Il mistero del secondo Caravaggio a Palermo

La notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969, due uomini entrano nell’Oratorio di San Lorenzo in via dell’Immacolatella  a Palermo. A colpi di taglierino staccano “la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi “di Michelangelo Merisi, (meglio noto come Caravaggio ) dall’altar maggiore.
La tela è grande (circa tre metri per due) ed è uno straordinario capolavoro , uno degli ultimi della sua vita. Intorno alle tre del pomeriggio del 18 ottobre, un custode entra nell’oratorio e si accorge che il quadro del  Caravaggio, dipinto nel 1609, è sparito, rubato. Nessuno saprà mai più nulla di quel quadro.

Anni dopo  alcuni pentiti hanno fornito diverse versioni sul destino della tela.
Per Giovanni Brusca il furto fu commesso su commissione dei corleonesi, che poi avrebbero proposto, inutilmente allo Stato , la restituzione del dipinto in cambio di un alleggerimento del 41 bis,.
Per altri pentiti sarebbe stato  sepolto, come il tesoro di un faraone egizio, insieme alla salma del  boss Gerlando Alberti.
Per altri stava appeso nel salotto in casa di Gaetano Badalamenti, mentre Gaspare Spatuzza riferisce che,  il dipinto sarebbe finito in una stalla dove sarebbe stato roso da porci e ratti. Ma non mancano riferimenti a una sua distruzione durante il terremoto dell’Irpinia, o ricostruzioni più fantasiose che lo vorrebbero steso a mo’ di tappeto in casa di Totò Riina o appeso durante le riunioni delle cosche come simbolo di potere.
Fantasie che inspirarono il libro “Una storia semplicedi Leonardo Sciascia, che alla vicenda del quadro è ispirato. Ma secondo il pittore Mauri Lucchesi, studioso del Caravaggio, esisterebbe un’altra opera del Caravaggio a Palermo. Si tratterebbe di un quadro che si trova nella Chiesa di San Giuseppe dei Teatini.
L’opera ,che raffigurail frate teatino Giovanni Marinoni ai piedi della Madonna delle Grazie, ufficialmente sarebbe un opera di scuola caravaggesca cioè dipinto da un allievo del grande pittore. Per Mauri Lucchesi invece sarebbe opera di Caravaggio.
A sostegno della sua tesi Mauri Lucchesi  avrebbe riconosciuto nel viso del frate teatino una vaga somiglianza con Tiberio Cerasi, tesoriere generale della camera apostolica vaticana che Caravaggio, era solito ritrarre nelle sue grandi opere come atto di riconoscenza.
Non sappiamo se il maestro  Mauri Lucchesi abbia ragione , però sarebbe bello se Palermo avesse un Caravaggio, sperando che non venga rubato, come “la Natalità” dell’Oratorio di San Lorenzo.

P.S. Purtroppo il quadro, al di là di chi lo ha dipinto, risulta danneggiato in più punti e bisognoso di un rapido intervento di restauro. Non vorremmo che la “capitale della cultura italiana 2018” venga ricordata per aver lasciato degradare un opera del Caravaggio.

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7 Thoughts to “Il mistero del secondo Caravaggio a Palermo”

  1. fabio77

    Belfagor, hai un’immagine dell’opera di cui parli?

    1. belfagor

      Caro Fabio , puoi trovare una foto di tale opera nel ottimo blog “ Palermo e dintorni ma anche….( WWW palermodintorni.blogspot.com”. cliccando “Chiesa di San Giuseppe dei Teatini” L’autore di tale Blog Leo Sinzi ( Zio Silen) ha fatto un lavoro encomiabile, infatti ha trasformato tale blog in una documentata guida fotografica di gran parte delle chiese e monumenti di Palermo e dintorni. In ogni caso, se hai una mattinata libera ,puoi visitare la chiesa ( si trova ai quattro canti di città ), una delle più belle della città. Il quadro si trova nella Cappella dei Beati. Se sei fortunato, cioè se la cripta è aperta, puoi visitare anche la“chiesa di Santa Maria della Provvidenza” che si trova sotto la Chiesa di San Giuseppe.

      1. fabio77

        Mille grazie!

