Acquario di Palermo: Piras va avanti, Confindustria non si esprime.

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A seguito delle indicazioni ricevute dal Comune relativamente all’area dove dovrà sorgere Oceano MeditterraNEO, futuro acquario di Palermo, abbiamo chiesto all’architetto Piras e a Confindustria di fare il punto sulla situazione e comunicarci le impressioni in merito alla Bandita come area sulla quale investire 50 milioni di euro.

MP: “Architetto, pensa che gli investitori siano realmente interessati ad investire in un’area come la Bandita, sicuramente complessa sotto il profilo dell’accessibilità, senza contare la necessità di investimenti consistenti per la riqualificazione complessiva dell’area?”

Piras: “Guardi, questo dovrebbe chiederlo a loro, io mi occupo del progetto”

MP: “Ma la ritiene una soluzione praticabile o troppo costosa e complessa?”

Piras: “Le soluzioni sono a portata di mano e si possono trovare. Non dimentichiamo che questo non sarà l’acquario di Palermo, ma di tutto il Mediterraneo: che sia in centro storico o periferia non conta assolutamente nulla. Il potenziale bacino d’utenza abbraccia tutta la Sicilia, la Calabria, la Campania e in futuro, forse, pure il Nord Africa. Questa struttura può generare un indotto assolutamente non indifferente. Palermo è una città dal respiro europeo e credo che questa sfida possa essere senz’altro stimolante. Certo, mi aspetto che il Comune provveda a studiare soluzioni efficaci per la mobilità in quella zona, ma con uno svincolo autostradale in prossimità non dovrebbe essere troppo complicato garantire l’accessibilità all’area”.

MP: “Qualche giorno fa alcune testate hanno confermato che l’acquario sorgerà al Solarium o in prossimità del porticciuolo. Lei ha recentemente effettuato un sopralluogo alla Bandita, cosa ne pensa?”.

Piras: “Sicuramente rispetto alla Cala è un’area che concede più possibilità in termini di soluzioni, e può garantire anche future espansioni della struttura. Per quanto riguarda il punto preciso, confermo che non è stato deciso assolutamente nulla, la costa è molto lunga ed è ancora sotto valutazione il punto più idoneo”.

MP: “Ma in conclusione, questo progetto è concreto o no?”

Piras: “Si certamente. Palermo ha tutte le professionalità e le competenze per farcela. Io penso che già entro fine giugno potremo rivederci a Palermo per discutere di interessanti novità sull’argomento. Poi per quanto riguarda gli investitori, ribadisco che non posso parlare per loro”.

Abbiamo contattato la sede di Confindustria per avere un parere a riguardo. Il presidente Albanese non si esprime in merito poiché di fatto non è stato ricevuto alcun comunicato ufficiale dal Comune di Palermo circa l’area di destinazione dell’acquario; si riserva pertanto di rilasciare dichiarazioni a seguito delle valutazioni che verranno effettuate sulla base di indicazioni ufficiali da parte dell’amministrazione.

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7 Thoughts to “Acquario di Palermo: Piras va avanti, Confindustria non si esprime.”

  1. punteruolorosso

    ma quando si esprimono?
    il solarium è raggiungibile in bici, la bandita attualmente no. facciano anche la pista ciclabile costiera, anziché parlare solo di svincoli e posteggi.
    e comunque queste infrastrutture vanno realizzate a prescindere dall’acquario. la strada per il recupero della costa sud-est è molto lunga.
    davvero pietoso che il verde a romagnolo sia ancora recintato a lavori non ultimati, che il parco di acqua dei corsari sia in stallo, che il parco dell’oreto sia un’utopia. guardate voi la storia, e cercate di capire perché anche questo acquario rischia di diventare un fallimento.
    speriamo invece in un’inversione di tendenza, perché di prese per i fondelli sulla costa sud-est non se ne può più.

