Cerere: il pianetino “palermitano”

In questi giorni i giornali e la televisione parlano  del pianetino Cerere. I dati raccolti  dalla sonda spaziale Dawn della NASA, hanno mostrato inequivocabilmente la presenza di composti organici sulla superficie  del  pianeta nano che orbita intorno al Sole, tra Marte e Giove, insieme ad altri asteroidi. Li hanno scoperti i ricercatori di un gruppo internazionale di ricerca coordinato da Maria Cristina De Sanctis dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) presso l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS).

Secondo i ricercatori italiani dell’INAF, autori dello studio, questi materiali si sarebbero formati direttamente su Cerere in seguito a processi idrotermali.

Sono distribuiti su un’area di circa 1000 chilometri quadrati intorno al cratere Ernutet, nell’emisfero nord. La presenza di composti organici nell’universo è importante perche dimostra che esiste vita anche in altri pianeti dell’universo.

Perché vi sto parlando di tale scoperta scientifica?

Cerere, fu scoperto il 1 gennaio 1801 da Giuseppe Piazzi a Palermo, presso l’osservatorio astronomico che si trovava a Palazzo dei normanni. In origine fu chiamato Cerere Ferdinandea, E’ stato per mezzo secolo considerato l’ottavo pianeta. Dal 2006 Cerere è l’unico asteroide del sistema solare interno considerato un PIANETA NANO, alla stregua di Plutone,  Il suo diametro è di circa 950 km .

Grazie a questa tradizione scientifica a Palermo esiste un Istituto di astrofisica  ( INAF).  Nel 2001 l’istituto decise di acquistare un edificio per trasferire la propria sede. Fu individuato un vecchio edificio industriale, in Via Tiro a Segno, l’ex pastificio SEPI, da anni abbandonato e pericolante. Tutto bene? Purtroppo no.

L’ex pastificio SEPI, come abbiamo detto,è  un vecchio edificio industriale costruito intorno agli anni 20, di scarsa importanza storica e architettonica.  L’ immobile, che era stato fino agli anni 60 un pastificio ,  in seguito trasformato in una palestra privata, e perciò profondamente modificato all’interno, da tempo  si trovava  in condizione di abbandono. L´Inaf  ha acquistato nel 2001 l´edificio  per trasferirvi la propria sede, e per ospitarvi anche l´Istituto di astrofisica spaziale (Iasf).  Nel 2003-2004 l´Inaf ha bandito una gara per  il restauro e l’adattamento dell’edificio, gara  vinta dallo Studio Monaco architetti. Dopo alcuni accertamenti  i progettisti , considerando le precarie condizioni statiche dell’edificio decidono che l’ unico possibile  intervento  sarebbe  stata la realizzazione ex novo di un edificio , previa demolizione di quello esistente, mantenendo la volumetria generale e il prospetto di  via Tiro a Segno, unico elemento  di una certa valenza architettonica.  Chiaramente i costi  sarebbero  aumentati  sensibilmente.  L’idea di per sé era molto interessante, anche perché l’edificio sorge vicino a Via Archirafi, sede di diverse facoltà scientifiche universitarie e all’Orto botanico.  Quello che lasciava perplessi era il fatto che  il progetto  originario  era stato profondamente cambiato, da “restauro conservativo” ad abbattimento e costruzione di un nuovo edificio. Inoltre anche l’ importo dell’ intervento era passato  da un milione e 700 mila euro a dieci milioni di euro. Nel 2007 la consigliera comunale Nadia Spallitta intervenne facendo notare tali anomalie.  Ricordò che un edifico costruito prima del 1934, non poteva essere abbattuto: “questi edifici vanno restaurati e utilizzati per finalità compatibili con la loro natura”. Alla fine il progetto si è insabbiò. Peccato

Nel frattempo  l’ex pastificio SEPI , “salvato” dall’ intervento dei soliti “ambientalisti”  ha continua  il suo lento e inesorabile degrado. Ho ricordato questo caso perche nella nostra “felicissima” città si preferisce che i monumenti crollino o vanno in rovina ma non si permettono interventi di  recupero  o di trasformazione in opere di interesse pubblico . E poi non lamentiamoci che la città sta morendo.

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4 Thoughts to “Cerere: il pianetino “palermitano””

  1. omega

    mi piacerebbe sapere come possano affermare che le sostanze organiche , scoperte in un area di diametro non molto maggiore della distanza tra Palermo e Bagheria, siano native del Pianeta stesso e non il risultato di un impatto

  2. belfagor

    Caro Omega, la tua osservazione è corretta, ma non essendo un astrofisico, ho semplicemente riportato ciò che affermano tali scienziati. Quello che ho voluto sottolineare, oltre al fatto che Cerere fu scoperto a Palermo, che nella nostra “felicissima” città , qualunque iniziativa di recupero e di rilancio del nostro patrimonio artistico, architettonico o scientifico, viene immancabilmente bloccato. Chiariamo, effettivamente esiste una legge che stabilisce che un edifico costruito prima del 1934 non può essere abbattuto ma va restaurato e utilizzato per finalità compatibili con la loro natura. Però una legge non può essere sempre applicata in maniera acritica ma bisogna valutare caso per caso. Un vecchi edificio industriale pericolante, che era stato trasformato in palestra , secondo i soliti “talebani dell’ambientalismo” non può essere trasformato in una sede scientifica , mentre a poche centinaia di metri, un altra struttura industriale, l’ex pastificio Virga, più vecchia e certamente più interessante, poteva tranquillamente essere abbattuta e al suo posto, il consiglio comunale pensa di costruirvi dei bei palazzoni di edilizia popolare. Tutto questo a pochi metri dal Porticciolo di Sant’Erasmo, dall’Orto Botanico e da Villa Giulia. Come si vede le leggi vengono “interpretate” a seconda le convenienze e gli interessi di qualcuno.

  3. huge

    Puntualizzo che l’Osservatorio Astronomico si trova tutt’ora a Palazzo dei Normanni ed è sede del dipartimento di astrofisica dell’Università di Palermo.

    PS: cos’è l’astrofisica spaziale? …a meno che non esista un’astrofisica terrestre 😀 😀

    1. belfagor

      Grazie per la precisazione. Un motivo di più per permettere all’ Istituto di astrofisica spaziale (Iasf) di trasferirsi nella nuova sede.

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