  2. Salve a tutti e perdonate, ma sono doverose alcune precisazioni su tale suggestione.
    Premetto che, a ben vedere, non vi è alcuna somiglianza tra il padre Marinoni raffigurato nella tela, e Tiberio Cerasi. Oscuro sarebbe peraltro il motivo per cui Caravaggio in Sicilia nel 1609 – a tale anno si daterebbe il suo soggiorno palermitano, se mai vi fu – avrebbe dovuto raffigurare Cerasi, morto peraltro nel 1601, nelle vesti di un beato teatino.
    Inoltre la chiesa di San Giuseppe dei Teatini fu costruita a partire dal 1612 (e Caravaggio muore nel 1610), ma viene inaugurata solo nel 1644 (e consacrata nel 1677).
    Guardando il dipinto, certo non in buono stato di conservazione, appare molto distante dallo stile caravaggesco. Già nel 2008 Ilaria Guccione ipotizzava argutamente, solo su base stilistica, che il quadro risalisse agli anni ’40-’50 del Settecento, quando il caravaggismo era morto da molti decenni.
    Ma la questione è stata chiusa una volta per tutte da Mariny Guttilla, che nel 2009 ha pubblicato il documento di pagamento del 1742 in favore del pittore Olivio Sozzi, da riferire al quadro in oggetto.
    Non sarebbe forse il caso di aggiungere una nota a riguardo nell’articolo? Non vorrei che qualcuno cominci davvero a credere all’esistenza di un secondo Caravaggio a Palermo!

    Mi permetto infine di ricordare che Merisi probabilmente mai passò da Palermo. Non abbiamo documenti che attestino questo passaggio, ma solo le testimonianze raccolte indirettamente da biografi romani, molti anni dopo la morte dell’artista. Da Messina, questi avrà avuto premura di salpare direttamente alla volta di Roma, passando prima da Napoli, non avrebbe avuto senso allungare il tragitto fino a Palermo.
    Tanto più se, e qui concludo, la “Natività” dell’oratorio di S. Lorenzo (rubata nel 1969) era stata dipinta a Roma, e da lì spedita, tra aprile e novembre dell’anno 1600, come emerge dai documenti e nuove ricerche.
    Per chi si fosse interessato alla questione e volesse approfondire:
    http://news-art.it/news/il-mistero-dell-opera-di-caravaggio-trafugata-dalla-mafia-.htm

    Michele Cuppone

    1. belfagor

      Caro Michele Cuppone, la ringrazio per le sue precisazioni. L’articolo ha semplicemente riportato una tesi suggestiva del pittore Mauri Lucchesi. Anch’io ho dei dubbi sul fatto che l’opera sia stata dipinta dal grande Caravaggio, ma ho voluto mettere in evidenza che tale opera, al di la di chi l’abbia dipinta, avrebbe bisogno di un urgente intervento di restauro. Per quanto riguarda la tesi che la “Natalità” non sia stata dipinta a Palermo e che Caravaggio non sia mai stato nella nostra città, vorrei ricordarle che il famoso critico d’arte Tomaso Montanari, in una trasmissione televisiva su RAI 5, dedicata a Caravaggio, ha sostenuto tutto il contrario.

      1. Caro Belfagor, grazie del riscontro.
        Come vede non ci possono essere e lei non potrà avere più dubbi sul fatto che l’opera non sia di Caravaggio (confesso che ho pure qualche difficoltà a pronunciarne invano il nome in questa occasione).

        Concordo, l’articolo riporta una tesi suggestiva, e vero è pure che enfatizza il ruolo che avrebbe avuto C., più di quanto non abbia fatto il pittore Lucchese nelle sue dichiarazioni originali (di fatto già distorte nel titolo “Tela di Caravaggio etc”, di grande effetto, dell’articolo originario cui qui si è attinto).

        Conosco bene la posizione tradizionalista dell’amico Montanari, ma nella storia dell’arte non è mai uno solo a decidere per tutti.
        Per contro, potrei elencare molti altri, questi sì studiosi del Caravaggio di più lungo corso, che sostengono la datazione romana del quadro: Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati, Maurizio Calvesi, Alessandro Zuccari, Francesca Curti, Keith Christiansen, Roberta Lapucci, Marco Cardinali, Maria Beatrice De Ruggieri, Clovis Whitfield, etc. Senza tralasciare le importanti ricerche del suo concittadino Giovanni Mendola.

        Confido in positivo che la discussione sul quadro di Olivio Sozzi nella chiesa dei Teatini sia stata occasione per conoscere, approfondire, apprezzare e valorizzare il patrimonio culturale palermitano.

        Cordiali saluti

  3. Orazio

    Al di là dei fatti nebulosi e quindi delle ricostruzioni e delle fantasie, è triste la parabola di una città letteralmente colonizzata da criminali pastori corleonesi o cinisari che siano. E che triste ed inutile il suo ceto intellettuale che tanto ha consentito.

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