Il canile di via Bonafede, fra degrado e prospettive per il futuro

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Un canile in precarie condizioni igieniche, un’area verde da recuperare, e la voglia di vivibilità che tiene banco. Quella di cui di vi parliamo oggi scaturisce da un esposto di alcuni nostri concittadini.

L’area in questione si trova a fra via Giulio Bonafede e il (futuro…) Parco Villa Turrisi. Gestita dall’Associazione Sos Primo Soccorso Cani e Gatti Palermo Onlus (già iscritta all’albo  il rifugio ospita circa 140 cani ignorati letteralmente dalle Istituzioni, da come si può leggere nei continui appelli pubblicati nella propria pagina social. Il rifugio non ha né acqua e né luce e tira avanti con il lavoro dei volontari. Manca inoltre un apposito ambulatorio per le cure, è privo di allaccio fognario, e tale da potersi definire industria insalubre secondo quanto riportato nell’esposto.

La struttura inoltre è adiacente ad un canale di scolo che viene contaminato dalle deiezioni. E non è da meno chi si occupa delle coltivazioni di pomodoro attigue, che spesso sfrutta le acque del canale per irrigare il terreno.

Ma cosa ci si aspetta da questo esposto? Intanto un’operazione di sgombero del canile che dovrebbe essere trasferito nei luoghi assegnati all’Associazione SOS Primo Soccorso. Perchè a seguito di un bando pubblico del Comune di Palermo, all’Associazione sono stati assegnati dei terreni confiscati per portare avanti la realizzazione di di una nuova struttura più ampia e accogliente per accogliere gli amici a quattro zampe. E’ già stata realizzata? Cos’altro manca?

Solo in seguito si potrà parlare di recupero dell’area su cui sorge l’attuale rifugio. Ci si domanda inoltre se il recupero del Parco Villa Turrisi sia legato allo sblocco di questa incresciosa situazione. Sono comunque leciti interrogativi che ci si pone.

Siamo disponibili ad ogni replica da parte degli attori coinvolti. Non vogliamo creare conflitti inutili ma nello spirito propositivo che ci contraddistingue auspichiamo intanto una nuova vita per i cuccioli dove poter correre, giocare e magari avere possibilità di essere adottati. Così come le condizioni di lavoro dei volontari che vorranno certamente strumenti e luoghi più idonei e i residenti che auspicano il risorgere di una vasta area verde.

 

 

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