Bike Sharing VS bicicletta personale: quale è più conveniente?

Spread the love

Ci apprestiamo a veder nascere (si spera) un servizio di bike sharing per la nostra città con più di 30 stalli dislocati per la città. Sebbene sia sicuramente un servizio di condivisione di mobilità dolce, vi sono pareri contrastanti sulla reale convenienza dello stesso rispetto all’utilizzo di una bicicletta privata.

Va ribadito che entrambe le soluzioni sono ampiamente preferibili all’utilizzo dell’auto soprattutto negli spostamenti urbani, e il mercato stesso ce lo conferma con numeri e vendite sempre in continuo aumento.

In rete mi sono imbattuto in un articolo di un ingegnere sardo che ha riproposto nel suo blog la sua esperienza con il bike sharing di Barcellona, uno dei più innovativi e funzionanti al mondo, descrivendone pregi e difetti. La sua conclusione è molto netta e la trovate in fondo al testo che riportiamo qui per comodità.

Le motivazioni elencate sono tutte abbastanza sensate ma ritengo che ogni individuo possa avere una percezione diversa della vicenda. L’articolo è leggermente lungo ma molto interessante:

(tratto da http://www.ingdemurtas.it/)

 

Molte persone parlano di “successi” del Bike Sharing. Visto che quando ho vissuto a Barcellona, da Marzo a Luglio 2012 (157 giorni) il bike-sharing (uno dei migliori al mondo) l’ho usato 276 volte, vi racconto come è andata.

Barcellona ha 3,5 milioni di abitanti, il triplo ti Copenaghen ma nella stessa superficie (100 km^2 circa). Nel trasferimento da Copenaghen a Barcellona, la prima impressione è stata che Barcellona è una giungla di automobili e scooter a tutta velocità su strade a 4 corsie unidirezionali.

Da nuovo arrivato, acquistare una bici o la tessera del bike sharing?

A dire dei miei “compañeros de piso” (compagni di appartamento) è molto comune che la bici ti venga rubata. Infatti le bici per strada sono sempre legate a qualcosa con due lucchetti ad archetto (uno per ruota), e un terzo lucchetto per legare il sellino al telaio. Un mio collega si porta la bici su per le scale per custodirla al sicuro dentro casa e a un altro collega l’hanno rubata due volte da legata in strada.
Questo elevato rischio di furto mi ha fatto abbandonare l’idea di comprare una bicicletta, quindi ho ripiegato sul bike-sharing, che seppur diffuso (circa 400 stazioni da 20-100 bici ciascuna, una ogni 300-400 metri, cioè incredibilmente tante) non è comodo quanto una bicicletta personale per i motivi che spiegherò a breve. A Barcellona, in 5 mesi ho usato il bike-sharing 276 volte, per un totale di 71 ore in sella (a quanto dice l’ “historic d’us” nella mia area utente nel sito www.bicing.cat).

Figura 1: Mappa stazioni di Bike-sharing a Barcellona. Verde: stazione con più di 5 bici. Rosso: Vuota. Celeste: meno di cinque. Giallo: piena. Nota la mancanza di disponibilità di bici in città in una domenica d’estate h12.00, e il sovraffollamento delle stazioni lungo la spiaggia.

Le piste ciclabili a Barcellona: tracciato e sicurezza

Ci sono anche delle piste ciclabili, ma hanno spesso un tracciato contorto negli incroci che ti fa salire e scendere da un marciapiede all’altro e perdere un sacco di tempo ed energie in attraversamenti spezzettai, mentre tu vorresti procedere secondo la traiettoria più logica (come fanno le automobili, beate loro). A volte la pista ciclabile finisce nel nulla o con un “bel” gradino.
Mi sento molto di più a rischio a Barcellona che a Copenaghen, ma la cosa che più mi scoraggia all’uso della bici è doversi respirare la puzza dei gas di scarico di automobili, scooter e camion, dopo 25 minuti di corsia ciclabile a volte mi sentivo ancora l’odore sui vestiti e sulla pelle delle mani. A volte la pista è bidirezionale in strade a 4 corsie unidirezionali in salita, dove le automobili a 80 km/h ti consentono di respirare a pieni polmoni i loro gas di scarico. Idem quando la pista è al centro della strada.

