Palermo: uno sfogo e una preghiera

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Quanti articoli sono stati scritti su questo sito, entusiastici e critici per il tram, quanti che hanno fornito numerose analisi sull’inefficienza dei mezzi pubblici, sull’incapacità di tenere rapporti trasparenti con l’utenza? Poi domenica mi imbatto in questo articolo di Repubblica Palermo:

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/07/10/news/allarme_aggressioni_da_oggi_sugli_autobus_le_guardie_giurate-143776784/

Il mio primo sentimento è di sconforto, a che punto siamo arrivati? Poi mi dico, finalmente abbiamo toccato il fondo, adesso non possiamo che risalire, altrimenti anneghiamo.

Un conducente che fa il proprio lavoro viene picchiato? E’ successo ad un autista che guida un mezzo dell’AMAT, ma a pensarci bene potrebbe capitare a un qualsiasi privato (ricordate di quello che dette un pugno ad una tempia ad un altro palermitano davanti la stazione centrale per il solo fatto che le macchine si fossero graffiate? In quella occasione ci fu il morto, e gran risalto nazionale alla notizia, con code di commenti sulla (in)civiltà della nostra città e di noi tutti…).

Quante volte abbiamo invocato maggiori controlli contro quei parassiti che usano i mezzi senza pagare il biglietto? Quelle stesse sanguisughe che se questo servizio non ci fosse, non avrebbero alcuna possibilità di andare al mare o in un qualsiasi punto della città distante oltre la loro capacità di usare le gambe e che dovrebbero ringraziare e manifestare per avere garantite linee e frequenze, anziché danneggiare i mezzi di cui loro stessi si servono.

Quante volte abbiamo dovuto condividere un percorso con torme di ragazzini che dichiarano a gran voce di non volere studiare (per poi potere entrare un giorno nel mondo del lavoro con qualche pretesa maggiore che fare il lavoratore in nero), ma si beano della loro ignoranza, rompono vetri e sedili, mettono i piedi sulle poltrone, scrivono sulle pareti, fumano dentro gli autobus?

Quante volte abbiamo scritto di cassonetti pieni e addirittura di strade trasformate in discariche nell’indolenza e anzi nella complicità della maggior parte delle persone che evidentemente godono come scarafaggi nel vivere in una città sporca?

Quante volte abbiamo lamentato l’abbandono del mare da parte della città chiamata “Tutto porto”e i mancati controlli sulle spiagge che assomigliano sempre più a discariche o, nella migliore delle ipotesi, a dei posacenere?

Quante volte abbiamo chiesto che venissero curati i nostri monumenti e musei, che fosse migliorata l’attenzione al turista che si stupisce sempre delle bellezze tra le quali inconsapevoli, tanto che le diamo per scontate, siamo cresciuti, ma che non può non commentare con un vergognoso “but, so dirty…!”

Tante.

Di pochi giorni fa, poi, un altro articolo che raccontava di come un paio di agenti della polizia municipale fossero stati aggrediti da un automobilista beccato in errore in una zona periferica della città.

Parto da questi spunti per fare una riflessione più ampia: noi chiediamo un di più, un ordine e un’efficienza da città europea (con buona pace degli inglesi che hanno votato per il “leave”), pulizia, servizi che funzionano, raccolta differenziata, aria non mefitica, traffico scorrevole, manutenzione ordinaria e spazi verdi quando invece, questa città ha bisogno del livello base, di quella che si chiama civiltà, senso sociale e rispetto per se stessi.

E allora, dato che i genitori non sono in grado di educare né di fornire un buon esempio, dato che gli insegnanti non sono capaci di impartire regole (anche perché ostacolati dai suddetti genitori), deve arrivare il braccio forte: i vigilantes armati sui mezzi. Questo comporta un costo per l’azienda AMAT, ma sicuramente una maggiore sicurezza per i lavoratori (autisti e controllori) e per le persone per bene.

Non smetterò mai di dirlo: quello che occorre è il controllo del territorio, far sentire il cittadino osservato e giudicato, sanzionare proprio le piccole violazioni, applicare quanto insegna la teoria della finestra rotta; e smettiamola con gli alibi, non si deve più dire “Palermo ha ben altro cui pensare”, bisogna alzare l’asticella della non tolleranza! E’ necessario che la polizia municipale sanzioni i parcheggi sulle strisce e in doppia fila (quelle sanzioni che non espongono gli agenti all’arroganza del proprietario dell’autovettura lasciata nella sicurezza dell’impunità); bisogna multare davvero chi butta i rifiuti al di fuori degli orari consentiti! Si devono licenziare coloro che si ammalano casualmente in occasione della partita dell’Italia o durante le feste di natale!

