Mobilità e Cultura in una Palermo che cambia. Una nuova Primavera?

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L’Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna.
È in Sicilia che si trova la chiave di tutto
(J.W. Goethe, Viaggio in Italia)

Ho sempre pensato che esista una correlazione molto stretta fra mobilità e cultura. Non penso sia solamente una questione di “civiltà”, penso si tratti di una questione più profonda che ha a che fare con la cultura stessa di una cittadinanza, con i cambiamenti generazionali della sua classe dirigente e, in ultima istanza, con l’evoluzione propria delle cose. D’altronde, si sa, il tempo scorre e ogni cosa cambia. “Per restare uguale?” – mi chiedo ossessivamente.

Riguardo a Palermo, quello dell’introduzione del tram è solo l’ultimo di una serie di importanti eventi che hanno caratterizzato le recenti vicissitudini cittadine (qualcuno parla addirittura di una nuova Primavera culturale palermitana). E non serve un occhio raffinato per notare che a Palermo qualcosa si è mosso davvero ultimamente, specie durante questo 2015. Il dubbio, semmai, è comprendere pienamente tale cambiamento.

Nel mio caso, un po’ come quando si guarda un quadro impressionista, ho avuto un chiaro sentore che qualcosa cambiava nei colori della mia città solamente mentre la guardavo da lontano. Studiavo a Bologna, costretto come molti altri a fuggire, e probabilmente se fossi rimasto a Palermo non mi sarei accorto di alcuni colori cangianti che si affacciavano lungo le stradine della mia città.

Come termometri impazziti, la bacheca di Facebook e Internet mi davano la temperatura del cambiamento. Nuovi eventi, nuovi Festival, nuove fiere si alternavano a rancori e odio verso “la città che non cambia mai”. Erano cose che c’erano sempre state, era la classica bipolarità palermitana (se non siciliana [se non italiana {eh sì, Goethe aveva capito tutto!} ]) ma notavo qualcosa di diverso. Era come se Palermo si stesse guardando allo specchio, forse dopo molti anni, quasi sorniona. Ed allora ho pensato che qualcosa stava cambiando.

Recentemente, oltre all’organizzazione di nuovi eventi, ho percepito anche un generale desiderio da parte dei miei concittadini di parlare di Palermo (a volte semplicemente lamentandosi, oppure celebrando le sue sconfinate potenzialità turistico-culturali). Così, è già da un po’ di tempo che temi ricorrenti rimbalzano sulla rete e ogni occasione è buona per pubblicare sulla bacheca qualcosa che parla della nostra città. Ad ottobre 2015 Marty McFly di Ritorno al Futuro è atterrato sulle bacheche di molti palermitani e alcuni (come il sottoscritto) hanno pubblicato la sua faccia sbalordita nello scoprire “Via Maqueda pedonale”. Poco dopo, per Santa Lucia, ho visto girare un’ironica foto in cui Obama e Putin discutevano a proposito di una “arancina BOMBA”, in un momento di forti tensioni internazionali. Ora che nel mondo è uscita la nuova trilogia di Star Wars vedremo sicuramente per un po’ di tempo strane combinazioni di sicilianità e cultura di massa.

Di fronte a tutto questo mescolarsi di comunicazione 2.0, identità siciliana e cultura di massa io vedo una città che entra in maniera sempre più idiosincratica nel cuore dell’era della Globalità. E mi chiedo cosa c’è di buono e cosa c’è di sbagliato. A volte penso che Palermo non sta ritrovando alcuna Primavera, e dentro di me nasce la paura che ci troviamo semplicemente ad essere vittime di un terribile selfie collettivo (e il nostro isolano narcisismo cronico ci si sposa benissimo, tra l’altro!). Altre volte, però, penso anche che tutto questo voler parlare di Palermo – e io stesso ne sento il bisogno – sia una cosa molto utile e molto bella, se non quasi una specie di tentativo di riscatto. In un certo senso, sono i palermitani che si riappropriano della loro idea di città.

Guardando le bacheche di Facebook mi accorgo, così, che Palermo va di moda, e soprattutto mi pare quasi che vada di moda NON apparire cattivi cittadini (cosa molto bella!). D’altronde la continua autocritica del tipo “gli altri sono meglio di noi”, “siamo sempre i soliti incivili”, etc., tipica dei palermitani (o degli italiani!?), vuoi o non vuoi, obbliga a guardarci tutti allo specchio: mica possiamo sgarrare dopo che ci critichiamo così tanto! Così, ci siamo infilati in una specie di selfie collettivo in cui sarebbe sconveniente venire con gli occhi chiusi o coi capelli scombinati!