incidente bcl

Piste ciclabili Barcellona e stazioni di bike sharing

Piste ciclabili Barcellona e stazioni di bike sharing

Il bike sharing: chi può usarlo e costi

In generale le bici private che si vedono in giro sono abbastanza scadenti, sempre per il rischio del furto. Per avere accesso al bike sharing di Barcellona (Bicing) devi avere il DNI (una sorta di documento di identità spagnolo) e un conto corrente spagnolo. Non avendo accesso al Bicing quindi, a Barcellona i turisti prendono le bici dai noleggiatori privati, biciclette migliori di quelle del Bicing comunale, per 13 € al giorno.

L’abbonamento è annuale al Bicing costava nel 2012 44 € (costava 27 € nel 2007). La prima mezzora gratis, poi si paga 0.70 € ogni mezzora successiva. La terza ora e le successive si pagano 4.3 €/ora. Se la bici non torna entro 24 ore si pagano 230€ di penale. Ti prendono i soldi automaticamente dal conto corrente. Le tariffe aumentano ogni anno (vedi tu stesso).

Figura 3: Bike-sharing (Bicing) di Barcellona

Il Bicing è chiuso fra le 2:00 di notte e le 5:00 di mattina dei giorni lavorativi (e siccome è chiusa anche la metro, se vai a una festa durante la settimana… dopo le 2:00 l’unica alternativa è tornare a piedi).

Le bici del Bicing di Barcellona, pregi e difetti

Hanno solo tre marce e vanno abbastanza lente. Il freno posteriore è interno al mozzo (a ganasce con leva al manubrio) e anteriore con i pattini in gomma. Il sellino è abbastanza comodo ed è regolabile molto bene (circa 35 cm di escursione). La leva per regolare il sellino è molto grande e non richiede molta forza. Purtroppo il tubo del sellino è spesso sporchissimo di grasso e devi pulirlo con un fazzoletto di carta se non vuoi sporcarti i pantaloni (che qualche volta mi son sporcato comunque vicino alla caviglia, dal copri catena).

Capita spesso (la metà delle volte) che la bici sia difettosa (pedale storto, marcia che torna alla più bassa, sellino che scende e si gira, manubrio troppo avanti o troppo indietro, bici frenata o bici che frena poco o che tende a inchiodare e fare rumoracci perchè ha consumato le ganasce, o cambio difettoso che “scatta”). Il cambio è interno al mozzo, più robusto e affidabile di un cambio esterno (come invece è a Cagliari). Ciò nonostante capita che “scatti” nel momento in cui fai pressione sui pedali. Questo è fastidioso e stancante perchè il pedale và giù di botto senza alcuna resistenza.

 

Esperienza d’uso dal bike sharing a Barcellona

D’inverno trovavo sempre una bici da prelevare alla stazione di Bicing più vicina a casa, e posto per depositarla alla stazione di Bicing più vicina al lavoro.
Con l’arrivo della bella stagione più persone usano il Bicing ed è diventato sempre più raro trovare bici disponibili vicino a casa (quindi devo camminare fino alla seconda stazione). E’ diventato sempre più raro trovare posti liberi per depositarla alla stazione vicino al lavoro (quindi dovevo andare alla successiva e tornare indietro a piedi). Tutto ciò mi fa perdere 10 minuti in più dei 20 minuti strettamente necessari. Con una bicicletta di proprietà, con più marce, diretto da casa al lavoro ci impiegherei 15 minuti. Con il bike-sharing ci metto 30 minuti nonostante l’elevatissimo numero di stazioni e biciclette.

