Obiettivo San Francisco

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Rifiuti. A nominarli, la politica nazionale e regionale degli ultimi decenni della Repubblica Italiana ha sempre pensato a un peso morto da smaltire, qualcosa da sotterrare, nascondere, per lasciare spazio a nuovi cicli di produzione che avrebbero poi fatto la stessa fine.

Ma, come purtroppo su molti argomenti, questa politica si è sempre sbagliata. Recentemente ho appreso che nella città statunitense di San Francisco si è raggiunto nel 2011 appena conclusosi un tasso di raccolta differenziata e riciclata pari al 78%. Qui a Palermo stime dicono che siamo al 9% circa, ma sarei piú realistico a ipotizzare (viste recenti foto su come viene effettuata la differenziata in città) una percentuale ancora inferiore e meno dignitosa per una città dell’Unione europea.

Qui tutto viene per lo piú destinato all’ulteriore saturazione del sito di Bellolampo, ormai disastro ambientale certificato, senza capire che dovremmo seguire proprio l’esempio made in Usa per riscattarci da ere di mala gestione del ciclo di raccolta smistamento e smaltimento dei rifiuti urbani: perchè non cominciare a fare una vera, seria, logisticamente credibile, raccolta differenziata che ricicli quanto piú è possibile per poi rivenderlo ad aziende private o pubbliche che reinseriscano i prodotti “ex riciclo” sul mercato?

A San Francisco, il Comune guadagna decine di milioni l’anno convertendo l’organico raccolto in “compost”, ottimo fertilizzante usato piú del concime animale?

A San Francisco, esportano l’alluminio riciclato dalle centinaia di tonnellate di lattine mensilmente aperte e cestinate dagli americani amanti degli zuccheri fino al Giappone!

E il Comune ha, sempre nel 2011, annunciato che nel 2020 molto probabilmente si raggiungerà l’obiettivo RIFIUTI ZERO in città. Bene, decenni non di mala politica bensí di ZERO politica hanno mortificato intellettualmente e ambientalmente questa città, non si puó riparare il danno a tutti noi estorto in pochi anni. Ma cominciare a spezzare le catene che ci legano a percentuali di differenziata da paese sottosviluppato, nonchè capire che ció che buttiamo potenzialmente potrebbe costituire un guadagno e non un costo, potrebbe essere uno spunto buono da cui partire per smetterla di dire “Tanto qui a Palermo non si puó fare“.

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8 Thoughts to “Obiettivo San Francisco”

  1. tasman sea

    certo: rifiuti zero è l’unica strada percorribile.
    negli anni ci si è inutilmente consumati sulla polemica inceneritore sì inceneritore no.
    io sono per il no assoluto alla combustione, che produce nanoparticelle.
    e sono per la riduzione del rifiuto alla fonte: imballaggi zero, o imballaggi in materiale biodegradabile come certi tipi di carta.
    la tendenza del momento, con tutti questi centri commerciali, è invcece i produrre più imballaggi, più plastica.

    100g di prosciutto e 50 di imballaggio.

    ma dato che il comune di palermo, forse, non può niente contro la tendenza globale a produrre più plastica, che quest’ultima si ricicli, come l’alluminio e tutto il riciclabile, in centri appositi.

    l’AMIA, anziché essere in deficit, avrebbe degli utili.

  2. V:E:N:D:E:T:T:A

    si si, l’ho visto il programma che ne parlava, però lì si basava anche sulla buona fede dei cittadini che avevano uno sgravio fiscale in base alla quantità riciclata (o pagavano solo quello che buttavano non ricordo), Persino i bar hanno i bicchieri di materiale organico. Ed obbiettivamente era anche più facile usare quei contenitori elettronici costruiti nei sotterranei dei grattacieli, piuttosto che avere i 3-4 contenitori da dover uscire ogni sera ( che non si possono proprio vedere), tipo via Libertà o ale campane lerce in mezzo la strada. Tra l’altro in molti condomìni non c’è proprio lo spazio.
    Penso che se si vogliono emulare i numeri di san francisco si devono mettere in opera tecnologie ben più sofisticate dei 4 contenitori condominiali.

    Ma al di là delle dovute differenze, è vero che i rifiuti sono un bene economico per il copmune che li sa sfruttare, mentre per noi (italia) sono una palla al piede. Vai a farglielo capire! Siamo proprio un paese di idee vecchie.

  3. grillo79

    è tutto così facile: come a scuola, basta copiare dal più bravo!!
    non sarà bello, ma funziona e qui non c’è il professore che ti punisce!!
    quello che si fa da un altra parte del mondo lo si può fare anche qua….il problema è che x riuscire nella politica dei rifiuti zero ci vogliono politici intenzionati a farlo…
    indovina indovinello: quale candidato sindaco ha inserito la Strategia Rifiuti Zero nel proprio programma elettorale?
    cercate che lo trovate (non ve lo dico io perche altrimenti mi accusate che si fa politica a favore di qualcuno) :))
    ciao a tutti…

  4. matteo O.

    Questo è quello che usano in Israele.
    http://www.youtube.com/watch?v=BYaC3EqsGyQ

    Con questo meccanismo non è l’uomo che fa la differenziata, ma le macchine.
    E date le difficoltà sociali di Palermo non so quanto sia facile educare bene il cittadino alla differenziata (anche se certamente andrebbe educata prima l’amministrazione pubblica).
    Questa potrebbe essere una soluzione!

  5. rosanero86

    io vedrei bene una centrale di riciclaggio nella zona industriale di termini imerese, dato che quella zona stia diventando una sorta di cimitero industriale.

  6. Giovanni

    rosanero queste proposta era stata già fatta dal candidato simdaco Orlando, ma poi i cittadini hanno scelto chi gli faceva fare la vita più comoda, selezionare i rifiuti per il palermitano è una cosa scomoda e stupida..

  7. Pantera di Bellolampo

    Il riciclo è l’unica via e l’unico modo per indurre i palermitani a farla è avere degli sgravi. Per es. in Germania, motore economico europeo, per le bottiglie di vetro e di plastica vige il sistema del vuoto a rendere. Il consumatore raccoglie le bottiglie e le restituisce ad una apposita macchina posta di solito nei supermercati che incamera e da i soldi del vuoto. Lo stesso si potrebbe fare per l’umido, più conferisco meno Tarsu pago. Non è il momento di affidarsi alla civiltà ma quello di indurre le persone facendo leva sul soldo. Le zone meno agiate saranno le prime a diventare virtuose.

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