Ebbene, non solo penso che tutto questo sia positivo, ma ho anche la sensazione che tutto questo sia collegato ad un generale vento di cambiamento che soffia sulla nostra città. E siamo in molti ad avere questa sensazione. Ora che il 2015 è finito, io non so se Palermo stia cambiando davvero, forse è già cambiata sotto il nostro naso. Non lo so. So, però, quale emozione ho provato girando lungo Le Vie dei Tesori (il più grande dono culturale che Palermo si è fatta negli ultimi anni!) e ho ancora viva in me l’emozione che ho provato a Palazzo Costantino (uno dei Quattro Canti), mentre assistevo alla mostra In Hoc Signo, organizzata da un gruppo di giovani artisti che ha saputo cogliere in maniera unica l’anima – al tempo stesso meravigliosa e decadente – della nostra città. In quei momenti credo di aver percepito la vera faccia di Palermo, una faccia di cui già sospettavo l’esistenza, ma che non si era mai voluta manifestare.

Non so descrivere l’emozione che ho provato. C’è, però, un video (che ho visto proprio dentro Palazzo Costantino) che forse potrebbe riuscire a descrivere il modo in cui mi sono rinnamorato della mia città. Questo video ha dentro sé l’anima di Palermo, e ogni cittadino dovrebbe conoscerlo:

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=0abAZifKpA4]

Potrei davvero, poi, fare una lista di cose che ultimamente mi hanno fatto rinnamorare della mia città, e sono tutte accadute negli ultimi due-tre anni. Tutte queste cose sembrano davvero confermare che Palermo sta attraversando una specie di Primavera. Cito, in ordine sparso, ciò che mi viene in mente adesso:

–       Le vie dei tesori (forse il vero inizio di questa Primavera).

–       L’apertura di aree pedonali lungo tutta la città (perché è bello avere il centro commerciale, ma è ancora più bello che il “centro commerciale” più importante resti il nostro Centro Storico).

–       I tanti (anche se non bastano mai) restauri e riqualificazioni, fra cui ad esempio quello riguardante il Villino Florio o, ancora, il “recupero” della Natività di Caravaggio (due cose che, nonostante siano apparentemente separate, sembrano formare, messi assieme, una splendida figura, un ologramma di riscatto artistico e culturale senza precedenti per la nostra città!).

–       Nuove realtà imprenditoriali (piccole e grandi) che si stanno affacciando su Palermo e sul mondo.

–       E poi c’è tutta una nuova società civile che si sposta sempre di più in bici, magari fa la raccolta differenziata (in maniera del tutto volontaria e spassionata), e solitamente fa molta attenzione a non gettare rifiuti per strada.

Ecco, tornando al succo: il Tram si inserisce in questa presunta (e desiderata) nuova Primavera di civiltà tutta palermitana, fatta di restauri, mecenatismo e forte identità siciliana. E, al di là dei dubbi legittimi sulla riuscita o meno di tale Primavera, di sicuro ci troviamo di fronte a moltissimi fattori che contribuiscono a rendere Palermo una città più europea (e l’aggettivo “europeo” lo considero in un’accezione del tutto positiva). Questo lo vedo soprattutto quando passeggio al Massimo e, sorseggiando un caffè, mi accorgo che sempre più studenti Erasmus scoprono i nostri luoghi; oppure quando vedo che la città è sempre più ricca di turisti (e di artigiani, vecchi e nuovi, che proprio su tale turismo trovano sostentamento).

Bene, credo che ciò che sta accadendo sia un intreccio di moltissimi fattori, e mi viene veramente difficile collegarli fra loro in maniera causale, tanto sono intrecciati e numerosi. Ma almeno tre li voglio elencare:

1)      La comunicazione 2.0 che obbliga tutti a rapportarsi con le idee degli altri, mescolando caoticamente globalità e località.
2)      Una nuova classe dirigente (nella sfera sociopolitica, in quella artistica, in quella culturale).
3)      La crisi economica che, sebbene – ahinoi! – debba ancora mostrare, forse, il suo Lato Oscuro (tanto per restare in tema Star Wars), sta già stimolando, al tempo stesso, la ricerca di nuove soluzioni: un’economia più verde e meno consumistica, una mobilità più ragionata, un’imprenditoria nuova.

