Il mistero della “sparizione” del villino Deliella: “uno scempio urbanistico imperfetto”

Una delle pagine più oscure e vergognose della storia del dopo guerra palermitano è certamente la distruzione del Villino Deliella,.  Precisiamo , Villa Deliella non era la più bella né l’unica villa  liberty distrutta durante il Sacco di Palermo. Molti sono stati i Villini e i palazzi liberty che ,tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 , sono stati letteralmente rasi al suolo per far posto a palazzoni anonimi e mal costruiti o per creare nuove zone edificabili .

L’elenco è lungo e purtroppo incompleto.

Palazzina Conticelli in Via Notarbartolo

– Palazzo Di Paola  ( che si trovava all’angolo tra Via Notarbartolo e Via Libertà)

Palazzo Barresi ( che si trovava all’angolo tra Via Libertà e Via Cordova)

Villa Varvaro  in Via Notarbartolo

Palazzina Mancuso  in Via Notarbartolo

Villa Cupane  con il suo giardino settecentesco , che, fu abbattuta per permettere     l’allaccio tra via Notarbartolo e Viale Regione Siciliana,

-Villino Di Giorgi in Via Notarbartolo

-Villa Cusenza  all’angolo tra Via Duca Della Verdura e Piazza A. Gentile

Villino Cavarrett  in Via Giacomo Leopardi,

Villa Rutelli  tra Via Libertà e Via la Marmora.

Potremmo continuare per ore, ma annoieremo i pochi amici che ci seguono.

Ormai molti di queste ville sono scomparse anche dalla memoria della gente. Stranamente il Villino Deliella è ancor oggi ricordato anzi è diventato un simbolo, una leggenda.

Ma torniamo ai fatti.

Villino Deliella fu progettata dall’architetto Ernesto Basile nel 1898 per la famiglia dei principi Deliella, i coniugi Anna Drogo di Pietraperzia e Nicolò Lanza,. Fu completata  nel 1909, dal costruttore Salvatore Rutelli. Gli arredi furono realizzati dallo  Studio Ducrot.

Come si vede era una classica villa Liberty

La triste vicenda del villino Deliella è esemplare.

– Nel 1954 l’assessorato ai beni culturali della Regione Siciliana l’aveva vincolato in quanto una delle opere di Ernesto Basile ma tre anni dopo il Consiglio di Stato, accoglie la richiesta del proprietario e  revoca il vincolo con una motivazione formalmente ineccepibile: non erano trascorsi i cinquant’anni dalla costruzione dell’edificio, risalente al 1909. Dunque bisognava attendere il 31 dicembre  1959 per vincolare la villa.

– Ma i picconi e le ruspe non potevano entrare in azione perchè la variante del  piano regolatore del 1956 aveva vincolato la villa e il giardino per uso pubblico, perciò la villa, non poteva essere abbattuta.

– Ma un ulteriore variante ( alla variante), rielaborata nel 1959, trasformò il vincolo a verde pubblico a….. verde privato . Il gioco era fatto, o quasi.

– Rimaneva però il vincolo dell’assessorato ai beni culturali della Regione siciliana che sarebbe scattato il  31 dicembre 1959, perciò bisognava fare presto.

– Venne sottoposti al consiglio comunale i piani per demolirla che vennero approvati  il  28 novembre 1959  in modo che la demolizione potesse cominciare nel pomeriggio dello stesso giorno, così da evitare che scattasse il vincolo dell’ assessorato regionale ai  beni cultuali.

Racconta la leggenda che Villa Deliella fu abbattuta nella notte del 29 novembre 1959 (nella realtà i lavori , iniziati il pomeriggio del sabato 28 novembre, terminarono  lunedì 30 novembre, senza che nessuno si “accorgesse” di nulla, ma soprattutto in modo “legale”, nel pieno rispetto delle regole e delle leggi.

La Professoressa Rosanna Pirajno così descrisse la scena“La squadra di operai aveva iniziato a smantellare i solai dell’edificio liberty di piazza Croci il 28 novembre del 1959. Era un sabato, e la demolizione di mura, maioliche, arredi lignei ed in ferro battuto andò avanti con una frenetica opera di devastazione, così come richiesto dalla gravità del misfatto architettonico da assolvere; il lavoro terminò agli inizi di dicembre, ed al punto che le prime pubbliche denunce sull’accaduto furono pronunciate quando già i picconi avevano causato gravi danni all’edificio.”

“Purtroppo” , per gli autori del misfatto, tutto questo non servì a niente e l’area e il giardino dove sorgeva il villino Deliella fu, in seguito, utilizzato per parcheggio.

