Best practices per Palermo “Urban Farm”

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Un’altra proposta inviata dall’utente P.Messina circa possibili soluzioni da adattare alla città di Palermo:

Urban Farm – fattoria metropolitana “Il vero bio, me lo faccio io. In città”

presentato da giacomo salizzoni

tema: gestione del territorio

tipologia: profit

Ambito di applicazione

Ambiente – educazione – alimentazione – sociologia urbana – sostenibilità

Contesto del problema

Secondo uno studio americano sui settori più promettenti del mercato, redatto dall’azienda Fast Company, nella top ten delle professioni nei prossimi anni al primo posto c’è appunto il settore produttivo più antico della storia dell’umanità: l’agricoltura. La sfida del nostro presente, o futuro prossimo, è quella appunto di accentrare maggiormente l’agricoltura alla città, per rendere quest’ultima più sostenibile ed autosufficiente.

Descrizione dell’idea

In ogni città ci sono luoghi del centro storico ”cementati” ed esposti al sole che rimangono in disuso per diverso tempo, in attesa di essere destinati a una loro successiva funzione. Ugualmente sta crescendo la necessità dei cittadini di riconnettersi con la natura, senza dover uscire dal centro urbano.

Una soluzione a questa duplice esigenza è la trasformazione temporanea di tali luoghi attraverso una loro riqualificazione in “fattorie metropolitane” dedicate principalmente alla coltivazione di ortaggi con la tecnica di subirrigazione. Contemporaneamente diverrebbero luoghi di crescita culturale, di sensibilizzazione e di aggregazione della comunità del territorio. A tal fine si intende costituire una associazione (Urban Farming) in cui gli associati, singoli cittadini, diventano anche affittuari degli spazi coltivabili (isole) a meno di un euro al giorno.

Gli ortaggi sono coltivati in contenitori di plastica con la innovativa tecnica della subirrigazione, che ha i notevoli vantaggi di richiedere meno quantità di acqua, fertilizzante e manutenzione. I contenitori sono mobili, quindi adattabili ai più disparati contesti urbani e soprattutto in grado di essere fruibili anche da anziani, disabili, bambini. Questi contenitori modulari verrebbero affittati con terra, sementi/piante, strumenti ed irrigazione assistita.

Lo spazio offre inoltre una serie di attività, a pagamento per i non soci, su temi ecologici:

  • • lezioni e workshops riguardanti la coltivazione (ex: orto dei bambini, gardening organico, etc), la cucina (ex: local food dinner), l’educazione alimentare (coinvolgendo anche le scuole);
  • • degustazioni dei prodotti bio e a km 0;
  • • mercato dei prodotti locali;
  • • negozio ecologico (per la vendita di prodotti bio/verdi/artigianali);
  • • assistenza domiciliare nella creazione/installazione di orti domestici

Luogo di intervento

Analizzando il contesto dal punto di vista fisico, si tratta di combattere il degrado urbano proattivamente, riqualificando il territorio e rendendolo produttivo in maniera sostenibile. La produzione di ortaggi, oltre a migliorare l’aria della città, è fondamentale per la riproduzione e salvaguardia dei cosidetti “insetti utili” presenti nei centri urbani.

Dal punto di vista sociologico, questo progetto vuole generare un nuovo senso di appartenenza ad una comunità locale che ruota attorno all’idea di educazione e sostenibilità. Dà la possibilità, a chi non potrebbe altrimenti, di sporcarsi umilmente le mani di terra nel coltivare ortaggi e di creare un rapporto emotivo con la natura, fin da piccoli.

Tempi di realizzazione

Circa un paio di mesi per entrare in contatto coi soggetti interessati, trovare lo spazio, farsi recapitare tutto il necessario in loco.

2 mesi necessari per realizzare il progetto, includendo la campagna di informazione e l’installazione di tutti i contenitori e rendere a regime l’idea..

Benefici

Le attività di questo progetto sono rivolte principalmente ai residenti della zona interessata, in qualsiasi città essa sia localizzata. Il primo progetto pilota verrà realizzato a Firenze. I cittadini possono essere semplici acquirenti di prodotti biologici a km zero o partecipare attivamente in qualità di membri associati adottando metri quadri coltivabili.

Chi è interessato all’argomento lo è indipendentemente dall’età, professione, reddito, sesso o abitudine di consumo. E’ amante della natura, del giardinaggio, della sana alimentazione, della socializzazione, dell’ecologia e della sostenibilità in generale. Non si tratta di creare solo un orto sociale, ma una comunità urbana attenta a queste tematiche ecologiche, in grado poi di esprimersi con le proprie distinte maestranze, migliorando le integrazioni sociali di quartiere.

Costi di gestione

5 mila euro

Costi di investimento

Si ipotizza per uno spazio del centro storico di circa 1000 metri quadri, esposti al sole, cementati (tipo parcheggio), con annesso un locale agibile, con servizi igienici e che possa contenere circa 100 persone. In tale spazio aperto si possono allestire fino a 250 “isole” coltivabili (composte ciascuna da 4 contenitori) per un totale di 250 metri quadri (capaci di produrre circa 3000 kg di ortaggi/anno).

Sono necessari:

  • – 1000 contenitori (valore commerciale 4×1000= 4000 euro)
  • – 50.000 litri di terreno (4000 euro)
  • – 5000 litri di fertilizzante naturale (1000 euro)
  • – 5000 litri di argilla espansa (1000 euro)
  • – Diverse varietà di semi da ortaggio (200 euro)
  • – 3/4000 piantine ortaggi (2000 euro)
  • – Strumenti da giardinaggio come palette, rastrellini, tubi irrigazione, secchi etc (1000 euro)
  • – 10.000 bottiglie di plastica usate oppure 1000 contenitori neri per piantine usa e getta, serra da almeno 40/50 metri quadri, sistemazione impianti, locali, sedute, tavoli, pergolati etc (10.000 euro)
  • – Materiale didattico/comunicazione come: computer, accesso internet, stampante, videoproiettore, impianto audio, lavagne etc (1.800 euro) Molto di questo materiale si ritiene di poterlo ottenere gratuitamente, o comunque ad un prezzo altamente agevolato rispetto a quello di mercato identificato sopra, grazie a partnership e sponsorizzazioni.

 

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3 Thoughts to “Best practices per Palermo “Urban Farm””

  1. l’idea è molto interessante. Di queste best practices in giro per il mondo se ne trovano un’infinità. Purtroppo per noi abbiamo a che fare con una classe dirigente che non capisce una mazza di sta roba. L’unica cosa che capiscono è la logica del magna magna, clientelismo e colate di cemento. La distanza tra la Palermo di oggi e quella che vorremmo domani è il passo che separa le nostre menti all’avanguardia da quelle dei microcefali che ci governano. Se ogni tanto qualche poltrona venisse assegnata per capacità anziché compravendita politica, magari tutto questo sarebbe anche realizzabile

  2. Ant

    Un esempio di Orto Comunale: http://www.comune.bologna.it/ambiente/servizi/6:3241/6101/

    (meglio di giocare a “farmville” su facebook…)

  3. grillo79

    l’idea è di per se geniale…
    qualche dubbio sull’ammortizazzione dei costi: se la produzione prevista è di 3000km di ortaggi all’anno, mi sembra difficle già coprire le spese di gestione, o faccio un calcolo errato?

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