C’era una volta via notarbartolo…

Qualcuno dirà che Via Notarbartolo è ancora esistente ed è una delle principali e caotiche arterie cittadine. Nella realtà la vera Via Notarbartolo non esiste più e l’attuale via è una brutta copia di quella di molti anni fa.

La storia della via Notarbartolo parte nel lontano 1885 con il piano regolatore di Palermo, chiamato Piano Giarrusso (dal nome dell’ ingegner Felice Giarrusso che lo elaborò). In tale piano era prevista la costruzione di una nuova strada, perpendicolare alla già esistente via Libertà. Questa strada sarebbe stata composta dalle attuali via Notarbartolo e via Duca della Verdura. La strada era concepita secondo criteri moderni e cioè con vie larghe 15/20 metri, con incroci perpendicolari, contornata da edifici residenziali e sfociante nel giardino della settecentesca Villa Cupane, che le avrebbe dato uno sfondo romantico. Secondo l’idea del Giarruso , questa strada doveva diventare la zona residenziale della città con la costruzione di ville e piccole palazzine di un certo pregioL’idea era certamente interessante ma , come accade spesso nella nostra “felicissima “ città rimase incompleta. La realizzazione della strada infatti si interruppe all’altezza dell’odierna via Sciuti,. Questo stato di cose rimase fino agli anni trenta.La zona divenne velocemente ambita dalla borghesia medio alta che cercava di allontanarsi dalla città vecchia. Presto si sviluppo un modello standard di edilizia lungo questo asse e gli assi limitrofi che seguiva il modello di “città giardino” , affermato soprattutto in Francia e nel   nord-europeo. La tipologia delle costruzioni seguiva il gusto locale del “tardo stile liberty”. Gli architetti di allora erano fortemente influenzati da tale stile che aveva avuto nei Basile i massimi esponenti. Si trattava di corpi bassi a 2/3 elevazioni frazionati in appartamenti e contornate da giardini. In genere il proprietario abitava il piano terra con il rispettivo giardino e i piani superiori venivano abitati dai figli sposati o affittati.

Via Notarbartolo divenne una delle strade più belle ed eleganti di Palermo.

Verso la fine degli anni 30 la strada venne prolungata fino all’attuale piazza Ottavio Ziino. Il tratto terminale della via era tagliato dalla linea ferroviaria per Trapani, per questo motivo era presente un passaggio a livello. Nel 1939 il comune bandì un concorso per un nuovo piano regolatore, nel medio e lungo termine, per una popolazione cittadina stimata in circa 700.000 abitanti. Tale piano avrebbe dovuto seguire, dove possibile , lo spirito del precedente . Ma la guerra travolse tutto, compresi i progetti , i piani regolatori e…. i buoni propositi. Dopo la guerra, con la nascita della Regione Siciliana, che attirò a Palermo migliaia di nuovi abitanti dalla provincia e da tutta l’isola , furono necessari costruire nuovi quartieri e nuovi palazzi per poter rispondere a tale notevole aumento di popolazione.

