Pista di pattinaggio via Mulè: prima si pagava, ora si scavalca

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Qualche anno fa il Comune di Palermo aveva realizzato una pista di pattinaggio all’aperto in zona Villa Tasca, precisamente in via Mulè, con fondi destinati al Piano Triennale delle Opere Pubbliche.

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La struttura veniva subito presa in gestione da un’associazione che per il periodo invernale si trasformava in pista di pattinaggio sul ghiaccio (vedi qui).

Finalmente avevamo esultato per un affidamento al privato per valorizzare un luogo pubblico, anzichè assistere al solito abbandono e declino strutturale.

E adesso? Dell’associazione non si ha più notizia, forse non ha preso più in gestione la struttura.

E il comune che si è visto restituire il manufatto cosa ha fatto? Lo ha recintato!

Morale della favola: la pista è recintata, i bambini hanno opportunamente forato la recinzione per andare a giocare in un luogo che nasce appositamente per divenire “PUBBLICO”.

Come sperate che sia lo stato attuale dell’opera? Così!

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8 Thoughts to “Pista di pattinaggio via Mulè: prima si pagava, ora si scavalca”

  1. marcelloriina

    Conosco bene l’infrastruttura di che trattasi. Siamo un pò alle solite. Vengono realizzate le opere pubbliche, e poi, le stesse non vengono rese fruibili e sono prive di custodia. E tutto ciò in una città che è affamata di Centri sportivi, di “sani” centri di ritrovo per i ragazzi. Pertanto si invita L’Amministrazione Comunale di correre al più presto ai ripari prima che anche quest’opera pubblica sia irrimediabilmente compromessa.
    Marcello Riiina

  2. non nutro più alcuna speranza per questa città

  3. Se posto il mio ennesimo commento in cui dico che i soldi per il bene pubblico sono dirottati per pagare stipendi a migliaia di nullafacenti, mi prendo il solito appellattivo “emigrato con la puzza sotto il naso”?

    Ma quando vogliamo capire che i soldi in questa citta’ servono per renderla vivibile, non per campare orde di disoccupati che gravano sulle spalle di chi lavora e paga le tasse!

    Una citta’ in cui servizi funzionano crea inerentemente lavoro. Lo vedo altrove. La gente chiede un asilo e un parco giochi, il comune lo mette in piedi, assume maestre, bambinaie e personale per la cucina e le pulizie, oltre che amministrativo. Cio’ ad un costo ponderato e comq legato al reddito. I servizi sono garantiti, si crea lavoro, e si offre alla cittadinanza qualcosa di buono, concreto e tangibile.
    Si chiama trasparenza!
    Stessa cosa per i parchi o gli impianti sportivi. Ti fai due conti, vedi chi ti serva e cosa ti serve, stabilisci un prezzo se necessario, e gestisci la struttura in modo decente.

    Una citta’ vivibile attira investimenti, una citta’ sotto scopa a causa di delinquenti che costano decine di milioni di Euro annui e’ assolutamente scartata da ogni sviluppo economico!

  4. cirasadesigner

    quoto al 100% Luca S. anche io forse come te, additato come “emigrato con la puzza sotto il naso”

  5. Sizilianisch

    Il Problema è che in questa città i soldi vengono spesi male. Limitiamoci ad analizzare il caso in questione. Con fondi destinati al Piano Triennale delle Opere Pubbliche è stata realizzata una pista di pattinaggio. Scusate. Ma a Palermo chi va sui pattini? In pochi, in pochissimi ci vanno e sono per lo più i teenager a farne uso come mezzo di mobilità alternativo ( come la bicicletta ) per recarsi ad esempio a scuola. E comunque, conoscendo il palermitano, vederlo relegato a pattinare in uno spazio comunque limitato è impensabile. Al Palermitano piace muoversi in libertà. Quindi per il futuro auspico che i soldini pubblici vengano impiegati in progetti sensati e che soddisfino realmente l’esigenza della collettività.

  6. Fabion54

    @sizilianisch: Tu sostieni che questo è uno spreco di soldi, se la struttura fosse gestita bene da gente che ha la voglia di farlo sarebbe tutt’altro che uno spreco. Su quale base dici che a Palermo le perdono che vanno sui pattini sono poche? Io invece credo che le persone non ci vanno solo perchè non hanno le infrastrutture (uniche piste in via notarbartolo al dopolavoro ferroviario e al giardino inglese) e non perchè non ne hanno voglia di farlo.

  7. drigo

    Io credo piuttosto che il concetto di partenza sia sbagliato. Qui quando si realizza una struttura per la pubblica fruizione si parte dal presupposto che serva del personale da metterci dentro in pianta stabile. Questo è in parte dovuto all’eredità di parchi e giardini che ci portiamo dietro, che necessitano di quel tipo di attenzione in quanto luoghi di valore monumentale e artistico oltre che naturale (vedasi villa Giulia, Villa Trabia, Piazza Marina, Giardino Inglese e via discorrendo).
    Ma in una pianificazione urbanistica come Dio comanda, ogni quartiere all’interno di ogni circoscrizione dovrebbe avere un punto di verde pubblico di riferimento, che contenga: area sgambamento cani, area gioco per i pupi, eventuali infrastrutture sportive come campo da pallacanestro e calcetto.
    Gli esempi ci sono e sono anche numerosi. Porto l’esempio di Milano, dove vivo per molti mesi l’anno, dove anche i quartieri più periferici (ed urbanisticamente impeccabili, ma non per questo paradisiaci, è bene sottolinearlo) hanno aree di questo tipo, molto raramente recintate e quindi sempre accessibili a tutti.
    In queste aree liberamente accessibili a tutti il massimo del vandalismo consiste nel ritrovare una striscia di spray sul cavalluccio a molla per fare dondolare i bambini.
    Una volta che si rendono veramente fruibili gli spazi, anche il panormosauro devastatore medio viene ridimensionato dalla madre di famiglia che si incazza. L’unico dettaglio è che si deve fare venire voglia alla madre di famiglia di portare il bimbo al parco.
    Perchè questo non avviene? Perchè di fatto, non esiste un parco in ogni quartiere.

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