Mi auguro che il Sindaco incontri il Prefetto e insieme pianifichino un piano per il recupero della dignità minima di questa città dal degrado, magari chiedendo anche un maggiore afflusso di risorse oltre che un cambio di strategia, perché un’opera di ripresa così ardua non può vedere partecipe soltanto una parte delle Istituzioni, ma, come insegna Falcone, bisogna fare un lavoro di squadra, bisogna collaborare e agire su più fronti, tutti ugualmente importanti!

Così, in una Palermo continuamente sfregiata al suo interno e ciclicamente aggredita e circondata dalle fiamme dell’inferno, in questo luglio caldo e appiccicoso come sempre, quest’anno alzo una prece a santa Rosalia: liberaci da noi stessi!

 

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7 Thoughts to “Palermo: uno sfogo e una preghiera”

  1. Athon

    «Città elegante, pulita, estremamente ricca di edifici e dotata di tutto quanto si possa pretendere, quasi come Firenze» scriveva Sigmund Freud, parlando della Palermo internazionale della Belle Époque. Anche prima Palermo aveva sempre esplicato iniquivocabilmente la vocazione ad essere una città elegante ed importante. Credo che fino alla metà del XX secolo le cose si siano mantenute fondamentalmente bene. Poi invece il progressivo imbarbarimento sociale, che è andato di pari passo col degrado della città. Sì, la teoria delle finestre rotte è fondata.

    La decadenza della città si colloca tutta nell’arco di pochi decenni. Così come è crollata, Palermo potrà e dovrà risorgere. Non so quando ma sono certo che succederà. Qualcosa in realtà sta già cambiando ma è chiaro che c’è ancora moltissimo da fare. Più Palermo riacquisterà decoro e piena bellezza, più la società si rigenererà in meglio.

  2. Fette decine e decine di volte la stesse identiche considerazioni…. dopo anni di sbattere contro muti sia istituzionali che civili sono giunto alla triste conclusione che il palermitano medio si trova bene nella melma in cui sguazza e se venisse a mancare ne sentirebbe la mancanza abituato com’è al fatto che mi alzo la mattina e faccio ciò che voglio senza che nessuno osi dirmi nulla. Io ormai mi sono rassegnato, non cambierà MAI nulla perchè non si vuole cambiare.

  3. katet

    Penso che questo articolo sintetizza il pensiero di tutti. Sono dall’idea che è una cosa che abbiamo nel nostro DNA e dovuta ad anni e anni di storia, e perchè no anche dovuta alle molte dominazioni che abbiamo subito, e che sostanzialmente ci hanno reso “bastardi”. L’80% dei palermitani vive bene nella sporcizia, nel degrado, nella inciviltà e in tutto il brutto che c’è nella nostra meravigliosa città. Purtroppo la cosa triste è che per la stessa percentuale dei palermitani l’illegalità è una cosa normale: è normale considerare le forze dell’ordine “sbirri”, è normale distruggere vetri dei tram, è normale vivere nell’abusivismo, è normale non cercare lavoro ed anzi mi sveglio e occupo suolo pubblico (e sporco) vendendo frutta e verdura e minacciando chi si avvicina “al mio posto” (quando il tutto può essere fatto legalmente), è normale alzarsi e decidere di appropiarsi di una zona è fare il posteggiatore ( e mi devo sentire dire da queste persone che lo fanno per campare la famiglia, come se gliel’ho detto io di fare 4-5 figli senza un lavoro, e magari non lo cercano nemmeno). Questo è tutto normale, e la cosa triste è che non vedo la luce in fondo al tunnel. Ma, andando contro il pensiero di qlc, penso che il problema sia anche della mancanza totale delle istituzioni ke permettono tutto ciò. Penso che gli altri cittadini europei (non dico mondiali) non nascono di già con la cultura della legalità, ma lo stato li educa e li bastona se sbagliano. Qui lo stato non li educa (anzi da loro brutto esempio) e anzi non li bastona nemmeno se sbagliano ma li lascia fare i delinquenti.