Nel 1959 la previsione di crescita venne ampliata a 900.000 abitanti con una variante al piano. In tale variante, fortemente influenzata dalla nuova classe dirigente locale e dai loro amici costruttori, si abbandono l’idea della “città giardino”, si ridussero le zone verdi, inoltre si punto su edifici a più piani piuttosto che a quelli con pochi piani .o a villette. Questo, teoricamente, serviva a occupare meno terreno, ma nella realtà serviva a guadagnare di più. Si buttarono le basi per la speculazione edilizia meglio nota come il “Sacco di Palermo. Ricordiamo che tra il 1959 ed il 1964 l’assessore dei lavori pubblici a Palermo fu un certo Vito Ciancimino. Via Notarbartolo , insieme a Via Libertà, furono le prime vittime di tale “nuova politica”. Decine di ville e palazzine furono abbattute e sostituite da anonimi e brutti palazzoni, spesso costruiti al risparmio. La scuola palermitana di illustri architetti e ingegneri palermitana, influenzata dai Basile, fu sostituita da capi mastri o da ex carrettieri, che si erano arricchiti nel dopo guerra trasportando e scaricando il materiale di risulta dei vari bombardamenti nella costa sud, distruggendola. Tali personaggi, appoggiati dagli amministratori locali, si trasformarono in “costruttori” senza scrupoli . Così scomparve la Palazzina Conticelli, Palazzo Di Paola( che si trovava all’angolo tra Via Notarbartolo e Via Libertà) , Villa Varvaro , Palazzina Mancuso e altre decine di ville e palazzine. Anche Villa Cupane con il suo giardino settecentesco , che doveva dare lo sfondo romantico alla strada, fu abbattuta per permettere l’allaccio tra via Notarbartolo e Via Regione Siciliana. ( non era più tempo di romanticismi).

Una delle poche ville che si salvò fu Villa Pottino, realizzata dall’architetto Armò nel 1915 come abitazione dei Principi di Baucina e successivamente acquistata dal Marchese Pottino di Irosa. Nonostante i “consigli” e il tritolo, i proprietari non cedettero al ricatto e non vendettero. Recentemente è stata messa in vendita. Speriamo che chi l’acquista la trasformi in “uno stupendo palazzone”. Effettivamente Villa Pottino, tra quei “belli” e alti palazzoni e il “modernissimo” Tram , è un intruso , uno “scempio edilizio” che rovina il prospetto della “ nuova e splendida” Via Notarbartolo.

“Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene”

P.S. Tanto accanimento forse è legato al fatto che tale strada ricorda due martiri della lotta contro la mafia. L’1 febbraio 1893, l’ex sindaco di Palermo Emanuele Notarbartolo fu ucciso da 27 pugnalate mentre tornava in treno dalle sue proprietà di Sciara. L’omicidio è considerato il primo delitto eccellente compiuto dalla mafia. Notarbartolo era stato anche Direttore generale del Banco di Sicilia e si era distinto per la sua onestà e competenza. La via Notarbartolo è inoltre considerata una “strada simbolo”. Infatti ci abitava Giovanni Falcone, giudice palermitano ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992  ( quasi cento anni dopo il primo omicidio). Davanti al portone del condominio in cui il giudice viveva insieme alla moglie Francesca Morvillo, morta anche lei nell’attentato, sorge un albero di Ficus conosciuto da tutti come l’“Albero di Falcone”, su cui cittadini e, bambini, sono soliti affiggere messaggi e biglietti che testimoniano la volontà di non arrendersi di fronte alle mafie. Come vedete due” brutti esempi”.

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20 Thoughts to “C’era una volta via notarbartolo…”

  1. danyel

    Già… via Notarbartolo … adesso distrutta dal tram …. e presto lo sarà anche via Liberta’! Poveri noi!

    1. huge

      Come no, considerando che il tram da via Notarbartolo neanche ci passa. ahahahahahah

  2. unaltronicola

    Che c’entra il tram con Via Notarbartolo distrutta? La parte storica è a scendere verso via Libertà, non a salire come fa il tram. Nel tratto percorso dal tram c’è giusto qualche palazzina decorosa ma anonima nel breve tratto sino a piazza Ottavio Ziino.

  3. Orazio

    L’articolo ha una sua valenza quando riporta fatti, dati e date. Sono le conclusioni che vacillano, mentre il retropensiero annulla quanto di buono é scritto. L’articolo salpa benissimo e naufraga miseramente. E non occorrono i sottotitoli per spiegare il perché.