 

Concludendo, molti si chiederanno, come me, se Palermo stia davvero cambiando, o se semplicemente ci troviamo di fronte alla solita illusione camaleontica, gattopardiana vestitasi dei mezzi della nuova comunicazione 2.0. Io credo che in questi casi sia più efficace non tanto chiedersi cosa stia succedendo, ma deciderlo. Le forze del cambiamento non vanno mai solamente nella direzione del bene o in quella del male (le semplificazioni binarie sono un facile tranello). Credo che Palermo stia semplicemente attraversando – come accade dopo ogni crisi – una fase in cui è più “fluida” e sarà la somma dei comportamenti di ognuno di noi a determinare gli effetti negativi e positivi delle stagioni che stanno arrivando.

Perciò, dato che inizia un nuovo anno, cerchiamo di cominciarlo nel migliore dei modi, impariamo sempre di più ad amare la nostra città (magari senza smettere di lamentarci). O, quantomeno, se proprio ci vogliamo male, cerchiamo almeno di venire bene in questo selfie che ci facciamo ogni giorno sui social network, che forse poi così male non fa.

 

Originariamente pubblicato su milestonecms.com

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18 Thoughts to “Mobilità e Cultura in una Palermo che cambia. Una nuova Primavera?”

  1. punteruolorosso

    orlando ha saputo interpretare le esigenze del cambiamento. speriamo che il prossimo sindaco non faccia indietro tutta. l’esperienza di cammarata, seguita alla primavera, insegna

  2. Angelo64

    Spero tu abbia ragione, ma non credere che sarà facile mantenere nel tempo queste evoluzioni.

    1. daviligade

      Ahinoi, non credo affatto che sarà semplice…. ma abbiamo due scelte: fuggire o provarci. 🙂

  3. Il problema di Orlando è che pensa (come molti che cercano il consenso) nel breve termine dimenticando un visione più in là.
    Prendiamo il tram. Ok, ancora è in rodaggio, ma diverse cose sono state gestite male e potevano con un minimo di accortezza essere evitate.
    Esempio:

    – tutta la penosa vicenda dell’affidamento all’amat affrontata agli sgoccioli alla consegna dell’opera
    – macchinette che non danno il resto
    – macchinette che emettono solo il titolo di viaggio di 90′ (senza le soluzioni giornaliere, due giorni, 3 giorni, ecc., che esistono nei rivenditori, non me li sto inventando).
    – la possibilità di fare gli abbonamenti alle macchinette
    – macchinette che fanno titoli di viaggio più grandi delle obliteratrici dei bus
    – pannelli che non annunciano l’arrivo del tram
    – discordanza tra i nomi delle fermate annunciate e quelle scritte sulle fermate
    – mancanza di una mappa con le linee lungo le fermate
    – adeguata comunicazione all’utenza riguardo cambiamenti delle linee bus
    – sito non in funzione proprio durante l’inaugurazione delle 4 linee (e tutt’ora non lo è)
    – e altro che verrà in mente.

    Non è il mio bipolarismo, è analisi obiettiva dei fatti. Io sono molto contento del tram, ha davvero cambiato per me il modo di muovermi. Uso sempre i mezzi, solo che, per fare prima, utilizzavo l’auto per arrivare a un nodo più centrale per spostarmi in centro agevolmente e con una frequenza di bus più ragionevole. Ma temo che possano bruciare questa grande occasione per perdersi per delle questioni di poco conto.

    L’utenza, tutto sommato, vuole prendere i mezzi pubblici. Il tram ha riavvicinato l’utenza all’amat facendo anche riscoprire i bus. Ma vogliono anche un trasporto semplice, il fatto di dovere fare più cambi di linea disincentiva, rende tutto più complicato. Per questo capisco poco il nuovo piano amat che sembra partorito come se tutti i lavori fossero completati e con il biglietto integrato come si diceva nel precedente articolo.
    Peraltro, frazionando le linee, sfavoriscono gli studenti e gli over 65 che hanno gli abbonamenti a 4 linee che dovranno aggiungerne di più per arrivare dal punto A alla destinazione B.
    Ci sono tante piccole cose che sono facilmente risolvibili, ma che se non risolte in tempo possono fare sfumare questo periodo di “luna di miele” della messa in opera.