  2. Mi collego al pensiero di punteruolorosso:
    non mi riesco a spiegare perche’ in genere il ripristino di un territorio vada sempre associato a grandi opere la cui realizzazione e’ sempre incerta a causa dell’attuale crisi economica.
    Francamente un motore di sviluppo potrebbe proprio essere il riconsolidamento del territorio, che soprattutto nella nostra citta’ ha subito danni enormi negli ultimi 40 anni almeno.
    Servono opere mai pensate come parchi e piste ciclabili, luoghi di aggegazione ma anche ad elevata valenza turistica (si l’acquario sarebbe un’idea, ma esistono anche altre bellezze in zona, da integrare magari con un progetto di parco urbano piu’ ampio). Francamente vedrei la costa sud-est come un enorme giardino culturale a cielo aperto, dove dall’orto botanico/villa giulia per arrivare fino al parco di acqua dei corsari ci siano anche dei percorsi pedonali e ciclabili. Un’unico contesto con sant’erasmo, il deposito locomotive, il fiume oreto e acqua dei corsari.
    Possibile che non si riesca a pensare di eliminare certe porcherie di cemento, di aprire spazi, di far respirare questa citta’ e di RIaprirla al mare?

  3. gppcalabrese

    beh però l’acquario è una grande occasione..quello che non capisco è quale sia il progetto di recupero della costa. ieri leggevo che l’assessore parla di un tempo di due anno per il prg, che è necessario ma non è compatibile con i tempi dettati dagli imprenditori.Ragion per cui al momento siamo un pò agli spot, vediamo come finisce la cosa.

    P.S. ma i lavori ai collettori della zona sono iniziati?

  4. Athon

    Torno a dire che sono molto contento del fatto che sia stata indicata la Bandita come zona in cui realizzare l’acquario.

    Tutte le grandi città italiane hanno oggi, purtroppo, il problema delle periferie da recuperare e da riconnettere al tessuto cittadino. Come sappiamo sono state il risultato di un’assurda mentalità che ha dominato tutta Italia, da nord a sud, nei decenni successivi al secondo dopoguerra.

    Un po’ dappertutto oggi si stanno studiando soluzioni per recuperare queste aree, restituendole al Bello.

    Architetti del calibro di Renzo Piano sono oggi impegnati in progetti di questo tipo.

    Attualmente è attivo il gruppo G124, formato da giovani architetti, selezionati con un bando anonimo. Sono oggi guidati proprio da Renzo Piano, e stanno studiando soluzioni per la periferia romana, quella napoletana e il quartiere Librino a Catania.

    Roma, Napoli e Catania sono infatti le tre città scelte per essere i primi laboratori di queste tendenza che pare cominci finalmente ad interessare le città italiane.

    Piccole-grandi opere, sistema di trasporti e attenzione al verde sono i tre punti su cui tiene fermo lo sguardo il gruppo G124. Spiegano che recuperare le periferie è del tutto fattibile, anche economicamente. La strategia è quella di procedere a piccoli passi.

    Che per Palermo si parli di un acquario alla Bandida è decisamente positivo, del tutto conforme al modo in cui procede il gruppo G124. Potrebbe davvero rappresentare il volano di un recupero nel tempo dell’intera area.

    Spero vivamente che il Comune faccia la sua parte. E’ una bella occasione.

  5. huge

    Io spero vivamente che alla fine si scelga la zona del Solarium. Sarebbe un’occasione d’oro per riqualificare l’intera area della foce dell’Oreto, a partire da Sant’Erasmo.
    Sarebbe inoltre una zona comunque vicina al centro storico, con mezzi pubblici a due passi (il tram su corso dei Mille).
    La Bandita è secondo me una soluzione più complessa e meno appetibile.

  6. peppe2994

    Detto molto chiaramente chi sceglierebbe un’area lontana dal centro?
    Ovviamente più la location è vicina meglio è, la costa è tutta da riqualificare quindi tanto vale concentrarsi per bene su un punto piuttosto che effettuare interventi isolati.
    Se alla fine la zona sarà quella del solarium si verrebbe a riqualificare per bene tutto il tratto dal ponte sull’Oreto alla passerella di Romagnolo 🙂

  7. monte_Pellegrino

    Ma nessuno aggiorna le notizie qui? Avete letto che l’acquario non si farà più a Palermo e che l’Autorità Portuale ha deciso di farlo a Termini Imerese? Che se ne farà una cittadina di provincia di un grande acquario simile a quello di Genova? Nessuno è in grado di opporsi a questa decisione oltraggiosa per Palermo?

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