  4. friz

    Questo articolo è come una nave… salpa benissimo ed arriva felicemente fino al porto… complimenti ancora una volta perchè ringraziando Dio almeno tu, Belfagor, non hai peli sulla lingua… è giusto dirle le cose, anche se tristi… è giusto quantomeno provare ad aprire gli occhi della gente che sta ancora ad occhi chiusi o che non vuole vedere la triste realtà…
    E qual è questa realtà?
    Palermo è una città mal amministrata da 80/90 anni a questa parte… c’è stato qualche piccolo segnale di ripresa con Cammarata, ma per il resto è stato tutto decadenza… più o meno evidente… certo, orlando è stato meglio di ciancimino, ma direi che chiunque sarebbe stato meglio di ciancimino…
    La rabbia nasce dal fatto che i nostri nonni e i nostri bisnonni capivano benissimo l’importanza delle parole BELLEZZA E VELOCITA’… ma attualmente le uniche parole che sembrano comprendere i nostri politici locali contemporanei sono MEDIOCRITA’ E LENTEZZA….
    Quando i nostri bisnonni finanziavano e costruivano edifici bellissimi avevano capito tutto… investendo nell’ARTE e nella BELLEZZA, stavano arricchendo Palermo… quando noi al contrario costruiamo edifici pubblici mediocri e brutte opere pubbliche dimostriamo di non aver capito nulla e stiamo contribuendo all’imbruttimento di questa città…
    Quando i nostri bisnonni costruivano il tram erano MODERNISSIMI e per quell’epoca VELOCISSIMI, erano AVANTI…. ma quando noi nel 2017 costruiamo ancora Tram siamo VECCHISSIMI, LENTISSIMI, in altre parole siamo SUPERATI… OBSOLETI… siamo PREISTORIA… ….non ci vuole un genio per comprendere che una città piena di traffico come Palermo avrebbe bisogno della Metro e non del tram…
    Perchè noi lo comprendiamo ma la nostra attuale classe politica locale non ci arriva? Perchè a Napoli e a Torino comprendono che si deve continuare a costruire linee della metropolitana ma a Palermo Orlando e company non lo capiscono? Qual è il REALE quoziente intellettivo di Orlando e company?
    ….finora questi politici contemporanei hanno deluso MOLTI DI NOI… riusciranno mai a sorprenderci in maniera positiva?
    Ne dubito, ma spero di sbagliarmi…

    1. danyel

      Per non parlare del fatto, visto che parli della città in generale, che ancora oggi, nel 2017, i turisti devono fotografare i ruderi della seconda guerra mondiale, se non addirittura antecedenti … E’ inimmaginabile una cosa del genere! Io ho parlato più volte con gente, non siciliana, venuta a visitare Palermo: rimangono di stucco per certe cose che si vedono .. ruderi sparsi qua e la per la città (case sventrate, muri, palazzi crollati, etc ..) che, piuttosto che essere abbattuti, sono lasciati lì in bella mostra, come se fossero vestigia romane .. Ma scherziamo? E’ troppo chiedere a Orlandino un cambiamento di rotta anche in tal senso visto che ruderi di questo tipo decorano anche il percorso arabo normanno?

    2. Orazio

      Sembrate Toti e Totino, salvo che loro due vorrebbero far ridere, voi due, che poi siete tre, fate ridere davvero. Non so i numeri, ma la redazione credo dovrebbe porsi serie domande.

  5. francescovozza

    Mi sembra che l’articolo, che condivido in pieno, centri perfettamente il punto. Via Notarbartolo poteva essere una meraviglia visto che gli ideatori attinsero ai principi di Ebenezer Howard, ma adesso sembra soltanto quello che è; una strada di edilizia intensiva con la pretesa di essere qualcosa di importante. Oltretutto i palazzoni del sacco edilizio, come tutti del resto, sono malmessi e necessitano di continua manutenzione.
    @Danyel…il tram semmai ha nobilitato l’asse stradale

    1. danyel

      francescovozza, in che senso nobilitato?

