Via Roma, fra crisi nell’era di Amazon e speranze per il futuro
di antony977Palermo - Un lento declino che sembrerebbe inesorabile e che continua ancora oggi a far abbassare le saracinesche. Via Roma sempre più una strada che dal punto di vista commerciale non è più attrattiva come i suoi vecchi fasti e col serio rischio chiusura di Rinascente, sarà un bel colpo all'immagine della strada. Ma cosa è accaduto in questi anni che ha portato il glorioso asse stradale a questa crisi? E non sono in pochi a puntare il dito contro la Ztl colpevole di aver fatto abbassare tante saracinesche. Ma è davvero così? Può una limitazione del carico veicolare incidere sulle attività commerciali quando alcuni metri più avanti nelle aree pedonali si rivaluta l'offerta commerciale e le persone si riappropriano degli spazi pubblici? Con onestà intellettuale dobbiamo evidenziare che la crisi di via Roma non è certo figlia degli ultimi 3 anni, da quando è stata istituita la Zona a Traffico Limitato, bensì è da ricercare fin dall'avvio dei centri commerciali in città. Dal 2009 anno di avvio del Centro Commerciale Forum sono sbarcati in città grandi brand internazionali e con essi una piccola rivoluzione negli acquisti a Palermo che avvantaggiano di sicuro il consumatore. Vengono colpiti noti marchi storici locali nel campo degli elettrodomestici, dell'abbigliamento ma anche i cinema, sanitari/hobbystica fai date. Fino ad arrivare ad oggi con il web, l'era del commercio digitale. E purtroppo pochissimi sono riusciti ad adeguarsi e/o fidelizzare la propria clientela, tanti sono i marchi storici che inesorabilmente hanno chiuso in via Roma e dintorni. Ma hanno chiuso anche in altre zone e basta farsi una passeggiata dalle parti di viale Strasburgo e via Restivo. Ecco, in circa 10 anni è mutato il mercato, il Centro Storico riscopre la sua vocazione turistica, e tante realtà locali non hanno saputo rinnovarsi dal punto di vista infrastrutturale, commerciale e senza affacciarsi al web, senza una vetrina commerciale sui vari marketplace o con una propria piattaforma web. E nell'era di Amazon, senza questi strumenti difficilmente si potrà reggere. Quanto avvenuto per le vie Maqueda e Vittorio Emanuele dove c'è stata una completa mutazione dell'offerta commerciale, è la riprova che è cambiato il mercato e con esse le condizioni per ritornare a investire in quelle strade. Ma allora vanno aperti solo food store/pizzerie/paninerie/street food? Niente affatto, bisogna creare le condizioni per poter ritornare a investire in via Roma. Se da un lato abbiamo evidenziato le carenze degli imprenditori locali nell'affacciarsi al web e dotarsi di nuovi strumenti, da un altro lato ci si scontra con quello che in pochi raccontano: il caro affitti. Provate semplicemente a verificare dai singoli annunci di affitto le richieste (esorbitanti). Parliamo ad esempio di circa 25 mq con una richiesta di € 1200,00. La vicenda Rinascente ne è l'esempio più lampante. O addirittura tante sono le saracinesche abbassate in quanto i locali non sono più in regola con le vigenti normative urbanistiche. E tanti sono i costi per poter sanare/rimettere a norma i bassi che i proprietari si accontentano di tenerli chiusi. Qui potrebbe giocare un ruolo importante il Comune mettendo in campo incentivi per la ristrutturazione dei locali, sgravi fiscali a favore dei proprietari e sgravi per chi vorrà investire e....magari facendo cadere il tetto dei 200mq dall’articolo 5 del Piano urbanistico commerciale. Il che consentirebbe l'arrivo di ulteriori prestigiosi marchi. A seguire decoro urbano, sicurezza, trasporti e infrastrutture. Ok, c'è il 101 e con l'immissione in servizio di nuovi autisti vedremo più bus per strada dato che ogni giorno in rimessa rimangono altrettante vetture (nuove) per mancanza di autisti. Ma il 101 bisogna riuscire a prenderlo e le periferie giustamente reclamano un sensibile incremento delle corse. Qualche spiraglio di luce. Qualcuno si domanderà sul perché continuano ad aprire minimarket sparsi o sul come vengono sostenute le spese di apertura e gestione. Beh, lasciamo ad altri organi questo compito, ma permetteteci una considerazione qui. Il minimarket nella sua semplicità rappresenta un negozio di vicinato. Quanti durante il lockdown hanno avuto necessità di reperire un prodotto (un pacco di pasta, biscotti, dentifricio, saponetto, acqua) nelle vicinanze dal proprio domicilio? Ebbene il lockdown ha dimostrato che non è necessario recarsi a tutti i costi presso il Centro Commerciale facendo anche a meno della domenica per fare gli acquisti. Si è riscoperta l'efficacia del negozio di vicinato, usanza che si era quasi persa. Ci sono anche strade del Centro Storico dove le botteghe di artigianato riescono a fare rete fra loro, riaccendono le vetrine in stradine fino a ieri al buio, creano terreno fertile per attirare nuova clientela. E margini per investire su questo fronte ce ne stanno. Perché mancano panetterie di qualità, drogherie, lavanderie automatizzate, e magari rivitalizzare quelle poche botteghe artigiane storiche rimaste aperte. Sia chiaro, il commercio elettronico offre enormi vantaggi ma se non ci si muoverà più di casa neppure per acquistare di persona, via Roma diventerà un luogo fantasma.
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