Il sabato o la domenica andare al mare in Bicing è quasi impossibile perchè le stazioni in città son vuote e quelle vicino alla spiaggia piene (Figura 1 in alto, occhio che verde potrebbe significare che c’è un solo posto libero!). Se riesci a prendere una bici del Bicing, dopo i 5 km di pedalata, quando sei arrivato alla spiaggia non c’è posto per depositarla, e magari ci sono 3 persone in fila con lo stesso problema, in attesa che qualcuno prelevi una bici, liberando così un posto.
Passi la targhetta nel lettore e hai 10 minuti aggiuntivi per trovare un altra stazione dove depositare la bicicletta…diventa un incubo come la ricerca del parcheggio con l’automobile, e poi devi tornare verso la meta a piedi. In questi momenti vorresti avere una bici tua, che leghi a un palo a destinazione e fine!
Per non parlare di tutte le volte che la notte dopo le feste nella parte alta di Barcellona son dovuto tornare a piedi perchè non c’erano bici da prelevare, o il servizio Bicing era chiuso (fra le 2:00 e le 5:00 di notte). Ci sono dei furgoni che redistribuiscono le bici, tutti i giorni specialmente la mattina, ma non è sufficiente.

 

La bici personale è meglio

Alla luce della mia esperienza di uso di bicicletta personale (circa 3000 km/anno casa-lavoro-studio) e bici del bike sharing, la bici personale è molto meglio del bike sharing perchè:

  1. È gratis sempre, indipendentemente dal tempo di utlizzo (solo i primi 30? di Bike-sharing sono gratis, il resto si paga, caro). Per esempio: lungo il rientro dal lavoro (20?), mi sarebbe stato comodo fermarmi a far la spesa, ma questo mi avrebbe fatto superare i 30?, quindi dovevo riconsegnare la bici e tornare successivamente a piedi al negozio per far la spesa, nonostante ci fossi passato davanti in bici.
  2. Ti porta direttamente dalla partenza alla destinazione, senza dover percorrere distanze aggiuntive a piedi per prelevarla e consegnarla in stazioni obbligate, che seppur tante, non possono certamente essere dietro casa di ciascun cittadino e davanti a ogni negozio e scuola e ufficio.
  3. Hai la certezza di avere la bici a disposizione e poterla parcheggiare, mentre con il bike sharing talvolta non ci sono bici, o la stazione di arrivo è piena. E’ una cosa che succedeva spesso, sistematicamente, in tutti quei momenti dove il flusso di persone è nella stessa direzione, per esempio a metà mattina d’estate verso la spiaggia, o, lasciare il centro dopo la chiusura dei negozi.
  4. Quando vai in un posto nuovo ti preoccupi di guardare l’indirizzo del posto, e li parcheggi, mentre con il bike sharing devi anche verificare dove si trova la stazione di bike sharing più vicina con posti liberi, e cosa bisognerà fare a piedi.
  5. Hai la certezza che se vai in bici, puoi tornare in bici (mentre con il bike-sharing quando tutti lasciavano una certa zona, non rimanevano bici, e non essendoci più nemmeno la metro son dovuto, più volte, tornare a piedi. Anticipando il rientro riesci a prendere una bici, ma qualcun’altro rimarrà senza, dopo di te. Non è una soluzione.
  6. Hai la certezza di viaggiare sempre con una bici efficiente e funzionante, mentre con il bike sharing non sai mai che bici ti capita (la metà a Barcellona avevano qualcosa che non funzionava o grasso che ti sporca i pantaloni).
  7. La compri adatta alle tue dimensioni fisiche: pedalare su una bicicletta della misura troppo sbagliata (distanza del manublio, altezza del sellino e arretramento rispetto ai pedali) non solo rende la pedalata più faticosa, ma può comportare dolori muscolari e alla lunga problemi di salute veri, specialmente a schiena e ginocchia.

 

Conclusione

Il bike sharing non risolve i problemi di chi vorrebbe utilizzare la bici per gli spostamenti quotidiani (velocità e sicurezza in itinere si ottengono con piste ciclabili fatte bene) ma anzi ne crea di nuovi, associati alla distanza delle stazioni di bike-sharing dai punti di interesse e disponibilità di bici (o posti liberi) nelle stesse, necessità di un servizio di manutenzione, tariffazione, redistribuzione delle bici. Queste due ultime che consumano energia e carburati fossili che non verrebbero invece consumati con uso di biciclette private.