    1. daviligade

      Giuseppe, grazie per il tuo commento.
      Rispondendo a Guarino, volevo rispondere anche a te.

  4. Guarino1

    Palermo, abituata a un decennio di totale immobilismo, sembrerebbe in pieno fermento per le novità sopra dette: ma se si guarda oltre il dito, la luna appare nera!
    I livelli di differenziata sono minimi, mentre la pulizia delle strade è a dir poco inesistente, salvo in via Libertà.
    Il tram è stato attivato, ma il “riordino” delle linee dei bus e la mancanza di collaborazione con trenitalia è sintomo che la classe dirigente è veramente poca roba. Manca una classe dirigente all’altezza. Orlando ha vinto nel 2012 perché non c’era alternativa valida, quindi meglio il “tinto canusciuto…”.
    Le attività chiudono o si spostano altrove. Chi ha i soldi, di certo non investe a Palermo, si vedano le storie della fiera del Mediterraneo, dell’Acquario, di Ikea, ecc, mentre già nella “nemica” Catania dei privati creano una monorotaia metropolitana con i fondi europei.
    I turisti arrivano, ma non ritornano! Arrivano grazie alle crisi in Africa, grazie alle quali beneficiamo (ahimè), ma stranamente i visitatori nei musei diminuiscono.
    I problemi sono infiniti, le periferie, il centro storico che crolla; spero solo che non arrivi un terremoto o ci troveremmo in situazioni peggiori dell’Aquila.
    Caro autore, anch’io studio a Bologna, perché il corso che ho intrapreso, Scienze dell’Amministrazione, mi è stato sconsigliato da tutti a Palermo. Anch’io di ritorno nella mia città ho respirato aria di un leggero cambiamento, ma è davvero poca cosa per convincermi che la città abbia imboccato la strada giusta.

    1. daviligade

      Purtroppo anche io mi innervosisco molto nel notare che alcune cose vengono fatte male…. a volte, addirittura, le cose vengono fatte male in situazioni nelle quali sarebbe molto più semplice farle BENE! E, in questi casi, davvero, mi sale il sangue alla testa. Eppure, è proprio qui che ogni cittadino deve far sentire il peso del proprio dissenso…
      Si, lo so, ci sono moltissimi pezzi dell’amministrazione e delle istituzioni che restano completamente sordi (sono pezzi incancreniti con i quali è difficile creare un dialogo) ma c’è anche tutta una nuova generazione di persone che si impegnano e che, a volte, riescono a ricoprire ruoli importanti all’interno delle istituzioni (uno di questi potresti essere proprio tu, anzi, lo spero vivamente!)… Questa gente riesce a salvare il dialogo fra società civile e, appunto, istituzioni. Occorre partecipare, e fare in modo che questo dialogo continui. La città, in fin dei conti, la facciamo noi. La città è solo la somma delle azioni dei cittadini che la compongono… per questo motivo, dalla parte di chi vuole rendere questa città un posto migliore, occorre essere molti! E occorre trascinare tutti quelli che è possibile trascinare… Tutti i problemi di Palermo nascono da una mancanza di affezione verso la città, ne più ne meno! Per cambiare/salvare Palermo non c’è altra strada che quella di sensibilizzarci: sensibilizzare ogni cittadino possibile ad innamorarsi della Città. 🙂

  5. Athon

    «Mi dispiace che Lampedusa sia ricordato soprattutto per la famosa frase secondo cui se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Abitavo in via Mariano Stabile e andavo spesso al bar Mazzara. Lo ricordo in un angolo, intento a scrivere. Era molto gentile, attento, non molto loquace. Ma la conversazione letteraria lo prendeva. Certo, la frase del Principe Salina è emblematica, ma non la amo. È una condanna. Penso invece che bisogna rimboccarsi le maniche, partire dalle piccole cose, fare il proprio dovere» (Dacia Maraini)

    «Il siciliano è il prodotto di un territorio che non è un pezzo staccato d’Italia, che non ha mai fatto parte di alcuna parte del mondo in epoca storica, che è stato occupato da nord, sud, est, ma mai è stato assimilato, l’isola in cui niente è stabile se non il movimento, il non-stabile, dove un giorno distrugge quanto l’altro giorno ha costruito, dove vulcanismo e nettunismo sono continuamente all’opera, dove un giorno trasforma la storia di secoli» (Paul Yorck von Wartenburg)

    Non sono di Palermo ma ho l’impressione che un vento di cambiamento stia soffiando veramente sulla città. Credo che tra i fattori che fanno la parte del leone ci sia da evidenziare il ricambio generazionale di un’intera società. D’altra parte Palermo è sempre stata una una grande città in cui, se osserviamo la storia scandita dai secoli, i cambiamenti si sono susseguiti a ritmi incalzanti.