Nel 1975, 16 anni dopo la distruzione dell’edificio di piazza Croci, uno degli attori protagonisti di quella tragedia burocratica – Vito Ciancimino, nel 1959 assessore comunale ai Lavori Pubblici – dichiarò  che l’operato del Comune era stato “ineccepibile”.

“Non ho tratto alcun vantaggio di nessun genere. Anzi, posso dire – affermò nell’aula del processo per diffamazione all’ex senatore comunista Girolamo Li Causiche ho fatto inserire nel piano regolatore la zona come verde pubblico, per cui il principe Franco Lanza di Scalea non ha avuto alcun utile a demolire la villa”.

P.S. Non abbiamo prove per mettere in dubbio le parole dell’ex assessore Ciancimino perciò dobbiamo pensare che il  villino Deliella fu distrutto per costruire un parcheggio, all’ insaputa del proprietario e del Comune.

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6 Thoughts to “Il mistero della “sparizione” del villino Deliella: “uno scempio urbanistico imperfetto””

  1. Athon

    Probabilmente ricordiamo tutti come nel novembre del 2015 due giovani architetti, Danilo Maniscalco e Giulia Argiroffi, forti anche delle firme raccolte, che videro l’adesione di numerosi professionisti ed intellettuali, tra cui Simonetta Agnello Hornby, Massimiliano Marafón, Vittorio Sgarbi, Aurelio Pes, Cesare Ajroldi, Iano Monaco etc…, ne proposero la riedificazione; un’operazione tra l’altro non difficile visto che la Fondazione Basile possiede i disegni originali e in più il piano cantinato e le fondazioni sono ancora presenti, per quanto sepolti sotto il piano stradale. Dissero che sarebbero serviti 5 milioni di euro. Il Comune si mostrò interessato. Dopo la prima fase di clamore e dibattiti, è seguito il silenzio, come prassi. Infine lo scorso gennaio se ne torna nuovamente a parlare, lamentando come il progetto sia in alto mare. Qui il link: http://palermo.meridionews.it/articolo/50525/villa-deliella-progetto-per-restauro/

    Per quanto mi riguarda spero sempre che questa ferita aperta da più di cinquant’anni possa un giorno, non dico venir sanata, ma quantomeno cicatrizzata.

    1. belfagor

      L’idea di ricostruire la Villa Deliella, certamente interessante, ha purtroppo un limite, chi finanzierà tale progetto?
      Quando . nel 2015, fu presentato il progetto, il Comune, tramite l’allora vice sindaco Emilio Arcuri, dichiarò chiaramente che non aveva soldi da investire . In parole povere lo appoggiava….. intelletualmente” .
      L’ex assessore Gini invece dichiaro che era troppo presto per discutere di soldi: «Si è parlato solo dell’idea ma non del progetto in sé. Ci sono molte cose ancora da chiarire: chi lo finanzierà? Quale sarà il ruolo della Regione? E il concorso chi lo bandisce? La villa sarà costruita pedissequamente com’era prima? Una ricostruzione secondo me va anche sottoposta al parere della Sovrintendenza e non solo del Comune”.
      Tanti dubbi e domande , il cui obiettivo era affossare e scaricare e sviare su altri il problema.
      Di fronte a tale “muro di gomma “ da parte del Comune, l’architetto Dario Maniscalco dichiaro “ A questo punto speriamo nella nuova amministrazione per portare avanti un progetto che nasce esclusivamente per il bene e l’interesse di tutta la città.. Ci sara una nuova giunta e un nuovo sindaco, il che favorirà il processo di cambiamento. Abbiamo bisogno di energie nuove, Orlando ha fatto il suo tempo ormai».
      P.S Dopo le ultime elezioni credo proprio che Villa Deliella rimarrà un simbolo, una leggenda, una foto sbiadita di una città che non c’è più.

  2. friz

    A mio avviso non si dovrebbe solo parlare della ricostruzione di quella villa… ma la ricostruzione di quella villa dovrebbe “nascere” all’interno di un discorso più ampio riguardanti la ricostruzione di altre ville e di altri edifici in stile Liberty… del resto questa cosa che a Palermo potrebbe sembrare pura follia è stata fatta in diverse città europee dopo la fine della seconda guerra mondiale…. infatti in alcune città si ricostruirono da zero moltissimi edifici, rispettando la storia di quegli edifici…
    ….dato che sperare che il comune di Palermo possa o voglia contribuire anche con un solo euro mi pare prendersi in giro da soli, penso che il tutto dovrebbe nascere da iniziativa privata… o se va bene… da contributi regionali… ma deve andare MOLTO bene considerando quello che è il debito pubblico della Regione Sicilia…
    ….per tutti questi motivi si dovrebbe coinvolgere i privati?
    Come coinvolgerli?
    Ovviamente facendogli capire che potranno sfruttare gli edifici in questione per un periodo molto, molto lungo… non meno di 100 anni… forse di più…. e poi “regalandogli” una zona di Palermo dove far nascere tutto… perchè a mio avviso queste ville dovrebbero essere vicini tra loro… nel luogo dove erano storicamente è difficile raggrupparle… ma magari abbattendo un po di catapecchie di proprietà comunale nel centro storico si potrebbe ricavare lo spazio necessario… per un nuovo Liberty palermitano… e in questo modo si potrebbe cominciare una vera rivalutazione del centro storico… perchè il centro storico, escludendo via Maqueda e corso Vittorio, in molte sue parti è combinato in maniera pessima… e in certi casi è costituito da catapecchie… e molte di queste pericolanti…