Il bike sharing non migliora assolutamente la sicurezza stradale del ciclista, che è il principale fattore che scoraggia le persone ad utilizzare la bici. L’elemento che scoraggia le persone ad utilizzare la bici, non è il costo di una bicicletta, ma la sicurezza in strada, e il bike sharing non la migliora affatto. La bicicletta è un bene di poco costo, già a 300€ si compra una ottima bici, non è un bene il cui acquisto è inaccessibile al cittadino medio che quindi dovrebbe ricorrere al noleggio condiviso (con tutte le complicazioni e scomodità che questo comporta).

Il bike sharing è una spesa folle per l’amministrazione pubblica rispetto ai risultati che produce. Cagliari ha speso circa 6000 € per ogni bicicletta, ma la bici in sè vale 250 €, infatti quello che costa caro è la struttura di contorno. Con gli stessi soldi (100 bici, 800 mila euro fra lotto 1 e 2) si potevano fare 8-16 km di pista ciclabile, cioè il 10-20% della quantità di piste che serve a Cagliari per diventare ciclabile quanto Copenaghen.

Come è stato per tutte le infrastrutture, con i soldi pubblici è stata pagara la rete stradale-telefonica-internet e ciascun privato si è comprato l’automobile-telefono-computer in relazione alle sue esigenze e ne ha curato autonomamente la manutenzione. Perchè fare diversamente per la ciclabilità? Perchè fare un servizio di noleggio pagato con i soldi pubblici, quando per chi la bici la bici la usa sporadicamente i noleggiatori privati esistono già (con bici  e prezzi migliori del bikesharing comunale), mentre chi la bici intende usarla tutti i giorni se la compra come gli piace, e ne ha totale disponibilità.

 

Approfondimento

I sostenitori del bike sharing: chi sono, cosa dicono, e perchè sbagliano

I sostenitori del bike-sharing che conosco non hanno mai usato alcun bike sharing, o l’hanno “visto e gli è piaciuto” (??), oppure l’hanno adirittura utilizzato alcune volte durante una vacanza di una settimana all’estero (quindi è del tutto uguale al noleggio da privati, che esiste già in tutte le città a vocazione turistica).

Altri difendono il bike sharing dicendo che siccome “in tutte le città europee dove si usano le biciclette per gli spostamenti urbani esistono anche le stazioni di bike sharing. Cagliari dovrà essere l’unica che potrà farne a meno?“. Vorrei quindi far notare che la città europea numero 1 in tema di ciclabilità è Copenaghen, che con 360 km di piste ciclabili in un aglomerato urbano di 10 km di diametro, ha raggiunto il 40% degli spostamenti giornalieri in bici senza alcun bike sharing.

Agli amici che comunque continueranno ad impegnarsi sul Bike-sharing vorrei segnalare la possibilità di aumentare al massimo il numero di tessere, stazioni e bici, e con esso i livelli di fallimento del sistema, i costi e la necessità di potenziare il servizio all’infinito.

 

Bike sharing falliti in altre città italiane

Una raccolta di articoli di giornale che racconta come il bike-sharing sia un flop ovunque:

 

Post correlati

16 Thoughts to “Bike Sharing VS bicicletta personale: quale è più conveniente?”

  1. bakucco

    Mi trovo in accordo con l’autore dell’articolo. Può anche darsi che in alcune città il bike sharing possa anche essere un investimento utile, ma Palermo non è certo tra quelle.
    Meglio la propria bici.

  2. V:E:N:D:E:T:T:A

    mi ha straconvinto! e poichè a Palermo funzionerà sempre un po’ peggio rispetto ad altre città. Ecco che è meglio fare delle buone piste ciclabili e basta .

  3. A prescindere dalle motivazioni personali, il bike sharing nasce anche per:
    -coloro che non hanno una bici
    -coloro che non hanno un garage dove tenere la bici
    – per i turisti

    E’ sicuramente uno strumento di intermodalità, ma teniamo conto che le esigenze sono diverse da target a target.