  4. byron

    Vi confesso che l’articolo non mi è piaciuto. Perché, a mio parere, affronta il problema al contrario; ossia, se io affronto con un ragazzino gli argomenti base di un insegnamento quale l’educazione civica e Costituzione alla mano inizio a parlare di diritti civili e, in particolare, di lavoro, di garanzie, di contratti, di diritti sindacali, questo, nel migliore dei casi, si mette a ridere.
    Suo padre è disoccupato, come la madre, anzi neanche quello sono, perché andare al centro per l’impiego hanno capito che non serve a nulla( che fine hanno fatto le politiche attive del lavoro? Esiste la legge, ma nessuno la rispetta). E quindi padre e madre lavorano in nero, senza diritti, senza orari, senza ferie, senza previdenza, senza garanzie, con lo stipendio che dipende dalla buona coscienza del padrone. Padrone, sì, perché di questo si tratta nella maggior parte dei casi. Chi dovrebbe controllare, l’ispettorato del lavoro, non lo fa, Tutti in ufficio a bere caffè come fossero in Svezia; i sindacati non vedono, tutti si girano dall’altra parte e si fanno portare la spesa a casa dal ragazzino pagato con le mance o con l’extracomunitario che accetterebbe ogni cosa a parte i ceppi.
    A questo ragazzino, quindi, io cosa racconto? Non buttare le cartacce a terra perché la città si sporca? Comportati urbanamente e abbi a cuore il decoro della città? Insomma, non ribellarti, statti zitto e muto, e sopporta. Con quale faccia gliele racconto queste cose?
    Dalle mie parti si dice che il pesce puzza dalla testa. Fin quando questa città, e questo paese, non saranno normali, senza vedere i diritti fondamentali della fetta più debole della popolazione derisi e calpestati, è follia aspettarsi che l’atteggiamento dei palermitani sia normale anche in tutti gli altri sensi.
    La classe dirigente di questa città deve dare l’esempio e fare il proprio lavoro. Non deve voltarsi dall’altra parte quando i diritti vengono calpestati e poi lamentarsi dell’inciviltà dei panormosauri. Se i palermitani sono panormosauri la responsabilità è dell’incuria e del menefreghismo e del pressapochismo della classe dirigente isolana.

    1. katet

      Sono d’accordo con te , infatti alla fine del mio commento precendete ho detto che qui manca totalmente la presenza delle istituzioni. Quello che però mi dico perchè io o te se siamo disoccupati proviamo ad andare fuori, cambiare città o cercare lavoro più umile ma nel giusto nonostante manchino le istituzioni, mentre queste persone di cui parliamo conoscono solo il significato nel fottere la gente, lavorare in nero e non conoscere cosa sia la civiltà? Forse non vogliono imparare?Forse non vogliono esssere nel giusto?

    2. Irexia

      Se leggi bene la mia preghiera, invoco controlli e multe proprio a partire dalle piccole infrazioni! Non è forse l’Autorità che deve irrogarle?!
      Proprio al ragazzino che vede i genitori lavorare un giorno sì altri due no, in nero, mi sembra più facile dire che se studia (e non è necessario laurearsi e prendere un master, che queste cose costano e non tutti hanno il denaro e il tempo per un percorso coì lungo, ahime), se prende un diploma, avrà qualche possibilità in più di essere anche solo un operaio specializzato (figura che le aziende richiedono e non trovano) invece che un banale manovale!
      Ma dire “finchè le Istituzioni”, “fino a quando le forze dell’ordine” è proprio quello che dobbiamo smettere di pensare. Piuttosto diciamoci: io merito una città pulita, io ho il diritto di andare in centro senza essere costretto a prendere la macchina e via dicendo…
      Liberiamoci dall’autocommiserazione, convinciamoci che meritiamo servizi civili!

  5. byron

    Sostenere oggi, con gli attuali tassi di disoccupazione e di inoccupazione, che le imprese non trovano manodopera, seppure manodopera specializzata (ma chi la dovrebbe specializzare la manodopera se non l’impresa che l’assume?) mi pare azzardato. Sostenere oggi, con le tante migliaia di laureati che fuggono all’estero in cerca di lavoro, che un diploma dia più chance nella ricerca di un’occupazione, mi pare opinabile.
    Sostenere, invece, che la colpa dell’attuale stato di fatto sia dei cittadini, a mio parere, questo sì costituisce autocommiserazione. Perché quando io cittadino pago fior fior di tasse per la raccolta dei rifiuti, faccio la differenziata, non butto un cerino in terra e allo stesso tempo vedo accumularsi tonnellate maleodoranti di rifiuti a marcire per giorni e settimane lungo le strade, che devo pensare? Che la colpa sua dei cittadini che buttano la monnezza in strada? Che i siciliani sono incivili? No, la responsabilità è degli amministratori, che nonostante i lauti stipendi pagati dalla collettività, non sanno risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti una volta per tutte; e come i rifiuti tutti i corposi e annosi problemi loro responsabilità affrontare e sciogliere, siano essi mobilità o infrastrutture, traffico o che so io. Basti pensare ai ripetuti tentativi di varie amministrazioni cittadine di varare la ZTL puntualmente cassate dalla magistratura amministrativa.
    Se esiste una responsabilità dei cittadini (ed esiste), sussiste perché ha votato e continua a votare questa classe dirigente in questa o in quell’altra elezione, come se tutto andasse sempre bene, come se i problemi fossero stati risolti, o nella speranza di ricevere qualche spicciolo in elemosina. Da tempo io voto scheda bianca, in segno di protesta io non voto più destre o sinistre dai programmi e dai comportamenti fotocopia. E in modo simile mi accorgo che ormai circa la metà degli elettori, in modo più o meno stabile, addirittura diserta le urne. Se non è un movimento spontaneo di popolo questo…

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