Palazzo Serenario al Capo, entro l’anno il via al recupero

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Verrà restaurato il seicentesco palazzo Serenario al Capo (appartenuto nel ‘700 appunto al pittore Gaspare Serenario), in via Cappuccinelle, proprio davanti la piazza della Mercede. Il palazzo, da tempo dichiarato pericolante ha subito un crollo di parte dei solai nell’ala sinistra proprio qualche mese fa. Proprio ultimamente, la cosiddetta “Pupa” del Capo, il mosaico liberty del panificio Morello, era stata asportata insieme ad altri elementi decorativi dell’insegna dello storico panificio per evidenti motivi di sicurezza (fatto che ha suscitato non poche, e da me non condivise, polemiche) oltre che per sottoporla a restauro. Ora il recupero del palazzo, che dovrebbe iniziare entro l’anno, e la conferma che la Pupa tornerà a suo posto (cosa che non ho mai dubitato). Un altro tassello di Palermo si appresta così a rinascere.

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5 Thoughts to “Palazzo Serenario al Capo, entro l’anno il via al recupero”

  1. cruiseroma

    ci sta… molto bene cosi piano piano il nostro centro storico riprende vita.

  2. punteruolorosso

    si tratta di privati?
    diventerà abitazione o che uso avrà?

    1. Salve, si tratta di abitazioni che verranno messe in vendita a privati…Per info contattare: [email protected]

  3. punteruolorosso

    sarebbe bello che il panificio riaprisse

  4. Athon

    Quelle sul recupero del patrimonio storico-architettonico-artistico-identitario sono sempre le notizie che apprezzo maggiormente :-). Le infrastrutture sono importantissime ma, secondo il mio modo di misurare le cose, hanno un carattere secondario, o comunque derivativo.

    Infatti credo che una qualsiasi comunità che, per sollecitazioni esterne o autogenesi, oppure entrambe le cose, finisce col dimenticare se stessa, perdendo coscienza della propria identità, non possa che imbruttursi, degradandosi in tutti i settori; al contrario, la riscoperta della propria anima, delle radici e dunque della propria specificità, si configura come primissima tappa, imprescindibile, per sollecitare cambiamenti concreti, non soltanto nel settore particolare del patrimonio culturale ma in tutti i campi del vivere comunitario.

    Un Paese, una regione, una città o un piccolo borgo, pienamente coscienti della propria identità, tendono poi a fare bene un po’ tutto, comprese le infrastrutture. È consequenziale.

    Dunque, secondo me, a monte, contrariamente a quello che troppo spesso si sente dire, il primo, urgente, bisogno di Palermo, non è dato dalla necessità di ponti, acquari, funivie o addirittura grattacieli e simili, come qualcuno tende a sostenere. Per carità, alcune di queste cose possono anche essere utili e magari finiscono col galvanizzare anche il sottoscritto, almeno alcune. Tuttavia, non sono l’urgenza.

    Il mio non è affatto un discorso benaltrista, del tipo “le priorità sono altre”. Spero dunque di non essere frainteso, anzi ci tengo a sottolineare che trovo sempre fastidiosissimi ed inutili i discorsi di questo genere.

    Ciò che intendo dire è che Palermo ha innazitutto il bisogno di ritrovare finalmente se stessa. Tutto il resto non può che venire da sé, in modo spontaneo.

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