  4. fabioc

    Se mai si dovesse fare, sarebbe solo l’ennesima occasione per far fare soldi all’amico di turno. Sappiamo tutti con assoluta certezza che le bici in parte saranno rubate e le rimanenti saranno vandalizzate. I soldi per la manutenzione finiranno presto e in breve tempo tutto il sistema sarà solo un (amaro) ricordo. Non è pessimismo, bisogna essere realistici e rendersi conto dei propri limiti (come città e come popolazione).
    Investiamo i soldi in piste ciclabili. Partiamo da questo che già sarebbe un bel passo avanti.

  5. lorenzo80

    Ottimo articolo. In effetti bastano 300-400 euro per prendere una bici entry level, attenzione: una bicicletta, non un Bicycle Shaped Object, come quelli che ci sono da Auchan a 99,90…

    Personalmente la mia la tengo dentro casa e quando vado in ufficio la lego a una ringhiera di ghisa spessa 4 cm con due ABUS in acciaio e il sellino con un altro piccolo lucchetto. E se proprio abbiamo paura esistono le ottime pieghevoli che puoi mettere sotto la scrivania in ufficio e dentro l’armadio in casa.

    Considerando che con la mia bici ci ho già fatto 7000 km ho speso circa 5 centesimi a km, molto meglio di qualsiasi bike sharing.

  6. EasyTime

    Se il bikesharing davvero non funzionasse, Milano non avrebbe avuto in questi ultimi anni una crescita esponenziale del servizio tale da moltiplicare biciclette e stazioni. Frequento spesso questa citta e raramente nei miei percorsi ho trovato stazioni senza mezzi. E’ chiaro che il Bike sharing è uno delle componenti del sistema di trasporto pubblico. Se gli altri elementi del sistema non funzionano, ne consegue il sottoutilizzo del servizio, perchè le persone tendono ad prendere il mezzo privato più comodo (a Palermo non è certo la bici!).
    Se applichiamo la logica di #ingdemurdas all’automobile è meglio utilizzare la propria auto piuttosto che autobus/metropolitane/treni o i taxi; mi pare che i palermitani ne sappiano già qualche cosa.
    Come molte altre cose la programmazione della mobilità richiede studio dei flussi migratori, pianificazione, manutenzione…. ma anche sviluppo di un sistema integrato di mezzi pubblici, istituzione delle ZTL, piste ciclabili vere (vedi quelle esistenti a Palermo), intermodalita nelle stazioni ferroviarie e nei parceggi periferici (non è pensabile che chi viene dalla provincia debba portarsi la propria bici sul treno o nel portabagali), ma anche sviluppo della consapevolezza del comune….. in altre parole impegno, costanza e dedizione da parte di tutti.
    I furti, lo smog, la pericolosità di cui si parla nell’articolo sono si delle criticità, ma valgono tanto per il bike sharing che per la bici privata.
    Per cui dal mio punto di vista ben venga il Bike Sharing.

  7. mrp

    Quoto EasyTime… per chi, ogni mattina, arriva con il pullman in città, è particolarmente complicato portarsi dietro una bici, sia essa pieghevole o meno… e capita che, la sera, se gli autobus non sono puntuali perdi il pullman per tornare a casa (ed è un problema)…

  8. Irexia

    Alla luce di quanto riportato in questo articolo il bikesharing mantiene comunque una sua utilità: chi viene a Palermo per lavoro, i turisti, gli studenti universitari che risiedono in città e non possono mica portarsi la macchina (posto poi, che spesso risiedono in zone dal parcheggio assente), ma anche il cittadino che risiede in periferia e preferisce raggiungere il centro in bus, tram, metro e poi girare da lì in bici. In ogni caso per incentivare l’utilizzo delle biciclette occorrono piste ciclabili per potersi muovere in sicurezza e stalli, videosorvegliati e non, dove lasciare i mezzi!

  9. huge

    Articolo evidentemente totalmente di parte che non affronta in alcun modo pregi e difetti dei due sistemi, ma mette in evidenza solo i difetti che il signore ha trovato nel bike sharing. Un titolo più appropriato sarebbe stato: “Perché non mi piace il bike sharing”.

