEGLI INTERVENTI DI BONIFICA E RIPRISTINO AMBIENTALE, DI MESSA IN SICUREZZA (D’URGENZA, OPERATIVA O PERMANENTE), NONCHE’ PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE MIGLIORI TECNICHE D’INTERVENTO A COSTI SOPPORTABILI Fatto quindi il progetto dell’intervento in conformità al citato allegato 3 si passa all’esecuzione dell’intervento in tale fase si procede al monitoraggio così legislativamente definito: Monitoraggio Le azioni di monitoraggio e controllo devono essere effettuate nel corso e al termine di tutte le fasi previste per la messa in sicurezza, per la bonifica e il ripristino ambientale del sito inquinato, al fine di verificare l’efficacia degli interventi nel raggiungere gli obiettivi prefissati. In particolare: – al termine delle azioni di messa in sicurezza d’emergenza e operativa;– a seguito della realizzazione delle misure di sicurezza a valle della bonifica, per verificare che: i valori di contaminazione nelle matrici ambientali influenzate dal sito corrispondano ai livelli di concentrazione residui accettati in fase di progettazione; non siano in atto fenomeni di migrazione dell’inquinamento; sia tutelata la salute pubblica;– nel corso delle attività di bonifica/messa in sicurezza permanente per verificare la congruità con i requisiti di progetto;– a seguito del completamento delle attività di bonifica/messa in sicurezza permanente e ripristino ambientale, per verificare, durante un congruo periodo di tempo, l’efficacia dell’intervento di bonifica e delle misure di sicurezza Conclude la sua analisi il soggetto qualificato osservando che essendo stato realizzato l’intervento , sia sotto il profilo normativo che logico -funzionale vanno fatte le attività di monitoraggio “per verificare, durante un congruo periodo di tempo, l’efficacia dell’intervento di bonifica e delle misure di sicurezza”che sempre normativamente si estrinsecano “ La bonifica di un sito inquinato è finalizzata ad eliminare l’inquinamento delle matrici ambientali o a ricondurre le concentrazioni delle sostanze inquinanti in suolo, sottosuolo, acque sotterranee e superficiali, entro i valori soglia di contaminazione (CSC) stabiliti per la destinazione d’uso prevista o ai valori di concentrazione soglia di rischio (CSR)”.. In altri termini il soggetto qualificato conclude che dato che l’intervento è stato realizzato va fatta la verifica finale per accertare se il sito è utilizzabile e non fare le indagine preliminari che avrebbero dovuto far progettare l’intervento in altri termini se hai costruito un edificio senza progetto è ridicolo chiedere di fare a posteriori il progetto ma si deve procedere alla verifica non più teorica ( approvazione del progetto) ma alla verifica reale delle caratteristiche dell’edificio ( collaudo tecnico ). Quindi si ritiene che quanto proposto sia uno spreco di tempo e di risorse con grave danno pubblico . Fidiamo sulla sua capacità di coordinamento e decisione. Restituire alla città di Palermo una grande area verde collocata in un ambito paesistico unico sarebbe un grande segnale per la difficile battaglia per la legalità e il recupero del territorio. Comitato per l’apertura del Parco di Acqua dei Corsari

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