    Probabilmente gli ultimi cinquanta anni del XX secolo hanno segnato uno dei periodi più bassi della storia della città ma non sono affatto rappresentativi di quella che è l’intrinseca vocazione del capoluogo siciliano. Chi tiene in conto soltanto quella metà di secolo finisce inevitabilmente col commettere un errore di valutazione.

    Se Palermo proseguirà sulla linea del cambiamento, si porterà dietro tutta la Sicilia. Il carico di responsabilità (una responsabilità entusiasmante) “grava” in particolare sulle spalle della parte giovane della comunità palermitana, molto più attenta, preparata, coscienziosa ed attiva se messa a confronto con l’equivalente parte generazionale della società di venti o trenta anni fa. Tra mille altre cose penso per esempio a quel gruppo di ragazzi e ragazze che puntualmente vanno a ripulire le fermate del tram vandalizzate. È solo un esempio, emblematico però di un generale cambiamento che sta davvero avvenendo.

    1. daviligade

      Grazie mille, Athon, per la tua riflessione. La prospettiva storica che hai proposto è molto interessante. Sai, spesso penso che è davvero incredibile quanto ognuno di noi sia così piccolo eppure, al tempo stesso, così essenziale nel determinare la forma (e l’essenza) dei luoghi in cui viviamo e, più in generale, del mondo che contribuiamo a creare. Chissà che Palermo non torni nuovamente a prendere in mano il proprio destino; forse siamo stati abituati per troppo tempo a non potercelo/sapercelo “disegnare”.

  6. se68

    forse Palermo sta cambiando, ma…nella foto si può notare il cantiere del depuratore…realizzato in un posto ( il lungomare storico) nel quale in una città normale si sarebbe realizzato ben altro.

    1. punteruolorosso

      non è il depuratore (che si trova ad acqua dei corsari), ma il collettore cala.
      comunque tutta la fascia del foro italico andrebbe ridisegnata. lì c’erano due progetti: quello di un canale navigabile a posto della strada, e quello di un tunnel che, proveniente dalla circonvallazione, passasse sotto il foro italico e la cala che si riallacciasse al sottopassaggio di via crispi. nessuno di questi progetti, che avrebbero liberato la passeggiata a mare dal traffico pesante e non, è stato preso in considerazione. più del collettore mi disturbano i camion. almeno quello è sotto terra.
      magari si potrebbe proporre di rispolverare il vecchio progetto del tunnel. che ne dite?

  7. se68

    punteruolorosso,
    ok, non è il depuratore ma il collettore. Sta di fatto che in realtà non è proprio sottoterra, ma bensì gli impianti ad esso relativi occupano un considerevole spazio in superficie e costituiscono il paradossale sfondo uscendo da porta felice. Inoltre, mi sa che le tubazioni sotterranee ( ma spero di sbagliarmi) impedirebbero qualsivoglia soluzione di canale navigabile o tunnel, che anche io auspicherei. Sono d’accordo con te: il foro italico andrebbe ridisegnato, magari con un concorso internazionale di architettura che prevedesse anche un occultamento degli impianti del collettore. Avere ricoperto con un prato i detriti della seconda guerra mondiale è una soluzione comoda ma banale.