    Senz’altro veri i problemi sa lui evidenziati. Ma possibile mai che il bike sharing non abbia neanche un pregio? Un po’ d’obiettività non guasterebbe.

    Vediamo i primi che mi vengono in mente:
    1 – non è necessario acquistare una bici (spesa iniziale)
    2 – nessuna preoccupazione che te la possano rubare
    3 – nessuna spesa per manutenzione
    4 – possibilità di decidere d’usare il servizio in ogni momento. Sono in giro in centro città e decido per uno spostamento (con una bici personale dovrei tornare a casa a prenderla)

    E sono sicuro che altri pregi si possono trovare.

    Ognuna delle due soluzione ha i suoi pregi e i suoi difetti. La scelta dipende da quale utilizzo quotidiano si fa del mezzo.

    Se ci si sposta quotidianamente per andare a lavoro (e idealmente si ha dove tenere la bici in sicurezza), la bici personale è certamente più vantaggiosa.

    Ma per l’utilizzatore occasionale, anche quotidiano, ma per spostamenti random da punti diversi, magari combinati con spostamenti con altri mezzi, allora il bike sharing può essere più adatto. Prendo il bus o la metro fino al punto X, poi la bici da X a Y, e così via.

    E come si specificava prima, anche il target è diverso.
    Un turista trova sicuramente utile avere accesso a un servizio di bike sharing. Sia per spostarsi comodamente senza essere costretti a usare i mezzi pubblici, sia come modo alternativo, ma certamente efficace, di visitare la città.

  10. phrantsvotsa

    Questa è la pista ciclabile di Luanda, capitale dell’Angola, stato Africano;

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/96/Marginal_Avenida_4_de_Fevreiro_Luanda_March_2013_02.JPG

    http://www.diarioimobiliario.pt/resources/geral/baiadeluanda2_thumb8.jpg

    Ed ecco quella di Palermo, capoluogo della Sicilia. regione d’Europa:

    http://magazine.darioflaccovio.it/wp-content/uploads/2014/04/Palermo_pista_ciclabile_transenne_Lungomare_Dario-Flaccovio1.jpg

    Bike sharing a Palermo??? AAAAAhhhhh ah ah ah ah ah!!!! 🙂

  11. Ricordiamoci che non tutti hanno lo spazio a casa per una bicicletta o un garage dove conservarla. Il target può sempre cambiare, ma l’obiettivo è di fare integrare il bike sharing con tutto il resto del sistema di trasporto. Intermodalità è la parola chiave.

  12. lorenzo80

    @antony977
    Io ho due bici, una pieghevole e una normale, sto in un monolocale e le tengo dentro, basta volerlo! 🙂

  13. zavardino

    bike sharing??? sì a ballarò, con le biciclette rubate. Purtroppo il sottoproletariato che vegeta in questa città non consente iniziative che anche nell’Africa nera vengono apprezzate.
    Mi ricordo che a fine anni ’80 se ne parlava (sindaco un certo ollando). Non se n’è fatto nulla. Purtroppo penso che l’eccellente iniziativa non andrà MAI in porto. Attendo di essere smentito dalle prime postazioni per fare pubblica ammenda.

  14. @lorenzo80
    tu puoi, ma non è detto che altri lo possano fare 😉

  15. DanielePanormus

    Non sono ASSOLUTAMENTE d’accordo con l’autore dell’articolo. Che ben venga il bike sharing. Non ci fasciamo la gamba prima di averla rotta

  16. V:E:N:D:E:T:T:A

    Forse è stato travisato l’articolo, che mette in luce che dovendola usare tutti i giorni come mezzo alternativo non conviene. Ovvio che i turisti o chi non ha voglia di comprare una bici, (che costa meno di 100 usata ed è più leggera delle future bike sharing) o oncora per spostamenti occasionali. Quello che sembra non passare è che CI VOGLIO PRIMA LE PISTE CICLABILI, le quali sono un investimento più intelligente per l’amministrazione , rispetto al mettre subito in piedi il bike sharing, ma ovvio che fa più fighi dire che palermo avrà il bike-sharing.

Lascia un commento