      1. francescovozza

        Una strada priva di un suo carattere, da paesone meridionale, piuttosto squallida e fino a qualche tempo fa priva di mezzi pubblici efficienti. Adesso ci passa sopra un tram bellissimo, nuovo di zecca, con la possibilità di avere un collegamento nell’asse stradale, efficiente e moderno. Secondo me il Tram ha migliorato notevolmente l’aspetto e la funzionalità di via Notarbartolo, ed in questo senso l’ha “nobilitata”.

  6. peppe2994

    Per quanto riguarda villa Pottino, la conosco bene. Ho parlato di recente con uno dei 19 proprietari, dai quali arriva una gradita conferma. Dopo anni di battaglie burocratiche finalmente è arrivato il vincolo assoluto su palazzo e giardino. Non si può toccare.

    Non era affatto scontato, Perché se i proprietari fossero stati menefreghisti potevano tranquillamente demolirla. Fino ad un annetto fa non c’era alcun vincolo. Invece hanno insistito, per ottenere questo grande traguardo, del tutto contro i loro interessi, visto che nessuno probabilmente acquisterà la villa per 20 milioni di euro, sapendo che ci può solo passeggiare dentro perché non si può toccare una foglia.

    Sarebbe opportuno che comune o regione ne prendano possesso. Speriamo.

  7. Dahfu

    Sarebbe bello poter viaggiare nel tempo, entrando nel bagno di una tavola calda, come nel famoso romanzo di Stephen King 22/11/1963, e potere impedire i misfatti di cotanti amministratori avanguardisti. I vari Ciancimino, Gioia & company distrussero questa parte della città e le ville che sorgevano sul viale della Libertà usando lo slogan “Palermo è bella rendiamola ancora più bella”. Villa Deliella abbattuta per un autolavaggio è una delle vittime illustri. Purtroppo una città, checché ne pensi l’amico Friz che non perde messaggio per rimpiangere Cammarata (sigh!), non è fatta solo dal Sindaco. Senza cittadini onesti che lottano e si impegnano ogni giorno in prima persona non si va da nessuna parte. Allora erano mosche bianche che provavano ad opporsi ma venivano inesorabilmente schiacciate da infami mafiosi. Oggi, forse, grazie al sacrificio di tanti eroi, siamo un po’ più liberi ed è tuttavia innegabile che ci sia una infinità di cose da fare prima di poter dire di vivere in una città civile. L’articolo è a mio avviso apprezzabile per il tentativo di ricordarci cosa eravamo e per chiederci dove siamo diretti. Saluti a tutti.

    1. francescovozza

      Il sacco edilizio non ha avuto come conseguenza solo l’abbattimento di palazzi storici e la costruzione di edifici di edilizia intensiva di scarsissima qualità (con la distruzione della costa sud a causa dello sversamento del materiale di risulta in riva al mare!) ma anche l’abbandono del centro storico da parte di un’ampia fetta di popolazione verso i nuovi quartieri popolari, veri e propri ghetti invivibili e alienanti, e una migrazione della classe borghese verso nuovi pretenziosi quartieri. E siccome l’andamento demografico che era stato ampiamente sovrastimato per giustificare la costruzione di nuovi quartieri, non si è mai verificato in quei termini, il centro storico si è spopolato diventando in molte zone una terra di nessuno. Pensate che cosa sarebbe successo se al posto di costruire quell’orrore architettonico di viale Strasburgo, si fosse effettuato un attento restauro di tutto il centro storico? Capite ora il danno del maledetto sacco edilizio? Per quelli con la memoria corta infine , vorrei ricordare che il sacco edilizio è stato interrotto grazie al piano regolatore voluto da Orlando insieme a Letizia Battaglia, allora asessore comunale con delega alla Vivibilità Urbana. Un piano regolatore che per la prima volto bloccò le demolizioni degli edifici storici e pose le basi per il recupero del centro storico tutt’ora in corso.