  8. cirasadesigner

    Innanzitutto vorrei congratularmi con l’autore dell’articolo, raramente si legge qualcosa di cosi ben scritto e spiegato, evidentemente non sei andato a Bologna per diventare un Ingegnere.
    Detto questo, devo dire che anche io da Palermitano in “esilio”, vivo in parte le tue stesse sensazioni, solo che le volte che rientro in città, ho l’impressione di vedere una strana evoluzione fatta di passi avanti e passi indientro.
    Ci sono cose che indubbiamnete si stanno finalmente muovendo, dicasi Tram, dicasi nomina Unesco, dicasi isole pedonali, ma contestualmente vedo cose che continuano a denunciare quel funesto periodo di sindacatura Cammarata che ha dato un vero colpo di grazia ad una vera primavera che era iniziata a Palermo negli anni 90 e inizi 2000.
    Vi rendete conto quanto tempo si è perso nel frattempo.
    Ricordo quegli anni davvero con un entusiasmo diverso e con una consapevolezza maggiore, adesso invece, complice la crisi économisa, si deve riprendere da posizioni che sarebbero state davvero diverse se solo si fosse proseguito il cammino intrapreso nelle prime sindacature Orlando.
    Del resto se si guarda alle classifiche del Sole24 si capisce quanto dico.
    Spero che sia davvero arrivato il momento per continuare a scommettre su questa città, ci stanno le professionalità valide per riuscire, purtroppo questa qualità tecnica non corrisponde a quella administrative, perché politicamente il cancro di “Cammarata memoria”, non è ancora stato estirpato, e in parte sta ancora mandando in metastasi parti di città.
    Non capisco perché, malgrado tutti, il Presidente della Rap sia ancora al suo posto…
    Dopo tutti questi mesi e visti i risultati, credo davvero che non sia la persona giusta per un importante servizio come quello ambientale.
    Non basta che si risolvano i problemi economici, di quelli la gente non si accorge, ma solo pulendo correttamente le strade che la popolazione puo’ accorgesi delle differenze.
    Credo che ci sia una reale incapacità a dare la svolta.
    Vogliamo parlare dell’Amat, credo sia la stessa cosa. Al di la dell’entusismo per il tram, che ricordo non sia poi l’ultima invenzione del secolo, manco fosse a lievitazione magnetica, come qualcuno ci ha fatto credere descrivendo Palermo entrare nel futuro dotandosi di questo servizio, ma poi ci sta sempre la stessa azienda a gestirlo, azienda che come la Rap, e si stata in parte risanata, ma è del tuttoinsoddisfacente per una città come Palermo. Come è possibile che in una città di queste dimensioni ci siamo solo circa 250 mezzi che circolano?Dovrebbero essere almeno il doppio se davvero si volesse garantire un servizio degno del termine.
    Spero che si completi il piano ferro, che sia tram che sia metropolitana leggera, che sia passante, a tal fine invito i ragazzi della redazione di pubblicare il mio dossier, con relative foto, dei servizi di trasporto urbano di Lille che sarebbe perfetto per la taglia palermitana.
    Mi auguro davvero che sia la volta buona per con questi fondi che sono stati promesse, per completare i lavori sulla circonvallazione, sul famoso sottopasso Perpignano e raddoppio del ponte Corleone, ma sono sempre più convinto del fatto che bisognerebbe rilanciare l’idea per un parziale interramento del tracciato della stessa per dare davvero un respiro da XXI secolo alla nostra città. almeno per il tratto che va dallo svincolo Basile a quello Belgio… Detto questo, non mi resta che continuare a seguire le info da lontano, e lavorare da lontano a progetti che potrebbero essere sviluppati in città sul fronte Universitario.
    Credo davvero che una integrazione tra Comune e Università sia assolutamente necessario con l’aiuto del Prof. Carta, nuovo direttore della Politecnica, si potrebbe davvero puntare ad una smart city, che lui tanto sogna e sulla quale lavora costantemente, promuovendo la nostra città in giro per il monde come urbanista.
    Spero di essere stato chiaro come l’autore dell’articolo, anche se la mia sintassi non è al suo livello…

    1. Athon

      Solo un appunto:

      Alle classifiche annuali del Sole 24 Ore tendo a dare un valore alquanto relativo.

      Prendi Milano che quest’anno è salita sul podio come seconda città più vivibile d’Italia. Poi, un paio di giorni dopo la pubblicazione della classifica, salta fuori che è tra le città più inquinate d’Italia. È vero che i parametri presi in considerazione sono tanti ma le contraddizioni ogni volta sono comunque così nette che non riesco proprio a convincermi del fatto che tali classifiche abbiano un fondamento euristico.

      1. fabio77

        Fra l’altro le classifiche riguardano le intere province, non le sole città capoluogo.

    2. daviligade

      Grazie mille per il tuo commento. Spero che riuscirai a tornare a Palermo ed esserne felice. Lo auguro a te e a me stesso.

  9. Panormus

    Grazie a daviligade per questa bella riflessione che ho molto apprezzato.

    1. daviligade

      Grazie a te per aver letto. Chi scrive, forse, non scrive nulla… se dall’altro lato qualcuno non legge.

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