    1. Athon

      Friz, sono d’accordo con te sul fatto che l’eventuale riedificazione di Villa Deliella dovrebbe inserirsi nell’ambito di un discorso più ampio. Tuttavia se al momento la sola ipotesi di ricostruzione di Villa Deliella, per di più nel luogo originale, attualmente libero, ha già incontrato delle inibizioni, evidentemente non c’è ancora quell’autentica e ferrea volontà che servirebbe per poter procedere in una tale direzione.

      Insomma, ciò che qui noi sognamo di fatto resta confinato nei limiti delle nostre discussioni, e magari di qualcun altro, ma finora non ha mai generato un vero e proprio movimento di opinione, che dovrebbe essere la base su cui innestare progetti come quelli che immaginiamo.

      Se non dovesse mai partire un movimento che, al di là dell'”ipotesi Villa Deliella”, coinvolga un numero considerevole di autorevoli intellettuali e professionisti, difficilmente accadrà ciò che speriamo.

      La riedificazione di Villa Deliella, da questo punto di vista, potrebbe essere l’imput utile a generare un tale movimento.

      Se ci fosse la volontà, nel tempo si potrebbe fare tutto.

      Si lanciano idee, sperando che qualcuno le raccolga. Ciò che conta è continuare a parlarne, per evidenziare come la questione sia tuttora irrisolta e non sia ancora caduta nel dimenticatoio.

      Ripeto sempre che Palermo ha bisogno di guarire da un po’ di “lutti”, e riprendere le fila del discorso liberty sarebbe una delle terapie efficaci.

      Ps: non sono molto d’accordo sull’idea del liberty nel centro storico. Qui è vero che molte cose andrebbero risanate e molti spazi dovrebbero essere liberati dal degrado, però il tutto deve avvenire in maniera filologica, mantenendo il carattere e la natura delle zone più antiche della città. Vedrei molto male una villa liberty accanto ad un palazzo del ‘700. Il liberty si è per lo più sviluppato in quelle che allora erano le zone periferiche della città. L’eventuale recupero liberty dovrebbe inserirsi nel quadro di un risanamento delle periferie. Oppure, per esempio, pensando a Palazzo Barresi o a Palazzo Russo Radicella, quindi ad edifici dalla mole importante, perché non pensare alla possibilità che si possa eventualmente ridisegnare l’aspetto di qualche anonimo edificio di via Libertà. Qualcuno forse potrebbe storcere il naso di fronte ad idee del genere, eppure se per esempio prendiamo Barcellona, lì non hanno avuto alcuna esitazione nel ridisegnare le facciate degli anonimi edifici moderni che insistevano nel barrio gotico, e oggi quella zona, un tempo disarmonica, si presenta come un tutto integrato.

      1. friz

        Ciao Athon… in linea di massima concordo che rifare sorgere quelle ville in via Libertà sarebbe un’ottima soluzione… ma con i tempi che corrono, mi riferisco alla classe politica palermitani, non sarebbe facile… qui si fa fatica ad abbattere l’ecomostro della Cala e l’ecomostro di Sferracavallo, figurati se abbatteranno mai un palazzo in via libertà….
        La mia era una proposta che nasceva semplicemente dalla voglia di evitare di dimenticare per sempre certe questioni, e certi edifici… in ogni caso tieni presente che in fin dei conti, il Palazzo Quaroni in via Maqueda, pur essendo nato molto dopo altri palazzi di via Maqueda, se non sbaglio da un progetto degli anni 60, in fin dei conti non si inserisce male nel contesto… anche se si trova vicino a palazzi molto più antichi… e in altri casi, purtoppo, più moderni….
        La mia speranza è che gli edifici liberty possano rinascere…. ovunque… purchè a Palermo…
        Ad ogni modo anche io ritengo che sia molto importante continuare a parlarne… chissà… speriamo bene…

  3. punteruolorosso

    ok alla ricostruzione di parte del patrimonio liberty, purché esso venga riutilizzato e non diventi una scatola vuota.

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