    2. friz

      Ciao Dahfu…. non rimpiango Cammarata… non l’ho mai votato e non lo voterei…. ma se devo essere sincero è stato molto più utile lui per Palermo di quanto lo sia stato orlando….
      P.S …forse mi sbaglio, ma ho come l’impressione che quando alcuni di voi mi chiamate l’amico Friz in realtà non mi ritenete un’amico… non so fino a che punto le persone appartenenti al fanclub di orlando mi possano considerare un’amico…

      1. Dahfu

        Caro Friz,
        come disse Voltaire: ” Non condivido la tua idea ma darei la vita perché tu possa esprimerla”. Trovo legittimo anche se noioso ed improbabile il tuo tentativo di convincerci, in ogni tuo intervento, che Cammarata sia stato un buon sindaco solo perché disse di voler realizzare la Mal. Abbiamo visto i risultati oltre che su questo tema anche su molti altri aspetti e non vedo cosa ci sia da rimpiangere o ricordare di quella esperienza amministrativa. Ma rispetto il tuo pensiero e già ti ho detto altre volte cosa penso in proposito. In questo caso: repetita non iuvant. Ti saluto affettuosamente e attendo di leggerti ancora.

        1. friz

          …..no, non ti voglio convincere, perchè purtroppo comprendo che essere orlandiani a palermo per molti è una condizione dell’anima… quasi una “malattia genetica”… scherzo… lo sai che ti stimo e ti rispetto malgrado le nostre idee siano radicalmente diverse…. però rimango comunque dell’idea che Palermo meriterebbe molto di più dell’attuale classe politica… credimi Palermo avrebbe potenzialità impressionanti… come ho già scritto se la Sicilia e Palermo sono in ginocchio sotto tantissimi punti di vista la colpa non è certamente solo di Orlando, perchè ha governato Palermo per soli 17 anni… la colpa è di quasi tutta la classe politica che ha governato (ma sarebbe meglio dire sgovernato!) questa piccola/grande città…
          Purtroppo penso che Palermo per diventare una VERA capitale della cultura (perchè ad oggi lo siamo solo sulla carta!), una VERA capitale dei giovani (anche in questo caso titolo immeritato!), e per diventare una VERA capitale del commercio e dell’impresa, avrebbe bisogno di una classe politica diversa da quella che ci ha governato negli ultimi 5 anni… e la speranza è che tra i nuovi assessori ci possa essere qualcuno con una marcia in più…. qualcuno che realmente ami questa città…. qualcuno che abbia carisma e talento…. e che non sia lì solo per abbassare la testa ad orlando e dirgli sempre di sì….. ci vorrebbe qualcuno che non sia lì solo per lo stipendio o per la fama….

  8. Palerma La Malata

    Come aumentare il potere di Mobilita Palermo per evitare che diventi sempre più un ghetto dentro il quale i soliti 5-10 parlano e si sciarriano fra loro e invece fare in modo che esso possa avere un impatto reale e costruttivo per Palermo, al di fuori delle sue pagine?

    1. Orazio

      Fin quando ogni articolo sara’ cesellato dai soliti due o tre capaci solo di scrivere contro il sindaco e contro il tram,, anche se si parla del sacco di Palermo degli anni ’60 o del torneo di burraco dai preti, strada se ne fara’ poca. E pure i 10 a poco a poco si scocciano.

      1. francescovozza

        Infatti è così…ogni cosa finisce ad Orlando…pure il sacco edilizio di Ciancimino, il passante ferroviario (di trenitalia), il tempo incerto e non esistono più le 4 stagioni! 😀

  9. punteruolorosso

    grande articolo. anch’io sono convinto che il tram migliorerà la strada, così com’è avvenuto per tutte le strade da esso percorse. bisognerà anche rifare i marciapiedi inserendo delle piste ciclabili. furono rifatti qualche anno fa da cammarata. un esperimento non male, con pezzi di piastrelle colorate, segnaletica per ciechi e passamano.

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